postato il 27 Aprile 2010
“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno
Per chi avversa il mondo del fast food, per chi avversa il mondo delle multinazionali, il lancio avvenuto alcune settimane fa di un nuovo panino della catena McDonald’s, sembrava una gran vittoria: il nuovo panino era il McItaly, lanciato come il panino che rilanciava il Made in Italy, con prodotti esclusivamente italiani.
Lo stesso onorevole Zaia, era contento, in quanto si ascriveva il merito di questa idea, che, stando a sentire lui ha dato sbocco a tanti contadini e allevatori. E’ davvero così?
Indubbiamente i prodotti sono italiani: carne 100% italiana, olio extravergine di oliva siciliano, Asiago Dop, pancetta della Val Venosta, bresaola della Valtellina IGP, cipolle di Tropea, grano saraceno, e carciofi romani.
Indubbiamente i dati di vendita sembrerebbero confortanti e addirittura si parla di venderlo in Francia e in Inghilterra.
Sembrerebbe un grande trionfo della gastronomia italiana.
Ancora di più, sembrerebbe un trionfo per i piccoli coltivatori e allevatori, quelli che non sanno mai se arriveranno alla fine dell’anno a coprire le spese.
E invece no.
Iniziamo dalle reazioni all’estero: il Guardian parla addirittura di tradimento della tradizione gastronomica italiana.
Ovviamente Zaia, accusa il Guardian di sinistrosità.
Non giudico gli orientamenti del Guardian però qualcosa di vero c’è, infatti Altroconsumo arriva addirittura a dire che è meglio il panino americano Big Mac, che non il Mc Italy, perché troppo calorico e contiene troppo sale che benissimo non fa, almeno a sentire i medici.
Ma Zaia dice che i coltivatori e gli allevatori ne traggono beneficio. Anzi, afferma che si parla di potenzialmente 1000 tonnellate di prodotto e se si arriva a tale livello, si parlerebbe di 3,5 milioni di panini venduti e questo farebbe vendere il panino in Francia e Inghilterra.
Stupendo, vero? Insomma tutti i piccoli coltivatori e allevatori italiani trarranno beneficio ed esportiamo il gusto italiano. Peccato che non sia così.
Intanto sfatiamo un mito: non è Zaia ha costretto la Mc Donald’s ad usare prodotti italiani, perché la Mc Donald’s ha sempre usato prodotti italiani e lo dicono gli americani stessi, citando anche i loro fornitori: per l’insalata è la Eisberg Italia, e per la carne è la Cremonini (tenete a mente questo nome). Un attimo. Ma queste aziende producono in Italia, ma sono multinazionali. E i piccoli allevatori? I piccoli contadini? Spariti. Come al solito, questo governo dice di difendere i piccoli, ma alla fine favorisce solo i grandi. E qui sfatiamo il secondo mito.
I prodotti italiani sono usati, ma per avere certi prezzi, i prodotti più costosi (tipo la bresaola) devono essere ridotti al minimo, come ad esempio la bresaola della valtellina inserita nei menu McDonald’s con il marchio IGP: innanzitutto analizziamo il frutto dell’unione tra il Consorzio di tutela della Bresaola della Valtellina e la McDonald’s: si tratta di un’insalata (venduta al prezzo di 4,20 euro) con scaglie di parmigiano, crostini e, appunto, bresaola, presente nella modica quantità di 30 grammi.
Ma non è tutto qui. Sapete chi fornisce questo pregiato salume orgoglio della Valtellina?
L’azienda Montana Alimentari SPA del gruppo Cremonini (toh, rieccoli, vi avevo avvertito di tenerli a mente), già fornitore della carne. Per inciso, nessuno dica che la Cremonini è un piccolo allevatore: fatturano 2,3 miliardi di euro l’anno. Non solo, ma sempre il gruppo Cremonini fornisce i vini che compaiono sugli scaffali dell’IKEA.
Per altro, Zaia ha inaugurato il nuovo stabilimento Cremonini in Russia. Perché questa simbiosi con l’azienda modenese? Cito testualmente: “il futuro è puntare sui generi alimentari esportabili sui mercati internazionali”. Quindi tutti i prodotti, giudicati da Zaia, non esportabili, sono da chiudere. Certo ci vuole una visione del futuro e di come andranno i prodotti in futuro.
E lui di futuro se ne intende visto che già a luglio 2009 pianificava la sua campagna elettorale con i soldi dei contribuenti italiani, infatti a febbraio esce il numero di Welfare, editore Federsanità, che dedica la copertina e ben 11 pagine speciali al ministro (che col welfare non c’entra nulla) per un totale di 250.000 copie gratuite delle quali 18.000 distribuite in Veneto al costo di 450.000 euro pagati da Buonitalia s.p.a., diretta emanazione del dicastero di Zaia.
Questi 450.000 euro sono la prima tranche del finanziamento dell’Unione Europea per la promozione dell’agroalimentare italiano nel mondo. Il mondo, non il Veneto.
Ma questa notizia è stata smentita dalla segreteria di Zaia che ha testualmente affermato “Cadiamo dalle nuvole, non sapevamo nulla della pubblicazione, per la quale il dicastero non ha messo un euro”.
Strano, perché invece il direttore di Federsanità, Enzo Chilelli, dati alla mano smentisce Zaia, dicendo “Il numero speciale è stato mandato in stampa a luglio, ovviamente con l’approvazione sia di Buonitalia Spa, sia dell’ufficio di comunicazione del ministero rispetto ai contenuti. Tant’è che le foto di Zaia sono quelle ufficiali forniteci dal ministero. Il costo? In tutto 450 mila euro: 300 mila per la produzione e 150 mila per la distribuzione.”
A chi credere? A Enzo Chilelli o a Zaia, personaggio quanto meno pittoresco, chiamato dai giornali locali “Er Pomata” quando non era un politico di successo e faceva il PR nelle discoteche, o, in qualità di presidente della provincia di Treviso, comprava 6 asini bruca erba, perché “costano meno di 6 falciatrici”?
A questo punto, tornando al famigerato McItaly, possiamo dire che, lungi da noi condannare il panino in quanto tale, vorremmo sfatare il mito costruito da Zaia, ovvero che è un panino che salva i piccoli agricoltori, e che promuove il Made in Italy all’estero.
Resta un’abile operazione di marketing di Zaia, e un panino normalissimo, che può piacere o meno.
Non certo il salvatore dell’enogastronomia tricolore.