Archivio per Novembre 2010

Rassegna stampa, 10 novembre

postato il 10 Novembre 2010
“Sfiducia, Atto Primo”: così titola oggi, a caratteri cubitali, il Fatto Quotidiano, quasi sia già calato il sipario sul governo con la maggioranza più solida della storia della Repubblica. Ieri, infatti, grazie al super-asse Fli-Udc e Pd, il Pdl è andato sotto tre volte (casus belli, il trattato di “amicizia” con la Libia), dimostrando tutti i limiti di una compagine tenuta insieme solo grazie ai ripetuti voti di fiducia. Il Foglio analizza la situazione e anticipa che, a “corte”, già si parla di una possibile sostituzione di Berlusconi come Presidente del Consiglio. Ovviamente, tutti i riflettori sono per il candidato numero 1 di una nuova, possibile maggioranza: Beppe Pisanu, che ieri ha partecipato a un convegno organizzato dall’Udc, e che viene tirato per la giacchetta da sempre più parti (ma, come ci ricorda Geremicca su La Stampa, bisogna fare molta attenzione a come si muoverà il garante Napolitano). Buone notizie poi dal fronte tv: lunedì sera, oltre 7 milioni di telespettatori hanno guardato la trasmissione “Vieni via con me”, confermando che una televisione di qualità paga sempre.

Casini vede Tremonti e Fitto: «Nel Pdl affiora voglia di discontinuità» (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Sfiducia Atto Primo (Il Fatto Quotidiano)

La situazione (Il Foglio)

Nessuno chiede al Cav. un passo indietro, ma a corte già se ne parla (Il Foglio)

Pisanu: così il Paese rischia lo sfaldamento (Antonella Rampino, La Stampa)

Pisanu punta a Palazzo Chigi (QN)

“Io premier? Non è mica la lotteria” (Il Riformista)

«La maggioranza non c’è più». Ma il Pd è cauto sulla sfiducia (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Primi colpi al governo in Aula (Dino Martirano, Corriere della Sera)

Le cifre dell’ambiente. In tre anni fondi tagliati di più della metà (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Nel Twitter G-20 manca Berlusconi (Luca Dello Iacovo, Il Sole24Ore)

Tanoni il lib-dem: “il futuro è nel terzo polo” (Messaggero)

Rutelli fiuta aria di rimpasto (ItaliaOggi)

Oltre 7 milioni per “Vieni via con me”. Record di ascolti (e coro di polemiche) (Corriere)

Napolitano il garante (La Stampa)

Il chiarimento (Corriere)

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L’intervista al Tg1 di Pier Ferdinando Casini

postato il 9 Novembre 2010

Nell’intervista al Tg1 il leader Udc Pier Ferdinando Casini parla di scenari futuri ma, spiega, prima Berlusconi deve dimettersi. L’ingresso dell’Udc nell’attuale governo? “Mi rifiuto, per un ministero, di vendere le mie idee politiche”. Quello che serve, insiste, è “governare l’Italia”.

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Rassegna stampa, 9 novembre

postato il 9 Novembre 2010
Casini rifiuta il “governicchio”: il premier, se vuole rilanciare il proprio operato, deve aprire la crisi in Parlamento e appellarsi alle forze responsabili (quelle vere e non quelle per convenienza). Il Tempo, infatti, rende onore – con un editoriale di Paolo Messa – a Casini, “vero vincitore” della contesa, mentre sul Sole 24, Ore Guido Gentili analizza il discorso di domenica di Fini a Perugia, sottolineando le proposte vaghe e indefinite del Presidente della Camera sui temi dell’economia. Imperdibili poi: l’articolo de Il Foglio sul richiamo degli industriali a Berlusconi (con tanto di dichiarate avance a Casini), l’editoriale di Luca Ricolfi su La Stampa (solo un grande partito della nazione può tenere insieme l’Italia, sul punto di implosione) e il ritratto che Filippo Ceccarelli fa di Berlusconi, finito a “bagnomaria” tra i riti della Prima Repubblica. Nel frattempo, il Pd valuta la mozione di sfiducia al ministro Bondi, mentre si riaccende il dibattito sugli aiuti alla famiglia, dopo le parole del Ministro Sacconi (leggete Ferrera sul Corriere, che scrive di “grande risorsa dimenticata”).

