postato il 13 Settembre 2011 | in "Interventi, Politica"

L’intervento alla convention di Chianciano

L’intervento integrale

Grazie cari amici grazie care amiche,
grazie a Giorgio per le considerazioni che ha fatto e che facilitano anche il mio intervento.
Come ha detto Antonio – credo che si meriti un bell’applauso Antonio de Poli da parte di tutti noi – vorrei iniziare questo intervento leggendo il testo di un sms di un ragazzo, di un giovane come molti che sono qui oggi presenti. Un sms mandato l’11 settembre di dieci anni fa:
“Il fumo sta attraversando tutte le pareti, non riesco più a respirare, mamma ti voglio bene, addio”.
Credo che sia importante che noi ci sentiamo come dieci anni fa tutti americani. Oggi, alla vigilia dell’11 settembre.

È la nostra festa di tutti gli anni, ancora quest’anno caratterizzata da un grande successo di partecipazione di giovani e di donne e – consentitemi – penso di riassumere da Rocco a Savino a Ferdinando a tutto il gruppo dirigente, penso di riassumere la gratitudine di tutti noi se sintetizzo un abbraccio affettuoso che tutti vogliamo indirizzare a chi tiene in piedi questo partito giornalmente. A Lorenzo Cesa e ai suoi collaboratori, a Pippo Naro, a De Poli, a Libè.
Alzati perché credo che sia giusto, che questo popolo ti vuole bene, perché sa quello che fai.

Questa festa è un momento di meditazione e di unione. Mi piace molto il tema che gli amici del partito hanno identificato ‘Quando gli italiani si uniscono’ e io credo che per la prima volta, forse da lungo tempo, in queste giornate abbiamo sentito che non ci è stata rivolta, anche da parte di molti di voi, la domanda che ossessivamente ci veniva rivolta in questi ultimi anni ‘ma dove va l’Udc? Dove andiamo?’.
Oggi credo che sia chiaro a tutti che siamo andati dalla parte giusta. Solo e semplicemente.
E voglio dire un’altra cosa. Qualcuno dopo l’intervento di ieri del Presidente del Consiglio, qualcuno dei miei amici, dei miei collaboratori a cui avevo fatto leggere le poche note del mio intervento mi ha detto ‘ma devi cambiare il discorso, dopo quello che ha detto Berlusconi devi cambiare il discorso’. No amici, noi non dobbiamo cambiare il discorso, noi non abbiamo riservato un servile encomio a Berlusconi, e oggi non gli riserviamo un codardo oltraggio.
Noi dobbiamo semplicemente fare la nostra strada, un discorso di verità e di onestà davanti a tutti gli italiani.
Questa mattina ‘Libero’ intitolava ‘Assalto finale a Silvio’, e ancora Feltri ‘Una danza macabra attorno al Presidente del Consiglio’.

Cari amici e cari italiani che ci ascoltate io non credo che ci sia l’assalto finale a Silvio.
Io credo, purtroppo, che ci sia qualcosa di molto peggio oggi nell’aria, c’è l’assalto finale all’Italia e c’è una danza macabra attorno al nostro Paese, e noi dobbiamo reagire con la cognizione che il tricolore e la patria, l’Italia, vengono prima dei nostri interessi di parte.

Basta retoriche di partito, il momento è difficile.
Come vent’anni fa anche oggi è la fine di un ciclo. Come vent’anni fa c’è un’indignazione contro la politica ma, amici dell’Unione di Centro, rispetto a vent’anni fa c’è una differenza di fondo. C’è un livello di vita che si è paurosamente abbassato, c’è un ceto medio che è scivolato nella povertà, ci sono tanti uomini e tante donne che vedono sempre meno prospettive di occupazione per i loro figli. Ci sono tanti più inoccupati, tanti più ragazzi disperati che non cercano nemmeno più lavoro, perché sono convinti di non trovarlo. C’è una frattura che si sta ampliando sempre di più, che è una frattura tra le vecchie generazioni e le nuove generazioni.
Abbiamo perso vent’anni. Che tristezza, che tristezza leggere certe intercettazioni, ma che tristezza anche leggerle sui giornali, perché in nessun Paese civile l’uso delle intercettazioni serve a mettere alla berlina conversazioni private di esponenti pubblici o privati che siano.

