365 giorni per non dimenticare la lezione di Monti
Esattamente un anno fa, a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi, Mario Monti riceveva dal Capo dello Stato l’incarico di formare un nuovo governo.
Con l’arrivo del Professore a Palazzo Chigi si è aperta una nuova era, non solo perché in tempi record si sono presi provvedimenti necessari che si attendevano da anni, ma perché il Premier e i suoi ministri sono riusciti a imporre uno stile nuovo a questo Paese. Una vera e propria ‘rieducazione’ della classe politica e della società stessa. All’estero del nuovo ‘stile Monti’ si sono accorti subito, quasi avessero riconosciuto qualcosa a loro familiare. In Italia abbiamo fatto, e probabilmente facciamo un po’ fatica, ad accettare la rivoluzione montiana: dopo i primi facili entusiasmi, dovuti più che altro all’uscita di scena di uno dei governi peggiori della storia repubblicana, sono cominciate le prime timidezze, fino a quando dolorosi ma inevitabili provvedimenti hanno incrinato l’idillio.
La satira e i mal di pancia popolari hanno dipinto di volta in volta Monti come un robot, un massone e un affamatore degli italiani, ma sono cose che chi governa seriamente mette in conto. C’è tuttavia un’immagine nata con intento ironico dalla vivace intelligenza di Giuliano Ferrara che rende bene l’idea di ciò che è Monti e il suo governo. All’inizio dell’avventura del governo Monti, Ferrara, che non era assolutamente convinto della scelta di Monti, ha chiamato il Premier ‘il Preside’ e ha paragonato il suo esecutivo tecnico ad un collegio docenti. Forse mai immagine fu più azzeccata, soprattutto considerato che lo stesso direttore de ‘il Foglio’ si è dovuto ricredere su Monti.
L’immagine del Preside è bella perché è una metafora efficace: Monti è salito in cattedra per annunciarci che la lunga ricreazione di 20 anni era finita e che bisognava seriamente mettersi a fare i compiti, a lavorare sodo per la promozione. Il rigore del Preside e dei professori, come avviene a scuola, probabilmente nel momento presente non viene compreso, forse occorreranno anni agli italiani per capire l’importanza di questi 365 giorni .
L’importante tuttavia è che classe politica e società imparino la lezione di impegno civile di Monti e del suo governo. Quando si dice “dopo Monti, Monti” non si invoca certo l’inciucio, l’ingovernabilità o altre strategie politiche. Si spera solamente che il nuovo corso inaugurato dal Premier abbia seguito, che non si torni indietro a una stagione fallimentare. Si chiede solamente al Paese di non dimenticare la lezione del Professor Monti.