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Riforma dei partiti? Anche io ci credo!

postato il 15 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Tiziano Siragusa

In un Paese dove la fiducia dei cittadini nei confronti della politica è in crisi, sembra provvidenziale ciò che è stato espresso nella “Riforma dei partiti in nome della trasparenza” (qui il ddl); ma andiamo nello specifico:

Statuto pubblico e democratico

Trovo giusta la pubblicazione di uno Statuto omologato al fine di riconoscere ai partiti una personalità giuridica,privandoli in tal caso,in assenza dello Statuto di rimborsi e di finanziamenti,perchè in questo modo tutto sarebbe alla luce del giorno.

Trasparenza del patrimonio

La trasparenza del patrimonio serve per avere una visione dei beni dei partiti,così da non poter eludere controlli, e non trasferire beni all’estero. Tutto deve essere fatto per i fini del partito nulla per i propri interessi.

Trasparenza dei finanziamenti e dei bilanci

I finanziamenti e i bilanci dei partiti,devono essere sottoposti a controllo della Corte dei Conti,in modo che ci sia trasparenza e niente possa uscire senza controllo.

Stop ai “partiti eterni”

Credo sia inutile continuare a “beneficiare” di contributi,rimborsi e agevolazioni quando i partiti sono scomparsi e le loro attività sono cessate. A cosa servono quei “benefici” se da parte loro non c’è più un minimo di lavoro svolto?

Incentivi ai giovani in politica

Penso sia giusto,cercare di avvicinare i giovani alla politica offrendo loro una formazione. In questo modo i giovani potrebbero sentirsi motivati ad entrare nel mondo della politica cercando di praticarla in modo pulito e cambiando ciò che non và.

Questa riforma, secondo me, potrebbe aiutare a migliorare la politica italiana così da ottenere più fiducia da parte dei cittadini, che ormai stanchi di pagare tasse e vedere solo il buio davanti, ci credono sempre meno.

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Con l’umiltà degli sportivi…

postato il 15 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Da sportiva agonista, è innegabile mi sia rimasto un pò di amaro in bocca per la mancata candidatura della città di Roma alle Olimpiadi del 2020, evento che avrebbe coinvolto attivamente  tutto il mondo sportivo nazionale.

Proprio perchè sportiva, però, sono pienamente consapevole del fatto che, quando si pianifica una competizione, bisogna allenarsi duramente per riuscire ad arrivare ad essa in condizione fisica ottimale. E l’Italia, attualmente, non è ancora allenata a sufficienza, nè è in grado di investire risorse in un evento di tale costo e spessore. Considerazione, questa, valida soprattutto in questo periodo di lunga convalescenza del Paese dallo stress agonistico derivato da allenamenti sbagliati ed eccessivi, gestiti da allenatori un pò folli.

Il Premier Monti, rinunciando a fissare la lettera di garanzia richiesta dal Cio per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, ha compiuto un atto di grande umiltà e rispetto verso il Paese. Ha rinunciato all’apparenza, all’evento immagine, nel rispetto di una linea di Governo dove, in primo piano, si pongono riconoscimenti al merito i cittadini e i loro sacrifici, necessari affinchè avvenga la riscossa di un Paese sottoposto, nel giro dei prossimi vent’anni, ad un’operazione di rientro dal debito.

Le immagini di una Grecia devastata, alla quale ha contribuito anche l’organizzazione delle Olimpiadi di Atene del 2004, non fanno che aprire gli occhi ai cittadini sognatori: una presa di coscienza collettiva verso la valorizzazione di una decisione definita sobria e responsabile.

Il resto, lo dicono i numeri: l’evento avrebbe richiesto delle spese complessive pari a 380 milioni di Euro (120 dei quali presi da fondi statali) finalizzati a completare il maxiprogetto (lasciato in stato latente da anni) della città dello Sport a Tor Vergata. La commissione di valutazione economica Fortis a gennaio aveva stimato in 4,7 miliardi la spesa pubblica netta per le Olimpiadi e in 4,6 la compensazione derivante dal maggior gettito erariale. La spesa complessiva stimata per Roma 2020 sarebbe stata di 9,8 miliardi.

