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Messina città di frontiera

postato il 29 Marzo 2011

Mentre in Italia si parla di “alta velocità”, ciò che consente il trasporto di persone e di mezzi per giungere sulla sponda calabra partendo da Messina non si potrebbe definire esattamente così. Nello specifico sono a disposizione: traghetti RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e traghetti privati.

I primi partono dalla stazione marittima e risultano poco convenienti da usare in quanto hanno una frequenza che supera abbondantemente l’ora;  i secondi invece partono dalla rada di S. Francesco, e ciò obbliga chi viene dal centro della città a percorrere il Viale della Libertà in direzione nord, incappando spesso nel traffico causato anche dalla carreggiata ristretta dalla linea ferrata del tram. I traghetti privati hanno una frequenza di 40 minuti e collegano Messina con Villa San Giovanni (RC).

I prezzi per coloro che intendono attraversare lo Stretto sono aumentati negli ultimi anni in maniera consistente fino a raggiungere la cifra di Euro 2,50 e conseguentemente per fare andata e ritorno si spende ben Euro 5 che in tempi di crisi sono una bella cifra, soprattutto considerando che l’attraversamento dello Stretto dura solo 20 minuti e copre una distanza di circa 3km.

Attraversare lo Stretto oggi a differenza di un tempo, quando c’erano molti più traghetti, richiede 60 minuti: partenze ogni quaranta minuti e venti minuti di traversata.

Fa riflettere la totale assenza di concorrenza su una tratta sicuramente produttiva, ogni traghetto trasporta centinaia di mezzi e di persone, il monopolio che si è venuto a creare in questi ultimi anni ha portato alla libertà da parte dell’attuale gestore privato, di far crescere i prezzi oltre misura, eppure nel passato qualche altro piccolo imprenditore aveva le sue navi che consentivano la traversata! Un’autentica involuzione per quanto riguarda il libero mercato!

La tratta Messina – Villa San Giovanni è piuttosto redditizia in quanto molta gente quotidianamente, per studio o per lavoro, si sposta nella sponda opposta, per non parlare poi del periodo delle vacanze estive durante il quale il flusso dei turisti porta al tutto esaurito, in tutto ciò è strano che alcun altro imprenditore, anche non messinese, non si sia interessato a fare affari nella città dello Stretto.

I maligni sostengono che questo aumento considerevole dei prezzi, spesso dovuto alla assenza di concorrenza, e anche alla dismissione dei traghetti statali, abbia un secondo fine: servirebbe, in vista della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, ad influenzare l’opinione pubblica e a convincere coloro che si oppongono alla realizzazione di tale struttura. In questo modo si diffonde tra la gente l’idea che col Ponte in “cinque minuti” si potrà raggiungere la costa calabra o quella siciliana. La propaganda dimentica però di dire che ci saranno dei caselli che creeranno inevitabilmente  lunghe code di auto e nasconde l’inevitabile  pedaggio per l’attraversamento del Ponte, che in molti dubitano sia sufficiente per potere ripagare un’opera colossale in tempi ragionevoli.

Messina è una città di frontiera, non con un paese straniero, con la propria madrepatria. E’ una città costretta a dovere pagare un prezzo troppo alto per l’attraversamento dello Stretto ed è una città a cui si vuol far credere che il Ponte rappresenti l’unica salvezza.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Antonino Ingegnere

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Lavoro? in Liguria è il momento di agire

postato il 28 Dicembre 2010

Un mercoledì come un altro. 37 anni. 3 figli e 1 moglie. Un lavoro. Prima. Crisi, lavorativa e depressiva. Ora. Basta. Fine. Non ce la faccio più. Giù. Mi butto. Mi butto giù!

Ho provato a narrativizzare un tragico evento, accaduto mercoledì scorso nel Levante di Genova. E mi ha fatto pensare: “Che dramma, che disgrazia”. Vien spontaneo dire così, e ci mancherebbe!
Poi, però, ti fermi. Ti fermi a contare e a pensare: lui mercoledì, poi un altro venedì. Ma ce ne era già stato uno la settimana scorsa. E non era il primo! E poi, uno anche Sabato. Basta lo dico io e vorrei lo dicessero tutti. Ma voglio staccarmi dalla cronaca. Mera triste somma di singole tragiche vicende.

Via la cronaca. Si passi alla politica, ai fatti. O meglio, alle soluzioni che la politica deve dare ai problemi della società. Senno’, che ci sta a fare?!

Premessa: non si può prendere il tema sottogamba, non si scherza col Lavoro. E’ incastonato, scritto (con idealità, certo, ma ci sta scritto) nell’ Art.1 della Costituzione e in modo più specifico (seppur sempre generale, come si confa ad una Legge Fondamentale) agli Artt. 35 e 36.

