Archivio per Agosto 2010

Chi attacca Napolitano non conosce la Costituzione

postato il 19 Agosto 2010

Chi in queste ore attacca il Capo dello Stato non consoce la Costituzione italiana. Se questo governo si dimettesse, il Presidente della Repubblica avrebbe il dovere di cercare se c’e’ una nuova maggioranza in Parlamento.
Noi dobbiamo fare valutazioni politiche. Il Partito della Nazione difficilmente darebbe vita ad un governo contro qualcuno, magari contro chi ha vinto le elezioni perché significherebbe non riunificare il Paese ma spaccarlo ulteriormente, lacerarlo, dar vita ad un governo che difficilmente potrebbe fare le cose che gli italiani si aspettano.

Pier Ferdinando

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Il declino delle Istituzioni Repubblicane e gli insulti alla Costituzione

postato il 18 Agosto 2010

Certo questa è una estate atipica. In questi caldi mesi fatti di botte e risposte, di piromani, di incendi e di pompieri, di acqua e benzina gettate sul fuoco spesso quasi contemporaneamente, non mancano gli spunti per poter ribadire quello che un Poeta scrisse oltre 700 anni fa: “ahi serva Italia di dolore ostello/ nave senza nocchiere in gran tempesta/ non donna di province ma bordello!”

Negli ultimi tempi ormai questo nostro bel Paese è diventato un letamaio di critiche, ingiurie e infamità senza paragoni. Ma la cosa peggiore è che il letamaio ha ormai imbrattato, se non addirittura inglobato, le istituzioni democratiche. La guerra giornalistica ha deciso che le pagine dei giornali devono essere il ring su cui si sfidano tutti gli attori di questa pietosa scena politica. Ma quale Parlamento, ma quale confronto, oggi si tira dritti per una strada che è sempre più quella sbagliata.

Si perde ormai il conto di tutte le interpretazioni fantasiose della Costituzione. È indubbio che la legge va interpretata, ma è altrettanto chiaro che non deve essere stravolta. È riduttivo appellarsi ora a questo ora a quell’articolo in maniera assolutistica, come se quel comma fosse la chiave di volta, salvo poi rinnegarlo o reinventarlo perché non più utile. Troppe volte in questi giorni si fa appello alla Costituzione per evitare o favorire scelte politiche e per trovare una giustificazione, o meglio ancora una pezza, a dichiarazioni fatte per puro interesse servile. Dov’è finita la dignità dei parlamentari? Dove la libertà di coscienza? Dove il senso civico e soprattutto la coerenza istituzionale?

La legge prevede che le accuse mosse al Presidente della Repubblica o sono fondate o devono essere perseguite, dal momento che lui rappresenta lo Stato e l’unità nazionale. Se le accuse sono vere, se il presidente agisce in modo incostituzionale allora è doveroso metterlo in stato di accusa, al contrario se le accuse sono fantasiose e soprattutto infondate è categorico che, chi ha il compito di rappresentare i cittadini nelle Istituzioni e si macchia di affermazioni demolitive contro le stesse Istituzioni che ha giurato di difendere, si dimetta dal ruolo di Parlamentare. Basta con questi continui kamikaze della Repubblica. La gente comune ha fin troppi problemi per dedicare a questi signori anche pochi minuti del loro tempo.

Ormai questa legislatura la si può definire come la peggiore della storia Repubblicana. Aveva ragione chi tempo fa affermava che l’ultima legislatura democratica è stata quella del 2001. Oggi tra i professionisti del nulla mascherati da deputati, che si arrogano il diritto di mistificare ogni cosa, l’unico rifugio è la “chiamata alle armi” in difesa delle Istituzioni non più solo minacciate, ma prese d’assalto. Siamo arrivati al caffè con queste storie, e il prossimo passo è alzarsi dal tavolo.

I problemi esistono, sono tanti e sono gravi. Le soluzioni ci sono, si intravedono o in alcuni casi si vedono chiaramente ma non si capisce il perché si temporeggia. Oggi con le intercettazioni, domani col processo breve o con processo “X”, tempo sprecato intorno ad argomenti procrastinabili di fronte a problemi non più rimandabili, di fronte alla necessità di soluzioni strutturali indifferibili. L’unico serio nel governo, mi duole dirlo, è Maroni. La pragmaticità del ministro dell’interno è emblematica. La nullità, talvolta intellettuale talvolta concreta, degli altri componenti del governo è altrettanto evidente.