Casini rifiuta il «governicchio»: il premier si appelli ai responsabili (Corriere della Sera)

Casini: dimissioni inevitabili (Francesco Grignetti, La Stampa)

Casini: il premier si dimetta, non serve un governicchio (Il Messaggero)

Casini: non mi vendo per un ministero (Angelo Picariello, Avvenire)

Appello di Casini al Cavaliere «Non ascolti i cattivi consiglieri» (QN)

“Sfiducia a Bondi per il crollo negli Scavi” (Corriere)

Rutelli: “Con Gianfranco e Pier per creare la Kadima italiana” (Avvenire)

Onore a Casini, l’unico vincitore (Il Tempo)

L’Udc aspetta, ma già pensa al terzo polo con Fini e Rutelli (Il Tempo)

Le elezioni divideranno l’Italia in due (La Stampa)

Fini e l’economia, proposte vaghe (Sole24Ore)

Famiglia italiana, grande risorsa ignorata (Corriere)

E il Cavaliere finì a bagnomaria tra i riti della Prima Repubblica (La Repubblica)

Crisi pilotata o rimpasto, alla fine contano i numeri (Sole24Ore)

Caro Cav., ti scriviamo (Il Foglio)

“Aiuti solo agli sposi che hanno bambini” Poi Sacconi si corregge (Corriere)

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Via Berlusconi il galleggiatore, risolviamo la crisi

postato il 9 Novembre 2010

Prima se ne va il grande “galleggiatore” Berlusconi, prima sarà possibile risolvere la crisi e non con un governicchio che non serve a nessuno, ma con un esecutivo di spessore che raccolga le forze migliori del Paese per affrontare i problemi reali.
Finché la politica continuerà a dividersi gli uni contro gli altri e magari, per non perdere le elezioni successive, a non fare le cose impopolari che invece vanno fatte, i problemi non li risolveremo mai. Per questo dico che le forze politiche devono obbligatoriamente cominciare a pensare prima gli interessi del Paese.
Il nuovo esecutivo dovrà chiudere la stagione del berlusconismo, in tutti i sensi, anche nel linguaggio. Dovrà parlare il linguaggio della verità, della responsabilità e dell’impopolarità. Per i primi due anni di legislatura gli italiani hanno creduto ai “miracoli” di Berlusconi, la tenuta dell’economia nell’emergenza finanziaria internazionale, l’immigrazione, fino ad arrivare ai rifiuti di Napoli e alla ricostruzione dell’Abruzzo. Con la sua enfasi ha generato una montagna di equivoci e ora la gente giustamente non gli crede più. E’ stata la sua incontinenza verbale a provocare le reazioni di oggi.
All’Italia serve un esecutivo di responsabilità nazionale, perché oggi non è che stiamo tanto meglio rispetto agli anni del terrorismo. Con le elezioni anticipate rischiamo di non risolvere i problemi politici e di maggioranza, aggravando la situazione economico-sociale del Paese.
La soluzione della crisi politica deve essere parlamentare. Inizio e fine in Parlamento, dove ognuno si assume le proprie responsabilità.

Pier Ferdinando

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Il governo non tiri a campare, si dimetta

postato il 8 Novembre 2010

Sarebbe giusto che questo governo si dimettesse, perché così non si può andare avanti.
Se il presidente del Consiglio vuole tirare a campare con un governo che non ha nemmeno più la fiducia di una sua componente è un suo problema. Ma questo suo problema sta diventando sempre più anche un problema degli italiani.
Non serve un governo che governicchia, servirebbe invece un governo di responsabilità nazionale, che mettesse insieme persone che vogliono risolvere i problemi del Paese.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 8 novembre

postato il 8 Novembre 2010
E’ il giorno delle reazioni alle parole di Fini:  l’Udc applaude allo strappo del Presidente della Camera (del resto, era quello che abbiamo sempre sostenuto), la Stampa ci racconta i dettagli di nuovi progetti, mentre il viceministro (finiano di ferro) Urso conferma la volontà di allargare ai centristi e si registra l’apertura delll’Mpa ad una crisi di governo. Il Messaggero, a questo proposito, scansiona a fondo il Pdl, anticipando la nascita di un “partito della trattativa” pronto addirittura ad accordare le richieste di Fini varando un governo con un nuovo premier. Anche perché sempre più dubbia appare la posizione di Tremonti: non è che sta partecipando anche lui al gioco del cerino? Pierluigi Battista, poi, dalle colonne del Corriere della Sera analizza la possibilità dello “strappo finale”: Fini sarà disposto ad avallare un governo tecnico o preferirà tornare alle urne?  E in quel caso nuovo centrodestra o Terzo Polo con i centristi di Udc e Api? Spazio poi ai temi dell’economia: imperdibili, dal Sole 24 Ore, due articoli. Uno, sulla cedolare secca che rischia di slittare (noi ne avevamo già parlato qui) e un altro sul salvataggio in extremis degli enti inutili (ma si sa che fine abbia fatto l’UNIRE?)