“Siamo in un periodo di forte crisi economica”, “la crisi sta colpendo”, “tutto l’Occidente sta attraversando un’impressionante momento di crisi”, e tante altre espressioni di questo tipo. “Non ci sono più soldi”, “L’Italia ha il debito pubblico più grande dell’Europa, e non solo”, “Negli Anni ’80 ci si è indebitati oltre misura”, “il Welfare non potrà garantire nemmeno più chi già oggi lavora”, e tante altre espressioni di questo tipo. Io mi sono stufato e credo con me si sia stufato ancor di più chi se le sente “raccontare” da più tempo di me. Sono tutte parole che sappiamo a memoria dai Tg.

E’ ora di cambiare musica, di affrontare la crisi e le difficoltà. E’ ora di rimboccarsi le maniche, di prendere il coraggio a 2 mani e decidere “che fare”: Se c’è la crisi, va bene tirare le corde della borsa, va bene decidere di non spendere più, ma non può bastare. Ci vuole coraggio, il coraggio di fare Riforme -con la “R” maiuscola- e, magari, anche Riforme impopolari. Parlo di liberalizzazioni, pensioni, università e accesso al lavoro.

Tutti, rossi, neri, azzurri, verdi, bianchi e a pois, negli anni, si sono riempiti la bocca si slogan e buone intenzioni. Non basta più.
La crisi sta soffocando chi fino a ieri riusciva, magari barcamenandosi tra una rinuncia e 100 saldi di fine stagione, a tirare avanti, e invece oggi proprio non ce la fa, non solo economicamente, ma anche proprio moralmente. Sente che intorno a lui, fuori dalle mure di casa, non c’è una società, non c’è uno Stato, non un tessuto sociale, non c’è un Welfare State capace di accoglierlo e sostenerlo. E questo, comprensibilmente, “ti butta giù”…

E’ necessario, ora più che mai, che lo Stato si riappropri di quel ruolo che gli spetta di diritto. Non con politiche assistenzialiste incapaci di creare un vero cambiamento, ma investendo in modo mirato e ponderato dove riesce. Detto così sembra facile, ma non lo è, chiaramente. Però, non è certo con i tagli lineari e “il braccino corto” che si può cambiare veramente.

Un esempio? Le prospettive nell’ambito Portuale Lgure. A chi piace leggere e seguire un poco le vicende, appare uno scenario molto interessante per il futuro: un futuristico“piano MiNova” (ossia un’alleanza strategica tra Genova e Milano, stile Parigi, caldeggiata dal Presidente dell’Autorità Portuale di Genova); 1500 nuovi posti di lavoro, in un futuro prossimo, tra il Porto di Genova e quello di Savona; “Terzo Valico” (si parla di dimezzare il tempo di percorrenza del tratto MI-GE!); il Boom dei Container a La Spezia, e tante altre. Ma anche una rinascita prospettata a Cornigliano (nel Ponente di Genova), e non solo. Solo veramente tante, tantissime le prospettive di una nuova ripresa, in tutta la Liguria.

Ma possiamo crederci?! Sono ottimista sul fatto che tutto ciò si verifichi, ma possiamo pensare che tutto accada lasciando al caso o (dando meriti a chi se li merita, appunto) per il merito e l’impegno di tanti singoli?! Perché non fare squadra?! Perché non coordinare il tutto, semplificando e velocizzando processi che potrebbero richiedere un periodo di realizzazione ancora troppo ampio?! Perché non assumersi la responsabilità di farsi primo motore della ripresa? Serve coraggio, tenacia, e un pizzico di audacia. Quella che ti permette di andare anche contro alcuni veti e perplessità (vedi Terzo Valico e Gronda, sia di Levante sia di Ponente), quella che ti permette di dire alla gente che scelte impopolari devono essere fatte, per stare meglio, veramente meglio, domani.

Ma poi, ovviamente, si è liberi di pensare che sia meglio andare avanti così, “tirare a campare”, pur di non rischiare di fare qualche piccolo sacrificio oggi, anche se porterebbe un benessere domani… Ma chi ci pensa al Domani? ciò che conta è solo l’Oggi!

I primi a pensare al Domani devono e sono i Veri Giovani! Non chi ad essere giovane si atteggia o, al limite, lo è anagraficamente.  Ma Giovane nello spirito e nel modo di pensare. Per cambiare veramente, bisogna cambiare molto, lasciarsi alle spalle alcune abitudini e anche, oso dire, alcune comodità e privilegi a cui si è abituati.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Edoardo Marangoni

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Tirrenia di Navigazione, gli sviluppi

postato il 23 Novembre 2010

La vicenda della Tirrenia e della sua privatizzazione si arrichisce di nuovi sviluppi e forse siamo arrivati alle battute finali. I conti della Tirrenia sono  in profondo rosso a causa della scriteriata gestione degli anni passati: abbiamo detto delle 6 navi  acquistate anni fa e mai messe in mare nonostante siano costate complessivamente 300 milioni di euro perchè o consumano troppo o addirittura hanno una navigazione difficile con mare agitato; abbiamo detto che chi acquistava Tirrenia lo faceva con la garanzia di  72,6 milioni di aiuti pubblici l’anno per otto anni per Tirrenia e 55,6 (per 12 anni) per Siremar (sempre del gruppo Tirrenia); abbiamo detto di come, al momento del bando di vendita, alla fine nessun acquirente avesse chiuso la trattativa con lo Stato.

