Il caso Noemi? Berlusconi ha ricevuto da un grande quotidiano una sfilza di domande cui, credo, faccia bene ora a rispondere. Esorto però a non parlare di vallette e di processi, ma dei problemi reali del Paese. Credo che il premier debba parlare di problemi della gente. Abbiamo passato anni attorno ai problemi di Berlusconi, il Lodo Alfano sembrava ci garantisse di essere al riparo da queste nuove puntate delle sue telenovele giudiziarie.
Vogliamo un governo che utilizzi la crisi per fare le riforme. O il governo assume un’iniziativa vera e seria, o dalla crisi si esce dopo e peggio degli altri.
Pier Ferdinando
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di Carlo Fusi
ROMA – «La propaganda in campagna elettorale non ci interessa. E dunque la risposta all’invito del Pd non può che essere un no tondo. Non si possono affrontare argomenti così importanti come la difesa del Parlamento facendo demagogia sulla pelle dei cittadini. Non possiamo far finta di non vedere che mentre si invoca un presunto ”pericolo democratico”, il Pd dichiara di votare sì ad un referendum che consoliderebbe ancora di più Berlusconi senza nemmeno aver bisogno di alleanze. E’ una contraddizione per noi insanabile, e dunque respingiamo al mittente l’invito». [Continua a leggere]
Siamo disponibili a ridurre anche a 100 il numero dei parlamentari; assicuriamo il nostro voto a favore. Basta che Berlusconi non si smentisca come per l’abolizione delle province. Le voleva abolire prima della scorsa campagna elettorale e poi andiamo a votare per le province.
Quanto al Pd, che invita l’opposizione restare unita davanti al pericolo Berlusconi, Franceschini sosterrà il referendum consentendo al premier di avere ancora più potere di quello che ha oggi. E poi grida al pericolo verso la democrazia violata. Finché non cambia idea e non lo annuncia pubblicamente, non siamo disponibili ad alcuna adunata. In ogni caso, l’opposizione è indispensabile per fare riforme durature, mentre per fare riformette finte, forse ha ragione Berlusconi che vuole andare avanti da solo.
Servono uomini di Stato che facciano meno cucù e che consentano all’Europa di avere un ruolo politico, lavorando perché non ci lasci soli quando le nostre frontiere vengono perforate da migliaia di arrivi.
Con il simbolo di Berlusconi non si diventa sindaci a Bologna. La mia è una valutazione da tecnico della politica: Berlusconi ha tantissimi consensi in Italia ma a Bologna, per la storia di questa città, non si arriva a Palazzo d’Accursio sospinti dal suo simbolo. Neanche Guazzaloca ci è andato con il simbolo di Berlusconi, ci è andato come espressione civica.
Pier Ferdinando
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Noi politici passiamo una vita a rispondere a delle domande. Sul caso Noemi, se Berlusconi non vuole rispondere è un problema suo. Non ce ne possiamo fare carico noi.
Noi vogliamo tagliare il numero dei parlamentari, altro che capponi. Chiediamo a Berlusconi di non fare come le Province: ne aveva annunciato l’abolizione e adesso andiamo a votare, perché se n’è dimenticato il giorno dopo le elezioni. Berlusconi faccia davvero questa proposta e noi la votiamo: riduciamo a cento i parlamentari, pero’ se non lo farà, per l’ennesima volta dimostrerà che questa è una boutade elettorale. Tutti gli italiani capiranno quanto poco seria è la politica. Noi, invece, siamo per una politica seria e dignitosa.
Franceschini è in stato confusionale, parla tutti i giorni contro Berlusconi e poi dice sì a un referendum che porterebbe ad un bipartitismo di comodo, con il quale vincerebbe sempre il Pdl e perderebbe sempre il Pd. Poi dice che si batte per impedire che il premier vinca con più di 15% di voti di scarto: ha gettato la spugna prima ancora di combattere.
A Franceschini rispondo quindi che prima di fare appelli per un fronte unico deve chiarire come mai per il referendum invita a votare sì, di fatto rafforzando Berlusconi. Credo che questo appello vada rispedito al mittente, perché è irricevibile da chi con i referendari rischia di consegnare definitivamente l’Italia a Berlusconi. Io sono per combattere le derive del Governo, ma bisogna essere coerenti.
Silvio Berlusconi faccia valere la sua amicizia personale con Vladimir Putin per chiedere a Mosca di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Mikhail Khodorkovsky, ex proprietario della compagnia petrolifera Yukos in carcere dal 2003. Anche l’Italia, avendo taciuto fino a questo momento, muova alcuni passi nella medesima direzione. Molti osservatori internazionali ritengono che lo stillicidio di accuse, il precedente processo e l’attuale, siano motivati da ragioni politiche. Berlusconi sfrutti l’amicizia di cui è giustamente orgoglioso per sensibilizzare Putin a un impegno concreto e rapidamente verificabile nei suoi effetti, per il rispetto dei diritti e della difesa di Khodorkovsky. Mosca ne beneficerebbe in termini di immagine sullo scenario politico internazionale.
di Mario Sechi
Alla borsa della politica si classifica come un investimento di medio-lungo termine, alle elezioni europee conta «di prendere qualche voto in più rispetto alle politiche». Pier Ferdinando Casini, azionista di maggioranza dell’Udc, guarda fiducioso l’andamento del suo titolo sui listini elettorali. E in questa intervista con Panorama svela le future strategie di collocamento.
Lei è stato presidente della Camera, oggi al suo posto c’è Gianfranco Fini che tuona contro le leggi ispirate dai princìpi religiosi. Il cattolico Casini che ne pensa?
Penso che Fini abbia un’esigenza di visibilità, come hanno tutti i presidenti della Camera, l’avevo anch’io. Nel suo caso è accentuata dal fatto che il suo partito è diventato quello di Silvio Berlusconi. Non mi scandalizzo per il fatto che intervenga spesso, non lo biasimo neanche. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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