postato il 16 Settembre 2011
Il Governo Berlusconi ha varato una manovra raffazzonata che fa leva sulle tasse e non prevede alcuna riforma strutturale. Non si incide sulla crescita, né sul Mezzogiorno perché quando al Sud si eliminano gli incentivi per il potenziamento della banda larga, si lancia un messaggio preciso: si ferma la crescita, si blocca lo sviluppo. Così si impedisce ai ragazzi e alle giovani generazioni di comunicare con internet.
A distanza di anni, dopo aver fatto una lunga traversata nel deserto senza che alcuno ci desse neppure una borraccia d’acqua, possiamo dire che avevamo ragione. Sì, avevamo ragione sia quando siamo stati all’opposizione del Governo Prodi, sia ora che ci opponiamo a quello di Berlusconi. Detto questo, pero’, meglio una cattiva manovra che non averne alcuna. Dovevamo dare un segnale all’Unione europea che ce lo chiedeva con insistenza e l’abbiamo dato.
Pier Ferdinando
postato il 14 Settembre 2011
In un momento così difficile come quello che stiamo attraversando la gente vuol parlare di crescita, di lavoro per i giovani, di prospettive per le famiglie. Gli italiani iniziano ad essere preoccupati per il loro futuro. Abbiamo molte persone di ceto medio che stanno scivolando nell’area della povertà, una manovra che è stata tale solo dopo cinque stesure; ci siamo fatti un po’ riconoscere da tutti, ma finalmente oggi si varerà. Questa è la questione decisiva che riguarda i prossimi mesi, le prossime ore degli italiani, perché rischiamo di fare la fine della Grecia. Chi non se ne rende conto o è in malafede o è di una sprovvedutezza clamorosa.
Pier Ferdinando
postato il 13 Settembre 2011
Signor Presidente, il mio gruppo, l’Unione di Centro per il Terzo Polo, voterà convintamente «no» a questa votazione sulla questione pregiudiziale di costituzionalità. Noi condividiamo pienamente il giudizio che ha dato adesso l’onorevole Ventura ma sintetizzando la cosa potremmo dire: «meglio una cattiva manovra che nulla». [Continua a leggere]
postato il 12 Settembre 2011
Sono preoccupato: vedo un Paese che danza pericolosamente sull’orlo del burrone.
Nel contesto di una crisi europea senza dubbio esiste il problema italiano. Non a caso la Spagna, che ha più disoccupati di noi, paradossalmente sta messa meglio. Per questo o le forze responsabili hanno prima a cuore gli interessi dell’Italia, cercano una soluzione insieme e fanno scelte impopolari o l’Italia va a rotoli.
Pier Ferdinando
postato il 11 Settembre 2011
“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru
Si parla spesso di impegno dei cattolici in politica, soprattutto dopo l’appello del cardinal Bagnasco, all’impegno dei cattolici in politica, e al richiamo dell’ex ministro Pisanu, durante la convention Udc di Chianciano, al codice di Camaldoli auspicando una riunione dei politici cattolici. Se ne parla tanto, quindi. Ma sappiamo anche che da troppi anni la politica è vista dalla gente come qualcosa di sporco, corrotto, che pensa solo ai propri privilegi in barba agli interessi della gente. In questo panorama politico, i cattolici sono impegnati a essere coerenti con se stessi. Il cattolico non deve essere maestro, ma testimone, che vuol dire tradurre il messaggio di Cristo in fatti concreti e in scelte concrete, nella vita pubblica e privata. Essere cattolici non può e non deve essere un’etichetta che si sfoggia per ottenere il voto delle vecchiette che frequentano le sacrestia più della propria casa o dei ragazzi che frequentano gli oratori; essere cattolici è un’impegno difficile, oneroso, che espone al giudizio del prossimo: occorre essere, come ci ricorda San Pietro, “sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in noi”; occorre testimoniare con la propria vita e il proprio operato la propria fede, avendo coraggio di scelte impopolari ma coerenti con il Vangelo. Allo stesso tempo occorre non perdere mai di vista la laicità dello Stato, distinguendo bene fra ispirazione ai valori cattolici e integralismo, rispettando la pluralità della popolazione che si va a governare. L’impegno, quindi, è gravoso; essere cattolici è prima di tutto un dovere.
postato il 11 Settembre 2011
“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero
Sta per chiudersi l’edizione 2011 della festa nazionale dell’UDC, un evento che forse definire festa è un po’ riduttivo, così pieno di incontri e dibattiti, di riflessioni e scambi di idee. Ma a pensarci bene perché non dovremmo festeggiare? Il parco Fucoli è stracolmo di gente entusiasta che ha ancora voglia di credere nelle qualità di una buona politica che nonostante i cattivi esempi (purtroppo la maggioranza) riesce ancora a far parlare bene della categoria.