Me ce n’è anche per le opposizioni. Troppo arroccate sul vento per potersi accorgere che la loro strategia rischia di non portare alla vittoria. Troppo impegnate a raccogliere pareri e a fantasticare piuttosto che essere pronte rimboccarsi le maniche per portare avanti delle Idee, dei punti di vista, dei modi operandi, per fare Politica. I bei faccioni de poster non si vedono se non in campagna elettorale. I volti dei leader oggi si riconoscono solo per gli scandali.

È sempre in questa estate, contraffatta da politicanti litigiosi e gratuiti conflitti, che diciamo addio ad un grande uomo, un esempio per la sua retta condotta da “Uomo delle Istituzioni”, il Presidente Cossiga. Nonostante le innumerevoli vicissitudini di cui è stato protagonista diretto o indiretto, nonostante i numerosissimi titoli in prima pagina, nonostante le critiche e le accuse, il Presidente Cossiga ha sempre interpretato a fondo il ruolo di Uomo di Stato, con lealtà, onore, gratitudine e fiducia nei confronti delle Istituzioni Repubblicane che lui stesso rappresentava considerandolo un “privilegio altissimo”, e che ha difeso sempre, esponendosi spesso in prima persona, pur di salvaguardarne il decoro.

La speranza è che la classe politica di oggi possa riconoscere che non deve esistere altro modo di fare politica se non quello nelle ma soprattutto per le Istituzioni, che l’unico Bene è il bene comune, che l’unico mezzo è la democrazia e soprattutto che gli sforzi devono essere trasversali per risolvere i problemi che attanagliano ormai da troppo tempo il nostro paese.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Antonio Cannatà

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Il Veneto è una nazione?

postato il 18 Agosto 2010

Il Governatore Veneto Luca Zaia non più di un paio di giorni fa ha dichiarato che il Veneto è una Nazione, come lo è la Catalunya, sostenendo che i veneti sono stati italianizzati da Roma e che quest’ultima ha molta meno storia di Venezia.

Ad appoggiare l’ex Ministro dell’agricoltura è arrivato anche il Senatùr aggiungendo che i veneti non sono ancora stati italianizzati in quanto nelle famiglie si parla il dialetto e non l’italiano.

Non sono mancate le repliche a queste affermazioni, tra le quali anche quella del vice-governatore della Catalunya Josep- Lluis Carod-Rovira, che in un’intervista al Corriere del Veneto (in un italiano quasi perfetto!) fa notare ai lettori ed al Governatore che tra la regione spagnola che rappresenta e quella italiana le differenze non mancano, anzi, sono molto profonde, sia nella storia che nel modo di essere governata.

In Catalunya si accetta una società multirazziale, ma si da priorità all’ identità nazionale che sta nella storia, nella cultura, nella lingua e nella struttura economica e soprattutto c’è la volontà democratica di un progetto di vita in comune nella legalità. Essere catalano non è altro che una volontà, mentre invece si vuol far passare l’essere veneto come un privilegio, un dono.

Giustamente la propria cultura va preservata, ne andrebbe l’annientamento delle tradizioni e del popolo stesso, ma ciò non deve creare una chiusura verso l’esterno in quanto, paradossalmente porterebbe alle stesse conseguenze.

C’è poi da dire come in Veneto non ci sia una lingua ufficiale come è per il catalano, nel nostro territorio si parlano  decine di dialetti alcuni profondamente diversi fra loro, basti pensare al Ladino oppure al dialetto delle zone di Lamon, solo per citarne un paio delle mie zone. Immagino già le espressioni dei vecchietti di alcuni paesini di montagna, quando gli verrà comunicato che alle poste per ritirare la pensione dovranno parlare all’impiegato in veneziano e non in italiano o nel loro dialetto.

