postato il 24 Dicembre 2012
Pubblichiamo da ‘La Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Carmelo Lopapa
«Adesso tutto è nelle mani del presidente Monti. Nelle prossime ore sarà lui a raccogliere i consensi e i sostegni alla sua agenda. Sarà lui a decidere se sarà meglio procedere con una lista piuttosto che con più formazioni».
Pier Ferdinando Casini è raggiante. La conferenza stampa del premier è terminata da alcune ore ma la giornata che si conclude segna lo spartiacque che in tanti, al Centro, attendevano. Il Professore in campo determina un valore aggiunto che il leader Udc non esita a definire «enorme». Ora tutto può partire. Il Berlusconi in tv è il “dejavu francamente penoso”. Col Pd, piuttosto, tutto è rinviato a dopo il voto, quando un’intesa sarà possibile se si riproporranno le esigenze da «emergenza nazionale» vissute in questa legislatura.
Presidente Casini, eccola la disponibilità di Mario Monti che tanto attendevate. E adesso?
«Monti si è assunto la responsabilità di delineare un’agenda per il Paese e per l’Europa. Non ha avuto paura di sottolineare i rischi che questo Paese ancora sta correndo. Quelli del populismo, della demagogia, di un certo conservatorismo dell’estrema sinistra vendoliana. È una scelta certamente non facile. E bisogna rendergli onore perché quando una persona ha davanti a sé due strade, una difficile e una facile, e decide di imboccare quella difficile, beh, vuol dire che è animato da nobili propositi». [Continua a leggere]
postato il 15 Novembre 2012
Pubblichiamo l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Emanuela Fiorentino sul numero di Panorama di questa settimana.
La voce rimbomba nei corridoi del terzo piano. Ma chi c’è dentro l’ufficio di Pier Ferdinando Casini? «Credo un senatore…» risponde una ragazza che corre con i fogli in mano. Ragiona, non è arrabbiato, si sentono frammenti di parole: accordo, Sel, ma perché? Poi il silenzio. Il cantiere, a Palazzo Theodoli, è in fibrillazione. Tutti chiamano e lui modula il tono. Bassissimo quando vuole convincere qualcuno, altissimo quando, forse, vuole convincere se stesso.
Ha visto, presidente, la competizione su Sky per le primarie? Lei c’era anche se non c’era «Eh, sì, doveva essere uno scontro tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, è stato un confronto tra Bersani e tutti gli altri…». 11 momento è delicato, probabilmente cruciale. Le agenzie battono l’arresto di Vincenzo Maruccio, ex consigliere regionale dell’Idv. Soddisfatto, da nemico giurato di Antonio Di Pietro? «Non sono uno sciacallo, ma a differenza di tanti altri che lo santificavano io l’ho sempre combattuto». Uno in meno. Però Casini ha altro per la testa, anche se per capirlo bisogna ragionare da democristiani, cogliere le sfumature. Lui non dice che non vuole Mario Monti al Quirinale, ma che lo preferisce a Palazzo Chigi. Non nega di volere modificare la legge elettorale per impedire a Bersani di stravincere, ma sostiene che parole come ago della bilancia o mediatore non significhino niente. Non rinnega la lottizzazione, la giustifica sostenendo d’avere sempre scelto persone qualificate.
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postato il 3 Novembre 2012
E al Pdl: ‘Appelli patetici. Voto in febbraio? Buonsenso’
Pubblichiamo da ‘La Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Carmelo Lopapa
Al voto anche a febbraio, se sarà necessario per fare economia. Ma con una nuova legge elettorale, altrimenti tutto il sistema politico sarà travolto dall’antipolitica. Pier Ferdinando Casini si dice pronto a rilanciare l’asse col Pd che in Sicilia ha portato a un insperato successo. A patto che il partito di Bersani si liberi dagli «estremismi». Per il Ppe italiano invocato da Alfano e i suoi, tanto più dopo il «penoso» Berlusconi di Lesmo, siamo fuori tempo massimo.
Quando sarà approvata la legge di stabilità si sarà esaurita la mission del governo Monti, presidente Casini? Voto anticipato a febbraio, magari in election day con le regionali?
«Non sono interessato al dibattito, non è un affare di stato. Un mese prima o un mese dopo non cambia molto. Rispetterò in ogni caso la decisione, che spetta al presidente della Repubblica. È una valutazione di buon senso, che tiene conto delle difficoltà finanziarie e del periodo di crisi, non può diventare la disfida di Barletta».
Dice che nell’eventuale anticipo non c’entra il panico da perdita dei consensi dei partiti? L’antipolitica avanza.