Troppo rischioso, insomma, non ne valeva la pena. Noi, da sportivi, ci alleniamo ancora, tenendoci pronti per la prossima occasione, ringraziando il saggio allenatore…

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Turismo, oltre alla luce possiamo offrire di più

postato il 14 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Umberto Velletri

Aprendo i quotidiani, in questi giorni, mi sono nuovamente imbattuto nella campagna promozionale per il turismo nella mia regione:  “Sicilia” Mito in un’ isola di luce.

Premettendo che non voglio, ovviamente, criticare la creatività del nostro assessorato, ritengo che bisogna interrogarsi sull’utilità reale dei fini promozionali.

Lo sviluppo del settore turistico, che può dare un contributo anche notevole alla crescita dell’intera economia, appare in Sicilia sottodimensionato rispetto a quello potenzialmente sostenibile dalle risorse turistiche originarie dell’isola. La nostra posizione geografica, connotata da uno splendido scenario paesaggistico composto da montagne, laghi, vulcani ed isolette minori, ci permette di poter competere con qualsiasi altra destinazione turistica. Inoltre la nostra cultura, impregnata di origini Arabe, Normanne e Greche, ci rende un popolo unico.

Basta leggere queste righe per notare che la nostra forza risiede proprio nella sua caratteristica di raggruppare tutte queste bellezze naturali e stupefacenti testimonianze storiche, in un’unica regione.

Sembra un film a lieto fine, ma non è così: l’impreparazione dei nostri dirigenti e degli addetti ai lavori in campo turistico rende la nostra situazione non florida. Tutte queste qualità, sopra citate, oggi non bastano da sole per imporsi sui mercati turistici internazionali. Occorre puntare su adeguate strategie di commercializzazione del prodotto turistico, con le sue specificità, i suoi servizi ed i suoi marchi.

È importante, per raggiungere tale finalità, l’orientamento nelle diverse destinazioni sulla tipologia della produzione turistica nel suo complesso: si dovrebbero seguire criteri di specializzazione posti in relazione alle esigenze della domanda delle categorie dei turisti interessati alle risorse originarie delle destinazioni.

Il turismo potrà, anche, avere un incremento con la costruzione di infrastrutture degne di una Regione occidentale, che aumenteranno di certo i flussi di turisti in entrata.

Avendo analizzato e proposto le problematiche ed i possibili rimedi, ritengo che la Sicilia è chiamata, dati i tempi che corrono, ad affrontare una nuova sfida decisiva per mantenere e rafforzare la sua posizione privilegiata all’interno della “classifica del turismo”, ma alle parole si devono sostituire i fatti: perché oltre alla luce possiamo offrire di più.

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Riforma dei partiti in nome della trasparenza

postato il 13 Febbraio 2012

di Adriano Frinchi

Dopo il caso Lusi e il polverone sui finanziamenti ai partiti scomparsi, l’Udc ha voluto essere in prima file nella battaglia per mettere fine allo sperpero dei soldi pubblici  e regolamentare in maniera rigorosa la vita dei partiti e quindi l’accesso al finanziamento pubblico. Dopo gli annunci di qualche giorno fa, oggi alla Camera il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha illustrato  il testo messo a punto dal senatore Gianpiero D’Alia che si muove su due direttrici: democrazia interna e trasparenza nell’amministrazione. Il disegno di legge è composto da 7 articoli che danno piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione introducendo il metodo democratico nella vita dei partiti e rendendo trasparente il loro bilancio e il loro patrimonio. Ma eccone i punti qualificanti:

Statuto pubblico e democratico

Secondo il ddl Casini è obbligatorio per i partiti uno Statuto che deve assicurare il metodo democratico (cfr. art. 49 Costituzione) ma che deve anche essere pubblicato e omologato al fine di riconoscere ai partiti personalità giuridica. Senza lo statuto pubblicato e omologato è impossibile accedere a rimborsi e finanziamenti.

