postato il 19 Ottobre 2011 | in "Politica"

I cattolici chiedono un cambio, la politica non si nasconda

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Il Messaggero’ di Carlo Fusi

Pier Ferdinando Casini plaude alle conclusioni del convegno di Todi: «I cattolici chiedono un cambio, la politica non si nasconda». Il leader dell’udc critica Berlusconi e Alfano che rivendicano l’esclusiva della rappresentanza dei valori cristiani e anzi avverte: «La fine del berlusconismo non l’ha decretata la Chiesa bensì i fatti». L’ex presidente della Camera rivendica la vittoria in Molise e quanto alle riflessioni di D’Alema osserva: «Nel Pd matura una sensibilità importante che conforta sul futuro».

A Pier Ferdinando Casini piace davvero poco quel Berlusconi che si fa interprete unico delle istanze emerse al convegno di Todi. Per non parlare di Angelino Alfano che rivendica al Pdl l’esclusiva della difesa dei valori cattolici. «Todi ha colpito nel segno. Il battibecco attorno a quell’iniziativa – taglia corto il leader dell’Udc – dimostra solo la debolezza della politica. Non servono né interpreti, come Berlusconi, né avvocati difensori, né persone che strumentalizzano. C’è una grande vitalità del mondo cattolico che oggi vuole tornare ad essere protagonista. E’ la conferma che il bilancio di questi anni non è stato positivo, e non possono bastare leggi come la fecondazione e il biotestamento per appagare un mondo che è sempre più inquieto e non trova rappresentanza politica. Tutto il resto è teatrino della politica di chi vuole immiserire un evento importante».

Resta che per Berlusconi da Todi non è arrivata alcuna spallata al governo, mentre il documento finale del convegno parla della necessità di un nuovo esecutivo con dentro le principali forze politiche. Evidentemente qualcuno si sbaglia. Chi, esattamente?
«La lingua italiana non ha bisogno di essere interpretata, è chiara di per sé. Si capisce che oggi chi governa è legittimato dai numeri, ma non è in grado di rispondere a strati sempre più vasti della popolazione. E questo è sotto gli occhi di tutti».

Diagnosi esattamente opposta a quella di Alfano.
«Intendiamoci, sui temi considerati non negoziabili il mio partito si è sempre espresso con chiarezza, con coerenza, ma non ci piacciono le strumentalizzazioni. Questa gara a chi è più in linea con Oltretevere è inutile e stucchevole».

Ma lei è d’accordo con chi sostiene che il messaggio di Bagnasco vuole segnare la fine del berlusconismo?
«La fine del berlusconismo non la decreta la Chiesa. L’hanno decretata i fatti, che hanno una forza incomprimibile. L’elemento importante è che questa nuova vitalità cattolica parla a tutti, anche ai non credenti, ed è in condizione di fare la differenza in una fase di grande sbandamento. A me come cattolico preme questo, le pagelle le lascio ad altri».

Cosa risponde a chi teme la rinascita di un partito unitario dei cattolici, in sostanza alla nascita di una nuova Dc?
«Le condizioni per rifare la Dc non ci sono. Certe paure appartengono a chi non vuole cambiare perché ritiene che le cose vadano bene così. Noi non abbiamo paura e vogliamo che le cose cambino, senza nostalgie per il passato».

Veniamo alla politica. Alfano annuncia che si voterà con una nuova legge elettorale. E’ una minaccia per costringervi a tornare nell’ovile del centrodestra?
«Voglio essere molto chiaro. Il Pdl è il partito di maggioranza relativa: presenti la sua proposta nelle sedi appropriate, cioè in Parlamento. Non occorrono conciliaboli o pateracchi, si assuma le sue responsabilità. Se ci piacerà la voteremo, altrimenti la contrasteremo. Per la serie: questa è la democrazia, bellezza. Ripeto: aspetto di vedere nero su bianco. Per ora sono chiacchiere, e sulla fuffa non intendiamo intervenire».

Ma neanche si può scantonare. Il segretario del Pdl afferma che il Mattarellum non gli dispiace. Per voi invece è veleno.
«Una forza politica come il Terzo Polo che ha il 15 per cento e che può crescere, è in grado di fare la differenza con qualsiasi sistema elettorale. Come è accaduto in Molise. Senza di noi e con il calo verticale di consensi che ha avuto rispetto alla tornata precedente, Iorio non avrebbe vinto. Chi pensa di prenderci per la gola rispetto alla riforma elettorale, resterà deluso. Con o senza una nuova legge elettorale, una forza che ha il 15 per cento sarà in ogni caso determinante».

Non si capisce se considera il Molise un laboratorio nazionale per stare con il centrodestra oppure no.
«E’ una alleanza locale e come tale va considerata, coerente con il fatto che eravamo stati nella giunta. Abbiamo chiesto che nel simbolo non ci fossero le insegne di Berlusconi; senza di noi Iorio non avrebbe vinto. Sono contento così. Ovviamente è un’alleanza non riproponibile in sede nazionale per la semplice ragione che esiste un signore che si chiama Berlusconi, che ha trasformato una coalizione che doveva essere moderata in un impasto di populismo e di estremismo».

