postato il 18 Febbraio 2018 | in "Politica, Rassegna stampa"

“Con Leu si riapra il dialogo. La nostra Bologna ha bisogno di tutti”

Riparto da dove ero rimasto, è un ritorno all’antico. Giorno dopo giorno torno a vivere la mia città. Ed è bellissimo.

L’intervista di Andrea Chiarini pubblicata su Repubblica Bologna

Pier Ferdinando Casini, chi glielo ha fatto fare?
«Riparto da dove ero rimasto, è un ritorno all’antico. Giorno dopo giorno torno a vivere la mia città.
Dal bar di Castiglione dei Pepoli, al “cubo” di Piazza Verdi. Bellissimo. Per me tutto questo ha un senso profondo».

Partiamo dal venerdì nero con gli scontri in piazza tra polizia e manifestanti dei centri sociali.
«Brutto spettacolo, la violenza va condannata sempre, Bologna non se lo merita. Questo non è antifascismo ma squadrismo, ha ragione il sindaco Virginio Merola».

Ma è indubbio che l’estrema destra di Forza Nuova in piazza un problema lo pone.
«Quando dico che abbiamo i barbari alle porte e che l’unica forza tranquilla in grado di fermarli sono il Pd e il centrosinistra, mi riferisco al pericolo grillo-leghista, ma anche a quelle forze che sono ai confini del negazionismo. Dobbiamo insistere sull’educazione storica e sulla memoria, come ho fatto da presidente della Camera istituendo la giornata del ricordo della Shoah e delle Foibe».

Torniamo al suo collegio, la sua candidatura ha acceso fari abbaglianti su questa campagna elettorale e si ritrova contro Vasco Errani. Cosa dicono i suoi sondaggi?
«Ho scelto di correre mettendoci la faccia, sto incontrando assessori, consiglieri, sto andando ai dibattiti nei circoli Pd, come venerdì sera a Casalecchio. Io non ho sondaggi, ho troppo rispetto per gli elettori e a loro mi rivolgo. Per il resto ne riparliamo il 5 marzo. Sul piano nazionale margini ce ne sono ancora. La mia impressione è positiva, perché tanta gente oggi incomincia a capire che indebolire il centrosinistra vuol dire regalare alle nuove destre il nostro Paese».

Questa è la città del consociativismo, non necessariamente un termine negativo, oggi si chiamerebbero larghe intese. Lei in fondo è il testimonial perfetto.
«La storia di Bologna insegna: se oggi abbiamo la Fiera e il Marconi quotato in Borsa lo dobbiamo a quella stagione in cui Pci e Dc, da posizioni diverse, hanno dato un contributo comune sulle scelte per la città. Non c’era Guido Fanti senza Fernando Felicori. Non c’era Renato Zangheri senza Giancarlo Tesini».

E lei? Ormai la chiamano il compagno Casini?
«Al netto delle ironie, ma dove dovrei stare? Con chi voleva demolire i governi Letta, Monti, Renzi e Gentiloni? Sto incontrando molti imprenditori, tutti mi dicono che ci sono segnali di ripresa e che sono preoccupati quando sentono la Lega Nord parlare di dazi o di tassare i robot: professionisti dell’autolesionismo. Pensate cosa succederebbe per l’economia della nostra regione».

2021, anno di elezioni comunali, la sua candidatura è letta come il lancio di Gian Luca Galletti a Palazzo d’Accursio.
«Davvero si può pensare che Gian Luca stia tre anni a bagno maria senza fare nulla in attesa di chissà cosa? Tre anni della politica di oggi sono una eternità. Ho troppa esperienza per non capire che Galletti viene usato per colpire me».

Lei ha detto che anche a Bologna va rafforzato l’asse progressisti-moderati. Il deputato Andrea De Maria dice che bisogna riavviare il dialogo con Leu. Che ne pensa?
«Lo dice a me che con Bersani abbiamo costruito il governo Monti? Ora c’è la campagna elettorale e i toni sono quelli che sono ma dopo il voto mi auguro che il clima di incomunicabilità venga superato. Bologna ne ha bisogno, occorre aprire a chi ci sta. Ma alla sinistra dico che deve uscire dai suoi fortini autoreferenziali e accettare la sfida in campo aperto. Se pensiamo a ciò che è avvenuto alla Gd di Isabella Seragnoli , una azienda meravigliosa fiore all’occhiello della città, con un welfare avanzato per i dipendenti, penso che dovremmo preoccuparci tutti. La frammentazione sindacale ha danneggiato non solo la Gd, ma tutti».

Renzi torna domani in città , pranzerà alla casa del popolo in San Donato. Lei ci sarà?
«Ho un incontro a Vergato con la Coldiretti, ma certamente andrò».

Se la sta passando meglio lei del segretario dem.
«Matteo ha la spinta dei suoi 40 anni, a quell’età ero così anche io. Ma senza la sua irruenza , per alcuni divisiva, non avremmo le riforme che oggi il Paese ha».



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