postato il 24 Maggio 2009 | in "Elezioni, Politica"

Intervista al Messaggero: «Siamo l’unico antidoto a Bossi»

intervistadi Carlo Fusi
ROMA –  «La propaganda in campagna elettorale non ci interessa. E dunque la risposta all’invito del Pd non può che essere un no tondo. Non si possono affrontare argomenti così importanti come la difesa del Parlamento facendo demagogia sulla pelle dei cittadini. Non possiamo far finta di non vedere che mentre si invoca un presunto ”pericolo democratico”, il Pd dichiara di votare sì ad un referendum che consoliderebbe ancora di più Berlusconi senza nemmeno aver bisogno di alleanze. E’ una contraddizione per noi insanabile, e dunque respingiamo al mittente l’invito».
Pier Ferdinando Casini taglia corto: la proposta dei Democratici di un incontro delle opposizioni per ribattere alle affermazioni del Cavaliere è un non senso. Caso mai l’atteggiamento da tenere è un altro. Per esempio sulla riduzione del numero dei i deputati: «Altro che gridare allo scandalo: noi diciamo sì al presidente del Consiglio. Lo prendiamo sul serio, convinti che è lui che non prende sul serio gli italiani. Sfidiamo Berlusconi a presentare un disegno di legge, noi siamo pronti a votarlo. Esattamente come avremmo voluto votare sì all’abolizione delle Province e invece gli italiani sono chiamati alle urne anche per questi enti. Perchè Berlusconi dopo averlo proclamato alle politiche dello scorso anno, poi se l’è dimenticato…».

Onorevole Casini, molti osservatori descrivono il panorama politico italiano in maniera netta: c’è solo Berlusconi. E al massimo un po’ di antiberlusconismo radicale. L’Udc sparisce, visto che è fuori da entrambi…
«Noi non ci nutriamo di antiberlusconismo, perché non fa parte del nostro Dna essere ”contro” qualcuno. Piuttosto l’Udc lavora concretamente per stanare le contraddizioni di tutti. A partire da quelle di Berlusconi: perchè deve essere chiaro soprattutto agli elettori romani e laziali che mentre il premier chiacchiera, la Lega comanda. Non è certo un caso che la Lega abbia imposto i suoi temi, dal federalismo, alle quote latte, all’immigrazione. E’ un continuo pullulare di pulsioni spingendo sugli istinti più bassi dei cittadini, instillando paure. Una classe dirigente degna di questo nome deve guidare, non farsi fagocitare dagli istinti peggiori».

Si riferisce all’immigrazione? Anche a quella clandestina?
«Io dico una cosa semplice. La società multietnica è una realtà, basta guardarsi intorno. Ci son due grandi questioni in ballo. La prima: molti immigrati sono in Italia onestamente e sono indispensabili a tutti noi. La seconda: molti sono delinquenti. Ma quando si fanno le proposte come quelle dei medici spia o delle ronde, vuol dire che si danno risposte finte o demagogiche. Le ronde sono l’abdicazione dello Stato, è lo Stato che getta la spugna. Un messaggio devastante di deresponsabilizzazione, di giustizia fai da te. Quanto ai medici spia, se non avessimo bloccato in Parlamento quella norma scellerata, accanto ai racket della droga e della prostituzione sarebbe sorto quello della sanità in nero, degli ambulatori clandestini per curare gli immigrati».

Insomma un governo a trazione leghista. E Berlusconi subisce senza rendersene conto?
«In parte subisce; in parte si è messo in condizione di subire. Perchè quando si è accetta l’idea di consegnare alla Lega le chiavi della politica italiana consentendo ai leghisti di fare il pieno di voti giocando sul doppio ruolo di partito di lotta e di governo, è come consegnare ad un ladro le chiavi di casa. Non puoi lamentarti se dopo ti sparisce l’argenteria».

Insisto: Berlusconi non se ne rende conto?
«Se ne è reso conto eccome ma adesso non può far niente perchè la Lega, con i suoi numeri, è determinante per il governo, è determinante nelle regioni del Nord e pertanto Berlusconi non può che subire. L’unica possibilità che avrebbe per liberarsi da questo gioco è dire sì al referendum. Ma onestamente non si può chiedere a noi di dargli ancora più potere per liberarsi del condizionamento di Bossi. Sarebbe paradossale. Noi vogliamo far capire agli elettori che il tasso di demagogia ha toccato in Italia vette insopportabili. E che un Paese non si governa nè con le boutade nè con la demagogia, ed è su questo che Berlusconi deve essere smascherato».

In questi giorni torna alla ribalta il macigno giustizia. Il Pd chiede al premier di non avvalersi del Lodo Alfano. Voi su quella norma vi siete astenuti: e adesso?
«Noi ci siamo astenuti proprio per evitare di continuare a fornire alibi a Berlusconi. Per favore, si occupi dei problemi degli italiani e lasci stare i suoi personali: sono 15 anni che li propina. Ci risparmi litanie. Vedo che anche ieri è tornato ad insistere sulla riforma della giustizia. La vuole realizzare davvero? Bene, vale qui ciò che ho detto per la riduzione dei parlamentari: lo sfidiamo a farlo, noi siamo disponibili a discutere, attendiamo che presenti il testo in Parlamento. E’ da un anno che la riforma della giustizia viene annunciata ma per le contraddizioni interne alla maggioranza non se ne fa nulla. E adesso c’è Bossi che fa la sparata sull’elezione popolare dei giudici: manca solo che la politicizzazione della magistratura, da noi più volte denunciata, venga istituzionalizzata come succederebbe se quella proposta venisse accolta. Una pura follia».