Trasparenza del patrimonio

I beni immobili e mobili dei partiti devono essere ad essi intestati. Se i partiti vogliono investire la propria liquidità possono farlo esclusivamente su titoli di Stato italiani. Tutte le risorse e i beni dei partiti devono essere destinati in via esclusiva agli scopi del partito come disciplinati dal ddl e dallo Statuto.

Trasparenza dei finanziamenti e dei bilanci

Tutte le donazioni superiori a 5mila euro devono essere rese pubbliche e le contribuzioni superiori a 50mila euro che eventualmente i partiti dovessero fare a società o fondazioni obbligano queste ultime a sottoporre i propri bilanci al controllo della Corte dei Conti. Inoltre i bilanci preventivi e consuntivi e i rendiconti delle spese elettorali devono essere sottoposti al controllo della Corte dei Conti e pubblicati in maniera analitica nei siti istituzionali di Camera e Senato.

Stop ai “partiti eterni”

Non ci saranno più partiti scomparsi che continuano a percepire fondi dato che il ddl dell’Udc individua giuridicamente il momento di cessazione dell’attività del partito allorché questo non presenti liste di candidati per il rinnovo di Camera, Senato e Parlamento europeo, e  stabilisce che la cessazione dell’attività comporta la perdita di ogni genere di contributi, rimborsi e agevolazioni.

Incentivi ai giovani in politica

Il 5% dei rimborsi per le spese elettorali dovrà essere impiegato dai partiti per la formazione dei giovani al fine di garantire la loro partecipazione attiva alla politica.

L’obiettivo del ddl è sostanzialmente quello di rivitalizzare i partiti rendendoli trasparenti e democratici, restituendoli dunque ai cittadini. Il leader dell’Udc ha auspicato che il ddl venga approvato prima delle elezioni amministrative.

Ddl riforma partiti

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E’ ora di tutelare chi non lo è

postato il 12 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Le dichiarazioni del Presidente Monti e poi del ministro Cancellieri sul “posto fisso” hanno scatenato un vespaio di polemiche che però ha oscurato i provvedimenti concreti messi in atto fino a questo momento dal governo. Il governo ha dato prova di volere spingere sull’occupazione giovanile e ha provveduto all’abbattimento dei costi per la costituzione delle srl da parte dei giovani e ai contributi per le imprese che assumono under 35. Ma a onor del vero bisogna dire che le parole di Monti e dei suoi ministri, più che ai precari, costretti da una situazione legislativamente ormai divenuta insostenibile a continui e drammatici spostamenti occupazionali, si rivolgevano alle caste che non consentono il naturale ricambio generazionale – con tutti i suoi vantaggi – e il necessario inserimento di forze fresche in grado di muovere letteralmente il paese verso i suoi obiettivi con rapidità ed efficienza, come ci chiede a più livelli l’Europa.

Monti, non a caso, nella parte finale della frase di alcuni giorni fa,ha  introdotto un elemento determinante parlando di “tutela”, ovvero la necessità di tutelare chi ad oggi non lo è (quindi precari et similia), e di colpire chi gode di privilegi eccessivi, bloccando realmente lo sviluppo del paese. Credo quindi che bisognerebbe focalizzarsi maggiormente sul reale senso di questa riflessione, e soprattutto sui suoi futuri esiti pratici, che fermarsi a ridere senza approfondire.

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Treni ed emergenza neve, ma in Finlandia come fanno?

postato il 11 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

Un aspetto di quest’emergenza neve (che notizia, d’inverno nevica!) mi ha particolarmente colpito: le centinaia di persone, in gran parte giovani studenti e lavoratori pendolari, bloccate per ore ed ore sui treni. Mi ha impressionato l’idea delle tonnellate di duro metallo messe in scacco da una soffice coltre bianca e da un nemico invisibile: il gelo. Almeno così dice l’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti che ammette problemi per otto convogli, di cui tre bloccati da alberi caduti sulla linea elettrica e cinque fermati da “manicotti” di ghiaccio sulla linea di contatto.

