postato il 1 Luglio 2010 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Abolite l’UNIRE (Unione Nazionale Incremento Razze Equine)

di Giuseppe Portonera

L’UNIRE (Unione Nazionale Incremento Razze Equine) è uno di quegli enti inutili e costosi di cui mi piacerebbe tanto poter fare a meno. A cosa potrà mai servire un organismo (istituito con regio decreto n. 642, il 24 maggio 1932) che si occupi di “gestire le corse e le gare, fissando calendario di manifestazioni ippiche, organizzando la programmazione tecnica ed economica delle stesse e diffondere la dichiarazione dei partenti delle corse, con tutte le relative informazioni per effettuare regolari scommesse”, di “concedere e revocare i colori di scuderia ai proprietari” o di “favorire l’uso del cavallo come strumento per la riabilitazione psico-fisica dell’uomo”? Poteva essere utile quando fu pensato settantotto (78!) anni fa: ma oggi, 2010, quando tutti giocano al Win For Life e le corse ippiche hanno perso il loro appeal (-94% di spettatori in dieci anni), che senso ha continuare a sovvenzionarlo con fondi pubblici e con le nostre tasse? Senza contare il fatto che, come ha ricordato il ministro Galan, sulle spalle dello Stata grava poi il mantenimento di ben 43 ippodromi (quando su un totale di 33 milioni di Italiani che scommettono su qualcosa, la quota dell’ippica si sia ridotta a circa l’1% del totale) e che per due anni il mondo dell’ippica ha usufruito di un contributo di centocinquanta milioni di euro, senza riuscire a risollevarsi.

Proviamo a far due conti: fino al 1996 nel nostro Paese il settore ippico era regolato dalla Legge Orsi Mangelli del 1942 che riservava all’Unire “la facoltà di esercitare totalizzatori e scommesse al libro per le corse dei cavalli” e proponeva un “piano industriale” che realizzava di fatto nel nostro Paese un regime di monopolio: fino al 1996, infatti, in Italia le uniche scommesse legali erano solo quelle ippiche e le altre attività di gioco o scommesse erano vietate e severamente punite dalla Legge. Questo sistema monopolistico faceva sì che questo tipo di giocate rappresentassero gli introiti principali per il Totocalcio, il C.O.N.I e lo sport nazionale; nel 1998, però, il C.O.N.I. ottenne un finanziamento annuo di circa € 470.000 annui in valuta attuale e in questo modo poté slegare la propria sopravvivenza dal mondo delle scommesse. Al contrario dell’UNIRE, che invece si trovò ad affrontare una nuova e fortissima concorrenza, fatta di  super-enalotto, slot-machines e gratta e vinci vari, finendo quindi assolutamente marginalizzato. Come se non bastasse, sono arrivati poi la legge 169/96 e il D.L. 449/98, che hanno lasciato l’Unire Ente Pubblico; in questo modo è risultato inadatto a competere sul mercato dei giochi: come potrebbe un Ente Pubblico nel nostro Paese svolgere una funzione di “competitor” sul libero mercato, fatto di concorrenti agguerriti? È incapace di produrre, ma continua ad assorbire una quantità sproporzionata di fondi. Si tratta di uno spreco di denaro pubblico davvero intollerabile, da eliminare nel più breve tempo possibile. Ecco perché mi fa piacere che il nostro deputato Enzo Carra, insieme al senatore D’Alia, abbia proposto un emendamento teso alla soppressione dell’UNIRE. Dice Carra: “le difficoltà dell’ippica non si superano aggirando l’ostacolo con l’assistenzialismo, ma saltandolo sulla spinta di una prospettiva più moderna che il governo dovrebbe esercitare per valorizzare di più il comparto”. L’unica soluzione che ci si offre davanti quindi è abolire l’inutile UNIRE e favorire una maggiore concorrenza nel mondo delle corse ippiche, lasciando agli ippodromi concessionari di AAMS e del Ministero delle Finanze la gestione dell’indotto ippico e delle scommesse, nel contesto di un mercato davvero libero, dove i montepremi, i numeri delle giornate di corsa e le puntate siano davvero determinate solo dalla libera concorrenza. Questo è davvero l’unico modo per stimolare nuovi investimenti sia nell’impiantistica che in progetti di marketing, per impedire che il mondo dell’ippica sia ridotto a un esilio dorato per qualche politico trombato.

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13 anni fa

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