postato il 15 Maggio 2012 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Riforme per il bene comune

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

L’intenzione anticipata dal Governo di procedere, con successivi provvedimenti, ad una rivisitazione delle modalità di riscossione coattiva da parte di Equitalia dei tributi dovuti e non pagati e contemporaneamente alla liberazione di risorse economiche da utilizzare per ridurre i debiti che la Pubblica Amministrazione purtroppo presenta nei confronti di molte imprese è una nuova tappa nel difficile percorso di uscita dalla crisi che attanaglia il nostro Paese.

Fermo restando il concetto che le imposte vanno pagate da tutti in proporzione ai loro averi, è evidente come si debba doverosamente distinguere tra chi si trova in situazione di oggettiva impossibilità ad adempiere a tale obbligo, morale ancor prima che giuridico, e chi invece cerca di fare il furbo ostacolando, eludendo o sottraendosi agli accertamenti ed alle imposizioni tributarie; a maggior ragione si dovrà avere un occhio di riguardo quando l’impedimento a pagare è determinato da una colpevole inadempienza della Pubblica Amministrazione.

Negli ultimi mesi, il governo presieduto dal prof. Monti ha dovuto necessariamente prendere alcune dolorose decisioni in materia economica al fine di arginare la situazione dei conti pubblici che rischiava di trascinare il Paese nel baratro; forse l’impatto avrebbe potuto essere meno pesante se non si fosse perso così tanto tempo nei due anni precedenti tentando soluzioni di “finanza creativa” che hanno avuto l’unico risultato di illudere l’opinione pubblica sul reale stato delle cose.

Consolidato l’argine della spesa, è ora giunto il momento di premere sull’acceleratore della crescita e contemporaneamente provare a mitigare alcuni degli effetti della crisi sulle fasce più deboli ed indifese della popolazione; il rigore nei conti pubblici e la solidarietà non sono voci antitetiche ma anzi trovano la loro fonte di giustificazione nel medesimo sentimento di giustizia sociale. Il “governo dei tecnici”, con il supporto del Parlamento, deve riuscire laddove i precedenti “governi politici” non sono riusciti: inaugurare una nuova stagione di riforme che abbia come denominatore comune non l’interesse del singolo ma il bene comune.



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