«Sarraj non basta, dialogo con Haftar»
Così fallisce l’obiettivo di contrastare la lotta agli scafisti
Il colloquio con Lorenzo Bianchi pubblicato su QN
La Colpa dell’Italia in Libia? «È stata – è la tesi di Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione esteri del Senato – più leale di altri Paesi. Ha adottato la posizione delle Nazioni Unite e si è comportata con la correttezza che è mancata ad altri Stati che formalmente hanno sottoscritto l’appoggio a Sarraj. L’Italia l’ha sostenuto sul serio, questa è la lealtà alle organizzazioni internazionali nelle quali militiamo e crediamo».
Il ministro dell’interno Marco Minniti lunedì era a Tripoli per cercare un accordo sul contrasto al traffico di clandestini. Il 95 per cento dei migranti che sbarcano in Italia arriva dalla Libia. Non pare che sia tornato a casa con risultati clamorosi. Secondo i documenti ufficiali è stato concordato «un progetto di memorandum d’intesa» al termine di un incontro al quale hanno partecipato il premier Sarraj, il ministro degli esteri Siyala e i membri del consiglio presidenziale, Maitig e Kajman.
«Giustamente – osserva il presidente della commissione esteri del Senato – Minniti si è rivolto al governo in carica e opportunamente Alfano ha riaperto l’ambasciata. Siamo il primo Paese occidentale a farlo. Il punto è che sul terreno si muovono due forze, ossia il governo di accordo nazionale legittimato dall’Onu e altre componenti. Fra esse la più sostanziale è quella del generale Khalifa Haftar.
La forza di Sarraj è quella degli uomini di Misurata che contrastano il terrorismo a Sirte. Haftar lo combatte a Bengasi. Entrambe le parti sono appoggiate da Stati del Golfo e dell’area mediterranea. Ci sono Paesi europei che giocano diversi ruoli in commedia. Almeno sulla Libia l’Europa dovrebbe avere una politica comune».
Tripoli sembra vicina a implodere. Il presidente della Commissione esteri del Senato ricorda che «la Libia è un Paese nel quale il concetto di statualità è sempre stato molto blando». «Sostanzialmente – precisa – oggi sarebbe importante che le forze che stanno dietro ai vari blocchi raggiungessero un’intesa su un governo realmente rappresentativo.
L’esecutivo di Sarraj è stato un primo passo che evidentemente non è sufficiente. Si deve associare Haftar». Per Casini quello che è accaduto ieri potrebbe essere una semplice «azione dimostrativa». Secondo alcune fonti della capitale libica l’ex premier di Tripoli, Ghwell, seguito da una decina di guardie del corpo armate, è entrato nelle sedi secondarie di tre ministeri e ne è uscito prima che arrivassero le forze speciali di Sarraj. «Però – esorta il presidente della commissione esteri del Senato – non bisogna perdere tempo. Così in ordine sparso non si coglie un’occasione per risolvere il problema Libia e non si riesce a dare contributi efficaci alla lotta ai clandestini. I trafficanti di uomini in molti casi hanno più mezzi economici delle forze armate ufficiali del governo di unità nazionale».