Centrodestra, centrosinistra, qui hanno prevalso le estreme.
Il bipolarismo si è nel nostro Paese rivelato come una grande pulsione verso gli estremismi.
Non siamo a un’Accademia dei Lincei, non siamo nemmeno oggi qui a un seminario di studi.
Noi siamo chiamati a valutare come si è realizzato il bipolarismo italiano e dobbiamo amaramente constatare, dopo venti anni, che la demagogia e il populismo hanno alimentato la politica di questi venti anni e la politica a sua volta si è illusa di produrre demagogia e populismo riuscendoli a cavalcare.
Le ronde come soluzione al tema dell’immigrazione – caro Serra – il falò delle leggi inutili, una roba dannunziana, la demonizzazione della politica anti evasione di Visco che poi alla fine è oggi imitata in zona Cesarini da questo governo.

Oggi c’è una grande preoccupazione amici e io la devo esporre con chiarezza: il rischio di questo Paese è passare dalla padella alla brace. E noi non possiamo pensare che, davanti a una crisi così profonda della società italiana, la soluzione sia l’evocazione dello sciopero generale, la soluzione siano i referendum sull’acqua, la soluzione sia la furia iconoclasta che si è scatenata ieri durante la festa del Pd contro l’amministratore delegato delle ferrovie Moretti e di volta prende di mira Renzi, D’Alema, prende di mira tutti coloro che cercano nella sinistra di porre un argine all’ondata di demagogia che sta trionfando nel nostro Paese.

Siamo tornati, amici, ai doppi estremismi.
La stagione del berlusconismo più esasperato sta lasciandoci un’eredità pericolosa che nulla ha a che fare con la migliore tradizione del socialismo europeo riformista. Questo è il problema del nostro Paese. E non sarà certo la soluzione quella evocata dal referendum, da Di Pietro che chiede a gran voce di ricreare le condizioni per il ritorno in campo del mattarellum.
Ma io vorrei dire: di che cosa abbiamo ancora bisogno per capire che così non si governa? Che così si diventa solo ostaggio delle estreme? Di che cosa abbiamo bisogno per capire che non è quella la strada?
Lo ha ricordato questa mattina Rutelli, quella strada ha prodotto quattro governi in una legislatura per il centrosinistra. Forse Prodi ha nostalgia dei suoi governi? Beh, amici, io mi auguro di no, ma semmai Prodi avesse nostalgia del suo governo sappia che non ha la stessa nostalgia l’italiano medio, che non può certo pensare di tornare a quei governi.

Noi non abbiamo queste nostalgie. Noi, amici, indichiamo una strada.
Non temiamo ancora una volta di avere ragione in solitudine. Noi riteniamo che la proporzionale alla tedesca sia la soluzione migliore per creare un clima nazionale di riconciliazione, di chiarezza, di assunzione delle nostre e delle personali responsabilità.
Noi riteniamo che serva subito una grande iniziativa in Parlamento, ma credo che domani giustamente il nostro segretario da questa festa lancerà comunque un’iniziativa a cui voglio dare senz’altro il mio parere favorevole e convinto: una grande proposta di iniziativa popolare che miri a restituire agli italiani il diritto di scegliere i propri parlamentari con le preferenze, perché non può essere una nomenclatura a espropriare la gente del diritto di scegliere i propri parlamentari.

Il mondo cambia, quello che sta capitando oggi è figlio di un mondo che è cambiato, di una globalizzazione che ha profondamente cambiato le caratteristiche fondamentali con cui noi eravamo abituati a confrontarci.
Non è un caso che all’indomani della presidenza di Obama di fatto sparisce il G8 e viene sostituito dal G20, perché il vecchio concetto di Occidente non è più in grado di riassumere le grandi questioni, le grandi sfide che il mondo ha davanti.
Perché colossi come il Brasile, la Cina, l’India oggi possono a ben ragione vantare un peso sulle grandi questioni, sulle grandi regolazioni mondiali, che la vecchia Europa e il vecchio concetto di Occidente non possono più riassumere.

