Tutti i post con tag: Berlusconi

Rassegna stampa, 28 agosto ’11

postato il 28 Agosto 2011
Doppio intervento del Presidente Casini sui giornali di oggi: lo trovate, infatti, su Repubblica, intervistato da Carmelo Lopapa, e sul Messaggero. Il messaggio è identico: il clima di coesione nazionale che sembrava essersi stabilito in questo difficile momento è scomparso, demolito dall’atteggiamento irresponsabile e vago della maggioranza e dalle ultime scelte sbagliate del Pd  (in primis, sullo sciopero generale indetto dalla CGIL); alla coalizione di governo sono bastati appena “15 giorni per disperdere quel clima di positività e determinazione che, raccogliendo l’appello del Presidente della Repubblica e sotto la spinta della Bce, aveva portato il governo a intervenire”, mentre i democratici hanno deluso notevolmente con il loro atteggiamento assai inconcludente (come, del resto, aveva notato ieri Tito Boeri su Repubblica). Noi e il Terzo Polo, però, non ci arrendiamo e domani presenteremo la nostra contromanovra, con proposte concrete che vertano su 4 punti chiave: costi della politica, debito pubblico, giustizia e previdenza sociale – in linea con quanto concertato con le parti sociali (in primis la Cisl) e Confindustria (che oggi, con Emma Marcegaglia, demolisce dalle fondamenta il decreto del governo), all’insegna della serietà e della fattibilità (che abbiamo sempre dimostrato, leggete Celletti su Avvenire). Anche gli editoriali di Angelo Panebianco sul Corriere e Claudio Sardo sull’Unità si inscrivono perfettamente nel nostro raggio d’azione: due settimane fa sembravamo sull’orlo dell’abisso e ora l’urgenza di fare le riforme è scomparsa dall’agenda governativa, sostituita da una volontà “divisiva” e di “rottura” (pura follia!); mentre tutto il mondo è cambiato, dalla Crisi alla Libia, solo da noi le cose sembrano ritornare alla solita stagnazione (leggete Prodi sul Messaggero). Nel frattempo, poi, continua la guerra tra bande nel Pdl: i frondisti sembrano essere riusciti ad imporre la propria linea al premier, che ha deciso di cambiare il decreto (così come vi anticipavamo ieri: aumento dell’Iva e innalzamento a 200 mila euro della supertassa), contro il parere del Ministro Tremonti (che si dice “sconfortato” – ma di lui si può fare a meno, giura la Santanché).

Casini: “Sparito il clima di coesione nazionale non voto una manovra senza riforme” (Carmelo Lopapa, La Repubblica)

“Manovra al ribasso ma deluso dal Pd” (Il Messaggero)

Lega e Pdl: manovra, c’è l’intesa. Le critiche di Confindustria (Alessandro Trocino, Corriere)

Marcegaglia: “Una gara a chi inventa la tassa più esotica” (Tonia Mastrobuoni, La Stampa)

Ecco come cambierà il decreto: sale l’Iva, supertassa a 200 mila euro (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Doppia dote dall’aumento Iva (Marco Rogari, Sole24Ore)

Da Waterloo a Westfalia la lezione di storia del superministro noioso e non ottimista (Aldo Cazzullo, Corriere)

Santanché: “Basta col superministro, Giulio ha troppi poteri: è l’ora di spacchettarli” (La Repubblica)

Chi dimentica l’emergenza (Angelo Panebianco, Corriere)

Cacciari: “La protesta della Cgil? È una fesseria colossale” (Jacopo Granzotto, Il Giornale)

Chi vuole la rottura (Claudio Sardo, l’Unità)

Veltroni e il riformismo (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

La fatica di cambiare le cose (Matteo Bordone, FreddyNietzsche)

Sicilia, ai deputati stipendi ridotti (Sole24Ore)

La Gelmini bocciata da Cl: “Inqualificabile” (Marco Marozzi, La Repubblica)

Fate un patto serio. Per ricominciare a fidarci (Arturo Celletti, Avvenire)

Dai mercati alla Libia, le svolte dell’estate (Romano Prodi, Il Messaggero)

Cosa si aspetta da Pisapa (Michele Brambilla, La Stampa)

