postato il 1 Luglio 2013 | in "Politica"

Casini: “Ma all’ordine del giorno c’è altro e la politica non è come l’università”

casini010713Casini: l’esecutivo è indebolito da destra e da sinistra. Renzi decida se vuole giocare una partita personale o meno

“Ma all’ordine del giorno c’è altro e lapolitìcanon è come l’università”

di Carmelo Lopapa, La Repubblica

Pier Ferdinando Casini atterra in serata a Roma e l’uscita a sorpresa dell’expremier lo lascia di stucco. Sembra destinata a marcare ancor più le distanze tra le anime centriste. Tra l’Udc e il Professore della Bocconi, già ai ferri corti.

Monti minaccia il ritiro del sostegno al governo se Letta non cambia passo. Alla fine potreste essere voi del centro a lasciare la maggioranza.

«Non ne so niente. Non mi sembra questione all’ordine del giorno. Lo sto apprendendo adesso. Detto questo, Letta non può tirare a campare. Se non riuscirà a governare è molto meglio che ne tragga le conclusioni, mettendo tutti davanti alle proprie responsabilità. Ma sarebbe una sconfìtta per tutti e una sciagura, in questo momento, per il Paese».

Con Monti sembrate già a un passo dal divorzio.

«Nei gruppi parlamentari di Scelta civica sono presenti sensibilità diverse. Ma io penso che tutti abbiano ben chiaro che né Scelta Civica né l’Udc saranno la destinazione finale di un’area politica che deve trovare nuovi interpreti e un’articolazione democratica vera. Con Monti ho rapporti di stima che spero contraccambiata. Recentemente ha detto che, se tornasse indietro, stipulerebbe l’alleanza politica esaminando meglio titoli e convinzioni. La realtà è che la politica non è un concorso universitario, è un qualcosa di un po’ più complesso».

A sentire il presidente Grasso, se cadesse Letta comunque ci sarebbei in’altra coalizione pronta a evitare le urne. Concorda?

«Siamo in una Repubblica parlamentare. Non c’è dubbio che prima di sciogliere le Camere si cercherebbero altre strade. Ma confido ancora nel senso di responsabilità collettiva».

Anche se i falchi Pdl infieriscono ogni giorno sul governo?

«Io credo che Berlusconi abbia piena consapevolezza della situazione. Ma è chiaro che queste esternazioni vanificano i risultati e minano il clima di fiducia. Un’azione di indebolimento alla quale il Pd non è estraneo. Renzi deve scegliere se accontentarsi di vincere giocando una partita personale che avrà vita breve o entrare col coltello nelle contraddizioni della sinistra per cambiarla. Temo che scelga la prima strada».

Insomma, vede nubi sull’orizzonte di Letta?

«Io più che altro mi chiedo se i protagonisti di questa fase politica abbiano capito bene la tragedia in corso nel Paese».

E le riforme arrancano. Il presidente Grasso invoca subito quella elettorale.

«Il problema è che se non si diradano le ombre delle contraddizioni politiche non si faranno ne la riforma elettorale ne quella costituzionale. Mi auguro che si facciano entrambe. Invece la legge elettorale sarà tenuta come elemento di ricatto tra l’una e l’altra forza politica».

Intanto Berlusconi torna a Forza Italia. Lei è interessato a un nuovo centrodestra con loro?

«La riorganizzazione dell’area moderata italiana è questione centrale del dopo Berlusconi. Non so quanto possa servire il riutilizzo del marchio, non penso si possa tornare a 20 anni fa solo con questa suggestione e comunque il tema centrale è quale politica si vuole realizzare. Le alleanze possibili sono figlie di scelte politiche chiare, altrimenti si torna al Pdl e all’illusione che basti una sigla per sanare quelle contraddizioni».

Insomma, sta dicendo che potreste tornare insieme?

«Epifani parla di riorganizzazione dei progressisti. Noi dovremo fare necessariamente i conti con gli schieramenti europei. Con chi aderisce al Ppe».

Dunque con Berlusconi, dato che resta in campo lui.

«Io voglio guardare avanti, non recriminare sul passato. Ma certo, solo chi è in malafede o accecato dai pregiudizi può non riconoscere quanta parte di ragione abbia avuto l’Udc in questo ventennio».



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