postato il 23 Aprile 2010 | in "Rassegna stampa"
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karlzeissjena
karlzeissjena
13 anni fa

Buongiorno,
apprezzo l’analisi che e’ stata fatta sulla crisi( mini e poco di sostanza a mio avviso) interna al PDL.
Lucidamente si analizza l’evoluzione di questa alleanza tra lega berlusconi e fini.
Tuttavia ritengo che sia utile approfondire e prendere in esame seriamente i movimenti ( vedi quello di Grillo) che si stanno sviluppando e che posso dare un contyributo al rilancio dell’Udc.
Piu’ che una grande unione di moderati ci vuole una presenza tangile sul territorio di persone che sono visibili.
E la lega in questo pare sia stata maestra.

cordiali saluti Carlo

giancarlo chelini
giancarlo chelini
13 anni fa

a conclusione della accesa direzione del PDL e dello scontro Fini-Berlusconi,molte domande vengono in mente e tutte di difficile risposta.Ho letto l’articolo di Adornato e lo condivido in pieno.E’ giunto il momento di rompere gli indugi ed iniziare la costruzione di un nuovo soggetto politico che raccolga tutti i buon pensanti,stufi del BERLUSCONISMO e della INESISTENZA POLITICA della SINISTRA,

Alfio Capizzi
13 anni fa

Esiste spazio per un Centro nell’attuale bipolarismo ?
 
