postato il 21 Luglio 2013 | in "Partito della Nazione, Politica"

Casini torna a sognare un Ppe italiano “Però senza il populismo di Berlusconi”

Pubblichiamo da ‘La Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini

Di Francesco Bei
ROMA – Casini si butta a destra? L’hanno pensato in molti ieri, dopo l’intervento del leader Udc all’assemblea nazionale del suo partito. Un appuntamento che ha fissato la bussola su una prospettiva nuova: addio al progetto di unione con Scelta civica e creazione del Ppe in Italia.

Torna davvero da Berlusconi dopo tutto quello che è successo?
«Queste sono interpretazioni di comodo che fanno ridere. Noi vogliamo riorganizzare l’area moderata guardando al Ppe e questo significa anche recuperare le ragioni che ci hanno portato a dire tanti no al Pdl: no al predellino, no alla logica populista, no alla visione acritica dei governi del centrodestra. Non chiediamo abiure a nessuno ma non siamo nemmeno disposti a farle».

Il Cavaliere è ancora a capo del Pdl, questo è un dato oggettivo. Come pensate di aggirare il problema?
«Penso che un Paese come l’Italia non possa restare inchiodato per vent’anni sul sì o no a Berlusconi. È una cosa patologica, sia a destra che a sinistra. Noi lanciamo oggi la proposta per un nuovo popolarismo che vada oltre l’esistente: il problema di Berlusconi non è mio, è del Pdl. La ricostruzione di un’area moderata e popolare è una sfida anche per loro».

Il vostro dialogo con il Pd, che prima delle elezioni sembrava dovesse portare alla nascita di un nuovo centro-sinistra, è tramontato?

«Niente affatto. Da sinistra ci saranno novità sconvolgenti? Ci sarà la capacità di fare chiarezza e di trasformarsi radicalmente? Benissimo, saremmo i primi a rallegrarcene. Ma se quello che emerge è il modello Marino, quello che si è visto a Roma, allora dico no grazie. Quella roba lì non ci interessa».

E se nel Pd fosse Renzi a prevalere?
«Io mi auguro un Pd a guida Letta che sappia fare le scelte importanti sulla Tav, sull’energia, che superi la sindrome Nimby e combatta le scelte demagogiche come quelle del referendum sull’acqua. Renzi mi sembra che sia ancora indeciso se dedicarsi a trasformare la sinistra oppure prendere il potere. È preda di un’ansia un po’ sbracata di vincere. Mi piacerebbe ogni tanto trovarlo con noi nella difesa del premier invece che intento a creargli trappole giornaliere».

E l’Udc che fine farà?
«La nostra è una sfida seria. Non so se andrà in porto, ma è ovvio che nella ristrutturazione del sistema politico l’idea del terzo polo è messa in discussione alla radice. Anche molti degli amici di Scelta Civica l’hanno capito e sono d’accordo con noi. C’è una grande partita che sta per aprirsi nel paese e in questa ristrutturazione dell’area moderata noi vogliamo essere attori e protagonisti. È il Pdl ora che deve decidere se restare a guardia di un sistema che non regge più oppure mettersi in gioco per creare una cosa nuova».

Tutto ruota intorno alla sentenza della Cassazione su Berlusconi …
«Saranno i fatti a dimostrare quanta convinzione o quanto opportunismo c’è nel sostegno del Pdl a Letta. Berlusconi ha promesso che separerà le sue vicende giudiziarie dal destino del governo. E io voglio credergli, senza fare un processo alle intenzioni».

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