Tutti i post della categoria: Economia

Mirafiori e la mancanza di progettualità della politica

postato il 18 Gennaio 2011

Fiumi di parole e d’inchiostro si sono spesi, giustamente, per la vicenda di Mirafiori tra chi sosteneva le ragioni della Fiom e chi celebrava l’astro Marchionne e il suo “metodo”. Eppure in questo turbine di parole e di pensieri è mancata quasi completamente la voce rassicurante della politica che invece ha preferito mantenere un basso profilo, rimanendo alla finestra forse temendo di essere stritolata tra i meccanismi della catena di montaggio. Ma il silenzio assordante della politica, a parte qualche timida dichiarazione o apparizione a Mirafiori, è un indice assolutamente negativo.

Ha argomentato acutamente questa latitanza della politica Enrico Cisnetto, che qualche giorno fa sul Il Foglio non ha solamente rilevato questa assenza della classe politica ma anche la mancanza di un piano di politica industriale e dunque di un più generale “piano Paese”. A tal proposito Cisnetto ha sfatato la comune equazione tra il cosiddetto “metodo Marchionne” e il modello di sviluppo tedesco che è ascrivibile unicamente ad una politica responsabile e coraggiosa che pur di salvare l’economia e lo sviluppo tedesco non ha avuto paura di scelte impopolari (che a Gerhard Schröder sono costati la poltrona di Cancelliere) e di mettere da parte interessi di bottega per lavorare unita (la Grande Coalizione tra Spd e Cdu) alla ripresa. Ad oggi la Germania di Angela Merkel, continua Cisnetto, ha messo le premesse, una volta passata la recessione, per diventare la prima economia europea. Mentre in Germania i cancellieri che si sono avvicendati e la politica tutta hanno lavorato alacremente per garantire un futuro a tutti i tedeschi, nella nostra Italia la classe politica non è solo afona rispetto a temi di capitale importanza, ma resta incomprensibilmente impantanata nei problemi politici e giudiziari del Presidente del Consiglio.

La politica in Italia non deve solamente tornare a parlare, ma deve soprattutto rimboccarsi le maniche cominciando, sempre che non sia troppo tardi, a delineare un vero e proprio “piano Paese” dove si ragioni e si guardi al futuro magari cominciando a liberalizzare il sistema dei servizi e a rafforzare l’infrastrutture materiali e immateriali (trasporti, logistica, centrali nucleari e banda larga in primis). E considerato che tutte queste cose costano, la politica, uscita finalmente dall’apofatismo, dovrebbe mettere mano seriamente alle riforme  e – pensioni, sanità, decentramento, intervento una tantum sul debito pubblico – che ci possono creare quei margini di spesa che oggi non abbiamo.

Il ritorno della politica, della progettualità della politica è l’unica risposta che c’è al declino ed è l’unico modo che la classe dirigente di questo Paese ha per tornare ad unire i lavoratori che a Mirafiori si sono divisi.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Referendum Fiat, risultato di grande saggezza

postato il 15 Gennaio 2011

Il risultato del referendum di Mirafiori segnala grande saggezza da parte degli operai della Fiat. Ma emerge anche un messaggio rivolto all’azienda e a Marchionne: non tirate troppo la corda, perché stiamo facendo sacrifici pesanti.

Pier Ferdinando

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Referendum Fiat, rispettare la volontà dei lavoratori

postato il 11 Gennaio 2011

L’amministratore delegato della Fiat Marchionne non è un santo, ma oggi il fatto di evitare che gli investimenti scappino all’estero è una grande questione sociale e politica che riguarda tutti, la sinistra e la destra. Mi colpisce molto sentire che c’è qualcuno che ritiene che non si debba prendere atto del risultato del referendum di Mirafiori, perché credo che rispettare la volontà dei lavoratori sia sacrosanto.

Pier Ferdinando

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Non siamo un problema, siamo la soluzione

postato il 23 Dicembre 2010

Pubblichiamo l’intervista a Pier Ferdinando Casini su ‘Liberal’ di Vincenzo Faccioli Pintozzi

Il Polo della Nazione nasce in un momento estremamente difficile per l’Italia, caratterizzato da una crisi economica e politica. Ha suscitato tante attese, ma anche più di un’obiezione. Per rispondere alle une e alle altre interviene Pier Ferdinando Casini, leader dell’Unione di Centro, che in un’intervista a Liberal spiega genesi e obiettivi della nuova formazione politica.