«Quel problema esiste, ma non lo risolviamo certo con un mese in più di tempo». [Continua a leggere]
postato il 26 Ottobre 2012
Pubblichiamo da ‘Il Messaggero’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Alberto Gentili
Onorevole Casini, lei ha sempre detto: via Berlusconi e uniamo i moderati. Perché adesso dice che non rinuncia alla Lista per l’Italia e non si alleerà con il Pdl?
«Ho sempre detto che la premessa di ogni dialogo produttivo tra moderati fosse che chi li aveva divisi si facesse da parte. Non ne ho mai fatto un problema personale con Berlusconi, ho sempre sollevato una questione politica. Oggi la strada è aperta a un confronto serio sui contenuti. Ma populismo e promesse fiscali non fanno parte del codice genetico di un popolarismo europeo che rifiuta la demagogia e si pone il problema della responsabilità e del governo del Paese. Spero che al centro delle primarie del Pdl ci sia una risposta chiara e netta su questi punti. Faccio degli esempi: sul federalismo pensano che la strada imboccata fosse quella giusta? Sul tema della giustizia non c’è nessuna autocritica da fare? Ecco, questi sono i nodi importati che il Pdl dovrà sciogliere davanti agli italiani. E noi certamente non saremo indifferenti a come verranno sciolti. Per essere ancora più chiaro: sono loro a non avere più alibi. Fino a ieri dietro a Berlusconi si nascondevano tutti. Ora quale politica farà il Pdl? Quale rapporto avrà con il governo Monti?».
Il chiarimento, diceva, arriverà dalle primarie.
«Già. Ma le primarie sembrano anche un tentativo disperato di arrestare il tempo. Non demonizzo le primarie, sono pur sempre uno strumento di democrazia, noto però una contraddizione: cosa rappresentava l’epoca del berlusconismo? L’idea dell’uomo solo al comando e del plebiscitarismo? Oggi che è finita quell’epoca, cosa significa la legittimazione dei gazebo? Sembra quasi che il rito salvifico delle primarie serva per lasciare le cose com’erano». [Continua a leggere]
postato il 25 Settembre 2012
«Polverini è diventata il parafulmine delle contraddizioni interne al Pdl»
Pubblichiamo da “Il Messaggero” l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Marco Conti
Presidente Casini, Polverini ha fatto bene a dimettersi?
«E’ uno dei pochi presidenti che non ha un avviso di garanzia e come tale non aveva nessun obbligo di dimettersi, ma ne ha fatto un obbligo di dignità e di responsabilità. Questi atti in politica prima o poi danno ragione a chi li compie, anche se oggi comprendo l’amarezza per il commiato. La vita è lunga e se una persona è onesta e ha propositi limpidi e puliti, prima o poi riemerge».
Non pensa sia stata una decisione un po’ tardiva?
«Prima di lasciare ha fatto fare dei seri tagli ai costi della politica al Consiglio regionale. Poteva dimettersi un giorno o due prima, ma questo non cambiava molto».
Ha fallito una persona presa dalla società civile o hanno fallito i partiti?
«Sono stati i partiti ad aver fallito. La prima Repubblica aveva grandi partiti con costosi apparati ed è caduta proprio sulla critica a queste strutture. Un sistema che andava cambiato, ma ora siamo a dei partiti di plastica. Nella migliore delle ipotesi a partiti personali, nella peggiore a comitati d’affari. Oggi non facciamo lo sbaglio di venti anni fa e nel momento in cui si apre una nuova fase politica rendiamoci conto che senza partiti non si va da nessuna parte e non si seleziona classe dirigente». [Continua a leggere]
postato il 15 Settembre 2012
Pubblichiamo da “La Repubblica” l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Francesco Bei
«Sono d’accordo con Fini. Qui non si tratta di fare forzature ma di avere rispetto reciproco. E questo significa due cose: stanare chi vuole continuare a giocare a rimpiattino e assumersi la responsabilità di una scelta davanti agli italiani».
Pier Ferdinando Casini ne è convinto: stavolta ci siamo, la legge elettorale che archivierà il Porcellum e disegnerà i contorni della “terza repubblica” è in arrivo. A patto che il Pd si decida e abbandoni convenienze eccessive su un super-premio di maggioranza.
Napolitano è dovuto intervenire per l’ennesima volta vista l’impasse dei partiti, ha chiamato al Quirinale Fini e Schifani. Si muove qualcosa?
«A patto che la si smetta di dire: o così o niente. In teoria le posizioni ufficiali restano molto distanti. Noi siamo per il proporzionale, il Pd per il doppio turno e il Pdl oscilla fra varie opzioni. Ma se tutti noi mostriamo intolleranza verso le idee degli altri significa che ci siamo rassegnati a tenere il Porcellum».