Il mondo è cambiato e l’Europa è in una profonda crisi.
E, cari colleghi, è inutile che noi dall’alto delle nostre mancate virtù invochiamo gli eurobond come ha fatto in questi mesi l’onorevole Tremonti, perché è fin troppo facile capire che una richiesta di questo tipo viene percepita in Europa semplicemente come la richiesta di chi, non volendo fare i conti con un livello di vita che non riesce più a mantenere, vuole scaricare i propri debiti sugli altri Paesi europei.
Ed è chiaro che, in mancanza di un coordinamento vero delle politiche fiscali, di una integrazione delle politiche fiscali, non ci sarà nessuno disponibile a concedere all’Italia gli eurobond, perché nessuno vuole accettare l’idea che con i propri risparmi paga i debiti di qualche Paese che non è virtuoso.
L’Europa non ce la fa. Abbiamo fatto la moneta ma non abbiamo integrato sotto il profilo delle politiche economiche finanziarie e fiscali l’Europa.
Ma l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, è in una crisi ancora più profonda.
Questa manovra è una manovra costruita tutta sull’inasprimento della pressione fiscale, non si occupa della crescita.
Oggi Tremonti dice che nelle prossime settimane farà i provvedimenti sulla crescita, speriamo solo che non ce ne siano cinque versioni, come ce ne sono state in questa manovra.

Noi stiamo – vi voglio dare qualche dato perché anche per noi politici, a volte, i dati sono importanti – noi cresciamo un punto in meno negli ultimi dieci anni del resto dei Paesi dell’area dell’euro (e non dei Paesi più virtuosi).
Il rapporto debito/Pil è saltato, non riusciamo più a mantenere i nostri livelli di vita. I nostri sindacati – alcuni, non altri, non quelli che abbiano sentito qui – pervicacemente combattono ogni forma di flessibilità e di organizzazione più moderna del mercato del lavoro e i nostri lavoratoti giustamente si lamentano perché hanno i salari più bassi d’Europa.
Noi dovremmo puntare ad avere più flessibilità nell’organizzazione contrattuale e ad avere più salari alti perché questa è una sfida ormai ineludibile.

Bene amici, onestà, verità, responsabilità, resistenze corporative da abbattere.
Oggi, per un bambino che nasce nel 2011, c’è una previsione di vita – beato lui- media di 90 anni. Secondo voi può vivere 50 anni a spalle dello Stato e 40 anni lavorando e producendo?
Noi abbiamo un rapporto tra la popolazione e la popolazione attiva che è quello che vi vado a leggere.
In Francia ci sono 61 milioni di abitanti, la popolazione attiva è 27 milioni, cioè il 45%.
In Inghilterra la popolazione è 61 milioni, la popolazione attiva è 31 milioni, il 51%.
Noi abbiamo una popolazione di 59 milioni e 600 mila abitanti e 23 milioni di popolazione attiva. Cioè, a fronte di un rapporto 51-45, noi abbiamo un rapporto di 39% fra popolazione attiva e popolazione.
Se non avessimo gli immigrati – quelli che ancora non vogliamo associare a un destino comune ma che noi capiamo sono una risorsa da legare in un comune senso di appartenenza alla collettività nazionale -noi non avremo i conti previdenziali in grado nemmeno lontanamente di reggere la sfida.
Stiamo rubando il futuro ai nostri ragazzi!

Se vogliamo continuare nelle statistiche: in Francia esistono 2,7 medici ogni 1000 abitanti, in Inghilterra, 2,3 medici ogni 1000 abitanti, in Italia 6,5 medici ogni 1000 abitanti.
Non è che qui bisogna trarre delle deduzioni, sono chiare, sono implicite.
Il nostro è un Paese che sta vivendo al di sopra del proprio livello di vita! E non è un problema che riguarda solo i ricchi, è un problema che proporzionalmente riguarda i ricchi, i poveri e tutte le scale sociali del nostro Paese.