Da più parti si sente il “chiacchiericcio” di certa frangia neocentrista dell’elettorato di centrodestra, ma anche di illuminati intellettuali del partito democratico che idealizza il risultato delle ultime Elezioni Regionali in chiave intellettuale neodossettiana, ma esponendo altresì il fianco ad una revisione grossolana dello stesso significato politico dell’ultima tornata Elettorale.
Il nodo cruciale della questione e’ da una parte la pretesa di aver catalizzato il voto dell’elettorato cattolico, ammettendo che esista una classe sociale manovrabile in quanto “cattolica”, e dall’altro la convinzione di aver ricreato quel consenso, espressione di una larghissima rappresentanza popolare, che permise alla Balena Bianca di amministrare e governare il Paese in maniera centripeta, dopo aver occupato sistematicamente ogni luogo istituzionalmente possibile a livello locale.
In sostanza, il dibattito che sta ora prendendo forma si accende intorno alla possibilità che la Lega Nord si possa avviare a divenire una sorta di “Balena Verde”, non soltanto in virtù dei risultati ottenuti alle Elezioni del 28/29 Marzo, ma, di più, sulla base di scenari futuribili che le prime uscite dei neo-governatori di Piemonte e Veneto lascerebbero intravvedere.
Già all’indomani delle Elezioni Regionali del 28/29 Marzo 2010, in data 01 Aprile, uno degli editorialisti più illuminati del gruppo editoriale RCS, esce allo scoperto con una attenta e particolareggiata disamina sull’ “illusione dei centristi”, quanto mai foriera di illuminata verità, prima fra tutte quella “che piaccia o no, in democrazia la sola cosa che conta sono i voti; vince, e governa, chi ne ha di più”.
E’ chiaro che il quesito che anima il dibattito ruota attorno al risultato della cosiddetta “politica dei due forni” adottata dal partito di Casini.
Sorprende, a dire il vero, una così repentina analisi della situazione, basata sull’esito dei risultati elettorali, soprattutto se si pone attenzione al fatto che, per lo più, la portata ed il significato anche politico di una consultazione elettorale regionale di metà legislatura vanno colti a mente serena, “a freddo”, ed alla luce dei dati definitivi provenienti dal Viminale, peraltro analizzati e vivisezionati non già dai politologi ma, in primis, dagli statistici.
E’ di conforto, in questo, quanto scrive il giorno successivo (02 Aprile) Carlo Giovanardi, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, domandandosi dalle pagine de Il Giornale “E’ troppo chiedere a qualche autorità indipendente di attestare i veri risultati, visto che su uno 0,1 per cento in più o in meno si ricamerà a lungo nel dibattito politico ?”
Ecco che se il Sottosegretario Giovanardi sente l’esigenza di far luce su “i conti dei voti che non tornano in casa dell’UDC”, non sfugge all’occhio di quanti siano interessati alle sorti dell’attuale scenario politico la criticità dell’analisi di Ostellino sulle pagine del Corriere.
A maggior ragione, infatti, colpisce la presa di posizione di Follini, senatore del Partito Democratico (ma la cui storia politica è nota, in particolare la militanza democristiana e la provenienza dall’UDC, dopo aver fatto parte della Costituente della stessa e prima del CCD), il quale sempre dalle pagine del Corriere della Sera in data 02 Aprile si affretta a puntualizzare che ” al netto delle astensioni, il verdetto elettorale ha premiato in effetti le posizioni forti e ha dato ai bipolaristi l’ebbrezza di aver vinto una volta per tutte”.
Ma finalmente Follini fa emergere, altresì, uno dei punti cruciali, vale a dire il peso giocato dall’astensionismo particolarmente nello scenario di un “Paese tendenzialmente centrista, abituato a cercare e a trovare equilibri a metà strada”. In sostanza, il problema di fondo, come anche Rutelli (pure insieme al suo API chiamato in causa da Ostellino) non tarda a ribadire, consiste nell’anomalia dell’attuale bipolarismo italiano, che lungi dall’andare a caccia di consensi al centro (con buona pace di Ostellino) diviene fatalmente ostaggio degli estremi. A conforto di quanto esposto si erge quel famoso 8% “all’incirca” di elettori astenuti, nelle medie per regione, che probabilmente crescerebbe in maniera esponenziale se sommato al classico “voto di protesta” che alle ultime elezioni avrebbe premiato a pioggia le frange estreme di entrambi gli schieramenti ( e non tiene conto del movimento a 5 stelle dei Grillini).
Che la parte cattolica della democrazia italiana rappresenti ancora una risorsa per l’evoluzione del sistema politico è dimostrato dalla difficoltà, già sperimentata anche in altre tornate elettorali, di ricondurre la famiglia politica dei credenti, vasta e variegata, all’interno dello schema del partito di centro.
Purtuttavia, al momento, possiamo concludere solamente affermando che ciò che manca al Centro in questo particolare momento della vita politica può essere recuperabile, specialmente recuperando quella disponibilità a farsi partecipe di un disegno più complesso, che è anche il risultato di esperienze amare e di maturazione, ma che non può tuttavia essere ridotta a semplice patrimonio elettorale, a mercimonio politico, perchè rinvigorisce o avvizzisce nella misura in cui trova una proposta capace di interpretare quelle aspirazioni etiche e religiose, per il bene comune, la vita umana “ovunque palpiti”, la famiglia, la giustizia e la carità che, se non sono esclusive dei cattolici, rappresentano per essi la ragione fondamentale per spendere in politica il nome di credenti.
 
 
ALFIO CAPIZZI

UDC -Città di Padova
info@alfiocapizzi.it

Mini Luciano
13 anni fa

Egr Sig. Alfio,

ho letto il suo commento, ma mi dispiace non ho capito nulla, dica chiaramente e per l’UDC o no

Luciano Mini

Alfio Capizzi
13 anni fa

Gent.mo Sig. Luciano,

Certamente mi riconosco nel partito che mi ha candidato alle ultime elezioni regionali del Marzo 2010, nel listino regionale (quota maggioritario) del Presidente del nostro Candidato, On. Antonio De Poli.
In effetti il messaggio del mio intervento, di cui sopra, non rappresenta il classico Inno di partito, ma vuole, altresì, costituire uno spunto di riflessione, critico ed al contempo costruttivo.

Grazie per averlo letto.

A presto

Alfio Capizzi



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