Archivio per Ottobre 2011

Libertà di impresa: la maggioranza fermi inconsulta marcia verso il nulla

postato il 19 Ottobre 2011

Non avalliamo perdita di tempo del Parlamento

Ai deputati del Pdl chiedo: fermatevi davanti a questa inconsulta marcia verso il nulla, basta con un’esibizione muscolare. Stiamo solo perdendo tempo. La maggioranza impone al Parlamento una questione che non avrà esito concreto. Recuperiamo serietà. Serve un’assunzione di responsabilità comune. Domani tutti i deputati dell’Udc interverranno sul voto finale del provvedimento. Noi non siamo disposti ad avallare una perdita di tempo del Parlamento su questioni che non hanno ne’ capo ne’ coda.

Pier Ferdinando

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I cattolici chiedono un cambio, la politica non si nasconda

postato il 19 Ottobre 2011

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Il Messaggero’ di Carlo Fusi

Pier Ferdinando Casini plaude alle conclusioni del convegno di Todi: «I cattolici chiedono un cambio, la politica non si nasconda». Il leader dell’udc critica Berlusconi e Alfano che rivendicano l’esclusiva della rappresentanza dei valori cristiani e anzi avverte: «La fine del berlusconismo non l’ha decretata la Chiesa bensì i fatti». L’ex presidente della Camera rivendica la vittoria in Molise e quanto alle riflessioni di D’Alema osserva: «Nel Pd matura una sensibilità importante che conforta sul futuro». [Continua a leggere]

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Quale sviluppo senza soldi?

postato il 19 Ottobre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Berlusconi da giorni annuncia per questa settimana un Decreto Sviluppo che dovrebbe dare una sferzata all’economia. Francamente questa affermazione mi fa tremare i polsi, visti i magri -se non pessimi- risultati ottenuti a gennaio scorso con la “frustata all’economia”.

Finalmente Berlusconi getta la maschera e ammette che “non ci sono i soldi”, un decreto che nasce monco. Nel frattempo tutto il popolo italiano chiede un intervento deciso e strutturale, e anzi oggi si è saputo dell’ultimo appello lanciato in una nuova lettera inviata al premier Silvio Berlusconi da Abi, Confindustria, Rete imprese Italia, Ania e Alleanza cooperative per affrontare la crisi con misure «concrete e credibili» nel dl Sviluppo, perché ormai «il tempo è scaduto». Che il tempo sia scaduto, lo sappiamo tutti. Lo sanno le famiglie che fanno la spesa, gli italiani senza lavoro, le imprese che faticano a tenere il passo con la concorrenza, anche il resto del mondo sa che per l’Italia il tempo dei temporeggiamenti e delle furbizie è scaduto. Eppure, Berlusconi continua a mostrare la sua noncuranza, sfiorando l’incoscienza, quando dice che soldi per lo Sviluppo non ce ne sono, ma che non ha fretta di presentare questo Decreto; anzi lo presenterà solo quando sarà sicuro. Sicuro di cosa? Non si sa.

Se il problema sono i soldi, allora spero che l’on.le Berlusconi ci legga, perché stavolta glielo scriverò a lettere maiuscole, visto che da questa estate lo ripetiamo e non riesce a comprenderlo: VENDA LE 6 FREQUENZE DIGITALI TELVISIVE CEH HA REGALATO A MEDIASET E RAI; HANNO UN VALORE DI CIRCA 3 MILIARDI DI EURO.

Dopo che abbiamo incamerato questi soldi, li usi per finanziare la banda larga in Italia, visto che il pieno sviluppo di questo strumento, poterebbe risparmi per 40 miliardi di euro e una crescita del PIL di circa 60 miliardi di euro, come abbiamo detto alcune settimane fa.

Come vedete, le idee ci sono, e i metodi per ottenere soldi senza spremere gli italiani pure; basterebbe ad esempio una lotta seria all’evasione, che sottrae ogni anno circa 250 miliardi di euro all’Italia. Questa lotta si dovrebbe fare distinguendo tra grandi evasori e chi è incorso nelle sanzioni, perché ridotto in miseria da questa crisi: nel primo caso sanzionare senza pietà (chi ha i grossi capitali deve pagare, non può evadere); per il secondo caso, la sanzione dovrebbe essere diluita e rateizzata nel tempo per non essere penalizzante.

Queste proposte, sono state portate avanti a più riprese dall’UDC, anche tramite emendamenti e ordini del giorno regolarmente rifiutati dalla maggioranza che dimostra una arroganza che rasenta la follia e l’incoscienza, oltre a produrre perdite enormi per lo Stato italiano, come nel caso della privatizzazione della Tirrenia che costerà allo stato più di quanto incasserà, ovvero a fronte di un incasso di 380 milioni, il governo si è impegnato a restituire agli acquirenti ben 576 milioni di euro (arrivando a perderci circa 200 milioni di euro).