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Rassegna stampa, 27 agosto ’11

postato il 27 Agosto 2011
La nostra rassegna stampa ruota oggi tutta intorno alla manovra del governo e al rapporto tra Politica ed Economia che da qualche giorno a questa parte abbiamo molto a cuore di analizzare. Galluzzo sul Corriere ci mostra i retroscena dalle parti della maggioranza, con Silvio Berlusconi che dà sfoggio di un ottimismo che sembrava ormai seppellito, giurando che la Lega e il suo leader Bossi si siano ormai convinti ad accettare le proposte del Pdl, a partire dall’aumento dell’Iva, e che – in questo modo – si riesca a mettere ai margini il super ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: ma, in realtà, pare si vada verso una retromarcia su tutti i fronti: no ai tagli sui piccoli comuni, no ai tagli sulle province (assurdo, leggete l’intervista a Burlando su l’Unità), no alla riforma dell’età pensionabile e della previdenza sociale e (forse unica cosa sensata) no alla tassa solidarietà (che dovrebbe valere solamente per i redditi sopra i 200 mila euro con un’aliquota al 5%, quando si dice però “esagerare e fare male”). Eppure c’è chi, ancora, nel Pdl recalcitra: ai cosiddetti frontisti, infatti, si sono aggiunti oggi il sottosegretario Giovanardi (che accusa l’assenza di sostegni alle famiglie), l’ex premier Dini (che chiede più tagli e meno tasse) e due big come Gianni Alemanno e Roberto Formigoni (Marco Palombi su Liberal ci racconta quali sono le loro strategie future); quella del “frondismo”, però, sembra essere diventata una passione trasversale: a destra si fanno chiamare “lealisti” o “liberisti”, a sinistra “quarantenni” e “riformisti” (leggete Maria Teresa Meli sul Corriere). Diamo poi spazio alle opinioni: Alesina e Giavazzi, sul Corriere, analizzano gli effetti della “frenata” della crescita di Berlino e sconfessano la proposta targata Prodi-Quadrio Curzio sugli eurobonds (ci sono tutte le condizioni per favorire un nostro sviluppo); Tito Boeri, su Repubblica, invece, se la prende addirittura con il Pd e con la contromanovra democratica, definita molto “contro” e poco “manovra”, visto che abbondano le critiche ma mancano le proposte (concordiamo); Paolo Pombeni sul Messaggero, poi, prova a fare una summa del dibattito di queste settimane, spiegandoci cosa resterà (e cosa no) di questa manovra; Giorgio Ruffolo e Alessandro Penati, infine, sempre su Repubblica, si confrontano a distanza sull’impeccabilità (o il fallimento) dei mercati (ma Krugman, dal Sole, ci invita a non avere paura di scelte coraggiose, se no andiamo tutti in recessione).

L’ottimismo del premier: Bossi si è convinto (Marco Galluzzo, Corriere)

Bersaniani ma frondisti. Il segretario tradito dai “suoi” quarantenni (Maria Teresa Meli, Corriere)

Giovanardi: “Testo da rifare, mancano gli aiuti alle famiglie” (Giacomo Susca, Il Giornale)

Gianni e Roberto, la strana coppia (Marco Palombi, Liberal)

Burlando: “Abolire le province. Troppi addetti e costi insopportabili” (Oreste Pivetta, l’Unità)

Dini: “Meglio tagli che tasse” (Antonio Satta, MF)

Berlino frena? Un’occasione (Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, Corriere)

Imposta municipale con effetti collaterali (Luigi Lovecchio, Sole24Ore)

Il Pd, la Cgil e la contro-manovra quant’è difficile fare opposizione (Tito Boeri, La Repubblica)

Il mercato impeccabile (Giorgio Ruffolo, La Repubblica)

Gli psicologi in economia e il Cav libico (Nicola Porro, Il Giornale)

Diffidare delle borse per quattro motivi (Alessandro Penati, La Repubblica)

Chi ha paura dell’inflazione va in recessione (Paul Krugman, Sole24Ore)

Che cosa resterà di questa manovra (Paolo Pombeni, Il Messaggero)

