postato il 26 Luglio 2014 | in "Spunti di riflessione"

Il Cav non è più l’alibi di chi non vuole le riforme

L’intervista di Francesco Cramer a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Giornale

Pier Ferdinando CasiniRoma – Pier Ferdinando Casini, di recente ha visto a cena Berlusconi. Cosa vi siete detti? Siete ex nemici ormai?
«Sono fiero di essere uno dei pochi a non avere avuto mai nulla di personale contro Berlusconi e credo che la politica sia dialogare con tutti, in particolare con chi è fondamentale per le riforme».

Che andranno in porto?
«Sono certo che il patto sulle riforme terrà. Berlusconi non si tirerà indietro: farebbe un regalo troppo grande a chi lo vuole buttare fuori dal campo di gioco. Invece è un miracolo che ci sia e che sia determinante».
Nel merito, però, sono molti a dire che non sono il massimo.
«Il centrodestra le fece nel 2005 ma vennero bocciate dai cittadini. Il centrosinistra riformò il titolo V facendo uno dei più grandi disastri perché aumentarono i contenziosi alla Corte costituzionale in maniera esponenziale. Vero che quello della bicamerale era un disegno migliore».
Ma?
«Ma in questo contesto non approvare le riforme vuol dire dar ragione a Grillo che dice “Vedete? Questa classe dirigente è da buttare dalla finestra”».
Qualcuno vocifera che Renzi vuole andare al voto. Secondo lei?
«Si tiene due carte in mano. Se i frenatori di tutti i tipi non gli consentissero di governare avrebbe l’alibi perfetto per le urne. Ma non credo che le voglia».
Sulle riforme l’asse Cavaliere-Renzi tiene. E se si allargasse anche al governo?
«Oggi non è interesse di nessuno. Non di Renzi perché aprirebbe altre fratture nel Pd. Non di Berlusconi perché la situazione economica impone misure drastiche e impopolari».
Già, l’economia. C’è chi dice che in autunno arriverà la batosta: i conti non tornano.
«Lo scenario è molto negativo: sta flettendo l’economia della Germania, figuriamoci quella dell’Italia. E Renzi non ha la bacchetta magica: vedo una strada lastricata di difficoltà».
Quindi?
«Mi auguro che in Europa le richieste dell’Italia, che fino ad ora non mi sembra abbiano avuto tanto ascolto, vengano accettate».
Ma non l’hanno fatto neppure quando lo chiedeva Monti che guidava un governo di grande coalizione. A proposito, mea culpa su Monti?
«Sul piano politico ho commesso un errore, d’altra parte Scelta civica alle Europee s’è sgretolata. È vero: ho sponsorizzato il Professore, sono stato l’unico a metterci la faccia, pagando in termini elettorali. Ma quel governo è stato votato da tutti e ha imposto all’Italia sacrifici necessari per recuperare credibilità».
Il centrodestra prova a riunirsi ma permangono i veti contrapposti. Che si deve fare?
«Lascio ai dirigenti più giovani i nodi del quotidiano ma sono certo che all’Italia non serve un monocolore. Accanto a un’area socialista va costruita un’area popolare. Lo spazio c’è».
Con Berlusconi?
«Berlusconi ha commesso molti errori. Altri, che non ha fatto, gli sono stati addebitati (Rapporto con la Russia, questione Libia). La verità è che Berlusconi è stato un grande alibi per tutti: sia destra che sinistra hanno vissuto di rendita evitando di misurarsi con le proprie contraddizioni».
L’antiberlusconismo ha frenato la rivoluzione liberale?
«Ma certo. E riconosco che la grandezza di Renzi è stata ricevere Berlusconi al Nazareno. Ha detto ai suoi: “Ragazzi, abbiamo campato di rendita 20 anni sull’antiberlusconismo. Ora basta”».
La fine dell’antiberlusconismo per fare finalmente le riforme. Anche quella sulla giustizia?
«Sì. E già conosco l’obiezione: se in passato, sul tema, dissi di no a Berlusconi è perché inseguiva provvedimenti ad personam che non servivano né al Paese né a lui. Ma la riforma sulla giustizia va fatta: la politica industriale non la possono fare le Procure o i Tar».
Il centrodestra ha un futuro?
«Sì se si parte dai problemi e non dalle persone. Lo spazio politico c’è ma non si eredita; si conquista. Se Renzi fosse stato cooptato non avrebbe il 40%».
Primarie di coalizione?
«Quello fa parte del metodo. Il problema è il merito: tornare a parlare alla piccola media impresa che oggi vota Renzi o Grillo, ritrovare un proprio insediamento sociale».
O Lega.
«Salvini è molto distante da me e dai miei pensieri. Ma è intelligente. E il suo spazio politico che è destinato a crescere. A volte dice anche cose sensate».
Tipo?
«Sono fiero che Mare Nostrum salvi vite umane ma non può essere la risposta permanente. L’operazione va superata e lo ha detto anche il ministro Alfano».



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