postato il 4 Settembre 2010 | in "Politica"

Voto, le condizioni di Casini: “Con il Pd ma senza Di Pietro”

Pubblichiamo da ‘La Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Annalisa Cuzzocrea

No al nuovo Ulivo, ma se Bersani tiene fuori Italia dei valori e sinistra radicale di un’alleanza col Pd si può parlare. No al processo breve, ma un salvacondotto può ancora essere trovato. No a chi vuole entrare in politica senza sporcarsi le mani: se Luca di Montezemolo vuole correre, non pensi di farlo solo a vittoria assicurata.
Pier Ferdinando Casini – nel videoforum di Repubblica Tv – spiega che sulla legge elettorale metterebbe d’accordo D’Alema e Veltroni con il “provincellum”, un proporzionale con i collegi uninominali e lo sbarramento al cinque per cento.
Prima di avventurarsi con le ipotesi aperte dalla crisi politica, però, il leader dell’Udc risponde alle molte domande degli spettatori partendo dall’economia, dai precari della scuola in piazza, dalle migliaia di famiglie che erano ceto medio e stanno cadendo in povertà.

Il presidente della Repubblica ha richiamato l’attenzione sulla lunga vacatio al ministero dello Sviluppo. E’ vero che Berlusconi le ha offerto quel posto per tentare di ricucire con l’Udc?
«Se lo avesse fatto, non lo direi. E comunque, l’Udc non fa la politica dell’aggiungi un posto a tavola. Il problema però non è solo quello della poltrona vuota allo Sviluppo economico. Laverita è che prima ancora di restare senza ministro quel dicastero è stato spolpato. Un ministro non può essere mago Merlino. Si guardino i precari della scuola in piazza: il ministro Gelmini può anche dire che sono stati strumentalizzati, e di aver ereditato quelproblema. Ma ora il problema c’è: sono persone che lavorano da 15-20 anni nella scuola, magari con figli. Tremonti non può lasciar sola la Gelmini su questo, e deve pensare in un`ottica sociale, non aritmetica».

Davanti alla crisi economica, pensa ancora che sia urgente trovare un modo per salvare il premier dai suoi processi?
«La legge sulla tutela delle alte cariche dello Stato – che noi abbiamo ispirato e votato – nasceva da una necessità: far governare chi è stato legittimato dagliitaliani. Tutto questo non ha niente a che fare con leggi ad p ersonam come il pro cesso breve, che per levarsiun processo di mezzo ne abbattono centomila».

Bossi ha posto un veto sul vostro ingresso nella maggioranza.«Se entral`UdcTremontisi dimette», ha detto.
«Mi fa piacere che la Lega ci abbia attaccato, così ha spiegato a tutti che noi siamo i loro veri nemici.
Che Bossi, per motivare il suo rifiuto dell`Udc, tiri in campo Tremonti, fa capire come la Lega oggi non abbia solo due regioni, ma anche il ministro dell`Economia».

Domenica Fini parlerà a Mirabello. Cosa accadrà?
«Vedo difficile una ricomposizione. Ma il fatto che Fini faccia un suo gruppo parlamentare, omagari un suo partito, nel momento in cui dice che sta nella maggioranza e sostiene il governo, rende la stradadelle elezioni anticipate unaminacciamolto difficile da realizzare. Votando oggi il Pdl rischierebbe di perdere 70-80 parlamentari a favore della Lega».

E l`Udc che fa? Terzo polo o alleanza con Bersani?
«Se oggi dovessimo scegliere faremmo il terzo polo. Non posso avere niente a che fare con Di Pietro. Resto convinto che i suoi toni nella sostanza – aiutino Berlusconi.
Ma ad esempio noi abbiamo realizzato una buona intesa col Pd nelle Marche, dove la sinistra radicale aveva un candidato alternativo. Ecco, io aspetto di capire se le Marche perPierLuigiBersani sono un modello».

E se ci fosse un`emergenza democratica che giustifichi un`alleanza più larga?
«Se si andasse a votare su una deriva costituzionale si aprirebbero scenari diversi».

Che faràMontezemolo, entrerà nel suo partito della Nazione?
«Non lo so. Ho la sensazione che da parte di tanti protagonisti della società civile ci sia a voglia di partecipare alla politica, e questo è un bene. Alcuni però – e non parlo di Montezemolo -vogliono scendere in campo sicuri che la partitasi vinca. Chi vuole aiutare a cambiare la politica deve scendere in campo, come ha fatto Berlusconi».

Con quale modello elettorale bisognerebbe andare ad elezioni? Il maggioritario che difende Veltroni o il proporzionale che propone D`Alema?
«Credo che le idee di D`Alema e di Veltroni possano essere conciliate col “provincellum”. Un meccanismo proporzionale alla tedesca con i collegi uninominali, che tenga lo sbarramento al 5 per cento e levi il premio di maggioranza».

Si candiderebbe alla premiership in una coalizione di centrosinistra? E aproposito di candidature, come vede quella di Nichi Vendola?
«In una situazione del genere non mi candiderei. Per quanto riguarda Vendola, lo stimo. E` una personalità di primo piano che può essere votata anche da molti moderati. Esulleregolepotremmo dialogare».

Il berlusconismo è al tramonto?
«Non mi avventuro in previsioni. Certamente, dopo aver vinto tante volte, il fatto che Berlusconi debba ripresentarsi senza aver risolto i problemi dimostra che è un campione a vincere, ma non a governare».

3 Commenti
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13 anni fa

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francesco (aq)
francesco (aq)
13 anni fa

L’inizio dell’intervista mi rende felice,quelle distanze manteniamole,fuori tutti gli strilloni di piazza, gli arroganti e i furbi di quartiere,il resto lo condivido.Grazie Presidente

citoyenne
citoyenne
13 anni fa

Buongiorno
Essendo una persona anziana e ricordando con nostalgia la vecchia maniera di far politica, potrei concordare con lei su determinate selezioni. Ma, onestamente, lei ritiene che si possa tornare indietro? La forma piazzaiola e populista fu adottata nel non lontano passato dalla Lega, ma, fino al termine della prima repubblica, non era assurta al rango di partito politico, era appena un movimento!
Ma, dall’inizio della seconda repubblica, quando il cav. scese in campo, nell’ansia di accumulare voti si preferì turarsi il naso e accogliere il movimento leghista come alleato e lo si è fatto assurgere al ruolo di partito… un po’ come si fa quando in famiglia arrivano i parenti caciaroni dalla provincia… si sorride a denti stretti. Ormai è da quindici anni che stanno al potere e hanno avuto tanto tempo per corrompere la politica in giacca e cravatta e il seguito di cui godono fa sì che altri ne assumano gli stessi atteggiamenti. Allora ciò vuol dire che noi si dovrebbe restare nella nostra torre d’avorio in attesa che il popolo italiano rinsavisca e riconosca la bontà del bon ton (mi permetta di dirlo: era anche tanto ipocrita!)? Forse dovremo aspettare a lungo!
Con simpatia, una citoyenne



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