Quello che propone Zaia più che un riconoscimento dello Stato Veneto sembra più il voler imporre un suo modo di pensare anche a chi finora si è sempre sentito  italiano, senza però dimenticare di essere veneto e padovano, rodigino, trevigiano, veronese, vicentino, veneziano o bellunese.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maurizio Isma

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Condono Fiscale: un ulteriore sconto agli evasori

postato il 18 Agosto 2010

Il Condono Fiscale del 2002-2004 riserva ulteriori sorprese: stando ai dati raccolti dall’associazione “Legalità ed Equità fiscale” (LEF) chi ha aderito a quel condono fiscale, ottenendo il perdono fiscale e penale, ha versato solo una parte di quanto pattuito con l’agenzia delle Entrate.

Ciò era già stata denunciata dalla Corte dei Conti che nel 2008 aveva valutato in 5,2 miliardi di euro la cifra mancante all’appello. Dal 2008 ad oggi la situazione è cambiata di poco, infatti la LEF ha dichiarato che lo Stato italiano attende ancora 4,6 miliardi di euro (ovvero 1/5 della manovra correttiva di Tremonti) nonostante sia stata semplificata la procedura per la riscossione coattiva da parte del fisco.

In pratica, chi ha aderito al condono fiscale del 2002 doveva versare al fisco una percentuale dei capitali non dichiarati, ottenendo in cambio non solo il “perdono fiscale”, ma anche il “perdono penale”, limitandosi a pagare solo una parte di quanto dovuto, e poi “scordandosi” di pagare il resto.

Ma come si è potuti arrivare a ciò?

Stando all’associazione, la responsabilità è del governo Berlusconi che, avrebbe elaborato un meccanismo con una grossa “dimenticanza”: prevedere l’inefficacia del “perdono” per gli evasori che avessero mancato di pagare interamente l’importo stabilito per l’accesso al condono. Con questo meccanismo, chi già aveva violato la legge evadendo le tasse, ha incassato il condono sul piano tributario e penale, pur senza aver chiuso i conti con il Fisco.

Andando più nello specifico, l’ammanco è reso possibile dalla normativa che aveva stabilito che per gli importi superiori a 3.000 euro per le persone fisiche, e 6.000 per le società, era sufficiente versare la prima rata per rendere valido il condono. Dopo l’analisi della Corte dei conti si era cercato di rimediare facilitando la riscossione delle somme dovute permettendo al concessionario della riscossione di agire direttamente in via di espropriazione immobiliare per i debiti da condono iscritti a ruolo di importo superiore a 5.000 euro, senza dovere prima procedere all’iscrizione di ipoteca ed attendere ulteriori 6 mesi per l’esecuzione ( art. 16 bis della L.189/2002, introdotto dall’art. 32 del Dl. 185/2008). Inoltre, per attingere notizie sulla situazione finanziaria del debitore, è stato consentito all’agente della riscossione, decorso inutilmente il termine di 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale di pagamento, di accedere ai dati relativi ai rapporti bancari del contribuente moroso.

Il provvedimento non ha sortito un effetto di rilievo, infatti risulta che fino a fine gennaio 2010 il recupero delle somme riscosse in via coattiva si è fermato a 786 milioni di euro, portando le somme ancora dovute, e a questo punto di improbabile esazione, a 4,6 mld, pari a circa il 18% del totale delle somme dovute.

Come mai il governo non aveva previsto tutto ciò? Per il semplice motivo che il governo Berlusconi, per rendere più appetibile l’adesione alla sanatoria fiscale e fare cassa, non ha vincolato l’efficacia del condono al versamento dell’intera somma dovuta. Infatti, nel caso di importi superiori a 3.000 euro per le persone fisiche e a 6.000 euro per gli altri soggetti passivi ( società, enti, etc.), il governo ha consentito di godere dei benefici del condono con la presentazione della relativa dichiarazione, se prevista, ed il versamento della sola prima rata.

In pratica, quando la somma da versare eccedeva gli importi sopra menzionati, la parte eccedente poteva essere versata in due rate successive di pari importo, senza però che l’omesso pagamento di esse determinasse l’inefficacia del condono. In caso di mancato o insufficiente versamento delle somme rateizzate si sarebbe proceduto al loro recupero in via di riscossione coattiva, mediante iscrizione a ruolo a titolo definitivo ex art. 14 del dpr. 602/73 assieme agli interessi legali e alla sanzione amministrativa pari al 30 % delle somme non versate, ridotta alla metà in caso di versamento nei 30 giorni dalla scadenza.