La manovra è stata un balletto indecente.
Da luglio a oggi 4 versioni. Tremonti non voleva alzare l’Iva, la Lega non voleva toccare le pensioni, i frondisti del Pdl non volevano nuove tasse.
Il risultato è stato una figura indecente.
Questa manovra non è stata solo una manovra che è anti sviluppo e recessiva.
Questa manovra manca della credibilità perché per come è stata sviluppata, i balbettii del governo, le incertezze, le marce indietro e le marce avanti hanno tolto qualsiasi credibilità a questa manovra.
Se noi andiamo avanti così, amici, nei prossimi mesi dovremo rifare una manovra. Ma non tra qualche mese, tra pochissime settimane.
E d’altronde continuiamo a fare qualche esempio: la Spagna è un Paese che ha il doppio dei disoccupati nostri, la Spagna è un Paese che non può essere paragonato all’Italia, che è un grande Paese esportatore, il secondo dopo la Germania: siamo il secondo Paese esportatore dopo la Germania!
Eppure lo spread fra i titoli del debito pubblico spagnolo e quelli tedeschi è molto minore rispetto a quello fra i titoli italiani e quelli spagnoli.
Perché? Perché in Spagna si è mosso qualcosa. Perché davanti a questa crisi drammatica, in Spagna c’è stato un Presidente del Consiglio che semplicemente ha detto: ‘Non ce la faccio, getto la spugna, vado alle elezioni, ridò la parola al popolo’.
E questo ha consentito alla Spagna di produrre un’unità tra le forze politiche che ha portato in due mesi alla riforma costituzionale.
Da noi, amici, c’è un immobilismo totale e voglio dire, amici, un immobilismo totale che fa danni alla politica.
Io vorrei dire- soprattutto a beneficio degli amici della stampa che in questi giorni hanno addebitato anche a noi come opposizione e come parlamentari il balletto che c’è stato sui costi della politica – che noi non abbiamo fatto niente, che qui ha fatto tutto il governo stabilendo dei sacrifici per la classe politica e poi tornando indietro.

Una cosa a noi è chiara: che non saremo credibili nel chiedere sacrifici agli italiani se chi ci guida e chi è la parte della classe politica non è disponibile a fare il primo passo. Su questo non c’è dubbio, amici, non c’è dubbio.
Noi del Terzo Polo non possiamo chiedere che entrino subito a regime le riforme previdenziali e poi mantenere privilegi come il vitalizio che consente a chi è stato deputato due anni a prendere a vita una pensione di 2.500 euro. Non è possibile, non è possibile. E su questo ciascuno si dovrà esprimere in Parlamento con molto senso di responsabilità. Perché se i parlamentari sono i primi che, a fronte dei sacrifici che chiedono al Paese, si riservano di non farli, voi capite che anche tutta l’impalcatura del mio discorso pecca di mancanza di credibilità.

Province. Non si capisce – adesso chiederò ad Occhiuto e a Galletti che sono gli esperti – secondo me sono rimaste. Non ho capito: o si aboliscono o non si aboliscono, tutte queste sono delle pantomime che non servono a niente.
I mass media di destra naturalmente sono i più scatenati – riflettete su questo – a parlare dei costi della politica e a delegittimare moralmente la politica e i partiti.
Questa manovra – ho detto – è costruita sulla pressione fiscale. Nel 2010 il 42%, nel 2011 45%.
Posso elencarvi le tasse? Imposta di bollo sui depositi titoli, aliquote Irap per banche e assicurazioni, coefficiente di ammortamento, nuove tasse sui giochi, accise di benzina e tabacchi, addizionale Ire sul settore energetico, maggiorazione rendite finanziare, contributo di solidarietà Irap e, se la delega sull’assistenza sociale non andrà in porto, tutte le risorse saranno ricavate da tagli su agevolazioni e deduzioni fiscali e ulteriori aumenti Iva, aumenti accise etc. etc.
I tagli agli enti locali non è che li paga qualche d’un altro che non siano le famiglie che saranno private dei trasporti pubblici essenziali, degli asili nido, delle rette, perché i Comuni non sono in condizione di chiudere i bilanci.
E allora, io da qui, vorrei anche dire che indirizzo una parola di solidarietà al sindaco di Chianciano che ha parlato ieri e a tutti quelli, da Formigoni ad Alemanno, che stanno combattendo una battaglia giusta perché se noi abbiamo i tagli di questa dimensione l’unica cosa che gli enti locali possono fare è tagliare i servizi ai cittadini.

