postato il 29 Maggio 2010 | in "Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Su internet nessun bavaglio

Estremo centro Basilicata Vi proponiamo di seguito una riflessione sulla libertà di parola in rete.

di Marta Romano
Nei giorni scorsi è apparsa in numerosi blog e giornali, la notizia che, con l’emendamento D’Alia, si porrà un bavaglio al web, limitando così la libertà di parola in internet. Il capogruppo dell’Udc al Senato ha risposto alle accuse con un video, nel quale spiega la sua posizione e rettifica le notizie date in modo improprio da numerosi siti.

Ma mettendo da parte la cronaca dei fatti, mi soffermerei a fare una riflessione su internet e sulla libertà ad esso collegata.

Premetto: il mio non è un articolo scritto per tessere lodi a qualsivoglia partito, non è mia abitudine autocompiacermi delle cose, lo trovo anzi inutile.

Il mio è un articolo di dimostrazione seria dei fatti, di testimonianza, non di difesa, non sono un avvocato. Un articolo nel quale sento quasi il dovere di esprimere ciò che penso nei riguardi di questo argomento, essendo io direttamente interessata, in qualità di blog-writer.

Vi confesso che, leggendo su vari blog articoli di persone che accusano l’Udc di voler imbavagliare internet, mi è scappato un sorriso. Forse chi ha scritto queste cose non sa quanto questo partito stia lottando per un’informazione in rete che sia più libera possibile e che permetta a noi, semplici cittadini di periferia, di parlare di qualcosa che le tv e i giornali ignorano.

Ecco perché è nata l’esperienza dei blog di Estremo Centro e dei volontari web, di noi ragazzi che da ogni parte d’Italia, attraverso un mezzo libero come il blog, cerchiamo di portare sotto gli occhi di tutti problemi che riguardano i cittadini.

Problemi e questioni che interessano la gente comune, quelle persone che fanno poca “notizia”, ma che sono i veri protagonisti del Paese Italia. E allora, dov’è il bavaglio?

La nostra libertà sta in questo: nello scoperchiare pentole, troppo a lungo chiuse a pressione.

E il nostro obiettivo non è quello di fare pubblicità, ma di gridare, in un Paese in cui domina un assordante silenzio dell’informazione pubblica.

Noi odiamo i bavagli: sono troppo stretti, e poi, diciamocelo, con il caldo di oggi, sopportarli diventerebbe davvero difficile.



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