Potrebbero bollarci tutti per ingenui, o illusi, ma la verità è un’altra: non ci stiamo ad arrenderci allo sconforto e non ci stiamo ad accettare in modo rassegnato lo stato delle cose. Abbiamo un desiderio, che è una volontà: essere protagonisti del cambiamento. Siamo animati da una convinzione: la politica siamo noi, la facciamo con la nostra vita quotidiana, con il nostro interesse.
E se la politica siamo noi, abbiamo tutte le carte in regola per costruire nuovi orizzonti che partano dalla partecipazione, dalle proposte e dalla condivisione. Noi siamo pronti, e lo abbiamo già dimostrato. Quanto ancora i giovani, ma non solo i giovani, dovranno subire le decisioni di una classe politica che non dà le risposte che attendono? E’ tempo di chiudere con i discorsi vuoti, i proclami, gli slogan. Si vuole investire sui giovani, che sono la linfa della politica? Allora il modo di agire, la soluzione, la “formula magica” c’è: i partiti, tutti, investano con convinzione nelle nuove generazioni, valorizzino questo capitale umano preziosissimo, coltivino la sana politica che non ha familiarità con il potere e le poltrone. Solo così si potrà attuare il tanto agognato rinnovamento. Noi crediamo nella reale volontà di Casini di svecchiare, anche e soprattutto nelle idee e nell’approccio alle problematiche, non solo nell’età anagrafica. E poi, chiaramente, il cambiamento non lo può fare solo una parte, c’è bisogno di un’intesa cruciale: di mezzo c’è il futuro, non buttiamo via questa irripetibile occasione.
Che Chianciano 2011 sia ricordata come la festa dei giovani.
postato il 10 Settembre 2011
“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera
Pier Ferdinando Casini ha appena concluso il suo discorso conclusivo alla convention di Chianciano 2011. È stato un discorso bellissimo, forte e chiaro come ormai quasi tutti quelli che fa nell’ultimo periodo: sono quei discorsi che, pur non cadendo mai nella banalità o nella foga retorica, puntano tutto sui contenuti, sulle proposte e sui progetti, abbandonando quella cripticità e quell’ambiguità che a giudizio comune facevano troppo vecchia Dc; sono quei discorsi che non fanno sconti a nessuno, senza per questo giocare con il vecchio vizio dello scaricabarile; sono quei discorsi che a partire dall’intervento alla Camera del mese scorso, hanno fatto guadagnare a Casini molti e nuovi consensi e stima anche sul mondo della Rete, di solito non esattamente tenero nei nostri confronti. Oggi, mentre Casini sul palco tuonava contro l’insufficienza del governo e rilanciava le nostre ricette per il salvataggio del Paese, ha trasmesso un entusiasmo e un’energia ai militanti e alla platea incredibili. A un certo punto alcuni settori del pubblico non si sono più potuti trattenere e sono esplosi in un’ovazione, urlando “Casini Presidente, Presidente, Presidente!”, in modo così spontaneo ed energico da far scattare in piedi anche me, che non sono certo un novellino di queste iniziative e so bene come spesso cose del genere siano concordate ex ante: ma non era questo il caso.
Stavolta in quell’esplosione di gioia e di festa c’era un sentimento sincero e antico: l’empatia e la soddisfazione che si provano quando ci si sente pienamente rappresentanti dal proprio leader. Eppure, per me, non è stato solo questo: c’è un’altra motivazione che mi ha spinto a “esplodere”: ed è, principalmente, una questione di “orgoglio”. Sì, proprio “orgoglio”. Perché l’edizione di Chianciano 2011 è stata per me la riprova “finale” che la scelta fatta l’anno scorso di restare nell’Udc siciliana, in un momento in cui sembravamo tutti destinati ad essere trascinati via dalle follie dell’autunno di un vecchio patriarca, in un momento in cui tanti amici preferirono lasciare la casa comune e veleggiare verso lidi che non potevano e non potranno mai essere “nostri”, non era solo “coraggiosa” o magari “ingenua”. Era giusta.
Grazie Pier, per avermelo confermato.
postato il 10 Settembre 2011
Concordare con il premier l’agenda di fine legislatura
Il presidente del Consiglio deve fare un passo indietro, ma deve farlo anche l’opposizione che non puo’ salvarsi la coscienza solo proponendo a Berlusconi di andarsene via. Dobbiamo essere disponibili a concordare con lui e con il Pdl l’agenda di fine legislatura, perché si realizzi un grande sforzo di pacificazione nazionale: nelle divisioni e nelle liti c’è la rovina dell’Italia e di tutti noi.
Non possiamo essere ridotti a mendicare fuori dalla porta la benevolenza dei governanti europei. Non aspettiamo che ci salvino gli altri, siamo noi che dobbiamo farlo. Ma maggioranza e opposizione insieme non bastano se non ci sarà un coinvolgimento della società civile: non l’evocazione di uomini della provvidenza ma la chiamata al lavoro di personalità già sperimentate a livello europeo che siano garanzia per i mercati, gli investitori e i nostri partner comunitari di un’Italia che finalmente vuole fare sul serio. Un governo politico con le migliori energie del Paese.
Pier Ferdinando