Noi abbiamo fatto delle proposte.
La previdenza. Accelerare! E’ una riforma spalmata in 15 anni, non è possibile!
Bisogna accelerare, non è possibile che chi va in pensione si trovi ad avere davanti un percorso di vita di 35-40 anni a spese della collettività.
I nostri figli non ce la faranno ad avere questo privilegio. E questo scatenerà una lotta fra le generazioni che ci vedrà tutti complici di una grande truffa ai danni dei nostri figli, non di qualche d’un altro.

Evasione fiscale. Bene. Il governo ha fatto bene, insistiamo su questo punto.
Evitiamo, però, di assumere atteggiamenti introducendo i delatori di condominio perché questo forse andava bene nella Russia di Stalin non in un Paese che vuole essere di democrazia liberale.
Noi abbiamo chiesto deduzioni per le famiglie, abbiamo chiesto per il Sud, per il Mezzogiorno che è l’unica parte del territorio nazionale che può crescere davvero, banda larga, velocizzazione spesa regionale legata ai fondi Fas, trasformazione dei crediti a fondo perduto di crediti di imposta, pagamento della Pubblica Amministrazione.
Amici, non possibile che ci siano aziende, piccole e medie, che falliscono perché lo Stato paga dopo tre anni. E’ profondamente immorale perché tutti noi paghiamo le tasse!
Abbiamo chiesto una patrimoniale sui patrimoni superiori ai 10 milioni, l’asta delle frequenze tv, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali.
Sulle privatizzazioni mi permetto di dire solo una cosa: stiamo attenti un attimo a non finire tutti all’inferno perché, con le quotazioni di borsa che abbiamo oggi, se sulle privatizzazioni non ci guardiamo ben dentro verrà – non dico qualche cinese perché non è importante che si scomodi dall’Oriente forse anche da più vicino – qualcheduno a comprare a prezzo di saldo tutto il nostro Paese.

Amici, vent’ anni sono passati. Questo è il risultato della rivoluzione liberale. Dobbiamo trovare una via d’uscita.
Amici questa festa, questa nostra tre giorni di Chianciano non può dare spazio ad orgogli sciocchi: avevamo ragione noi, avevate torto voi, noi abbiamo avuto coraggio, voi non ce l’avete. Tutte sciocchezze.
Che senso ha rispondere anche noi nel guazzabuglio delle risposte? Allora ieri ha parlato Berlusconi, rispondiamo a Berlusconi. Domani parla Bersani, rispondiamo a Bersani.
Ma chi se ne importa! Noi dobbiamo guardare agli italiani, non agli altri protagonisti!

Allora guardiamo in faccia la realtà: il discredito sta liquidando la politica.
E’ una corsa contro il tempo, il Pdl è in una paralisi. E’ un po’ come il partito comunista polacco che, negli ultimi tempi, era incerto fra un vecchio ordine che non riusciva più a difendere e un nuovo che non riusciva a costruire.
Non è facile, mettiamoci nei loro panni. Certo noi possiamo dire ‘hanno sbagliato’ ma non ha molto senso dire ‘hanno sbagliato, hanno ragione’.
Mettiamoci nei loro panni. Oggi è certo. Certo loro sono in una grande difficoltà e vanno aiutati. Vanno aiutati perché, se abbiamo a cuore l’Italia, dobbiamo aiutare gli altri, sia a destra che a sinistra, non porci il problema di essere dei professori che bacchettano gli scolaretti indisciplinati.
Non è serio però -questo lo voglio dire agli amici del PDL perché l’affettuosità e l’aiuto a non sbagliare è totale ma le ambiguità per noi non sono possibili – non è serio coltivare l’idea di possibili alleanze con l’Unione di Centro alla fine di questa legislatura perché senza fatti nuovi e rilevanti questo è impossibile, impossibile!