Il giorno di Casini pronto a varare il “quadripartito” (Francesca Schianchi, La Stampa)

L’Udc applaude lo strappo di Fini: «Ora la nostra alleanza è nei fatti» (Claudio Sardo, Il Messaggero)

Gianfrano scalda i cuori Udc (QN)

Fini: «Il premier si dimetta o noi lasceremo il governo» (Corriere della Sera)

Urso: “Allargare all’Udc: lo pensa anche Silvio, non può dirci di no” (Il Mattino)

E ora Gianfranco è ai piedi di Casini (Marcello Veneziani, Il Giornale)

Tre crolli in un anno. Bondi: non mi dimetto (La Stampa)

Strappo finale. Ma poi? (Corriere)

Silvio tiene duro, ma nel Pdl cresce il partito della trattativa (Il Messaggero)

Lombardo: sì alla crisi, cambiare rotta (La Stampa)

La sfida della Spagna dai due volti (Corriere)

“Effetto domino” (QN)

Dopo due anni di taglio enti inutili tutti salvi (Sole24Ore)

Da Facebook al satellite, le nuove armi del Fisco (Corriere)

Calendario a rischio per avviare dal 2011 la cedolare secca sugli affitti (Sole24Ore)

Anche Tremonti partecipa al gioco del cerino (Sole24Ore)

Vizi e virtù del partito impersonale (La Repubblica)

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Rassegna stampa, 7 novembre

postato il 7 Novembre 2010
Ieri Casini, a Desenzano sul Garda, è tornato sui temi della politica quotidiana: attaccando la Lega (che si occupa del Nord solo a parole), constatando il fallimento della maggioranza (“si stacchi la spina”) e auspicando un patto per il Paese in tempi brevi. Oggi, poi, largo spazio sui giornali per la prima convention di Futuro e Libertà e per le parole di Gianfranco Fini che chiede a Berlusconi un nuovo governo per le riforme aperto all’Udc: il Riformista titola “Fini cambia governo”, mentre il Giornale parla di tattica di Fini per logorare Bossi. Crollo choc a Pompei, poi, della Casa dei Gladiatori: dura la posizione del Presidente Napolitano e dell’editorialista Rizzo del Corriere che parla di “Cultura ridotta in polvere”, mentre sempre il Corriere, ci racconta della Basilicata “scoperta” dagli Inglesi. Infine, Bill Emmot – dalle colonne de La Stampa – scrive di made in Italy alla prova “della realtà”, mentre Giovanni Sartori riaccende la discussione sulla legge elettorale.

Casini: un patto sì, ma per il Paese (Avvenire)

Casini: la maggioranza non c’è, si stacchi la spina (Messaggero)

Casini: la Lega fa solo parole (La Stampa)

Sul Wi-Fi libero adesso spunta la via breve (Sole24Ore)

Sfida di Fini: “nuovo governo con l’Udc” (Messaggero)

Santolini: “Al primo posto l’equità fiscale” (Avvenire)

Questa politica della perfidia che sta stancando i cittadini (Corriere)

Offerta al premier: governo di discontinuità (Corriere)

Made in Italy alla prova della realtà (La Stampa)

Legge elettorale, che cosa fare (Corriere)

La tattica di Gianfry: un accordo con l’Udc per logorare Bossi (Il Giornale)

La Cultura in polvere (Corriere)

In Sicilia un governo tecnico per uscire dall’emergenza (Unità)

Il crollo choc di Pompei. Napolitano: è una vergogna (Corriere)

Fini cambia governo (Il Riformista)

Basilicata scoperta dagli inglesi. E’ la nuova Toscana (Corriere)

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Il Paese crolla, la maggioranza si svegli

postato il 7 Novembre 2010

Basta con la sindrome dell’autosufficienza, l’Italia va a rotoli

Noi rispettiamo le forze politiche di maggioranza, di opposizione, interloquiamo con tutti, ma il nostro cammino è chiaro. Constatiamo il fallimento e il declino di un Paese simboleggiato in due cose: nei rifiuti ancora lungo le strade di Napoli e nel crollo ieri a Pompei che è la metafora di un crollo italiano.
Diciamo alle forze di maggioranza: svegliatevi, uscite dalla vostra sindrome di autosufficienza perché il Paese sta andando a rotoli.