Chiusa quindi il primo tentativo di vendita con un nulla di fatto, il governo italiano ha deciso di tentare nuovamente la vendita della Tirrenia, anche perchè obbligato dalla UE.

Di questo nuovo bando non si sa nulla, se non quello che è trapelato da qualche intervista fatta a chi vorrebbe partecipare. Ma andiamo con ordine.

Intanto per rendere il piatto più appetibile, il governo ha diviso Tirrenia Viaggi da Siremar di cui ha dichiarato lo stato di insolvenzaseppure il Governo avesse dichiarato che non ci sarebbe stato il famoso “spezzatino”,  la divisione delle società (magari facendo come con Alitalia, ovvero vendendo ai privati la parte buona, tenendo per lo Stato i debiti)riproponendo la vendita per la sola Tirrenia.

Il governo ha fatto partire la nuova procedura di vendita, affidandola alla banca d’affari Rotschild, la medesima che nel 2008 aveva valutato Alitalia.

Ovviamente in questo non c’è nulla di male, non sono molte le banche d’affari e gli advisor internazionali che possono gestire una operazione di queste dimensioni, ma suona strano che ti questa nuova vendita non si conosca nessun particolare o condizione di vendita, se non che le offerte dovranno pervenire a gennaio dopo 6 settimane durante le quali i possibili acquirenti potranno studiare i conti della Tirrenia.

Intanto l’armatore italo-svizzero Gianluigi Aponte, afferma che intende partecipare alla gara tramite la compagnia Grandi Navi Veloci, di cui ha appena acquisito il 50% con la MSC e darà vita al nuovo marchio Gnv-Snav. Aponte, assieme a ad altri due armatori italiani molto noti, Grimaldi e Onorato, darà vita ad una newco che sarà guidata dal manager Ettore Morace, e si chiamerà Compagnia Italiana e avrà lo scopo, tra le altre cose, di acquisire la Tirrenia.

Il nome della newco, richiama alla mente la CAI di Colaninno che ha rilevato la vecchia Alitalia. Sarà un caso, o forse no, che Aponte era inizialmente azionista della stessa CAI e poi è uscito dall’azionariato.

Aponte ha dichiarato che parteciperà alla gara per Tirrenia, perchè “i debiti statali se li accollerà lo Stato”.

Quindi, dalle parole di Aponte, si desume che la nuova vendita di Tirrenia potrebbe essere l’ennesimo regalo che il generosissimo governo Berlusconi sta facendo a spese degli italiani, perchè in pratica ai cittadini resterà da pagare il salatissimo conto dei debiti della Tirrenia, che ammontano a circa 3 miliardi di euro, mentre la parte profittevole verrà ceduta. Ovviamente a nostre spese.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzanti

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Trasporti: l’Italia che si muove a due velocità

postato il 15 Novembre 2010

Mentre sto scrivendo queste mie considerazioni, un velocissimo treno Frecciarossa sta correndo lungo la tratta Roma-Milano, a circa 300 km/h , per collegare le due città in quasi 3 ore.

Contemporaneamente, sta partendo da Melfi, cittadina di circa 15000 abitanti della Basilicata, un “modernissimo” ritrovato di tecnologia, un veicolo di trasporto che circola su rotaie ( non riesco proprio a definirlo “treno”!), sta muovendo alla volta di Potenza e, se non dovessero esserci ritardi o imprevisti di qualsiasi tipo, dovrebbe impiegarci poco più di un’ora.

Questa è l’immagine che più rispecchia l’Italia: si corre a due velocità.

Il nostro Paese è profondamente diviso, soprattutto se si parla di trasporti: da una parte, si viaggia abitualmente su treni ad alta velocità, da un’altra si spera quotidianamente che il treno con il quale viaggiare… semplicemente ci sia.

A volte, poi, può capitare che tu debba viaggiare su bus sostitutivi perché, a causa del maltempo, c’è una frana che interrompe la tratta che collega tra di loro due regioni.

E’ ciò che è successo nella mattina di martedì: dalle 10.40, infatti, il tratto ferroviario Battipaglia-Potenza è stato sospeso perché, a causa delle piogge degli ultimi giorni, si è riversata sui binari una frana, tra le stazioni di Contursi e Campagna.

In queste condizioni versano le ferrovie del Sud: chi è “colpevole” di viaggiare su mezzi pubblici, non deve soltanto sopportare quasi ogni giorno disagi e ritardi, ma, addirittura, può rischiare la propria vita. Ora capisco tutto: Trenitalia, sicuramente, avrà pensato a questo quando ha deciso di lasciare “a piedi” i siciliani che, tra qualche mese, non potranno raggiungere la propria regione in treno. Il tutto è stato fatto per salvaguardare la salute dei cittadini, per evitare loro spiacevoli episodi di questo tipo.

Ebbene, piuttosto che investire in innovazione e programmare l’ammodernamento delle infrastrutture in zone disagiate, si sceglie di eliminare alcune tratte, poco produttive perché quasi inutilizzabili.