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Rassegna stampa, 23 agosto 2011

postato il 23 Agosto 2011
Continua la strategia di “pressing” dell’Udc sul Governo: dopo l’intervista di Casini di ieri, si delinea la possibile convergenza in Parlamento tra maggioranza e opposizione, a costo dell’abbandono della Lega, che è sempre più in crisi nera. Il Senatur è preoccupato dai sondaggi che danno il suo partito in caduta libera e dalle lamentele sempre più forti che si sollevano dal territorio: ecco perché pensa di rilanciarsi abbandonandosi agli insulti e alla propaganda; torna addirittura la Padania (leggete dalla Padania, “Fratelli ce l’abbiamo fatta”: ma c’è o ci fa?), ma Berlusconi non ci sta e per la prima volta in 17 anni sconfessa ufficialmente il proprio alleato di governo con una nota di Palazzo Chigi: l’Italia è una sola e tale resterà. Trovate due analisi interessanti di questa “strategia” leghista sul Foglio e su Liberal: dallo “stronzo” che Bossi ha urlato a Casini si può capire che la “parabola” dei padani volge al termine (zero idee, zero progetti) e che quindi l’unica cosa che resta da fare è attaccare tutti quelli che stanno per superarti. I sondaggi dell’ultimo periodo, tra l’altro, lo confermano: Pdl e Lega, ad oggi, non supererebbero nemmeno il 30% e i consensi moderati travasano verso l’area del Terzo Polo (dato al 20%, anche se con l’apporto di Montezemolo) e addirittura verso il Pd. E mentre – come ci spiega Folli sul Sole – il baricentro del Paese si sta riorientando e si “riscopre” il Quirinale (leggete il bel commento di Macaluso al discorso di Napolitano di ieri), il Premier ha l’ultima occasione per giocarsi tutto, sostiene Sorgi su La Stampa. A nostro avviso, sbagliando: Berlusconi non ha più il polso della situazione e non crediamo proprio che (a meno di improbabili colpi d’ala) riuscirà a recuperarlo.

Mossa udc: molli il Senatur e avrà i voti. E il Pd presenta le sue controproposte (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)

Buttiglione: “Bene Silvio, ma arriva in ritardo” (La Repubblica)

Rimini Meeting. Napolitano: «Svolta per crescere». La politica: proviamoci (Angelo Picariello, Avvenire)

Dopo il discorso del Presidente (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Se il baricentro del Paese si sposta al Quirinale (Stefano Folli, Sole24Ore)

Bossi: fratelli la Padania sta arrivando (Paolo Bassi, La Padania)

Insulti Padani (Il Foglio)

Pombeni: “Pernacchi ed insulti per coprire un vuoto, la Lega ha finito le idee” (Francesco Lo Dico, Liberal)

Angelino nella giungla pdl. Per Silvio la Padania non c’è (Alessandro Calvi, Il Riformista)

Emorragia di voti nel centrodestra. Pd e Terzo polo ne approfittano (Libero)

Obama, Nato, Francia. Chi ha vinto la guerra? (Luigi Offeddu, Corriere della Sera)

Ora il Premier si gioca tutto (Marcello Sorgi, La Stampa)

Nello Stato debole prosperano le P4 (Miguel Gotor, La Repubblica)

Lo scambio: Iva al 21% e niente supertassa (Antonio Signorini, Il Giornale)

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‘Berlusconi osi senza subire i veti di Bossi. Il Parlamento lo sosterrà’

postato il 22 Agosto 2011

Pubblichiamo da ‘La Stampa’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini

di Ugo Magri

Roma – Berlusconi la smetta di giocare a nascondino. Prenda l’iniziativa. Rifiuti di subire i veti della Lega. E se troverà il coraggio di chiedere all’Italia i sacrifici necessari con misure veramente serie ed eque, allora troverà pure i voti che gli servono in Parlamento», assicura Pier Ferdinando Casini, leader del Terzo Polo.

Un momento, scusi: la manovra del governo non è già abbastanza severa? Qui si parla di 45 miliardi levati dalle nostre tasche…
«Intanto faccio notare che le tensioni interne alla maggioranza rischiano di rendere tutto quanto inutile, sacrifici compresi. L’Europa ci tiene d’occhio, certi atteggiamenti divaricati non sfuggono. Hanno fatto di corsa la manovra per dare un segnale ai mercati e a chi compra i nostri titoli di Stato, in primis la Bce. Ma oggi la babele di linguaggio nella maggioranza è tale che rischia di azzerare i vantaggi della rapidità».