Quindi, bastava pagare la prima rata di 3.000 euro per avere i benefici di legge, anche se nelle altre rate si dovevano pagare importi milionari, ottenendo “la definizione dell’accertamento in sede fiscale e l’esclusione della punibilità per i reati tributari e per quelli non tributari connessi, in relazione ai quali non avesse avuto ancora formale conoscenza dell’esercizio dell’azione penale”.

Ma quali sono questi reati penali, per i quali l’evasore che ha aderito, ha ottenuto l’impunibilità?

Si tratta dei reati di: dichiarazione fraudolenta o altri documenti per operazioni inesistenti ( art. 2, dlgs. 74/2000), dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici ( art. 3,..), dichiarazione infedele ( art. 4..), omessa dichiarazione ( art. 5..), occultamento o distruzione di documenti contabili ( art. 10..), nonché ai reati di falsità materiale commessa dal privato ( art. 482 c.p.), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico ( art. 483 c.p.), falsità in registri e notificazioni ( art. 484 c.p.), falsità in scritture private ( art. 485 c.p.), uso di atto falso ( art. 489 c.p.), soppressione, distruzione e occultamento di atti veri (art. 490 c.p.), falsità concernenti documenti informatici ( 490 bis c.p.), falsità concernenti copie autentiche che tengono luogo degli originali mancanti ( art. 492 c.p.), false comunicazioni sociali ( art. 261 c.c.), false comunicazioni sociali in danno dei soci e dei creditori ( art. 2622 c.c.), falso in prospetto ( art. 2623 c.c.).

In pratica con il pagamento di soli 3.000 euro, gli evasori hanno ottenuto un ulteriore sconto rispetto a quanto dovuto e il decadimento di tutti i reati penali.

Direi un ottimo affare per loro, molto meno per i cittadini onesti.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Gaspare Compagno

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Pazzo per la libertà. In memoria di Francesco Cossiga

postato il 17 Agosto 2010

Francesco Cossiga è stato tantissime cose: docente stimato, politico di lungo corso, servitore dello Stato, ma soprattutto è stato un uomo libero, così libero da sembrare pazzo. Il Presidente Cossiga era solamente pazzo per la libertà, la sua libertà e quella del suo Paese, da qui nascevano  una schiettezza e una franchezza che non sempre sono state capite e che anzi gli sono spesso costate caro.

Cossiga fu anzitutto libero nei confronti del potere: non cercò mai incarichi o posizioni privilegiate, al contrario fu solo e sempre un semplice e fedele servitore dello Stato che si impegnò costantemente a tutelare e salvaguardare; non a caso nella sua lunga carriera politica seppe più volte dimettersi assumendosi volta per volta tutte le responsabilità, anche quando non erano sue. Forse si divertiva anche a fare il parafulmine di tensioni sociali e scottanti situazioni politiche e arrivò a sorridere  pure di questa cosa, tanto che non gli facevano più paura quelli che scrivevano “Kossiga” (con le “S” in stile nazista) e che dai muri degli anni ’70 fino alle bacheche di facebook ne invocavano una precoce e cruenta dipartita.

Un certo giornalismo e una certa volgata lo volevano protagonista di oscure trame e custode di terribili segreti, e lui col passare del tempo prese gusto  a vedersi come il grande vecchio della Repubblica e spesso e volentieri, specie da quando non era più nella politica attiva, stava al gioco e incoraggiava i voli pindarici di intere generazioni di dietrologi che spinti dalla sua perfida ironia erano capaci anche di attribuirgli la caduta dell’impero romano.

L’ironia di Cossiga fu il “sintomo” più evidente della sua pazza libertà, una ironia graffiante che non salvava nessuno neppure se stesso. La libertà di Cossiga fu caratterizzata anche dal coraggio sempre evidenziato nella sua vita di uomo dello Stato e di politico; il suo fu un coraggio profetico che gli permise di essere protagonista, e spesso fautore, dei passaggi fondamentali della vita della Repubblica italiana tanto da permettergli, più volte, di vedere più lontano dei suoi compagni di viaggio.

