La fine dei governi autoritari di Tunisia ed Egitto sembra aver innescato un movimento di protesta senza precedenti che in questi giorni riempie le piazze di molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Le notizie che giungono da questi paesi sono molto frammentarie e confuse perché le autorità controllano le comunicazioni e hanno messo in atto una strategia di oscuramento che colpisce specialmente la rete internet e i suoi social networks, tuttavia le notizie riescono comunque ad aggirare in qualche modo questo feroce embargo e in queste ore ci raccontano anche delle repressioni nel sangue in particolare in Bahrein e in Libia. Queste serie di sollevazioni dal golfo persico all’oceano Atlantico sono sicuramente il sintomo di un malessere generalizzato nei confronti di regimi autoritari e corrotti che governano grazie alla paura e a complicità svariate, spesso anche internazionali, e che hanno impedito la crescita di questi paesi e in molti casi hanno causato uno spaventoso divario tra poveri e ricchi. Altro particolare di queste rivolte è che le piazze sono piene di giovani e donne dai diritti conculcati e dal futuro incerto che traggono forza e speranza dai contatti che sviluppano attraverso internet con l’Occidente libero e democratico.
Nonostante queste caratteristiche comuni le proteste e le rivolte che sconvolgono il Maghreb e la penisola araba sono molto differenti tra di loro ed ogni paese presenta variabili ed imprevisti che difficilmente consento di identificare il fenomeno e di prevedere sviluppi e possibili scenari. Di certo in questo momento c’è l’insufficienza della politica estera dell’Europa e dell’Italia, al contrario degli Stati Uniti, che pure con evidenti defaiances diplomatiche sono riusciti in qualche modo a far sentire la loro voce, l’Europa è sembrata spiazzata ed afona di fronte al precipitare della situazione in Tunisia, in Egitto e poi negli altri paesi.
L’Unione Europea dei trattati e delle conferenze mediterranee, di Tony Blair e Lady Ashton non è riuscita a prendere una posizione, a intervenire e probabilmente ha deluso le aspettative di quegli uomini e di quelle donne che nelle piazze e nelle strade di questo oriente inquieto speravano almeno in un cenno di approvazione della patria del diritto e della civiltà. Purtroppo non ci si può neanche consolare con le diplomazie nazionali: come ha argutamente notato Ugo Tramballi su il Sole 24 ore se in un motore di ricerca proviamo a cercare qualcosa del tipo “Franco Frattini Medio Oriente” oppure “Alliot-Marie Proche Orient” troveremo poco o niente. E’ probabile che questo silenzio non sia solo il frutto amaro di ministri degli esteri incapaci ma anche di un imbarazzo politico dovuto all’appoggio, non troppo velato, ai tiranni di ieri che hanno governato spesso col consenso e la benevolenza di parecchi stati europei che spesso hanno anche notevoli interessi economici in ballo.
In Italia l’assordante silenzio del ministro Frattini è purtroppo compensato dalle incredibili dichiarazioni del Premier che ha affermato davanti ai giornalisti di non avere sentito Gheddafi e di non permettersi di disturbalo. Peccato che il “non disturbare Gheddafi” del Presidente del Consiglio sia costato al popolo libico più di cento morti negli scontri di Bengasi. Fiumi di sangue e la fine dello status quo in Nord Africa e Medio Oriente dovrebbero spingere Berlusconi a riferire alla Camere, e più in generale dovrebbero costringere l’intera Europa a riflettere sulle conseguenze di questa situazione e ad intervenire per una soluzione non violenta delle crisi che però preservi e sostenga l’anelito di libertà e democrazia che proviene dalle piazze Tahrir di tutto l’Oriente. Un anelito che deve “disturbare” i satrapi orientali ma anche i sonni tranquilli dei cosiddetti paesi liberi.
Maggioranza e governo litigano su tutto, persino sul centocinquantesimo dell’Unità nazionale. Lega e il Pdl si spaccano in modo ignobile, trovano l’intesa solo sull’immunità parlamentare e sui provvedimenti sulla giustizia che servono a Berlusconi. In questa situazione, non si può chiedere a noi di votarli perché sarebbe ignobile.