Fantastico. E poi?
«La manovra è iniqua. Colpisce quanti non evadono nemmeno un euro. Non si capisce perché chi circola in yacht con un reddito dichiarato di 30 mila euro non debba pagare niente, e lo Stato se la prenda con i soliti che è più facile spennare».

Cioè i redditi sopra i 90 mila euro. Però il governo pare intenzionato a salvare chi ha figli a carico.
«Il quoziente familiare mi va benissimo, ma è la tassa che va levata. Colpisce il ceto medio e finisce per rendere addirittura più equa la patrimoniale».

Quindi pure lei la pensa come Montezemolo…
«Con tutto il rispetto per Montezemolo, già due mesi fa in Parlamento io dissi: chi più ha più deve dare. La patrimoniale è un nome odioso, ma un prelievo sulle grandi ricchezze sarebbe la cosa giusta».

Allora anche la Chiesa dovrebbe pagare l’Iva, dicono dal fronte laico…
«Ma che laicismo, questo è anticlericalismo d’accatto. Si ignora la straordinaria dimostrazione giornaliera di solidarietà da parte del volontariato, la supplenza che viene svolta nei confronti di uno Stato assente. Via, non si può considerare la Chiesa alla stregua di un imprenditore immobiliare…».

Torniamo alla manovra. Dove trovare le risorse per renderla più equa?
«Si potrebbe agire sull’Iva, piccolissimi aggiustamenti a livello di decimale sull’aliquota del 20 per cento. Oppure, meglio ancora, si possono fare quelle riforme strutturali che l’Europa ci chiede, e sono assenti da questa manovra. Incominciando dalle pensioni. L’adeguamento dell’età pensionabile alla durata della vita è ormai ineludibile, per uomini e donne».

Lei si sta attirando i fulmini della sinistra. [Continua a leggere]

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Il contrappasso del Cavaliere: più tasse per tutti

postato il 15 Agosto 2011

Cominciamo dagli elementi di contorno di tutta la vicenda. Gli aspetti emotivi, per esempio: Berlusconi ha affermato che ha il cuore che “gronda sangue”. E possiamo anche credergli, visto che il suo leitmotiv dal 1994 ad oggi è stato “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, uno slogan che riecheggiava nei salotti televisivi come nelle adunate di partito e campeggiava sui manifesti 6×3 delle varie campagne elettorali, come sui titoloni dei giornali dei tanti anni di governo Berlusconi. Stiamo assistendo a un passaggio epocale: la cura da cavallo contenuta nella manovra correttiva varata dal consiglio dei ministri mette una definitiva pietra sopra a tutte le belle intenzioni contenute nel libro dei sogni dei berlusconiani. Si volevano ridurre le tasse, oggi in buona sostanza aumentano.

Dunque il cuore della maggioranza sanguina per il dolore provocato da queste misure imposte e non volute. Ma gronda, e tanto, anche quello dei cittadini contribuenti che in tanti anni non hanno mai avuto un’incertezza, e hanno sempre pagato le tasse per sostenere una politica economica che restituiva in termini di servizi la metà di quello che si prendeva. I cari contribuenti italiani, lavoratori dipendenti, onesti autonomi che dichiarano il proprio reddito e famiglie in difficoltà che vedranno ridotti servizi e assistenza offerta dagli enti locali sono le prime vittime della mazzata di ferragosto.

Il decreto che fa piangere il cuore pretende un “contributo di solidarietà” sulla quota eccedente dei redditi superiori a 90mila euro (5 per cento) e 150mila euro (10 per cento) dei dipendenti del settore privato. Ovvero quelli che da sempre pagano le imposte sul proprio lavoro visto che le tasse vengono trattenute dalla busta paga. Per i furbi vedremo cosa fare, intanto per ora vessiamo gli onesti. Oltretutto un poco rischioso, questo prelievo dallo stipendio dei lavoratori, gabella camuffata con l’edulcorato eufemismo di “contributo di solidarietà”, rischioso perché non si guarda al di là della tempesta: una volta che la fase di emergenza passerà, riprenderanno i consumi, ma i lavoratori con meno soldi in tasca quali consumi potranno rilanciare? Si toglie soldi a chi può spenderli, l’economia ringrazia.