Quest’uomo profondamente libero aveva probabilmente solo un peso: la tragica morte di Aldo Moro. Si è sempre considerato responsabile della morte dello statista democristiano, come Ministro degli Interni che gestì il sequestro Moro  si spese per la linea della fermezza e si assunse, lui solo, la piena responsabilità di quella tragedia italiana dimettendosi all’indomani del rinvenimento del cadavere di Moro in via Caetani. Dal quel giorno per mesi si svegliò di soprassalto tormentato dal rimorso per l’assassinio del suo amico e compagno di partito e attribuiva i suoi prematuri capelli bianchi e le sue macchie sulla pelle al trauma non superato.

Ora che la sua esperienza qui sulla terra è finita troverà la realizzazione della sua libertà in quell’altra vita in cui ha sempre creduto e probabilmente si presenterà al buon Dio come cattolico liberale come amava definirsi, ma il suo primo pensiero sarà quello di rivedere l’antico amico Aldo e di scusarsi con lui per ritrovare la pace perduta in quel maggio del 1978 e ritornare ad essere, questa volta completamente, libero.

Adriano Frinchi

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Cossiga: grande protagonista della vita della Repubblica

postato il 17 Agosto 2010

Scompare con Francesco Cossiga uno dei protagonisti della vita della nostra Repubblica. In lui, come in pochi altri, si sono sintetizzate le alterne vicende della politica: ha avuto grandi soddisfazioni e infinite amarezze, si e’ dimesso ed e’ risorto politicamente piu’ volte. Personalita’ anticonformista, coraggiosa e anticipatrice, la sua scomodita’ e’ stata coerentemente preservata in tutto il corso della sua vita. E’ stato un grande democratico cristiano e ha picconato come pochi altri la democrazia cristiana di cui percepiva l’afasia degli ultimi anni; nella fase del bipolarismo ha cercato generosamente e senza successo di limitarne le degenerazioni che tutti constatiamo. Per me e per tanti come me e’ stato un amico: scomodo, anche nell’amicizia ma sempre affettuoso e leale.

Pier Ferdinando

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Costituzione, dalla politica tante dichiarazioni irresponsabili

postato il 17 Agosto 2010

In questi torridi giorni estivi stiamo ascoltando a numerosissime dichiarazioni da parte di tantissimi esponenti di maggioranza e d’opposizione, che fanno uscire dalla loro bocca parole irresponsabili, senza alcuna giustificazione pratica, né teorica. Il detto ricorrente è: Non esiste nessun governo se non quello voluto dagli elettori, dunque, in caso di crisi, bisogna andare a nuove elezioni.

L’impianto di questa dichiarazione è da ricercare nell’art. 88 della Costituzione del 1948, che conferisce al Presidente della Repubblica (e non ai membri del Parlamento) il potere di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni, dopo aver constatato che il governo in carica non goda più di una maggioranza parlamentare sufficiente a garantire la prosecuzione della normale attività di governo, per via del deterioramento del rapporto fiduciario tra i due organi.

Ma, immediatamente, anche questo appiglio risulta privo di fondamento.

Infatti, il potere di scioglimento spetterebbe al Presidente della Repubblica, non certo a parlamentari, che invocano una Costituzione che non conoscono e spesso non rispettano, in nome del principio maggioritario-plebiscitario, vedasi l’on. Bianconi.

La contrapposizione muro contro muro, che ha caratterizzato il bipolarismo incompiuto e improduttivo di questi quindici anni, ha fatto trionfare questa logica, funzionale all’asse Bossi-Berlusconi-(Di Pietro).

Come giustamente ha evidenziato il Presidente Napolitano, bisogna cercare in tutti i modi di evitare le urne e non arrendersi di fronte al vento ferragostano che spinge irrimediabilmente in quella direzione. Bisogna, dunque, giocare in anticipo per essere in grado di cogliere le nuove sfide (e tra queste le elezioni) che potrebbe porre  l’evoluzione del quadro politico, ma, allo stesso tempo, bisogna cercare in tutti i modi di evitare un esito di questo tipo.

Non si tratta di paura del responso elettorale, che anzi potrebbe sorprendentemente premiare il fantomatico “terzo polo” o area di responsabilità, che dir si voglia.

Si tratta, appunto, di una questione di Responsabilità nazionale. Non si può, infatti, nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, far sprofondare il Paese in una crisi politica figlia di un capriccio collettivo, crisi, è bene specificarlo, non creata dal Presidente Napolitano ma da una maggioranza litigiosa che sta perdendo, giorno dopo giorno, tutti i suoi 100 deputati di vantaggio.