La risposta a queste nostre perplessità, d’altronde, è stata ripetuta centinaia di volte: non ci sono soldi per portare avanti questo tipo di riforme, tanto che, in questi giorni, si è a lungo parlato di un aumento nelle tariffe dei treni regionaliquesto non è un Paese per pendolari!

Allora mi chiedo: che fine hanno fatto i fondi FAS? La loro funzione non era certo quella di fungere da “bancomat” del Governo, ma di fornire un aiuto a quelle regioni che necessitavano di una mano per mettersi al passo con il resto nella Nazione.

Quest’idea è stata tradita, e i meridionali, per di più, continuano ad essere trattati da piagnoni. Non credo che questo sia lamentarsi, ma far sentire la nostra voce e rivendicare ciò che politici, da troppi anni, promettono in campagna elettorale.

Dunque, se l’idea per cui nascono i fondi FAS, cioè di essere concretamente d’aiuto alle regioni che ne hanno bisogno, viene tradita, permettetemi di sentirmi offesa. Offesa non solo perché meridionale, ma soprattutto perché italiana.

“Riceviamo e pubblichiamo” da Marta Romano

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Alitalia… l’avevamo detto

postato il 2 Novembre 2010

Ieri…

Pier Ferdinando Casini, 13 gennaio 2009

Oggi…

Rocco Sabelli (Ad Alitalia), 2 novembre 2010

ALITALIA: SABELLI, DOPO LOCK UP PROPORRO’ FUSIONE CON AIR FRANCE =

(AGI) – Roma, 2 nov. – L’amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, “raccomandera” agli azionisti della compagnia l’ipotesi di una fusione della stessa Alitalia con Air France una volta scaduto il periodo di lock up nel 2013. E’ quanto ha detto lo stesso manager a Bruno Vespa nel libro ‘Il cuore e la spada. 1861-2011′.”La mia opinione personale – ha detto Sabelli – che trasformero’ in una raccomandazione agli azionisti, e di costruire un ‘merger’ tra le due compagnie per confluire in un aggregato piu’ grande. L’azionariato che controlla Air France – ha aggiunto – e’ per il 14 per cento in mano al governo francese e per il 12 in mano al personale. Non e’ detto che i nostri soci non possano avere una partecipazione sull’aggregato, se non superiore a quella del primo azionista, almeno del secondo, in modo da mantenere a un livello rilevante il peso della proprieta’ italiana”.

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Governo Berlusconi: tante promesse, un intenso sapore di bugie

postato il 25 Ottobre 2010

on the road di mammamirkaBerlusconi celebra se stesso e il suo Governo attraverso i suoi successi e con nuove promesse (ricordate i 5 punti), e allora mi pongo la domanda: ma è davvero così?

Vediamo come stanno le cose e lasciamo giudicare alle persone, analizzando i cavalli di battaglia di Berlusconi. Per oggi limitiamoci a 4 punti: Alitalia, Autostrada Salerno – Reggio Calabria, Riforma della scuola, emergenza rifiuti.

La vicenda Alitalia è stata un successo: non direi proprio. Gli stessi Sabelli e Colaninno ammettono che il 2009 è andato maluccio (a volere usare un eufemismo), il 2010 sta pure andando maluccio e se nel 2011 la situzione non migliora, Cai avrà grossi problemi (e di sicuro i “Patrioti azionisti” non intendono aggiungere altri soldi e i lavoratori mugugnano (per non dire che protestano apertamente) anche per i tagli al personale effettuati tanto che avevano dichiarato uno sciopero per il 26 novembre. 
Per quanto riguarda il rimborso agli obbligazionisti e azionisti della vecchia Alitalia, dobbiamo dire che il Ministro delle Finanze ha offerto agli obbligazionisti il 70% del nominale (che però scende al 50% del reale) e agli azionisti circa 0,27 centesimi per azione, ma doveva consegnare i BTZ già per fine novembre, data slittata a fine Dicembre. Dalle notizie di stampa si apprende che entro dicembre 2010 (al massimo per il gennaio 2011) verranno dati i famosi BTZ per il rimborso. C’è da registrare che questa vicenda è stata talmente gestita male che su internet sono fiorite leggende urbane senza alcun riscontro dei fatti: c’è chi scrive che il Governo aumenterà il rimborso senza però citare fonti, ma anzi millantando inesistenti rapporti con il Consiglio dei Ministri; chi invoca vere e proprie alchime segrete, ipotizzando che vi sia un accordo sottobanco per fare entrare i vecchi azionisti e obbligazionisti nella nuova CAI; c’è infine chi afferma, in spregio al codice civile, che si aumenterà il rimborso, ma solo per chi ha aderito e noin riaprendo i termini dell’adesione.

Ma dai fatti citati (rimborso mancato, lavoratori scontenti che scioperano, conti non eccellenti, scarsa liquidità della nuova Alitalia), non direi proprio che la vicenda Alitalia sia stata un successo per Berlusconi, nonostante le sue affermazioni.