Presidente Casini, come è nata l’avventura di questo nuovo Polo?
Il Polo della Nazione nasce non per dividere il Paese, come hanno finora fatto destra e sinistra, ma per unirlo. Abbiamo bisogno di uno sforzo di unità nazionale se vogliamo uscire da una crisi che non è soltanto economica, ma anche, e forse, soprattutto politica e morale. Per farlo dobbiamo liberarci dal giogo della scelta secca tra le proposte fino ad ora presentate dal Popolo delle libertà e dal Partito democratico, che si sono dimostrate fallimentari. A noi interessa parlare degli italiani e dei loro problemi e lanciare un messaggio di pacificazione nazionale. [Continua a leggere]

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Pier Ferdinando Casini ospite di ‘Radio Anch’io’

postato il 21 Dicembre 2010

Ospite di ‘Radio Anch’io’, Pier Ferdinando Casini risponde alle domande  del direttore de ‘Il Sole 24 Ore’ Gianni Riotta, del direttore di ‘Libero’ Maurizio Belpietro e dei radioascoltatori sui principali temi di ’attualità politica: dal futuro della legislatura, al sostegno sollecitato dal premier Berlusconi dopo la nuova fiducia, dalle proteste studentesche contro la riforma dell’Università, alla crisi internazionale.

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Per l’OCSE la pressione fiscale sale e per i giovani non ci sono buone notizie

postato il 16 Dicembre 2010

L’OCSE ha pubblicato uno studio dal quale si evince che la pressione fiscale in Italia è elevatissima, pari al 43,5% del PIL (l’anno precedente era al 43,3%), che ci colloca al terzo posto nel mondo. Questo rapporto contraddice palesemente quanto era stato promesso dal governo, ovvero diminuire la pressione fiscale.

A giugno di questo stesso anno, avevamo denunciato che la pressione fiscale in Italia andava aumentando e non certo diminuendo come vuole fare credere certa propaganda, e lo avevamo fatto citando fatti e non parole vuote. Già all’inizio dell’estate, infatti, avevamo dato grande attenzione agli studi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, i quali avevano rilevato che eravamo primi per la pressione fiscale come affermava Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, andando ben oltre i valori rilevati dall’OCSE, infatti, se consideriamo la pressione fiscale sulla sola componente del Pil che le imposte le paga per davvero, ossia sulla componente depurata della quota stimata di economia sommersa, si vede chiaramente come la pressione fiscale ”reale” in Italia sia superiore: 51,6% nel 2009 rispetto al 50,8% nel 2008, e quindi ben al di sopra del risultato rilevato dall’OCSE (pari al 43,5%).

Come mai questa divergenza tra i dati dell’OCSE e i dati del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti?

Questa differenza è legata alla componente di economia sommersa stimata in Italia, che e’ percentualmente piu’ rilevante di quella di tutti gli altri Paesi europei, esclusa la sola Grecia; in concreto significa che a causa dell’evasione e del sommerso i lavoratori onesti pagano molto di più, e l’indice della pressione fiscale ”reale” cresce significativamente di piu’ di quello che accade con riferimento ad altri Paesi.

A conferma di quanto affermato, possiamo anche citare uno studio della CGIA di Mestre che affermava la stessa cosa e che quantificava il sommerso in Italia pari a 250 miliardi di euro nel 2009.

Quando abbiamo dato grande risalto a questi dati, all’inizio dell’estate, ci augurammo che il governo non li sottovalutasse, ma anzi intervenisse al più presto, purtroppo la nostra speranza è stata disattesa. Oggi non solo vediamo confermati i nostri timori dallo studio dell’OCSE, ma questo stesso studio getta una luce sinsitra sul futuro dell’Italia, perchè denuncia la situazione gravissima in cui versano i giovani e il mondo del lavoro: l’Italia è al penultimo posto tra i 33 Paesi membri per quanto riguarda il tasso dell’occupazione giovanile. Se guardiamo le cifre, osserviamo che in Italia solo il 21,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è occupato, contro una media Ocse del 40,2%.