Crisi economica. Era devastante fino a qualche settimana fa, ora si dice che il peggio è alle spalle. Qual è la verità? E come giudicate l’azione del governo?
«Il governo gioca di rimessa, spera che passi la nottata ed evitare di affrontare i nodi strutturali. A partire dal più importante: la famiglia, che oggi è il più grande ammortizzatore sociale del Paese. Berlusconi aveva promesso il quoziente familiare: un’altra promessa inevasa. La colpa più grave del governo è l’inerzia. Il ministro Tremonti amministra con giudizio la montagna del debito pubblico, ma evita di affrontare le questioni vere sempre perchè la Lega di mette di traverso. Un esempio? La mancata liberalizzazione dei servizi pubblici locali».

Caso Noemi: ora spuntato foto a iosa. Voi da che parte state?
«Semplice: non bisogna fare del giustizialismo. Detto questo, naturalmente consiglio a Berlusconi di rispondere alle domande che gli rivolge la stampa. Più non lo fa, più aumenteranno. E’ una vicenda che ha alimentato lui stesso: nel momento in cui è andato in tv a dire la sua verità, non può meravigliarsi se gli rivolgono altre domande o rispondere solo a quelle che gli fanno comodo».

Il Pd chiede voti perché, sostiene, se stravince il Pdl c’è un pericolo autoritario. Condivide?
«Sono argomentazioni ridicole. Piuttosto il Pd, se non chiarisce fino in fondo le sue posizioni e continua sotto sotto a coltivare il progetto di bipartitismo, finisce per essere nient’altro che l’avversario di comodo di Berlusconi, e mai un’alternativa credibile. Con il sì al referendum non si creerà il bipartitismo bensì un sistema in cui un partito vincerà sempre e l’altro perderà sempre. Non sono miei considerazioni: è la realtà. Non è un caso che nel Pd monti sempre più l’idea di cambiare posizione sul referendum».

La campagna elettorale italiana si nutre fin troppo di temi ”interni”. E tuttavia milioni di elettori vanno alle urne per rinnovare il Parlamento europeo, per dare un nuovo volto alla Ue. I centristi, l’Udc quali priorità intendono portare in Eurolandia?
«Noi portiamo un messaggio chiaro: che l’Europa sia più vicina ai cittadini. Che su alcuni temi fondamentali, come ad esempio l’immigrazione, non lasci soli i Paesi che subiscono in alcuni casi una sorta di invasione. Sono necessari accordi con i Paesi rivieraschi dell’Unione europea per fare dei campi di accoglienza sulle coste degli Stati nordafricani, pagati dalla Ue e gestiti con la collaborazione delle nazioni Unite. Perché è chiaro che quando un immigrati, un clandestino, arriva a Lampedusa non arriva sulle coste dell’Italia: arriva sulle coste dell’Europa. Un altro terreno fondamentale dell’azione europea è quello dell’energia. Basta svenderci, non andiamo come singoli Paesi e per di più con il cappello in mano dallo zar Putin. Se invece ci andiamo tutti assieme saremo maggiormente in grado di spuntare condizioni buone per il gas e per il petrolio. Come pure sul nucleare occorre un’iniziativa unica dell’Europa. E poi l’Udc andrà in Europa a difendere l’identità cristiana dell’Italia. Difendendo quelle, difendiamo noi stessi, la nostra tradizione, la nostra storia. In un Parlamento europeo che in tante occasioni smarrisce punti di riferimento fondamentali, dall’eutanasia al partito dei pedofili, noi vogliamo difendere l’identità cristiana. E diamo anche un messaggio a chi viene: chi arriva da noi deve essere accettato ma gli extracomunitari devono sapere che arrivano in Paese che ha una storia e regole da accettare».

2 Commenti
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Marta Romano
Marta Romano
14 anni fa

Presidente..
Dobbiamo esserlo! Il Paese non può correre con 2 marce diverse.. Questo Governo è completamente “leghizzato” e ce ne sono le prove: Il federalismo, le quote latte.. E poi volete saperne un’altra? Io sono Lucana, e pochi giorni fa è stata approvato in Senato un decreto che abbassa il prezzo della benzina per i lucani di 5-6 centesimi. Beh, sapete cosa c’è scritto in una piccola clausola? Che 60 milioni di euro che si ricaveranno andranno alla regione Veneto!! Non è giusto! E questo soltanto per far sì che la lega accettasse. E’ uno scandalo! Siamo stanchi di questi furti, siamo stanchi di questo Governo che asseconda ogni richiesta della Lega, a discapito del meridione. Vogliamo CAMBIARE! Vogliamo l’UDC!
Marta

Giulia Numa
Giulia Numa
14 anni fa

Avete sbagliato a non raccogliere l’invito del PD di ieri e anche sulla questione Noemi: un partito di cattolici non può tollerare ciò che il premier fa in privato ma non proprio. Sono indignata



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