Autostrada Salerno – Reggio Calabria: il Premier afferma che entro il 2013 l’autostrada sarà completata. Affermazione perentoria che non lascerebbe adito a dubbi, ma se andiamo a scavare a fondo osserviamo che questa affermazione non potrà mai realizzarsi e resterà un pio desiderio. Infatti lo stesso presidente dell’ANAS, l’ente che gestisce le autostrade, afferma che i soldi bastano solo per l’86% del tracciato e che anzi, per finire i 60 km che mancano all’appello servirebbero altri 2,5 miliardi di euro che al momento non ci sono. Quindi, nel 2013, l’autostrada non sarà completata perchè mancano i soldi, di conseguenza, la promessa del Premier è falsa già fin dall’inizio.

Non solo, ma se consideriamo che per i lavori appaltati sono stati destinati 7,36 miliardi di euro (ovvero 7360 milioni di euro) da distribuire per 383 km (esclusi quindi i 60 km che abbiamo già menzionato e non hanno copertura), otteniamo la cifra di 19,2 milioni di euro per km, una cifra che definire esorbitante è un eufemismo.

Riforma della scuola: Berlusconi ha lanciato una riforma della scuola per premiare il merito, ridurre le spese e migliorare i servizi.

Senza eufemismi direi che l’unica cosa che ha ottenuto è stato un taglio selvaggio delle spese per la scuola, peggiorando i servizi, come affermano le mamme dei bambini, che all’inizio avevano creduto in questa riforma e che sono rimaste profondamente deluse.

E questo stesso concetto lo ribadiscono gli studenti di ogni latitudine e i docenti di tutta italia. Se un intero popolo insorge contro una riforma, direi che questa riforma è tutto fuorchè un successo.

Emergenza rifiuti: premesso che sicuramente ci vuole una maggiore cultura della raccolta differenziata in Italia, è anche vero che la raccolta differenziata, per essere effettiva, prevece a valle la costruzione di un centro di riciclo della plastica, uno per il vetro, uno per i metalli, e un inceneritore per bruciare i rifiuti residuali e ottenendo energia. Berlusconi reputa un successo la risoluzione dell’emrgenza rifiuti a Napoli, ma in realtà si limitò a forzare la riapertura di alcune discariche, dando una soluzione (e un successo) temporanea, ma non duratura, vedesi Terzigno.

E’ troppo facile liquidare queste proteste solo dicendo che “c’è la camorra dietro ai protestanti”, ma bisogna riconoscere che l’emergenza fu affrontata con superficialità e senza un piano preciso. Solo riconoscendo questa mancanza, si può sperare di approntare un paino rifiuti valido.

Non affermerei quindi che questo sia stato un successo per Berlusconi.

Da quanto detto, resta ben poco, quindi, dei “famosi successi” e delle “promesse” di Berlusconi. Nei prossimi giorni vedremo che altri punti, come il piano casa, sono stati disattesi, nonostante il battage pubblicitario che è solito accompagnare le dichiarazioni del Premier.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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La vendita di Tirrenia: Signori, lo spezzatino è servito

postato il 15 Ottobre 2010

Fiumicino - 41 46',23 N 12 13',11 E di Frengo2.0Avevamo già parlato della vendita della Tirrenia e dei suoi conti disastrati, e in seguito allo stop alla vendita, avevamo ipotizzato un possibile spezzatino per separare la parte buona da quella in perdita (come con Alitalia).

Ebbene, pare che le nostre previsioni si siano avverate.

Intanto registriamo che il limite originario posto dalla UE, della vendita da concludere entro il 30 settembre, è stato ovviamente sforato solo grazie ad un permesso speciale accordato dalla UE medesima, la quale, però, non sarà paziente molto a lungo.

E cosa fa il governo nel frattempo?

Intanto ha dichiarato lo stato di insolvenza per la Siremar, la società che si occupa dei collegamenti tra la Sicilia e le isole minori ovvero le rotte meno appetibili, iniziando a realizzare proprio quello spezzatino che i sindacati e i lavoratori.

Quasi in contemporanea (in data 15 settembre), hanno rifatto un nuovo bando di vendita, ma per la sola Tirrenia, mentre per la Siremar si provvederà in seguito (senza specificare, però, come e quando si prenderanno le decisioni che coinvolgono varie diecine di lavoratori); ma la cosa importante è che questo bando valeva dal 15 settembre al 29 settembre (ricordiamo che l’UE aveva posto, originariamente, come data limite per chiudere la pratica il 30 settembre, data rivista purchè poi la procedura fosse accelerata).

Tutta la procedura è stata data in mano all’advisor, la banca d’affari Rotschild, e fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non che ad oggi, 14 ottobre, non si è più saputo nulla su questa vendita: non si sa se vi sono state società interessate all’acquisto (la precedente procedura aveva vista solo una società interessata), non si sanno gli eventuali importi e soprattutto non si sa nulla sugli eventuali piani di sviluppo per i lavoratori, se ci saranno licenziamenti, riduzioni di stipendio o un rilancio della compagnia magari investendo sui lavoratori oltre che sulle navi (ricordiamo che la Tirrenia ha parcheggiato in vari porti 6 navi, per il valore di circa 300 milioni di euro, che per problemi di progettazione e costruzione, non possono essere messe in mare).

