Archivio per Novembre 2010

Addio Università, verso la cancellazione delle borse di studio

postato il 3 Novembre 2010

Aula Informatica di peppedilupoNel mondo del XXI secolo, globalizzato, dove le barriere tra i paesi sono ormai quasi inesistenti, dove il mondo è a portata di click e soprattutto dove la veloce circolazione dei mezzi, degli uomini e della conoscenza ha permesso all’umanità di fare passi da gigante, ma al contempo nello stesso mondo che combatte ormai da anni contro una crisi economica devastante, che lotta contro le emergenze umanitarie e che si batte per una ripresa rapida e duratura, sembra strano il torpore, quasi voluto, in cui si trova l’Italia. Torpore non solo economico ma soprattutto culturale.

La notizia dei tagli alle borse di studio operati dal ministro Gelmini nel penultimo consiglio dei ministri evidenza una sostanziale miopia nel focalizzare le priorità di un paese alla deriva. Dal prossimo anno verranno ridotti di oltre l’85% i finanziamenti erogati agli studenti che, rientrando per merito e situazione economica familiare, potrebbero accederne. Potrebbero perché da quando il pensiero forte dell’esecutivo è indirizzato alla carestia economica e al rigoroso controllo dei conti pubblici attraverso minacciosi tagli, coloro che ne fanno le spese sono sempre i meno abbienti.

La riflessione è doverosa quando il tema della discussione non sono opinabili visioni dell’economia ma la formazione culturale e professionale.

Il diritto allo studio del cittadino e il dovere dello stato a provvedere ad un’adeguata istruzione non entrano in conflitto con l’economia ma ne sono essi stessi volano di sviluppo nelle società mature. L’istruzione non è uno spreco sterile di denaro ma un investimento sicuro con la più importante rendita: la cultura.

L’investimento, soprattutto se cospicuo, nelle scuole, nelle università e nella ricerca consente ad un paese come il nostro, povero di materie prime e con una economia sempre più precaria, di poter sopravvivere puntando sull’innovazione, sulla qualità ma soprattutto sulla competenza.

La formazione di personale qualificato, di docenti preparati e di ricercatori floridi di idee porta con sé diversi ritorni, tra questi il ritorno culturale e quello economico, strettamente legati l’uno all’altro. Il ritorno culturale è di gran lunga il più prezioso. Attraverso lo sviluppo delle competenze si sviluppa di pari passo la qualità e con essa l’economia. La paura è che la cecità di chi governa non solo tarpi le ali ai giovani ma uccida la creazione di coscienze mature e soprattutto dia la spinta definitiva al nostro paese a cadere in un baratro senza possibilità di appello.

Qui non si parla di rifiuti, di ricostruzioni o di temi eticamente sensibili, dove ognuno, legittimamente, ha una personale opinione. Qui si parla di istruzione, di cultura, di crescita, e l’opinione dovrebbe essere uguale per tutti. Non dovrebbe esistere chi ritiene superfluo l’insegnamento. Può esistere, e deve esistere, chi lo ritiene inadeguato o superficiale ma a ciò si deve accompagnare un atteggiamento propositivo per il cambiamento in meglio dello stato attuale. Costruire un paese senza puntare fortemente nell’istruzione equivale a costruire nel vuoto o meglio a non costruire affatto.

La riduzione delle borse di studio taglia fuori migliaia di studenti che meritatamente hanno investito il loro tempo nella loro formazione per costruire non solo il loro futuro.

Dispiace che i ministri Tremonti e Gelmini non comprendano che l’istruzione universale, la formazione di figure altamente qualificate, il know-how (come lo chiamano gli inglesi) sono le reali risorse fin qui inesaurite del nostro paese. Attraverso l’apprendimento si concedono gli strumenti ad un paese per eccellere. Attraverso l’apprendimento si concedono gli strumenti ad un paese per vivere.

Certamente il problema richiede ulteriori e più approfondite analisi, da un lato l’assenza di reale meritocrazia paralizza il sistema, dall’altro la qualità dell’insegnamento spesso non è adeguata alle aspettative di un paese, ma non ci si può nascondere dietro fantomatiche scuse, sempre più improbabili e sempre meno credibili.

Come si può pretendere l’eccellenza se non si forniscono gli strumenti adatti nemmeno alla sufficienza?

Di certo le borse di studio da sole non risolvono né risolveranno il problema, ma sicuramente garantiscono a tanti studenti per nulla facoltosi di poter accedere a delle risorse fondamentali per garantirsi un’istruzione il più possibile adeguata, e soprattutto garantiscono ai più meritevoli di continuare gli studi indipendentemente dal censo. E chissà se tra i tanti studenti che dall’anno prossimo non beneficeranno più della borsa di studio, e che saranno costretti a rinunciare o a ritardare gli studi per ovvi motivi economici, non ci sia un futuro premio nobel.