Ma anche le fasce più basse, quelle che in busta paga non hanno 90mila euro ma fanno fatica a organizzare le spese, avendo a carico figli, magari piccoli, magari in età scolare, anche costoro piangono per la manovrona del governo. In maniera indiretta, ma accusano il colpo. Un colpo che sentiranno bene in autunno, quando le famigerate spese si riaffacceranno sui bilanci familiari: il governo ha tagliato qualcosa come 9,5 miliardi di euro in due anni a province, comuni, regioni (ma non si voleva dare più potere agli enti locali?). Concentriamoci sui comuni: le amministrazioni si trovano con meno soldi perché i trasferimenti vengono ridotti (praticamente lo Stato si tiene tutto per sé) e dove rivolgeranno le loro preoccupate attenzioni per sopravvivere? Certamente sui servizi offerti alla popolazione: asili nido, buoni mense, trasporto pubblico, tassa rifiuti, e si colpiranno presumibilmente quelle fasce che ancora oggi possono godere di qualche agevolazione, e allora parliamo di famiglie numerose che non vivono nell’abbondanza, pensionati che non hanno pensioni da ex-dirigenti di banca e studenti che vedranno gli abbonamenti dei bus aumentare o diranno addio ai prezzi convenzionati di ristorazione, cultura, spettacoli. Una manovra che chiede sacrifici a chi di sacrifici ne ha già fatti, mentre gli intoccabili rimangono intoccabili. Il sistema, insomma, non cambia.

Sì, perché chi non paga le tasse continuerà a non pagare le tasse. Chi dà lavoro in nero continuerà a dare lavoro in nero. Chi deposita i denari nelle cassette di sicurezza di Zurigo o Lugano continuerà a depositare. L’evasione fiscale per il governo è qualcosa di cui non dobbiamo preoccuparci, qualcosa che non ci riguarda. Del resto Berlusconi anni orsono andava in giro a dire che qualche volta l’evasione è giustificata se lo Stato ti chiede troppo. E tutti a dirgli che lo Stato ti chiede troppo perché ci sono cittadini che non danno niente, tante primavere sono passate ma siamo ancora al punto di prima. Gramellini, vicedirettore della Stampa, ha scritto un editoriale bellissimo in cui scandisce queste parole:  “Gli Irrintracciabili. Scommettiamo che il più facoltoso di loro dichiarerà al fisco 89.999 euro? Li disprezzo”. E come non sottoscrivere? Un governo serio e consapevole del fatto che giustizia sociale significa che tutti i cittadini proporzionalmente alle proprie possibilità si sobbarcano il carico fiscale complessivo mette la lotta all’evasione al primo posto, forma una guardia di finanza incorruttibile e non al soldo dei faccendieri e stana tutti i disonesti, da Nord a Sud. Un impegno di questo genere non avrebbe portato alle misure di oggi che infieriscono in modo odioso e ingiusto su quelli che pagano sempre, e magari anche volentieri perché sanno che questo significa far andare avanti un Paese.

Berlusconi dice che questa manovra gli è stata imposta e non ha potuto farci niente. Ma signor Presidente, di grazia, il capo del governo è lei o un gabelliere medievale che tasserebbe anche l’aria che respiriamo? Se i responsabili di questa stangata (che tra l’altro è la tomba del federalismo) stanno piangendo per la durezza di queste misure guardino al passato recente e riconoscano di non aver fatto nulla per evitare che si arrivasse a questo. E si facciano promotori di una lotta all’evasione senza sconti. È tutta l’Italia onesta che lo chiede.

Riceviamo e pubblichiamo Stefano Barbero

 

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Casini: «Ora è invotabile. Modifiche serie e ne riparliamo»

postato il 15 Agosto 2011

Via il contributo di solidarietà, si alzi l’Iva e si riformino le pensioni

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Il Corriere della Sera’ di Monica Guerzoni

Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc e del terzo polo, non volta le spalle al governo nel momento dell’emergenza. Ma contesta con forza i sacrifici imposti alle famiglie e al ceto medio e lancia una «grande mobilitazione» per convincere Berlusconi e Tremonti a fare marcia indietro sul contributo di solidarietà.

