Se Berlusconi ha a cuore la riunificazione dei moderati, vada a dimettersi prima del voto alla Camera, altrimenti i suoi sono soltanto dei propositi ipocriti. Il suo è stato un discorso ottimo, ma per essere credibile mancava solo un chiarimento: la ragione per cui non si va a dimettere. Si è scatenata una caccia all’ultimo voto, e Berlusconi doveva dire un’ultima frase: ‘Ritenendo inutile una contabilità parlamentare che tutt’al più mi darà un voto di maggioranza, mi vado a dimettere’.
Se lo farà, avrà la possibilità concreta di fare un appello più ampio, di chiedere un governo di responsabilità, altrimenti si va verso un governo al buio. Il voto in più alla Camera servirà per andare alle elezioni, non certo per governare.
Berlusconi ha ancora qualche ora per capire dove vuole andare a parare, evitare una ridicola conta parlamentare e dimettersi prima del 14 dicembre. Non si tira a campare mentre il Paese va a fondo.
C’è bisogno di una pacificazione nazionale, di una classe politica che si mette assieme per risolvere i problemi. Non serve una politica che accarezza, ma una politica che dica la verità, servono parole di responsabilità. Serve una politica che sappia parlare, come in Germania, dove nella grande coalizione si sono messe insieme persone che la pensavano diversamente. Il risultato è che la Germania cresce del 5% mentre noi siamo fermi all’1%.
E’ un momento triste per la vita pubblica del nostro Paese, un momento di degrado morale e civile. La peggiore classe dirigente è quella che non deve risposte alla gente ma voglio dirvi una cosa: in Parlamento non tutti sono in vendita.
Berlusconi è incapace di anteporre gli interessi del Paese ai propri; dovrebbe invece riflettere sul fatto che c’è un’ampia area di moderati delusi dal fatto che in vent’anni le promesse non sono state realizzate, e i problemi del Paese non sono stati risolti.
Non è il 14 dicembre il d-day della politica italiana ma il 16, quando si riuniranno i ministri dell’Ecofin. Sarà quella la prova del nove per l’Italia, perché chi parteciperà dovrà dire come stanno le cose e cosa si intende fare.
In qualunque modo andrà, anche se Berlusconi dovesse avere una fiducia di 2 o 3 voti, è chiaro che non potrà andare avanti.
Se battibecchiamo su un voto in più o in meno le distanze tra politica e cittadini aumentano. L’Italia non potrà essere governata da un governo che tiri a campare. Credo che difficilmente Berlusconi dimostra consapevolezza del fatto che il Paese ha bisogno di un altro governo, ma forse dovrebbe fare un po’ di autocritica.
E’ stato in politica per 14 anni in tanti ruoli e non mi sembra un reato che chi è all’opposizione, o chi è stato espulso dal presidente del Consiglio, chieda di cambiare: hanno cambiato la Thatcher e Blair, che erano campioni del mondo in confronto a Berlusconi.
L’intervista su ‘Repubblica’ a Pier Ferdinando Casini di Claudio Tito
“Nessuno pensa ad un ribaltone”, ma il Pdl dovrebbe abbandonare le “parole desolanti” di Verdini e “responsabilmente” incominciare seriamente a pensare a un altro nome per Palazzo Chigi. Pier Ferdinando Casini non ha dubbi: andare al voto sarebbe “pazzia”, Berlusconi si dimetta prima del 14 per agevolare un percorso che anche in Europa ci chiedono.
Il Cavaliere, però, non ci pensa proprio a dimettersi.
“E’ comprensibile. Ma per fare cosa? Il problema è la crisi economica terribile e l’incapacità di affrontarla. Il governo non riesce a trovare la quadra nemmeno al suo interno”.
Farsi da parte con quale obiettivo?
“Deve capire che è un momento drammatico. Gli studenti che protestano, ad esempio, non possono essere liquidati con un “andate a studiare, asini”. La Ue, poi, probabilmente ci imporrà una manovra aggiuntiva. Vogliamo affrontare di petto il macigno del debito pubblico? Non parlo di una Finanziaria, ma del fatto che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. La risposta può essere il voto anticipato? A Bruxelles ci prendono per matti”. [Continua a leggere]
Di solito la politica degli insulti è una politica molto debole. Berlusconi è inutile che se la prenda con gli altri: non è colpa nostra se ha dilapidato in due anni la più grande maggioranza che gli italiani hanno dato a un uomo politico e non è colpa nostra se non ha fatto una sola riforma.
Ora vuole dare un contributo? Si dimetta? Vuole il voto? Lo accettiamo con serenità. Noi non abbiamo problemi, è un problema suo.
postato il 3 Dicembre 2010
Beh, se qualcuno aveva ancora qualche dubbio circa l’esistenza o meno del Terzo Polo sarà accontentato. Udc, Fli, Api e le altre forze centriste del Parlamento hanno infatti presentato una mozione congiunta a firma di 85 deputati. Gli obiettivi sono chiari: chiudere formalmente una fase politica in declino già da troppo tempo e ridare fiato, speranza a un Paese che ha una vera voglia di cambiare; secondo il Fatto Quotidiano il premier Berlusconi trema, mentre secondo il Sole si tratta ancora di una forte pressione sul Governo, nella speranza – come spiega il Messaggero – di giungere a un esecutivo di garanzia istituzionale, magari guidato da Letta. Che, a quanto si evince dai documenti Wikileaks (leggete il Corriere), è sempre stato seriamente preoccupato dai festini di Berlusconi, fonte di logoramento eccessivo. Solo segnali?
Se Berlusconi ha un senso di responsabilità eviti le lungaggini, i logoramenti e i giochini di palazzo e prenda atto che non ha più la fiducia. Si dimetta e magari cerchi lui stesso di contribuire ad aprire una fase nuova nel Paese.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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