Certo in questo quadro non ci sarebbe nulla da dire se non ci fossero le dichiarazioni in senso diametralmente opposto non del solito sindacalista rompiscatore ma di Giuseppe Biesuz, amministratore delegato di Trenitalia-Lenord (le Ferrovie Nord Milano), il quale afferma “Il ghiaccio non c’entra nulla, infatti i treni delle Nord circolano regolarmente ma non appena entrano in un nodo gestito da RFI si devono fermare».

A dimostrazione di come l’impegno del personale operante in linea non possa essere messo in discussione, vale la pena di leggere un bell’articolo che ci racconta come si possa in pratica combattere adeguatamente il problema del gelo sulle linee ferroviarie. Che la questione sia un poco più complessa e che in realtà riguardi più in generale lo stato delle manutenzioni sull’intera rete ferroviaria e sullo stesso materiale rotabile è ormai opinione molto diffusa, come pure che il problema si vada aggravando con il passare degli anni.

Vetustà del materiale circolante sulle linee regionali e servizi di manutenzione tagliati, quando non cancellati oppure esternalizzati e spesso non pagati, costituiscono una miscela esplosiva pronta a deflagrare al primo accenno di difficoltà, a dimostrazione ulteriore che le politiche fatte solo di tagli lineari sono pura miopia che danneggia il futuro di tutti noi. E pensare che un paio d’anni fa i problemi in discussione erano gli stessi, e le soluzioni suggerite le medesime.

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Nessun dubbio, #udctrasparente!

postato il 11 Febbraio 2012

“A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” diceva Giulio Andreotti citando un anonimo porporato, ma bisogna fare attenzione perché lo “spesso” non vuol dire “sempre”. Lo hanno scoperto, a loro spese, la deputata dipietrista Silvana Mura e il capo ufficio stampa di Sel Paolo Fedeli che su Twitter sibillini hanno chiesto conto del silenzio dell’Udc su un questionario del settimanale Oggi sui bilanci dei partiti.

Purtroppo per Mura e Fedeli i tweet sono stati intercettati da Roberto Rao, deputato dell’Udc, che ha spento qualsiasi esercizio dietrologico con un tweet dalla disarmante semplicità:

Le risposte al questionario di Oggi ( o visto il ritardo sarebbe il caso di chiamarlo “Domani”?) sono consultabili sul sito internet dell’Unione di Centro. E Silvana Mura, con molto fair play, ha subito preso atto della risposta di Rao, chissà se Gullace su Oggi rimedierà quanto prima. Possiamo solo parlare di #udctrasparente.

Questi il tweet di Rao di ieri, e il RT della Mura:

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Trasformare il Partito per trasformare il Paese

postato il 10 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Oggi Pier Ferdinando Casini è intervenuto alla Winter School organizzata dai Giovani Udc siciliani a Cefalù. Incalzato dalle domande poste da diversi ragazzi – presenti in sala o intervenuti attraverso l’account twitter dei @giovaniudc – il nostro leader si è confrontato con tutti i temi caldi del momento, dalla scelte del Governo Monti, alle liberalizzazioni e alla riforma del mercato del lavoro, passando per la necessità di immaginare la nostra società italiana (e occidentale in genere) con canoni completamente diversi da quelli attuali. “Nessuno più di noi – ha detto – è stato così determinante nel creare questo passaggio politico: per questo dobbiamo intestarcelo e non dobbiamo averne vergogna. Altro che commissariamento della politica”.  È stato un discorso importante, che ha ben rimarcato un concetto che sosteniamo ormai da tempo e che però sembra ancora non essere chiaro a tutti: quello che sta accadendo con il Governo Monti non è una fase transitoria della nostra vita politica e chi pensa che dopo la conclusione di questo “esperimento” tutto possa tornare a com’era prima, si sbaglia di grosso.