L’ultimo caso di arroganza è legato al Ponte sullo Stretto di Messina: l’Unione Europea ha ritirato i fondi, ma il governo fa sapere che realizzerà lo stesso il Ponte, usando soldi pubblici e capitali dei privati. Ma siamo sicuri che i privati vorranno investire sul Ponte? Domanda legittima alla luce della situazione economica attuale, e soprattutto alla luce di alcune particolarità che esporrò in un successivo articolo.

Intanto il governo annuncia che a breve si saprà il nome del nuovo governatore della Banca d’Italia, che, a mio avviso, sarà quasi sicuramente Bini Smaghi, nome che il premier sta tirando fuori ora, ma che già era noto, visto che, per fare andare Draghi alla BCE, era necessario che Bini Smaghi si dimettesse e, all’epoca (parliamo di pochi mesi fa), il premier gli promise la carica di Governatore di Bankitalia.

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Contro chi dovrebbero manifestare gli indignati

postato il 18 Ottobre 2011

di Marco Bigelli, Professore di Corporate Finance (Università di Bologna)

Gli indignati non dovrebbero prendersela con Draghi perché in realtà è il loro migliore amico. Il futuro dei giovani dipende infatti dalle capacità di crescita del paese, e queste sono legate alle riforme che Draghi ha sempre indicato per liberalizzare l’economia, renderla più competiti va e più meritocratica.

Non dovrebbero prendersela neanche con le banche italiane perché non hanno colpe per la crisi finanziaria attuale, che è un’evoluzione della crisi subprime nata oltreoceano e ora diventata crisi dei debiti sovrani europei a causa dell’esplosione del debito di alcuni paesi per il salvataggio delle banche e della riduzione del PIL a seguito della recessione economica.

Il debito italiano non è esploso perché non è stato necessario salvare alcuna banca, è solo sceso il PIL. Ora però anche il nostro debito è a rischio perché il mercato pensa che non riusciremo mai ad abbatterlo grazie a una robusta crescita, come invece dovremmo per il nuovo patto di stabilità europeo (secondo cui dovrebbe scendere dal 120% al 60% in 20 anni).

Fra poco potrebbe arrivare il default della Grecia e allora si dovranno salvare altre banche in Europa con ulteriore crescita del debito pubblico di alcuni paesi. Le banche italiane saranno a rischio solo se anche il debito pubblico italiano diventerà più rischioso e scenderà ulteriormente di valore, essendo molto presente nei loro bilanci.

Se i giovani indignati vogliono un futuro devono sperare che le banche italiane vadano bene e che l’Italia riconquisti la fiducia dei mercati sul suo debito pubblico. Per questo obiettivo il tempo rimasto è poco. Ogni mese che passa il debito in scadenza viene rinnovato a tassi più alti del 3-4%. Se non si riconquisterà la fiducia in fretta, si dovranno fare manovre solo per pagare il maggiore livello dei tassi di interesse, e ad ogni manovra diminuiranno le aspettative economiche future delle giovani generazioni.

In Italia gli indignati dovrebbero prendersela con chi nel paese ha generato una montagna di debito pubblico e ha soffocato la sua crescita: la criminalità organizzata, gli evasori fiscali, i pensionati baby, i finti pensionati di invalidità, i raccomandati, i politici corrotti, gli amministratori pubblici che hanno sperperato il denaro pubblico ed altri.

In conclusione, non dovrebbero andare a manifestare a Roma, o a New York ma ogniqualvolta si imbattono in uno dei soggetti che gli sta rubando il futuro.

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Chi ha paura dei cattolici?

postato il 16 Ottobre 2011
Domani a Todi personalità del mondo cattolico si troveranno per discutere del futuro dell’Italia.
Vedendo le reazioni di tanta parte della politica, una domanda si pone: chi ha paura dei cattolici?
La risposta è semplice: tutti coloro che si rallegrano di un Paese allo sfascio, e tanti nella politica, vorrebbero che tutto rimanesse come è.
E allora noi ci sentiamo di dire agli amici di Todi: grazie e avanti! 

Pier Ferdinando

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Il premier non è all’altezza del suo compito

postato il 16 Ottobre 2011

Distanza siderale dai problemi dei cittadini

Monti ha ragione: chi governa non è all’altezza dei propri compiti. Ad avvalorare questo giudizio sta il fatto che subito dopo la fiducia il governo si è affrettato a fare quattro nuove nomine.
C’è una distanza siderale con il Paese, che si aspetta piuttosto che il governo si occupi dei problemi dei cittadini e non dei propri per rimanere in sella.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su Il premier non è all’altezza del suo compito

Legge elettorale, ridare ai cittadini possibilità di scelta

postato il 16 Ottobre 2011

La riforma della legge elettorale non è un problema di destra, di sinistra o di centro. Se vogliamo riconciliare la politica ai cittadini dobbiamo restituirgli la possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.

Pier Ferdinando

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