Nel PDL ci sono tante persone serie che credono anche al PPE. Con loro noi dobbiamo dialogare, un dialogo necessario ma nella chiarezza, un dialogo di chi si sente di non avere complessi ma sa anche di essere con la propria forza e col proprio cammino forte.
E consentitemi solo questa parentesi di orgoglio: noi ci sentiamo forti e siamo forti perché abbiamo fatto tanti sacrifici in questi anni e siamo stati capaci di dire tanti no e siamo l’unico partito italiano che è stato all’opposizione di Prodi e di Berlusconi, altro che i democratici cristiani che cercano poltrone!

Amici, una parola la vorrei dire anche al PD, a Bersani con cui ho un rapporto di grande correttezza, di grande amicizia, di grande collaborazione anche come partiti di opposizione e che domani chiuderà la festa del suo partito.
Io credo che il PD debba e possa concorrere, come a ogni grande forza politica spetta, alla salvezza di questo Paese.
Ma dico anche onestamente che deve scegliere la strada: non può essere fagocitato in continuazione da chi pensa di utilizzare il disagio sociale e politico che c’è per alimentare qualche piccola conquista di decimale elettorale.
Ma vi rendete conto – vorrei rivolgermi a tutti gli italiani – che davanti a un Presidente della Repubblica che non finiremo mai di ringraziare perché per fortuna che esiste, davanti a un Presidente della Repubblica che ancora ieri dice ‘la manovra è urgente e necessaria e indispensabile’ – lo hanno visto tutti gli italiani -, davanti alla Bce che ci chiede la manovra e che di fatto ci ha commissariato, noi martedì alle 13 – avvertenza per i deputati – dobbiamo votare la pregiudiziale di costituzionalità presentata da Di Pietro e dall’IDV, un atto di pura irresponsabilità anti-italiana perché non c’è nessuno in Italia che può pensare che questa manovra sia incostituzionale, ché l’Italia sta andando a fondo, a fondo!

Al PD voglio dire solo una cosa -visto che domani Bersani chiude a Pesaro credo – : rifletta se le Marche per il PD sono state un incidente o sono una strada da perseguire.
Se le Marche sono una strada da perseguire, noi siamo interessati. Se le Marche sono semplicemente un incidente, allora vuol dire che ci siamo sbagliati un po’ tutti perché nelle Marche si è realizzata una coalizione di moderati e progressisti con una candidatura a sinistra che ha preso il 10% e che ha fatto da collettore a quell’estremismo che – per carità, io non voglio, ci mancherebbe altro, sono tutti utili – però non è che possiamo fare il governo con chi sostiene che la Tav è un reato mortale, non lo possiamo fare perché noi siamo d’accordo con la Tav e stiamo con gli operai e con i militari, non con chi gli tira i fumogeni.
Parliamoci chiaro, non è che possiamo avere incertezze su questo, sennò cosa siamo? Che governo facciamo?

Amici, il Terzo Polo è stato una scelta importante.
E’ stato importante che i fondatori del PD e del PDL, coloro che con generosità hanno guardato fino in fondo all’organizzazione di quei partiti, abbiano poi preso atto che non c’era niente da fare, che con quella strada si andava fuori strada.
Noi, come Terzo polo, vogliamo unire l’Italia e vogliamo unirla esattamente con lo slogan di questa nostra festa: ‘Quando gli italiani si uniscono sono capaci di imprese impossibili’.
Il Terzo Polo non nasce per far vincere l’uno o l’altro, non nasce – anche se noi sappiamo bene di essere determinanti perché in politica i numeri valgono pur sempre qualcosa – noi non nasciamo per aggiungerci da un lato e dall’ altro e cioè per essere impantanati anche noi il giorno dopo le elezioni in alleanze che non riusciranno a governare e a risolvere i problemi italiani.
Il Terzo Polo nasce per pacificare, nasce per riconciliare il Nord con il Sud, i lavoratori autonomi con i lavoratori dipendenti, la destra con la sinistra, i magistrati con i politici.
Perché di litigiosità un Paese può morire e noi siamo nell’anticamera.
Noi non possiamo perdere altro tempo. Vogliamo unire l’Italia e la vogliamo unire – lo dico alla vigilia di questo straordinario evento di Ancona cui con Rocco domani porteremo la testimonianza di una presenza del nostro partito – noi vogliamo unire l’Italia sapendo che l’identità cristiana è una grande ricchezza ed è un bagaglio di cui il nostro Paese non può fare a meno.
Guardate, negli ultimi tempi ci sono stati tanti fatti ma io vorrei dire con serenità che mi sembra molto più clamorosa, molto più riuscita, molto più eclatante, se paragonati agli indiñados spagnoli, la moltitudine di milioni di giovani che per le vie di Madrid acclama Benedetto XVI nel nome di ideali che sono il riferimento di un Occidente che non può non dirsi cristiano e dicendo questo cito un grande laico non credente.