Diciamo con chiarezza che l’alternativa a Berlusconi non si costruisce con una ‘santa alleanza’: sarebbe solo un gigantesco favore a Berlusconi. In questo modo Berlusconi potrebbe ritrovare argomenti in campagna elettorale per dire che c’è il solito complotto contro di lui, ma è che ha dimostrato il fallimento di un Governo che non ha risolto uno solo dei problemi degli italiani che sono completamente scomparsi dall’agenda di Governo.
postato il 16 Febbraio 2011
Quella di ieri è stata sicuramente una giornataccia per il Premier Berlusconi, che – come ci spiega Ezio Mauro su La Repubblica – aveva scelto di scendere in Sicilia per riacquistare credibilità e invece è stato costretto a una fuga immediata subito dopo l’annuncio del rinvio a giudizio: la cosiddetta “Struttura Delta” (copyright sempre della Repubblica) aveva messo su un ingegnoso piano di riabilitazione mediatica di B. Piano smontato proprio dall’accelerazione della Procura di Milano, che ha fissato per il 6 aprile la prima udienza (ironia della sorte, sarà giudicato da tre donne) ed è pronta quindi a giudicare su reati gravi quali la concussione e la prostituzione minorile. In questo torbido quadro è interessare monitorare poi anche le mosse della Lega, che come ci spiegano Sole e Corriere, ha scelto di restare fedele al Pdl solo fino all’approvazione del Federalismo e muoversi con le mani libere dopo, magari cercando una convergenza con il Pd di Bersani “leghista” (Il Manifesto). Siamo dentro al Dopo Berlusconi, ormai, e forse – finalmente – questa lunga, lunga agonia potrebbe conoscere la fine: certo, per dirla con Sorgi su La Stampa, è triste che in Tribunale finirà anche questa seconda, fallita, repubblica. Ma tant’è, questa è la vita.
Da L’Aquila, davanti ad una città morta in cui la ricostruzione non è stata neppure abbozzata, dico a Berlusconi di concentrarsi sui problemi del Paese. Torni a L’Aquila: lo ha fatto all’inizio, spesso, e poi nulla più. Veda com’è questa città bloccata nella sua costruzione e pensi che queste sono le emergenze in Italia, non il processo breve.
Se il Governo vuole esistere deve governare e risolvere i problemi, altrimenti sono meglio le elezioni. Quello che serve è un governo nel pieno delle sue funzioni, che cominci a passare dalle parole ai fatti.
Se le cose continuano così allora meglio andare a votare perché questa paralisi non serve a nessuno.
Sono mesi che sollecitiamo il governo a fare qualcosa di concreto per gli italiani, che sono assolutamente dimenticati, e invece si discute solo di Berlusconi, dei suoi casi o magari di revisioni improbabili di articoli della Costituzione.
Il governo pensa di fare ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in difesa del presidente del Consiglio, mentre sarebbe meglio che si occupasse dei clandestini che stanno sbarcando a migliaia e di quello che accade nel Maghreb.
In che in questo momento il ministro degli Esteri dovrebbe essere a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo per porre all’Unione Europea il problema degli sbarchi. E invece si ipotizza il ricorso alla Corte di Strasburgo in difesa di Berlusconi. Quanto basta a dimostrare che c’è una irresponsabilità totale del governo.
Pier Ferdinando
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Mi piacerebbe un Paese normale in cui ci sia il rispetto tra i poteri dello Stato, un premier che non chiedesse i danni allo Stato e non dicesse che l’Italia è come la Germania dell’est, un paragone umiliante per l’Italia e per le decine di morti di quel regime.
Mi piacerebbe recuperare il senso delle proporzioni. Un Paese normale in cui il premier, almeno un giorno su due, pensa a risolvere anche i problemi degli italiani non solo i suoi, soprattutto degli elettori di centrodestra che oggi vedono che Berlusconi non ha risolto uno solo dei problemi che aveva promesso di risolvere 20 anni fa con la rivoluzione liberale.
Il resto è fuga dalla realtà, parliamo del nulla.
L’alternativa vera a Berlusconi nasce ristrutturando l’area moderata, ci vuole un’altra offerta politica. Io non credo più ai governi uno contro l’altro, né all’ammucchiata di tutti contro Berlusconi, né di Berlusconi contro la sinistra.
Si mettano assieme le persone migliori, compatibili, di Pdl, Pd e Centro e si faccia una grande coalizione per compiere le scelte impopolari che servono al Paese. Viceversa non si farà mai nulla, si cercherà di sfangarsela rinviando le questioni.
Il nuovo polo che si e’ creato deve lavorare per proporre questa soluzione di buon senso.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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