postato il 25 Marzo 2015 | in "Spunti di riflessione"

Libia: “Dobbiamo impedire la scissione, darebbe spazio all’Is”

casini1L’intervista di Vincenzo Nigro a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “Repubblica”

«L’ idea che Tobruk da sola sia in grado di pacificare, di controllare la Libia è una fuga dalla realtà, un sogno pericoloso. Fra l’altro i libici non accetteranno mai degli stranieri, come gli egiziani, come dominus del loro processo di pace. Per cui c’è una sola via d’uscita: con le buone o con le cattive i libici devono negoziare fra loro l’accordo politico che le Nazioni Unite stanno provando faticosamente a raggiungere».
Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, è in partenza per il Vietnam. Ma il primo tema di cui si occupa in questi giorni è la crisi libica. «Quella che si sta svolgendo in Libia è una guerra per procura. Non ci sono due fronti definiti e individuabili, non c’è per esempio un fronte liberale, filo-occidentale, una alleanza da sostenere per la stabilizzazione del Paese. Così come non c’è un fronte unico integralista, unico portatore di terrorismo contro cui schierarsi. L’unico sostegno dobbiamo darlo alle forze che mirano all’accordo politico: il protrarsi degli scontri e dell’incertezza lascerebbe spazio a gruppi come l’Is o ad altre formazioni jihadiste».

I paesi arabi però armano e sostengono una o l’altra fazione.
«Egitto, sauditi ed Emirati sostengono Tobruk. La Turchia e il Qatar sono con il gruppo di Tripoli. L’Europa ha bisogno di allontanarsi da questa polarizzazione. Dobbiamo triangolare con gli Stati Uniti e la Russia per creare le condizioni per la stabilizzazione. Se non prosciugheremo a monte il flusso di armi e di destabilizzazione nessuno potrà intervenire a valle per stabilizzare il paese».

Che ruolo può avere l’Italia? Finora ci sono state dichiarazioni a favore del negoziato politico e segnali di sostegno al ruolo dell’Egitto.
«In questa partita sinceramente devo dire che ci stiamo comportando con equilibrio e giudizio. L’analisi della nostra dirigenza politica è che non c’è una soluzione militare, perché non c’è una sola armata che possa prendere il controllo del Paese, debellare il terrorismo, ricevere sostegno delle popolazioni della Libia. Per essere chiari: l’idea che Tobruk sia capace di stabilizzare il Paese è fuori dalla realtà. Tutti i segnali, assolutamente tutti, ci dicono che radicalizzeranno lo scontro e lo renderanno endemico, per anni».

Che via deve seguire la comunità internazionale?
«Dobbiamo chiedere a un leader politico come il presidente Al Sisi di adoperare la sua influenza per portare Tobruk a collaborare pienamente con il piano per un governo condiviso. Aggiungo: Italia ed Europa non accetteranno mai una spartizione di fatto o in qualunque modo della Libia».



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