Bisogna mobilitarsi, prima ancora che in vista di elezioni, per una ricomposizione paziente di un ampio arco costituzionale, che dia luogo, in caso di crisi, all’unico governo che possa affrontare i veri problemi del Paese un governo di unità nazionale, che comprenda chiunque voglia contribuire al bene del Paese e che possa durare il tempo necessario per fare delle riforme, ormai improrogabili.

Non ha senso tirare Napolitano per la giacca invocando a sproposito nuove elezioni, senza peraltro che vi sia un’evidente crisi di governo (mancanza rapporto fiduciario). Bisogna, invece, lavorare a un larghissimo  fronte di Unità nazionale, che raccolga non forze politiche, ma singoli deputati e senatori di qualunque appartenenza politica, purché abbiano a cuore l’interesse supremo del Paese all’unità e alla stabilità. Ottime sponde potrebbero arrivare oltre che dai finiani di Fli e dai rutelliani di Api anche da buona parte del Pd e da un pezzo non trascurabile di Pdl, che al di là delle apparenze non si riconosce più nelle posizioni populiste, demagogiche e oltranziste del suo leader. Questo è un lavoro che le forze più responsabili devono operare in Parlamento e attraverso i media, come da sempre fatto da Casini e dai membri del nascituro Partito della Nazione, ma è altresì un’ardua opera di convincimento e di buonsenso,che va fatta da ciascuno di noi sul territorio e in ogni momento, anche quando in spiaggia sente amici dibattere sull’opportunità di eventuali elezioni anticipate.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Livio Napoleone.

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19 agosto, Otranto

postato il 17 Agosto 2010

Ore 10.45- Lido Atlantis di  Otranto (via Porto Craulo)

‘Raccolta Adesioni – Verso il Partito della Nazione’

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Riceviamo dalla Riviera Romagnola: sorpresa, il Partito della Nazione è tra i pensieri della gente

postato il 15 Agosto 2010

Salve Presidente e buon Ferragosto a te e alla tua famiglia,

Ti scrivo dal bagno 159 a Cervia dove ieri, complice un tempo bizzoso, al bar della spiaggia ci siamo fatti una sana discussione politica dove devo subito confessare che sei risultato di gran lunga il politico italiano più gradito per la lungimiranza (dimostrata nel rimanere autonomi) e anche recentemente nel prevedere prima, molto prima, quelle proposte proposte alle quali illuminati politici sono arrivati dopo, molto dopo. Insomma Pier, conoscendo i miei polli, mi sono meravigliato non poco di questo gradimento.
Chissà, potrebbe essere che alle prossime elezioni ci portino a una buona vendemmia fino ad oggi negata da promesse pinocchiesche degne di un paese dei balocchi quale quello in cui oggi viviamo. Eppoi con i nostri panni messi alla finestra europea (e mondiale) , lo confermavano due turisti tedeschi, sembriamo (ma forse lo siamo) un paese di “cioccapiatti”. Pier tu saprai bene che la gente non dico ha paura, ma timore sì, che questa situazione unita al difficile autunno “economico” possa sfociare in qualcosa di poco edificante.

Abbiamo bisogno, si diceva ieri, di politici che ci diano fiducia, di politici che si impegnino, insomma abbiamo bisogno di gente seria , e qui, nella Hit-parade, non hai avuto rivali.

Altra cosa che non credevo, quel Partito della Nazione che facevo distante dai pensieri della gente, interessa eccome, (“non sentiamo l’esigenza di un nuovo partito, ma di un aggregazione responsabile ,quella sì !) . Beh è stato piacevole essere rappresentante di quel partito che oggi, nel mio bagno, ha vinto le elezioni. Chissà …tutti a Chianciano per fare “Un Partito sano!”.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Mauro Sorbi (Bologna)

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Ferragosto in carcere

postato il 14 Agosto 2010

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Così si legge nell’articolo 27 della Costituzione italiana e mai come oggi questo principio fondamentale è smentito dalle reali condizioni delle carceri italiane che patiscono un sovraffollamento senza precedenti, che questo blog ha già più volte denunciato: 68.206 detenuti sono letteralmente stipati nei penitenziari italiani in condizioni precarie se non inumane.