L’Udc voterà la manovra, presidente?
«Per noi è invotabile, non è nel novero delle cose possibili. Perché mai dovremmo approvarla? È una stangata che la gente per bene non si meritava. Colpisce i soliti noti e non stana Invasione spaventosa che c’è. Chiede sacrifici al ceto medio e alle famiglie, ma soprattutto a coloro che nella loro vita non hanno mai evaso dieci lire. È veramente una cosa iniqua».

Il cuore del premier gronda sangue…
«Per anni Berlusconi si è vantato che non avrebbe mai messo le mani nelle tasche degli italiani, ora invece ce le ha messe davvero. Se il governo vuole la collaborazione dell’Udc e del terzo polo, questa manovra va cambiata profondamente».

In che modo?
«Spazzando via il contributo di solidarietà e salvaguardando quella platea di ceto medio che non ha niente a che fare con le grandi ricchezze. Se noi riteniamo una grande ricchezza un italiano che guadagna 4.000 euro o poco meno al mese, ha la moglie che non lavora e due figli a carico, abbiamo un’idea particolare del Paese». [Continua a leggere]

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Rassegna stampa, 11 agosto 2011

postato il 11 Agosto 2011
Oggi, rassegna stampa snella e lineare per cercare di ragionare insieme sui temi dell’economia e sull’importante incontro congiunto delle Commissioni Finanza e Affari di Camera e Senato che comincerà a breve. Partiamo con qualche articolo di “cronaca”: le sempre maggiori incertezza e confusione che si respirano dalle parti del governo, non fanno che aumentare il distacco dalle opposizioni, con il Pd che chiede “chiarezza” e il Terzo Polo – in testa Casini – che continua a spronare il Premier; come scrive Patta sul Sole, infatti, Udc, Fli e Api si dicono disponibili a collaborare su misure credibili, a patto – però – che si diano risposte serie e che si abbia un progetto di ampio respiro. Anche perché, come spiega Paradisi su Liberal, i mercati non “abboccano” più (ieri Piazza Affari è crollata, chiudendo in rosso al -6,6%, peggior risultato di questo ultimo periodo) e Pigi Battista sul Corriere rilancia: siamo in un vuoto “temporale” di potere e non possiamo permetterci di aspettare le mosse del governo fino al 18 di agosto. Il problema sostanziale, però, è che l’idea di adottare provvedimenti pesanti e impopolari ha spaccato nettamente la maggioranza: da una parte Berlusconi, che non vuole assolutamente cedere e teme un altro crollo di consensi, e dall’altra un fronte stretto intorno a Tremonti, che invece ipotizza anche il lancio di una nuova patrimoniale (a questo fronte va ascritto anche il sindaco di Roma, Alemanno, che intervistato dal Corriere ha detto che “tassare le rendite” non può essere un tabù): come scrive il direttore Menichini su Europa, la verità è che non sanno proprio cosa fare. Mentre Mario Deaglio su La Stampa si dice favorevole a dei sacrifici, in cambio di una rilancio della crescita, il blog Phastidio.net si scaglia duramente contro l’ipotesi “tremontiana” di un vasto prelievo fiscale (leggete la nota di Bertoncini su ItaliaOggi), sostenendo che una mossa del genere ci rispedirà in recessione molto prima di quanto si immagini. Da Repubblica, poi, due interessanti commenti di Massimo Giannini (che critica duramente le insufficienze generali e generalizzate di un governo accortosi improvvisamente di navigare in un mare in tempesta)  e di Franco Cordero (che tira le somme di 8 anni di Governo Berlusconi, impietoso). A questo punto, non ci resta che aspettare.