E non è tutto, perchè l’Italia ha anche il minor tasso di occupati tra i giovani laureati e la maggior percentuale di giovani «falsi autonomi»: infatti nel 2008 circa il 10% dei giovani occupati italiani risultava autonomo ma senza dipendenti, contro una media del 3% nell’Ue. Che significa “falso autonomo”? Sostanzialmente che è sempre più diffuso il caso in cui aziende assumono giovani ma li costringono ad aprirsi la partita iva, in tal modo l’azienda non ha obblighi verso il giovane, ma anzi può scaricarlo in ogni momento. Tra gli occupati inoltre, riporta ancora lo studio, il 44,4% ha un impiego precario, e il 18,8% lavora part time.

Sono cifre allarmanti, che ci fanno temere per il futuro dell’Italia: sia perchè i giovani sono il futuro, sia perchè se non si da una scossa al mondo del lavoro, sono a rischio anche i conti pubblici dell’Italia stessa. Serve quindi che il governo adesso agisca, proponendo delle riforme concrete e una seria e credibile politica economica e del lavoro.

Flessibilità e svecchiare il mondo del lavoro si, ma senza che questo diventi sfruttamento.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catanese

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Tirrenia di Navigazione, gli sviluppi

postato il 23 Novembre 2010

La vicenda della Tirrenia e della sua privatizzazione si arrichisce di nuovi sviluppi e forse siamo arrivati alle battute finali. I conti della Tirrenia sono  in profondo rosso a causa della scriteriata gestione degli anni passati: abbiamo detto delle 6 navi  acquistate anni fa e mai messe in mare nonostante siano costate complessivamente 300 milioni di euro perchè o consumano troppo o addirittura hanno una navigazione difficile con mare agitato; abbiamo detto che chi acquistava Tirrenia lo faceva con la garanzia di  72,6 milioni di aiuti pubblici l’anno per otto anni per Tirrenia e 55,6 (per 12 anni) per Siremar (sempre del gruppo Tirrenia); abbiamo detto di come, al momento del bando di vendita, alla fine nessun acquirente avesse chiuso la trattativa con lo Stato.

Chiusa quindi il primo tentativo di vendita con un nulla di fatto, il governo italiano ha deciso di tentare nuovamente la vendita della Tirrenia, anche perchè obbligato dalla UE.

Di questo nuovo bando non si sa nulla, se non quello che è trapelato da qualche intervista fatta a chi vorrebbe partecipare. Ma andiamo con ordine.

Intanto per rendere il piatto più appetibile, il governo ha diviso Tirrenia Viaggi da Siremar di cui ha dichiarato lo stato di insolvenzaseppure il Governo avesse dichiarato che non ci sarebbe stato il famoso “spezzatino”,  la divisione delle società (magari facendo come con Alitalia, ovvero vendendo ai privati la parte buona, tenendo per lo Stato i debiti)riproponendo la vendita per la sola Tirrenia.

Il governo ha fatto partire la nuova procedura di vendita, affidandola alla banca d’affari Rotschild, la medesima che nel 2008 aveva valutato Alitalia.

Ovviamente in questo non c’è nulla di male, non sono molte le banche d’affari e gli advisor internazionali che possono gestire una operazione di queste dimensioni, ma suona strano che ti questa nuova vendita non si conosca nessun particolare o condizione di vendita, se non che le offerte dovranno pervenire a gennaio dopo 6 settimane durante le quali i possibili acquirenti potranno studiare i conti della Tirrenia.

Intanto l’armatore italo-svizzero Gianluigi Aponte, afferma che intende partecipare alla gara tramite la compagnia Grandi Navi Veloci, di cui ha appena acquisito il 50% con la MSC e darà vita al nuovo marchio Gnv-Snav. Aponte, assieme a ad altri due armatori italiani molto noti, Grimaldi e Onorato, darà vita ad una newco che sarà guidata dal manager Ettore Morace, e si chiamerà Compagnia Italiana e avrà lo scopo, tra le altre cose, di acquisire la Tirrenia.

Il nome della newco, richiama alla mente la CAI di Colaninno che ha rilevato la vecchia Alitalia. Sarà un caso, o forse no, che Aponte era inizialmente azionista della stessa CAI e poi è uscito dall’azionariato.

Aponte ha dichiarato che parteciperà alla gara per Tirrenia, perchè “i debiti statali se li accollerà lo Stato”.