Avevo un pezzetto sul partito ma lo elimino perché io credo che ci sia chi provvede al partito meglio e con più pazienza di me. Voglio solo dire, amici, che io mi auguro che i nostri congressi siano all’altezza di questa sfida perché non ci può essere per il nostro partito niente di peggio di un discorso, che si fa con così alta responsabilità davanti agli italiani, immiserito da litigiosità e conte che umiliano la politica e sono il peggio della vecchia politica.

Amici, sto terminando e la parte finalissima del mio intervento me la sono scritta perché avevo paura di sbagliare.
Stiamo perdendo la partita della vita: Germania, Francia, la Bce stanno sostituendo le nostre capacità di decisione, ma non c’è un complotto contro l’Italia. C’è solo una nostra incapacità a provvedere a noi stessi.
Il mondo è in piena ebollizione e l’Italia rischia di essere la prima vittima di una stagione di crisi economica e sociale drammatiche. La Grecia è vicina a noi e non solo geograficamente purtroppo!
A ciascuno è richiesta una prova speciale di responsabilità.
A tutti l’onere di evitare la prevalenza dei propri interessi particolari o di gruppo. Se non vogliamo che il qualunquismo dell’antipolitica sommerga la classe dirigente del Paese, se non vogliamo questo, amici, ciascuno deve essere disponibile a un passo indietro.

L’opposizione è ad un bivio: o si preoccupa solo della propria anima o salva l’Italia! Il Paese è in pericolo!
Un passo indietro deve farlo il Presidente del Consiglio ma deve farlo anche l’opposizione che non può salvarsi la coscienza solo proponendo a Berlusconi di andarsene via: noi dobbiamo essere disponibili a concordare con lui e con il PDL l’agenda di fine legislatura perché insieme le grandi forze moderate e riformiste, le grandi forze che vanno dal PDL al PD, realizzino uno sforzo di pacificazione nazionale: nelle divisioni e nelle liti c’è la rovina di tutti e dell’Italia.
Non possiamo essere ridotti a mendicare fuori dalla porta la benevolenza dei governanti europei. Non aspettiamo che ci salvino gli altri. Siamo noi che dobbiamo salvarci da soli!
Un governo politico con le migliori energie del Paese, non l’evocazione di uomini della provvidenza, ma la chiamata al lavoro – lo abbiamo visto ieri – di personalità già sperimentate a livello europeo che siano garanzia per i mercati, gli investitori ed i nostri partners comunitari in un’Italia che finalmente vuole fare sul serio.
Siamo il Paese di De Gasperi, di La Malfa, di Moro, di Fanfani. Noi italiani abbiamo fatto l’Europa!
E, se al posto dell’orgoglio e della retorica di parte, saremo disponibili a scrivere questa nuova pagina nella storia italiana dimostreremo che la politica ha ancora un suo decoro ed una sua utilità pubblica.
Noi del Terzo Polo abbiamo capito prima degli altri che la retorica dell’autosufficienza degli schieramenti contribuisce solo all’affondamento del Paese.
Abbiamo un’ambizione grande: concorrere alla salvezza nazionale senza chiedere nulla per noi ma essendo disponibili a dare tutto per gli altri.

Questo sarà, amici dell’Unione di Centro, il modo migliore per essere all’altezza di una grande lezione di quei democratici cristiani che hanno costruito l’Italia. A noi oggi spetta difenderla.
W l’Italia, W l’Unione di Centro!



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