I provvedimenti su competitività e concorrenza, l’innesto di maggiore flessibilità e sicurezza nel mondo del lavoro, la riforma delle pensioni, le semplificazioni: non si tratta solo di palliativi o di interventi per tamponare e ridurre la cavalcata impazzita dello spread; sono tutte tessere di un puzzle più grande, sono tutti passi che si compiono sul cammino della modernizzazione del nostro Paese. Tanto è stato fatto – in tempi strettissimi – ma tanto c’è ancora da fare. E il nostro Partito, che da tempo – vox clamantis in deserto – sosteneva che questa fosse l’unica via percorribile, non può non essere pronto a scommetterci su tutto quello che ha. E che è. Il coraggio non ci manca: nel 2008 abbiamo sfidato, forti solo della nostra cocciuta solitudine, due giganti che promettevano di guidare l’Italia nella Terza Repubblica. Sappiamo tutti come è andata a finire: quei due giganti si sono rivelati sì enormi, ma solo in quanto a debolezze e incoerenze, e non hanno impiegato molto nel dimostrarsi insufficienti di fronte alla sfida della novità e del cambiamento. Casini oggi ha detto che finora l’Udc ha sempre “vinto” andando con chi “perdeva”: ora, però, è il momento di “vincere” sostenendo fino in fondo chi per noi ha già “vinto”. E cioè il Presidente Monti. A cui, come ha già fatto ieri Pigi Battista, chiediamo di continuare sulla sua strada di riforme dolorose, ma necessarie, perché dopo una transizione infinita, si possano finalmente fare l’Italia e gli Italiani. E per farlo, noi dobbiamo essere disposti ad un altro grande sacrificio, quello di trasformare – radicalmente – il nostro Partito. L’Udc come lo abbiamo conosciuto finora è ormai insufficiente a raccogliere il testimone del cambiamento. Casini lo ha detto senza giri di parole: “il Terzo polo è soltanto un passaggio per creare un partito che si rivolga a tutti gli italiani, moderno e non vecchio, moderato e non populista, europeo e che non coltivi fobie europee. Un partito non costruito attorno a un leader, ma frutto di un lavoro di squadra, perché una certa visione del leaderismo é superata”. Non un partitino del 7, del 10 o del 15%. Ma un partito che diventi maggioranza relativa nel Paese e che si faccia interprete dei bisogni e delle richieste della vera maggioranza (che sono solito definire come “silenziosa”) degli Italiani.

Dobbiamo far sì che la Rivoluzione Monti diventi concreta, più di quanto non lo sia già. Dobbiamo aprirci a nuovi orizzonti, a nuovi contributi, a nuovi soggetti. Dobbiamo trasformare il Partito per poi trasformare il Paese.

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L’attivismo del governo si vede anche in Borsa

postato il 9 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In queste settimane a fronte dell’attivismo del governo Monti, vi sono state delle piacevoli novità a cominciare dallo Spread BTP-Bund.

Prima dell’insediamento di Monti, lo spread era arrivato poco sopra 600 punti (portando i tassi di interesse dei BTP oltre il 7%, ad un livello giudicato insostenibile), mentre oggi è sotto i 360 punti, e il rendimento del decennale si è riportato a poca distanza dal 5,5%, con una flessione di oltre un punto e mezzo dai massimi segnati nelle scorse settimane, con il risultato che anche il valore delle azioni degli istituti di credito italiani sono in rialzo rispetto ai minimi toccati nei primi giorni di Gennaio (basti pensare ad Unicredit).

Siamo sulla buona strada per dare una scossa al sistema Italia e risolvere i suoi problemi, ma il percorso è lungo e pieno di ostacoli come non mancano di ricordarci gli analisti stranieri; infatti Standard & Poor’s ha lanciato un allarme sulle condizioni del credito nel nostro Paese (per inciso, un analogo allarme è stato lanciato per la Francia), ignorando che proprio i nostri istituti di credito sono poco esposti verso la Grecia, hanno lanciato degli aumenti di capitale (o li stanno per lanciare) e hanno un patrimonio immobiliare in alcuni casi superiore al loro capitale sociale.

Anche Fitch ha recentemente tagliato il rating sovrano del nostro Paese da “A+” ad “A-”, con outlook negativo riducendo quello di breve periodo da “F1” a “F2”, motivando la bocciatura sia per la natura sistemica della crisi dell’area euro, sia per l’elevato debito pubblico e per il basso potenziale di crescita dell’Italia.