Quindi, dalle parole di Aponte, si desume che la nuova vendita di Tirrenia potrebbe essere l’ennesimo regalo che il generosissimo governo Berlusconi sta facendo a spese degli italiani, perchè in pratica ai cittadini resterà da pagare il salatissimo conto dei debiti della Tirrenia, che ammontano a circa 3 miliardi di euro, mentre la parte profittevole verrà ceduta. Ovviamente a nostre spese.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzanti

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Marcegaglia e Bonanni dialogano all’Assemblea “-promesse +Nord” dell’UDC

postato il 20 Novembre 2010

I temi dell’economia tornano al centro del dibattito politico, rilanciati dai segnali davvero preoccupanti che provengono dal mondo produttivo: le imprese hanno il fiato corto, cala l’occupazione (380 mila unità in meno dal 2008 al 2009), gli investimenti crollano.

Nel pieno di una crisi che sta cambiando pelle ma che non ci ha ancora lasciato, il Nord produttivo del Paese soffre: con le sue aziende in liquidazione, le sue cattedrali della produzione della ricchezza costrette a tagliare dipendenti e forza lavoro. Dobbiamo constatare, seppur malvolentieri, che nessun territorio, nessuna comunità socioeconomica è immune dalla virulenza di questa crisi. A coloro che hanno a cuore la crescita del Paese preme che si riparta da qui: i centri produttivi del Nord, Milano, Torino, l’ex-locomotiva del Nord-Est hanno bisogno di risposte chiare, perché la “ripartenza” a cui si punta rappresenta a ben vedere la via d’uscita più convincente.

Responsabilità è la parola chiave. La rilancia in modo deciso il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che dialoga con il segretario della CISL Raffaele Bonanni, in un’affollatissima assemblea UDC dall’emblematico  titolo “-promesse, +Nord, per far ripartire l’Italia”, in corso in queste ore a Milano. Il leader degli industriali chiede alla politica un’attenzione puntuale alle questioni economiche, lasciando da parte l’interesse di facciata che tanta classe dirigente rivolge all’Italia che produce, in attesa di politiche economiche robuste.

Si parte dall’assunto che la politica ha un grande ruolo: può decidere le sorti della crescita di un Paese, legiferando pro o contro quella spina dorsale di piccole e medie imprese che ci  ha permesso di stare tra i grandi del mondo e che oggi si ritrova nella più grande incertezza, proprio nel momento più difficile. E l’incertezza si risolve con “un disegno politico serio”, per dirla con Emma Marcegaglia, e Raffaele Bonanni sottoscrive, soffermandosi sul ruolo del sindacato nei rapporti capitale-lavoro (il caso FIAT, rievocato dai due protagonisti dell’incontro, è emblematico, Bonanni critico, la Marcegaglia più comprensiva).

E parlando di lavoro è il tema della detassazione a tenere banco: il mondo sindacale ci ricorda che in Italia la pressione fiscale è ancora troppo pesante, mentre ancora libere da ogni imposizione sono le rendite finanziarie, come i guadagni in borsa. Contemperare le esigenze delle imprese e dei lavoratori per rilanciare la crescita è dunque la sfida che Confindustria e sindacati lanciano alla politica.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

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100 milioni ai malati di Sla

postato il 18 Novembre 2010

Grazie all’Udc, il Parlamento dà una risposta ai malati di Sla: dal capitolo delle  spese generiche escono 100 milioni di euro che saranno finalmente destinati ai malati di Sclerosi laterale amiotrofica.
E’ una grande vittoria dell’umanità sulla ferrea logica dei numeri.
Dimostra che il Parlamento si occupa anche di chi soffre e che uno Stato, anche se in crisi economica, non deve perdere il senso dell’umanità.

Pier Ferdinando Casini

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Per i malati di Sla servono risorse certe!

postato il 18 Novembre 2010

Li abbiamo visti per strada a manifestare i malati di Sla, a chiedere assistenza e risorse allo stato per poter vivere con maggiore serenità la gravissima patologia che li ha colpiti, e poter consentire ai loro familiari di svolgere una vita dignitosa. Le abbiamo sentite le loro storie: alcuni sono stati addirittura costretti a vendere la propria casa per garantirsi un’assistenza adeguata.
Per i malati di Sla servono risorse certe!. Lo abbiamo detto più volte e oggi lo ha ribadito in Aula il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
Un vero e proprio braccio di ferro quello di oggi alla Camera, impegnata nell’esame della Legge di Stabilità. Le opposizioni hanno chiesto che la somma da destinare ai malati di Sla venisse indicata nero su bianco e, dopo un dibattito sull’argomento, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha deciso di sospendere la seduta in attesa di una risposta da parte del governo su questo punto. [Continua a leggere]

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