Nel frattempo Giancarlo D’Andrea, l’amministratore nominato dal Presidente del Consiglio, l’on.le Berlusconi, a parte generiche rassicurazioni sul mantenimento dei collegamenti non ha più dato notizie.

La situazione appare, quindi, fumosa, soprattutto se consideriamo che la vendita della Tirrenia, vede escluse, come detto, le rotte meno profittevoli, e questo fa pensare che l’interesse del governo non sia primariamente quello della gestione più accorta del problema, ma solo quello di scaricare sulla Regione Sicilia, le tratte in perdita, per avvantaggiare i privati che volessero prendere la Tirrenia.

Eppure il business del mare sarebbe estremamente profittevole come dimostra il dinamismo di Grandi Navi Veloci che proprio ieri è stata acquistata per il 50% dall’armatore sorrentino Gianluigi Aponte già presente nel cabotaggio con SNAV, che confluirà nel nuovo gruppo. Il valore di questa acquisizione è di 130 milioni di euro e vedrà la nascita di un gruppo in cui le punte di diamante saranno la Grandi Navi Veloci e la MSC Crociere, raggruppate sotto il cappello della Marinvest.

E questa operazione potrebbe preludere ad altre operazioni con la Tirrenia, infatti cito testualmente: “con Marinvest entra in Gnv un partner molto importante, che ci dà solidità e che ci permette di creare un’entità più grande dotata di liquidità”, spiega l’amministratore delegato di Gnv Roberto Martinoli, che apre la porta all’operazione Tirrenia: “Di sicuro se dovessimo fare un’offerta lo faremo con il nuovo assetto”.

Alla luce di quanto sopra, si vede che il settore marittimo è un settore promettente, e Tirrenia a certe condizioni potrebbe diventare profittevole. Il punto è: queste condizioni a spese di chi verranno poste? Si spera non del contribuente italiano.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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Salerno-Reggio Calabria: Silvio, questo 2013 non mi è nuovo!

postato il 30 Settembre 2010

Work in progress di CapannelleQuesto 2013 non mi è nuovo!
E’ la data ultima voluta insistentemente dal Premier Silvio Berlusconi per la fine dei lavori della SA-RC.
In un articolo pubblicato tempo fa Massimo Procopio, fantasticava un articolo da dedicare all’inaugurazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, mentre tutto veniva accantonato.
Oggi, se un “personaggio” venuto da chissà dove e messo in contatto con la nostra ambasciatrice degli Affari Spaziali, l’astrofisica malese Mazlan Othman, avesse ascoltato il discorso del Premier Italiano direbbe che è un uomo di buoni propositi e che ispira fiducia e credibilità. Peccato che questo “personaggio extraterrestre” sia venuto soltanto oggi e non 16 anni fa, quando lo stesso Silvio propagandava le stesse cose, con la stessa faccia d’angelo di oggi, stessi propositi e stessa credibilità. Peccato pure che questo “personaggio” non sappia che ier stesso, in Commissione, sono stati bocciati proprio quei fondi destinati alla Salerno-Reggio Calabria ed alla Statale Ionica.
Se quel “personaggio” avesse intenzione di stabilirsi qui in Italia, si faccia vivo… gli darei prima qualche consiglio.
Il Nord per te è sconsigliatissimo per un semplice ragionamento: gli extracomunitari non sono ben accetti (in particolar modo dai leghisti), figuriamoci un extraterrestre.
Il Centro te lo consiglierei volentieri anche se ho sentito qualcuno in questi giorni dire “Sono Porci Questi Romani” ma, vista la sua fama, l’individuo in questione, che fa queste sparate a “nastro”, non è molto credibile.
Per quanto riguarda il Sud devo prima dirti i pro e i contro, poi decidi tu stesso. Cucina mediterranea buonissima, granite al pistacchio ed alla mandorla tostata squisite, luoghi magnifici da visitare e mare limpido (quando qualcuno non lo inquina), gente accogliente che ancora crede in certi valori e tradizioni … però ci sono anche i contro, infrastrutture incomplete (come avrai già capito con la Salerno-Reggio Calabria e la nuova SS106) o incompiute (come la Bovalino-Bagnara), ferrovie da terzo mondo (quello, il terzo mondo, poi te lo spiego un altro momento con calma), porto di Gioia Tauro che non decolla come potrebbe, ipotetica infrastruttura invidiabile dall’intera Europa ma che adesso trova concorrenza anche con Porto Said in Egitto (come mostrato anche nell’inchiesta di Ballarò martedì 28 settembre scorso). Sono tutte opere, incompiute, necessarie per sviluppare questo Sud. Naturalmente ci sono anche altri contro: disoccupazione, rifiuti, mafie e non solo.

Ora, pensandoci bene, caro “personaggio extraterrestre” mi viene da farti una domanda: “Ma tu, riusciresti a migliorare un po’ le cose al Sud Italia? Perché qui sulla Terra ancora nessuno ci è riuscito … tante parole, tante promesse, ma niente fatti!”