Sembrerebbe una debacle, eppure gli analisti hanno ammesso che una bocciatura più corposa è stata evitata grazie al forte impegno assunto dal Governo italiano in direzione di una riduzione del deficit di bilancio e della realizzazione delle riforme strutturali, cui si è aggiunto il venir meno di alcuni rischi di finanziamento a breve termine dopo quello a tre anni della BCE. Purtroppo i rischi non sono stati azzerati del tutto, in quanto per quest’anno si prevede una contrazione del PIL dell‘1,7% mentre per il 2013 si assisterà solo ad una modesta crescita dello 0,2%, mentre la disoccupazione quest’anno passerà dall‘8,2% del 2011 all‘8,8%.

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Quando la natura alza la voce

postato il 8 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

A voler ben guardare, si individua facilmente un comune filo rosso che collega i disagi di questi ultimi giorni con mezza Italia sotto la neve ed i terribili momenti delle alluvioni in Liguria e Toscana; anzi, seguendo quel filo comune si risale ancora indietro nel tempo passando di disastro in disastro fino ad attraversare tutta la nostra penisola in lungo ed il largo.

Il denominatore comune di quasi tutte le calamità naturali degli ultimi anni è sempre lo stesso: il progressivo abbandono del territorio e l’allentamento delle tutele una volta riservate ai terreni anche nelle aree a minor inurbamento. Persino in occasioni delle recenti copiose nevicate, non è fuori luogo considerare la questione della prevenzione sul territorio; logicamente non si può pensare di prevenire le nevicate, è pero del tutto legittimo pensare di prevenire catastrofi originate da una cattiva gestione dell’ambiente cittadino o rurale, affinché il malgoverno dei territori non finisca per peggiorare una situazione già critica.

D’altronde un collegamento simile era già stato evidenziato nell’editoriale pubblicato sul numero 6/2011 della rivista “Energia, Ambiente ed Innovazione”, bimestrale dell’ENEA, dal significativo titolo “Quando la natura alza la voce”; nell’articolo infatti si parlava profeticamente di “città resilienti, cioè in grado di resistere ad alluvioni, ondate di calore, nevicate eccezionali”. Anche in quell’editoriale si rilevava infine come l’imputato numero uno fosse sempre il cambiamento climatico pur se in realtà i dati ben indicassero nell’urbanizzazione spesso selvaggia, quando non abusiva, e nell’abbandono del territorio i veri responsabili dei disastri ambientali.

A dimostrazione di un comune sentire che pervade ambito molto diversi, un recentissimo comunicato di FedAgri – Emilia Romagna, emesso in seguito alle recenti nevicate, segnala lo stato di grande preoccupazione per le aziende agricole dei territori dell’Appennino Alto-Romagnolo individuate quali “indispensabile presidio territoriale e di tutela ambientale”, usando quindi quasi le stesse parole dell’articolo citato poc’anzi.

In molte parti del nostro Paese, territori che grazie all’agricoltura avevano visto in passato lunghe fasi di ricchezza hanno poi vissuto il decadimento ed il conseguente abbandono della gestione di corsi d’acqua, dei canali e delle strade silvo-pastorali, diventando quindi terreno ideale per frane ed eventi alluvionali; senza contare che la mancata manutenzione dei boschi e dei pascoli mette il territorio nelle condizioni di non essere in grado di sopportare eventi climatici improvvisi e violenti.

In questo panorama veramente preoccupante, piace però rilevare come finalmente pare di poter esprimere un cauto ottimismo di fronte alle recenti notizie che giungono dal nuovo Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che ha recentemente sbloccato una parte consistente di finanziamenti finalizzati proprio alla prevenzione del dissesto idrogeologico. Speriamo veramente che questa rinnovata attenzione anche da parte ministeriale segni un nuovo inizio nel modo di gestire il territorio e le sue problematiche; speriamo davvero che la natura, per farsi sentire, non debba alzare la voce un’altra volta.

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