Il Pd chiede chiarezza, Casini «chiama» il premier (Emilia Patta, Sole24Ore)

Terzo Polo: anche il premier in Aula (Avvenire)

La Germania al bivio: salvare l’Europa o diventare meno solida? (Tonia Mastrobuoni, La Stampa)

La Borsa non aspetta più (Riccardo Paradisi, Liberal)

Alemanno: tassare le rendite smetta di essere un tabù (Ernesto Menicucci, Corriere)

Il nuovo gioco dell’estate italiana (Phastidio.net)

Dalle forbici alla scure (Vittorio Feltri, Il Giornale)

Patrimoniale, il premier non cede. E spunta l’ipotesi Eurotassa (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Le parti sociali insoddisfatte: «Dal governo niente risposte» (Melania Di Giacomo, Corriere della Sera)

Veltroni: “Le elezioni anticipate? Un pericolo per il Paese” (Antonella Rampino, La Stampa)

Sì ai sacrifici se aiutano la crescita (Mario Deaglio, La Stampa)

Non possiamo aspettare otto giorni (Pierluigi Battista, Corriere)

La verità è che non sanno che fare (Stefano Menichini, Europa)

Il risveglio sul Titanic (Massimo Giannini, La Repubblica)

Il ministero delle Finanze pensa solo al prelievo (Marco Bertoncini, ItaliaOggi)

Fuori dal Patto la spesa per gli investimenti (Giorgio La Malfa, Sole24Ore)

Cosa resta dopo 8 anni di governo Berlusconi (Franco Cordero, La Repubblica)

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Berlusconi venga domani in commissione

postato il 10 Agosto 2011

La straordinarietà della situazione politica ed economica offre al Parlamento, nella giornata di domani, una occasione importante, non solo per approfondire gli aspetti relativi alle ipotizzate riforme costituzionali, ma anche per verificare la volontà del Governo in ordine all’adozione dei provvedimenti economici richiesti dall’Europa e necessari per il Paese.
In questo contesto il Terzo Polo auspica che, in deroga alla normale prassi, sia lo stesso Presidente del Consiglio, unitamente al ministro dell’Economia, a rendere l’informativa presso le commissioni. Sarebbe un gesto di importante consapevolezza in un momento eccezionale per la vita dell’Italia.

Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e Italo Bocchino

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Non è più il tempo del bue muto

postato il 10 Agosto 2011

Le voci su un downgrade della Francia, poi smentite formalmente dal governo francese, hanno  scatenato il panico e una spaventosa ondata ribassista che ha travolto Wall Street e le borse europee. Record negativo per Piazza Affari con gli indici Ftse Mib e Ftse It All Share che cedono rispettivamente il 6,25% e il 5,43 per cento. Un mercoledì terribile dunque che ha spinto il governo francese ad intervenire tempestivamente per smentire le voci incontrollate le voci di un declassamento del debito sovrano del paese, con perdita della tripla A. Non c’è da stupirsi per l’intervento immediato del governo francese: solo una presa di posizione ferma e chiara poteva fermare i rumors e ridare quel minimo di fiducia necessaria per evitare il crollo totale. Continua a stupire invece il silenzio del Premier Berlusconi che dal discorso al Parlamento sulla crisi economica non ha sentito la necessità di rassicurare ulteriormente il Paese e i mercati. Berlusconi è ormai un “bue muto” che non trasmette più l’innata sicurezza di un tempo, anzi il suo silenzio unito ad un generale incupimento, notato anche dai fedelissimi, risulta assolutamente controproducente. Di certo Berlusconi non risolverebbe niente con un sorriso o con una delle sue battute, ma potrebbe invece essere utile quanto suggerito dal Terzo Polo che, in una nota congiunta firmata da Pier Ferdinando Casini, Italo Bocchino e Francesco Rutelli, ha auspicato che in deroga alla normale prassi, sia lo stesso Presidente del Consiglio, unitamente al ministro dell’Economia, a rendere l’informativa presso le commissioni riunite. L’Italia, ed anche i mercati, non hanno bisogno di un bue muto ma sperano ardentemente che anche per Berlusconi si avveri la profezia che Alberto Magno fece su Tommaso d’Aquino (il vero bue muto): “un giorno muggirà così forte che lo sentiranno in tutto il mondo civile”. Al momento ci accontentiamo di molto meno di un muggito, magari di un discorso onesto, franco e soprattutto concreto che infonda fiducia e sicurezza e che detti, finalmente, una rotta.

Riceviamo e pubblichiamo Adriano Frinchi

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