“Riceviamo e pubblichiamo” di Domenico Zappavigna

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Fincantieri e Tirrenia, due vittime del Ministero per lo Sviluppo Economico

postato il 21 Settembre 2010

Fincantieri Shipyard - Rivatrigoso di Ciccio PizzettaroQuando si parla dell’assenza del Ministro per lo Sviluppo Economico (assenza che dura da 5 mesi), noi parliamo di un gravissimo problema per tutti noi italiani.

E basta considerare due fatti di cronaca per rendersene conto. Il primo riguarda la Fincantieri che in questi giorni sta vivendo un periodo di scioperi e tensioni che vedono protagonisti i lavoratori di tutta Italia, che protestano contro il nuovo piano industriale che prevede oltre 2000 licenziamenti, oltre a ripercusissioni per tutte le aziende dell’indotto (le quali dovrebbero licenziare almeno altri 1500 lavoratori).

Andando più nello specifico, il nuovo piano industriale di Fincantieri prevederebbe la possibilità di chiudere il sito di Riva e Castellammare di Stabia, nonché di ridimensionare quello di Sestri Ponente e di Palermo.

Di contro il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, dichiara di non conoscere l’esistenza di questo piano industriale, ma resta un fatto, il massiccio ricorso alla Cassa Integrazione da parte dell’azienda, mentre sabato scorso, circolava la notizia che la Fincantieri intende chiudere il sito industriale di Riva Trigoso e ridimensionare pesantemente quello di Sestri, mentre Castellammare di Stabia verrebbe chiusa.

L’azienda nega l’esistenza di qeusto piano industriale, ma è chiaro che in questa situazione manca la figura del Ministro per lo Sviluppo Economico che dovrebbe chiamare l’azienda e le parti sociali, verificare quanto c’è di vero nelle notizie riportate dalla stampa e soprattutto lavorare per dare un indirizzo economico, visto che l’azienda lamenta anche la carenza nelle infrastrutture, causa principale, secondo la Fincantieri, della riduzione delle commesse.

Ovviamente si parla di investimenti di varie diecine di milioni di euro, ad esempio a Palermo la ristrutturazione dei bacini di carenaggio da 19mila e 52mila tonnellate prevedono investimenti, da parte della sola Regione Sicilia, di circa 44 milioni di euro (investimenti promessi l’inverno scorso, ma ancora fermi) a cui si vanno ad aggiungere altri investimenti da parte dello Stato e degli enti locali dove i bacini sono situati.

Ci si aspetterebbe una certa disponibilità da parte dell’azienda a sentire le parti sociali, ma, osserviamo con grande stupore, che a Riva Trigoso la direzione Fincantieri ha impedito l’accesso alla fabbrica all’assessore regionale alle Infrastrutture della Liguria Ezio Chiesa che ha dichiarato: “Sono sbigottito e preoccupato per un comportamento senza precedenti. Neanche ai tempi di Piaggio, negli anni Sessanta, non si consentiva ad un esponente istituzionale di entrare”. Chiesa voleva entrare nello stabilimento per assistere all’assemblea dei lavoratori.

Mi chiedo: è accettabile questo comportamento da parte dell’azienda?

Su questa situazione pesa, ovviamente, l’assenza del Ministro per lo Sviluppo Economico, figura deputata a trattare con le aziende e pianificare gli investimenti nelle infrastrutture (ossatura di un moderno sistema produttivo che voglia crescere nel tempo).

Ma se non basta l’esempio di Fincantieri, basti considerare la vicenda della Tirrenia.

La società è in vendita da alcuni mesi, ma a parte la Mediterranea Holding, nessuno si è fatto avanti. Come mai? Perchè la società ha gravissimi problemi di bilancio, le rotte non sono profittevoli e anzi in passato ha fatto investimenti sbagliati (ad esempio comprare 6 navi per un totale di 300 milioni di euro, che però non possono prendere il mare e quindi da anni sono tenute ferme nei porti).

La Mediterranea Holding aveva offerto 20 milioni di euro, l’unica offerta giunta al governo durante l’asta, ma la vendita era stata bloccata a fine agosto. Perchè? Non si sa, ma la cosa curiosa è che la società deve essere venduta entro la data del 30 settembre, altrimenti il governo italiano, ovvero noi cittadini, dovremo pagare una multa astronomica all’Unione Europea.

Stranamente la procedura di vendita è stata riaperta 5 giorni fa, anzi, il commissario Giancarlo D’Andrea con un annuncio a pagamento sui giornali rivolge un invito a “chiunque sia in grado di garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo” a presentare manifestazioni di interesse per l’acquisto del ramo di azienda di Tirrenia di Navigazione Spa. Le manifestazioni dovranno pervenire presso l’adivisor Rothschild entro il 29 settembre e finora l’unica offerta sul tavolo è quella di Mediterrania Holding presentata nelle scorse settimane. La procedura, viene precisato nell’annuncio, prevede una vendita separata fra Tirrenia e Siremar, la controllata siciliana, finita in amministrazione controllata per insolvenza.