Pier Ferdinando

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La Lega vuole andare al voto perché ha paura

postato il 7 Novembre 2010

Il Nord è stanco delle promesse non mantenute. Per questo motivo la Lega vuole andare a votare subito, perché ha capito che l’insoddisfazione che ora viene pagata dal Pdl, a breve sarà pagata dal partito di Bossi.
La Lega ha paura perché presto sarà chiamata dal nord Italia a rispondere di quanto non è stato fatto. Questa è stata la politica del governo: promesse non mantenute al Nord e disperazione al Sud.

Pier Ferdinando

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Polo chimico di Pioltello: una storia infinita, un danno per il territorio, un costo per l’Italia

postato il 7 Novembre 2010

La storia del polo chimico di Pioltello sta facendo sempre più notizia anche sui network nazionali. L’importanza e la delicatezza del tema sono sotto gli occhi di tutti. Ma forse non tutti hanno capito bene quale sia il problema esistente sul territorio dei comuni di Rodano e Pioltello. Nel 2004 l’Unione Europea aveva ingiunto al Governo italiano di ripulire le tre discariche della ex Sisas di Rodano – Pioltello, considerate “una minaccia per l’aria e le acque locali“.  Nel 2006 il Governo italiano che aveva in Romano Prodi il presidente del consiglio, avviò la procedura che portò all’Accordo di Programma tra Ministero, Regione e Comuni di Rodano e Pioltello, con l’affidamento della bonifica ad una società dell’ormai famoso “re delle bonifiche” Giuseppe Grossi.

Nell’estate di quest’anno, dopo la rinuncia di Grossi (che chiedeva indietro i soldi spesi fino a quel giorno), il Governo Berlusconi ha nominato un Commissario straordinario alla bonifica, Luigi Pelaggi, con l’incarico di terminare la bonifica dell’area in tempo utile per evitare l’incombente multa europea.

Grossi avanzava la richiesta di riavere indietro i 29 milioni di euro (di cui 4 per l’acquisto dell’area, e 25 per le bonifiche effettuate prima di rinunciare alla pulizia totale dell’area). Il commissario Pelaggi invece ha deciso di rivalersi su Grossi per cercare di recuperare i 36 milioni di euro (soldi pubblici) spesi per completare la bonifica. Facendo due semplici conti, per liberarsi della faccenda e mantenere la proprietà dell’area Grossi dovrà restituire allo Stato italiano circa 11 milioni di euro (derivanti dalla sottrazione 36 – 25= 11), oppure versare 7 milioni di euro cedendo l’intera area alla proprietà pubblica.

Lo Stato inoltre rischia di avere altri danni derivanti dal mai avvenuto versamento di una fideiussione di 60 milioni di euro, cifra che Grossi avrebbe dovuto consegnare alla Regione come garanzia dei lavori, che però non sono mai stati versati.

Poche settimane fa Pelaggi, in una intervista lasciava trasparire la speranza che l’Unione Europea sospendesse l’ultimatum del 31 dicembre 2010 visto che la pulizia di una delle tre discariche era terminata; mentre per la seconda si è passato il 50% della pulizia e la terza sarà svuotata entro il 31 marzo 2011.

Pochi giorni fa, il 28 ottobre 2010, la Commissione Europea ha rinviato l’Italia davanti alla Corte di Giustizia Europea per il mancato rispetto della sentenza del 2004, chiedendo di applicare le sanzioni retrodatate, appunto al 2004, per un totale di circa 400 milioni di euro.

Dal 1 gennaio 2010 si accumuleranno 200.000 euro di multa al giorno Se la Corte comminerà davvero la multa nella sua interezza, l’Italia dovrà versare all’Europa una cifra pari a circa cinque volte il costo della bonifica.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Tommaso Da Dalt e Andrea Galimberti (Gruppo GxP)

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