L’impressione è che tre settimane fa si fosse a un passo dall’accordo, poi è intervenuto un blocco che ha fatto saltare tutto. Cosa è successo?
«Anche io in effetti avevo avuto l’impressione che le distanze non fossero siderali. E che gli incontri tra Denis Verdini (Pdl) e Maurizio Migliavacca (Pd), ai quali noi non partecipavamo, avessero prodotto una mezza intesa. Ma lasciamo perdere quello che è stato, il gossip, concentriamoci sul futuro». [Continua a leggere]
postato il 25 Giugno 2012
Pubblichiamo dal Corriere della Sera l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Andrea Garibaldi
ROMA—A questo punto, chiediamo a Pier Ferdinando Casini, c’è la possibilità di elezioni a ottobre?
«Il rischio esiste. E arriva dal centrodestra, soprattutto».
Un ritorno in scena di Berlusconi…
«Con buona pace di Schifani che aveva chiesto sostegno più netto a Monti e degli sforzi di Alfano, Berlusconi è tornato a dare le carte e a spingere il Pdl verso la solita deriva del populismo. Ero sicuro che sarebbe finita così. È la risposta a chi mi accusava di non fare una proposta per un grande partito dei moderati».
Berlusconi pensa che attaccando l’euro e l’Europa «tedesca» riprenderà voti.
«Può certamente prendere più voti. Si mantiene in un recinto sicuro, ma isola il Pdl in uno scivolamento a destra che lo renderà ininfluente nella prossima legislatura. Vedo che ora chiede il 51 per cento, ma lui aveva il 51 per cento dopo le elezioni 2008! Fa di tutto per stabilire che la colpa è sempre di qualcun altro, Fini, Casini… in realtà ha promesso la riforma liberale e ha perso una decina di anni». [Continua a leggere]
postato il 26 Aprile 2012
«Grillo mi fa lo stesso effetto del cappio leghista vent’anni fa»
Pubblichiamo da QN l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Francesco De Robertis
ROMA –Presidente Casini, ha sentito che Napolitano è tornato a tuonare contro l’antipolitica.
«Meno male che c’è Napolitano».
A chi parlava il presidente?
«È un monito in una doppia direzione: ai partiti perché si rinnovino ed estirpino il malcostume e alla gente perché non pensi che si possa fare a meno della politica. Altrimenti si sfocia nel populismo. Non dimentichiamoci però che la situazione in cui siamo è dovuta al fatto che per troppo tempo abbiamo sentito le solite parole d’ordine e anche le solite decisioni demagogiche».
A chi si riferisce?
«Faccio un esempio: adesso in molti si lamentano giustamente dell’Imu, che è molto pesante. Ma quando si è abolito l’Ici eravamo in pochi, e io tra questi, a dire che era una sciocchezza». [Continua a leggere]
postato il 22 Aprile 2012
Pubblichiamo da “La Repubblica” l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Carmelo Lopapa
ROMA – Monti dovrebbe «continuare a servire il Paese». E le future alleanze elettorali non potranno prescindere «dall’esperienza di questo governo». Pier Ferdinando Casini getta le basi del nuovo partito dei moderati, calamita per i centristi di Pd e Pdl e per quel che si muove fuori dalla politica. Quasi in un capovolgimento dei ruoli adesso è lui a dettare le condizioni ai potenziali alleati. E se Montezemolo critica il progetto e va a trovare Berlusconi, pazienza, «sono amici da vecchia data».
Ieri lo scioglimento dei vertici Udc. E domani, presidente Casini? Cosa accadrà dopo le amministrative?
«Il segretario Cesa ha compiuto un atto tutt’altro che scontato, nei confronti dei dirigenti Udc abbiamo un debito morale forte: ci hanno consentito di fare la marcia nel deserto mentre tutti ci ritenevano velleitari. Non ci siamo arruolati da una parte o dall’altra. Ma oggi comprendiamo che non possiamo essere solo noi artefici del nostro destino politico. Dobbiamo costruire con altri, con gli elettori moderati innanzitutto, un progetto senza predellini».
Chi sono gli “altri”?
«Si avvicinerà a noi chi ha voglia di condividere la nuova avventura. Sono quel che si definisce un professionista della politica, ma al pari di altri mi sento in dovere di fare ancora la mia parte. Insieme a professionisti, sindacalisti, imprenditori».
Anche perché il discredito che travolge politici e partiti è senza precedenti.
«La ragione dell’antipolitica è nella cattiva prova che abbiamo dato in questi anni: tra demagogie, promesse di predicatori e populisimi. Oggi il mosaico va cambiato». [Continua a leggere]