Siamo disposti noi oggi ad assumerci questa responsabilità?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Antonio Cannatà

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L’alluvione del nord-est ed il disinteresse dei media nazionali

postato il 3 Novembre 2010

“Siamo in ginocchio, l’acqua ha invaso tutto”, questo l’sms che mi è giunto poche ore fa da una amica di Casalserugo(PD),uno dei comuni della provincia di Padova maggiormente colpiti dall’alluvione che in queste ore sta flagellando il nostro territorio.

La situazione peggiore si registra nelle provincie di Vicenza e Verona dove si continua a monitorare il livello dei fiumi,a lavorare incessantemente per evitare che la situazione peggiori e nei posti in cui il livello dell’acqua inizia a diminuire si lavora per rimuovere il fango.

I numeri parlano chiaro: 2 morti, 10.000 sfollati e i danni per ora ammontano a 1 miliardo di euro.

Ma alla disperazione della popolazione si aggiunge la rabbia per come la notizia di questo tragico evento sia passata in secondo piano nei TG e nei giornali nazionali: la gente vive questa mancanza di considerazione come una profonda ingiustizia, ripetendo che quando c’è bisogno di dare una mano la nostra Regione è sempre al primo posto, ma quando abbiamo bisogno di essere aiutati rimaniamo in balia di noi stessi e dobbiamo arrangiarci con i mezzi di cui disponiamo.

Intanto nei media nazionali avanti con gli scandali, avanti con le escort! tutto passa come se nel Nord-Est non fosse accaduto niente di grave…una semplice pioggia più intensa del previsto.

Fortunatamente la nostra popolazione sa rimboccarsi le maniche nel momento del bisogno e di certo non resta ad aspettare che arrivino gli aiuti dall’alto; tuttavia come è accaduto in altre tragedie nazionali, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, compresi i mass media nazionali, per far fronte a questa emergenza che ha una portata eccezionale, promuovendo ad esempio raccolte fondi e iniziative di solidarietà.

Solidarietà che ha sempre contraddistinto la popolazione di questa terra in eventi drammatici come il terremoto dell’Aquila. Solo così il cento cinquantenario dell’Unità d’Italia non sarà puro esercizio di alta retorica povera di contenuti, ma un ideale che affonda le sue radici nella concretezza delle azioni.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Ricco e Enrico Rossetto

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Alitalia… l’avevamo detto

postato il 2 Novembre 2010

Ieri…

Pier Ferdinando Casini, 13 gennaio 2009

Oggi…

Rocco Sabelli (Ad Alitalia), 2 novembre 2010

ALITALIA: SABELLI, DOPO LOCK UP PROPORRO’ FUSIONE CON AIR FRANCE =

(AGI) – Roma, 2 nov. – L’amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, “raccomandera” agli azionisti della compagnia l’ipotesi di una fusione della stessa Alitalia con Air France una volta scaduto il periodo di lock up nel 2013. E’ quanto ha detto lo stesso manager a Bruno Vespa nel libro ‘Il cuore e la spada. 1861-2011′.”La mia opinione personale – ha detto Sabelli – che trasformero’ in una raccomandazione agli azionisti, e di costruire un ‘merger’ tra le due compagnie per confluire in un aggregato piu’ grande. L’azionariato che controlla Air France – ha aggiunto – e’ per il 14 per cento in mano al governo francese e per il 12 in mano al personale. Non e’ detto che i nostri soci non possano avere una partecipazione sull’aggregato, se non superiore a quella del primo azionista, almeno del secondo, in modo da mantenere a un livello rilevante il peso della proprieta’ italiana”.

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09 novembre, Roma

postato il 2 Novembre 2010

Ore 9.30  – Sala del Refettorio della Camera

Partecipa all’incontro ‘L’inverno della seconda Repubblica. E come uscirne’ organizzato dall’associazione ‘Visioni Contemporanee’ presieduta da Enzo Carra

Commenti disabilitati su 09 novembre, Roma

07 novembre, Napoli

postato il 2 Novembre 2010

Ore 10.00 – Teatro Augusteo (Piazzetta Duca d’Aosta, 263)

Partecipa a una manifestazione

Commenti disabilitati su 07 novembre, Napoli

Rassegna stampa, 2 novembre

postato il 2 Novembre 2010
La “tempesta perfetta” è pronta ad abbattersi sul Governo e Berlusconi sonda l’Udc per cercare sostegno. Ma la risposta dei centristi è chiara e la detta Cesa ad Avvenire: prima si dimetta e poi si potrà parlare. Il Riformista sintetizza magistralmente la situazione e titola “Ancora Casini”, mentre il Messaggero pubblica un retroscena sul cantiere del “governo di responsabilità”; su Il Foglio troverete poi un interessantissimo girotondo tra esperti sul 25 luglio del Cav: è arrivata o no la fine di questa parabola? Difficile dirlo, ma Stefano Cappellini – sempre sul Riformista – si augura che in ogni caso l’eterno 24 luglio che blocca il paese da oltre un anno e mezzo abbia presto fine. Su La Stampa poi, Marcello Sorgi analizza il “vuoto della politica”, mentre sul Corriere Pierluigi Battista chiede ai finiani di fare chiarezza sul proprio futuro. Infine, da non perdere l’intervista di Raffaele Bonanni su il Mattino che spiega: “tocca alle forze sociali far uscire l’Italia da questo pantano”. Segnali?