Avrà letto l’ultima intervista, di Massimo D’Alema. Dice che occorre unire il 60 per cento degli italiani che non sono berlusconiani. La considera una chiamata all’appello per il Terzo Polo?
«Prima di tutto constato alcune cose. Primo: come ha dimostrato anche il Molise, per la sinistra la fotografia di Vasto con Pd, Idv e Sel non è una opportunità bensì un problema. Secondo: che un’alleanza siffatta è già stata sperimentata e si è conclusa catastroficamente con Prodi. Terzo: che il Pd ha sposato una tesi che noi condividiamo, cioè appunto la necessità di una responsabilità più ampia per salvare il Paese».

Mi spiega questo terzo punto? Vuol dire che la novità è che con il Pd ora è possibile un’intesa politica?
«Io rilevo questo. Che mentre la nostra proposta di responsabilità nazionale è stata sdegnosamente respinta dalla maggioranza, il Pd ha capito che la soluzione sta li, che non ci sono i buoni e i cattivi e dunque bisogna cercare di unire le energie migliori per uscire dall’emergenza. Voglio essere più chiaro. L’antiberlusconismo non. garantisce di per sé un governo migliore di quello attuale, ma proprio su questo nel Pd sta maturando una sensibilità importante che mi conforta per il futuro. Detto questo, tutti sanno che se si votasse domani il Terzo Polo andrebbe da solo. E le nostre ricette programmatiche sarebbero quelle contenute nella lettera della Bce e nelle richieste ribadite in queste ore delle parti sociali. Ricette impopolari, forse anche dolorose ma tuttavia indispensabili se vogliamo evitare che il Paese precipiti nel baratro».

Ma dopo le elezioni sareste disponibili o no all’accordo con il centrosinistra?
«Scusi tanto: già non ci sono le elezioni adesso; lei addirittura mi vuoi far ragionare sul dopo? Lasciamo stare, andiamo per gradi, ogni giorno ha la sua pena. Ciò che mi preme è che il punto focale deve essere l’impegno programmatico che prendiamo con i cittadini. Al di là degli schemi e degli schieramenti, dobbiamo intenderci assai bene su quali sono le misure da adottare per il bene dell’Italia».

In tanti, e lei è tra questi, sostengono che le elezioni in primavera sono praticamente obbligate. Invece Alfano insiste: O governo arriverà al 2013. Sbaglia lui o vi illudete voi?
«Qui non si tratta di fare previsioni ma di constatare che una sola cosa l’Italia non si può consentite: l’immobilismo. E oggi siamo fermi. Lo spread tra titoli italiani e quelli tedeschi aumenta, e la stessa Spagna pare essere messa meglio di noi. In queste condizioni o c’è un governo autorevole o meglio le elezioni».

 

 

5 Commenti
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Patrizia
12 anni fa

….«Todi ha colpito nel segno. Il battibecco attorno a quell’iniziativa – taglia corto il leader dell’Udc – dimostra solo la debolezza della politica. Non servono né interpreti, come Berlusconi, né avvocati difensori, né persone che strumentalizzano. C’è una grande vitalità del mondo cattolico che oggi vuole tornare ad essere protagonista……..Okey Presidente Casini siamo con Lei, ma attenzione a chi sale a bordo. I cattolici e non solo, non tollereranno più alcuni riciclati del pdl.

Francesco
Francesco
12 anni fa

Magari si nascondessero! Invece ho sentito troppi interventi inopportuni, anche del tipo: ”Ho la sensazione che i cattolici riuniti a Todi amplifichino il valore sociale e perfino politico della fede, mentre oggi c’e’ un estremo bisogno, di incontrare la fede di Cristo e una chiesa che parli alla coscienza inquieta di noi tutti”. “La chiesa dovrebbe limitarsi ad affermare i principi fondamentali che discendono dalla fede, lasciando alla laicita’ e alla responsabilita’ delle assemblee politiche di ricercare le soluzioni piu’ giuste e appropriate.”
Cioè, non vi impicciate, la politica è cosa nostra.
Però, dicono di avere almeno una coscienza, anche se inquieta, chissà perchè.

Stefano Tassinari
Stefano Tassinari
12 anni fa

Condivido in toto. Sarà decisivo il contributo dei cattolici, il dialogo tra mondo cattolico e mondo laico. Ma prima c’è da superare definitivamente la questione berlusconiana, dannatamente complicata. Ogni giorno che passa scendiamo nell’abisso, e il divario tra berlusconiani a anti si amplia e si rischia il conflitto. Napolitano complica le cose, meno male che Confindustria, CISL, il corriere e Todi hanno spinto sull’acceleratore. Ma senza una spinta forte del Capo dello Stato…. e invece…. coesione, coesione, coesione, coesione, coesione, coesione, coes…..

LEO
LEO
12 anni fa

Anche secondo me ci dovrebbe essere un cambio al governo con Casini Premier.sarebbe la scelta piu’ opportuna per il bene di tutta la nazione.Il popolo aspetta solo questo momento.Tanti auguri.

Attilio Biancalana
Attilio Biancalana
12 anni fa

“C’è purtroppo chi vorrebbe trasformare quei valori (non negoziabili) in una bandiera che divide i campi e scatena guerre, magari per suggerire di ammainare il vessillo o per sbatterlo in faccia al “nemico”. È una pretesa sbagliata: lo era ieri, lo è oggi e lo sarà di più domani.”Marco Tarquinio (18/10/2011) Avvenire.



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