Anche in questo caso l’assenza del Ministro per lo Sviluppo Economico si fa sentire, perchè sarebbe suo compito sovrintendere alla procedura di vendita e controllare i piani di sviluppo presentati dalle varie cordate di acquirenti (se ci saranno), la sua assenza è un peso che grava sui conti degli italiani.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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Questo non è un Paese per pendolari

postato il 19 Settembre 2010

ALn 668.3139 di alessandro manfrediSabato 11 Settembre, a Chianciano, si è svolto l’ EstremoCentroCamp, una sorta di conferenza “aperta”, meno schematica e più interattiva, su di un tema quanto mai attuale: “Internet e Politica”. In quest’incontro, si é discusso di vari temi riguardanti il web, abbiamo portato l’esperienza di noi blogger di Estremo Centro, sentinelle del territorio, impegnati a diffondere l’informazione su questioni scottanti nelle nostre regioni.

Durante l’EstremoCentroCamp, per dimostrare che internet possa diventare un mezzo di comunicazione efficace per diminuire le distanze tra cittadini e politica, abbiamo deciso di lasciare spazio agli italiani che, tramite e-mail o sms, avrebbero potuto porre le proprie domande e i propri dubbi ad uno dei maggiori esponenti della politica italiana: Pier Ferdinando Casini.

Tra le varie domande, mi ha toccato particolarmente una richiesta: “Più attenzione per i pendolari”.

Casini, nel rispondere, ha evidenziato una realtà che conosco molto da vicino, in quanto pendolare da quasi 7 anni. Impossibile non condividere l’amara considerazione che, in questo Paese, si corra su due binari di sviluppo troppo diversi tra di loro. Mentre infatti l’innovazione percorre la strada delle grandi città, dove ogni giorno si apportano migliorie tecniche per rendere sempre meno brevi i tempi di viaggio tra le grandi metropoli, in periferia i trasporti pubblici stentano a decollare. La dimostrazione è data dal fatto che, ad esempio, per percorrere la tratta Milano-Roma, con treni che sfiorano i 400km/h, si impieghino meno di 3 ore, e per la tratta Melfi-Potenza occorre un’ora (senza considerare ritardi, o altre cause varie ed eventuali).

L’Italia, però, non vive di sole grandi città: il Paese è soprattutto periferia. C’è un’ immensa rete di persone che gravitano intorno a queste grandi realtà e che, ogni mattina, di buon ora, affrontano tratte che, in molti casi, potrebbero essere definiti “viaggi della speranza”.

Ma i problemi non finiscono mai, per i pendolari.

Infatti, l’anno scolastico in corso, ha significato l’aumento dei disagi per gli studenti e i professori pendolari di tutt’Italia e, in particolare di tutta la Basilicata. E’ entrata in vigore la riforma Gelmini, che prevede significative modifiche all’orario: spariranno le ore “ridotte”, cioè da 50 minuti, a favore delle ore “intere”, cioè da 60 minuti. Dunque, si uniformerà l’orario di inizio delle lezioni per tutti gli studenti di scuole superiori e, dopo una settimana di assestamento, da lunedì i cancelli apriranno alle ore 08.05, con uscita alle 13.05 o 14.05, a seconda del tipo di istituto frequentato.

Ciò comporta la necessità di riadattare gli orari degli autobus scolastici, per garantire il trasporto agli alunni. Ebbene,qui iniziano i problemi. Molte aziende private di trasporti, gestendo anche tratte extra-scolastiche, a causa di questa modifica oraria, si sono ritrovate ad affrontare spese non previste nel bilancio aziendale, così da dover risolvere il problema con tagli alle tratte, e conseguente aumento delle difficoltà. Dunque, per essere più chiari, per tornare a casa dopo la scuola, dal paese dove frequento il Liceo alla mia piccola frazione, del tutto isolata dal resto della Regione, ci sarà soltanto un bus: alle 14.30.

Ma al peggio non c’è mai fine! Basti pensare che su questo stesso bus saliranno i ragazzi che frequentano la Scuola Media, del tutto disinteressati dalla riforma Gelmini, costretti ad adattarsi ad orari che definirei assurdi.

Ecco, l’impressione, ancora una volta, è quella di una riforma calata dall’alto, senza considerazione alcuna delle difficoltà del territorio, della periferia. Come sempre, si ragiona su di una “misura metropolitana”, in tutto il territorio italiano, che ha caratteristiche orograficamente molto varie.

L’Italia è un’insieme di grandi centri, attorno ai quali vi è però una periferia dimenticata dallo Stato. C’è bisogno di ricucire l’Italia anche in questo, di rendere l’Italia un Paese unito sotto ogni punto di vista.

Partire dai trasporti potrebbe essere un’ottima risposta a questa grande sfida.

Pensare ad una rete di trasporti migliore, non significa vaneggiare. Significherebbe sviluppo in ogni ambito dell’economia: dal settore delle imprese, fino al turismo, senza dimenticare il vantaggio che ne deriverebbe per l’Ambiente.

Perché, in realtà, un Paese senza infrastrutture è un Paese senza futuro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

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