L’Udc: “niente aiuti, Berlusconi lasci”. E il Pd si compatta sulla linea Bersani (Stanganelli Mario, Il Messaggero)

Cesa al Cavaliere: «Primo, si dimetta e poi…» (Marco Iasevoli, Avvenire)

Ancora Casini (Il Riformista)

Il vuoto della politica (Marcello Sorgi, La Stampa)

Ultimatum del Pdl a Fini (Corriere)

Governo Berlusconi, l’ultimo ruggito (Il Manifesto)

Strade alternative, ecco le posizioni in campo (Avvenire)

“Pressioni sulla funzionaria per liberare Ruby” (Corriere)

“Se lascio, danno per il Paese” (Corriere)

Rifiuti, non è l’ora della propaganda (La Stampa)

Palermo tra i rifiuti. Investiti 200 milioni ma l’emergenza resta (Corriere)

Nel cantiere del governo di responsabilità nazionale (Messaggero)

E’ arrivato il 25 luglio del Cav? (Il Foglio)

L’eterno 24 luglio del Cavaliere (Il Riformista)

La scure sulle paritarie crea emergenza sociale (Avvenire)

Il territorio malato, da Nord a Sud (Corriere)

Futuro e Verità (Corriere)

Bonanni: “Ora basta. Tocca alle forze sociali far uscire l’Italia da questo pantano” (Il Mattino)

Perché Marchionne è così antipatico? (Il Foglio.it)

Addio alle borse di studio tagliato il 90% dei soldi (La Repubblica.it)

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Concorso Notai: una storia di professioni e mancate liberalizzazioni

postato il 2 Novembre 2010

oniric notary vision di ste 71Il Concorso per notai tenutosi, o meglio dovremmo dire non tenutosi, recentemente, offre l’opportunità di fare alcune riflessioni.

Vorrei tuttavia evitare quella più scontata, inerente i fatti specifici che hanno portato alla decisione di annullare il concorso perchè, su questo, si concentreanno sia la politica parlamentare, col Ministro che immagino dovrà riferire in Parlamento, sia, probabilmente, la magistratura. Perché, come ha detto l’on. Roberto Rao si è data l’idea di non tutelare il diritto, il merito ed i giovani.

Preferirei quindi soffermare il ragionamento su alcuni aspetti piu generali che non interessino esclusivamente l’episodio del concorso o la professione notarile.

In primo luogo vale la pena ricordare come questo ministro non sia stato particolarmente fortunato con i concorsi. Il Concorso per magistrati tenutosi a novembre 2008 ebbe un epilogo molto simile: in quel caso non furono le tracce ad essere contestate ma il fatto che alcuni candidati furono amessi a sostenere gli scritti con dei codici commentati, contro il regolamento previsto dal bando, con conseguenti ed ovvie contestazioni delgli altri. Insomma, come si suol dire, se un indizio non fa una prova, due iniziano a farsi sentire. Se a questi poi volessimo sommare le frequenti problematiche che sorgono negli esami di abilitazione per la professione forense, sempre di competenza ministeriale, la prova, quantomeno che nel sistema attuale vi siano pesanti lacune, pare assodata.

Forse tuttavia vale la pena porsi una domanda ancora piu radicale:vale veramente la pena mantenere un sistema rigidamente chiuso in cui anche le semplici abilitazioni professionali vengono gestite come veri e propri concorsi, dove si vive sempre con la sensazione che interessi diversi dal puro merito aleggino in queste sedi d’esame, vale la pena avere una nobilitas come la classe notarile che svolge funzioni pubbliche ritenute strettamente necessarie, con le caratteristiche della libera professione, anzi di una delle meglio retribuite fra le libere professioni?

Ha senso alimentare il business dei corsi di preparazione ai vari esami o concorsi che costringono i candidati a pagare ingenti cifre perlopiù sulla presunzione che gli organizzatori possano in qualche modo avere notizie in anticipo sulle prove concorsuali, cosa che, a quanto pare, a volte accade realmente? Non sarebbe invece il caso di puntare parte del rilancio del paese su una politica seria di liberalizzazioni accompagnata da una altrettanto seria riforme universitaria che consenta ad un laureato di conoscere realmente le basi della professione che andrà a svolgere?

Mi piacerebbe che l’occasione consentisse di affrontare seriamente queste domande e, soprattutto che la politica si occupasse di dare le risposte, possibilmente con l’obiettività e la terzietà dagli ordini professionali che le è fin qui mancata.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Alberto Evangelisti

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