Il sovraffollamento degli istituti penitenziari unito ad una notevole riduzione dell’organico del personale di ogni livello che lavora nelle carceri ha reso questi luoghi dei veri e propri gironi infernali, dei luoghi dove viene mortificata l’umanità ed anche lo spirito dell’art. 27 della Costituzione, dei luoghi terribili dunque dal quale purtroppo troppo spesso “libera” solo la morte come risulta dalle cifre sui detenuti suicidi: 40 dall’inizio del 2010, 594 negli ultimi dieci anni. Ma quest’anno il suicidio è ricomparso tra coloro che in carcere lavorano da inizio anno infatti già 4 agenti di Polizia penitenziaria si sono tolti la vita e il 23 luglio si è ucciso anche il Provveditore alle carceri della Calabria, Paolo Quattrone. In questo affollato girone infernale c’è purtroppo posto anche per i bambini fino ai tre anni d’età che secondo la legge possono rimanere in carcere con le loro mamme detenute. Ed anche per i bambini delle detenute scatta l’allarme sovraffollamento, in particolare nel carcere di Rebibbia il nido della sezione femminile segnala 19 presenze a fronte dei 14 posti.

Per accendere i riflettori su questa emergenza, che non conosce vacanza, 170 tra deputati e senatori di tutti i partiti parteciperanno al “2° Ferragosto in carcere, si tratta di una imponente visita di sindacato ispettivo che si svolgerà nel fine settimana di Ferragosto e che vedrà i parlamentari nei corridoi e nelle celle delle 205 case circondariali e di reclusione del territorio nazionale compresi gli istituti per minori. All’iniziativa aderisce anche l’Udc, che si conferma sempre più impegnata sul fronte caldo delle carceri con la denuncia delle criticità del sistema penitenziario (sovraffollamento, suicidi, manutenzione e carenza d’organico della polizia penitenziaria) e l’opera di convincimento presso le forze politiche sulla necessità di un risolutivo Piano nazionale delle carceri.

“E’ importante – spiega l’on. Roberto Rao, Capogruppo in commissione giustizia a Montecitorio, dopo aver visitato la Casa circondariale Buoncammino di Cagliari – che la massiccia partecipazione di parlamentari non rappresenti il modo per lavarsi la coscienza una volta l’anno e poi dimenticarsi di affrontare con serietà e responsabilità il problema in commissione e nelle aule parlamentari. Questo è quello che ci hanno chiesto le persone che vivono e operano all’interno delle carceri: i tanti, troppi reclusi in attesa di giudizio, coloro che stanno giustamente scontando la pena e gli agenti di polizia penitenziaria, il personale medico, sanitario ed educativo”. “Anche a Cagliari – spiega – è evidente che solo grazie alla disponibilità e flessibilità degli operatori si riesce a sopperire alle carenze di organico e di fondi, con encomiabile sacrificio da parte di tutto il personale: grazie a loro la barca non affonda. Occorrono interventi legislativi rapidi, seri e approfonditi: questa e’ una priorità della giustizia, che dovremmo affrontare alla ripresa dei lavori parlamentari prima di altre iniziative, anche utili ma che riguardano solo un gruppo ristretto di cittadini”.

L’iniziativa “Ferragosto in carcere”, che ha ricevuto anche il plauso della Conferenza Episcopale Italiana, sarà dunque un importante momento di solidarietà, approfondimento e denuncia. L’Udc sarà parte integrante di questa iniziativa, oltre a Roberto Rao parteciperanno all’iniziativa: Enzo Carra (al carcere di Civitavecchia), Amedeo Ciccanti (al super carcere di Ascoli), Teresio Delfino (alle carceri di Saluzzo e di Cuneo), Anna Teresa Formisano (al carcere di Cassino), Pierluigi Mantini (al carcere de L’Aquila), Lorenzo Ria (alla Casa circondariale Borgo S. Nicola di Lecce), Mario Tassone (al carcere di Siano ed al carcere minorile di Catanzaro) e Domenico Zinzi (al carcere di Santa Maria Capua Vetere). Ai parlamentari si aggiungono anche i consiglieri regionali Pippo Gianni (Sicilia), Enrico Marcora (Lombardia), Giovanni Negro (Piemonte) che svolgeranno le visite ispettive nelle rispettive regioni.

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