postato il 25 Luglio 2015 | in "Esteri"

Rafforziamo la nostra politica estera

La lettera-appello di Emma Bonino, già ministro degli Affari esteri; Lucio Caracciolo, direttore di Limes; Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato e Marta Dassù, direttore di Aspenia pubblicata su “la Stampa”

Caro direttore,

lo scenario internazionale intorno al nostro Paese è segnato da elementi drammatici di conflitto e instabilità. La minaccia del terrorismo, le sfide dello sviluppo, le incognite sui rifornimenti energetici e il futuro dell’ambiente, flussi migratori sempre più complessi da gestire, un nuovo clima di tensione tra blocchi contrapposti, l’ombra sinistra della guerra che si insinua di nuovo fin dentro l’Europa: realtà che, meglio di tante teorie, ci ricordano quanta parte della nostra vita quotidiana e della nostra sicurezza dipenda da dinamiche esterne.
Non possiamo rispondere a sfide di questa portata chiudendoci in noi stessi. Non può certo bastare la speranza di esser risparmiati da rischi o contraccolpi gravi. Dobbiamo piuttosto aprirci al di là dei nostri confini, rafforzare un ordine internazionale fondato sulla gestione politica e non solo militare delle crisi e ispirato al diritto internazionale. Dobbiamo promuovere la diplomazia economica e culturale, strumenti essenziali per avvicinare i popoli tra loro e allontanare lo spettro delle guerre. Per l’Italia ora e’ più che mai cruciale rilanciare le ragioni della politica estera, a cominciare dal quadro europeo, per alimentare una visione comune e di tutela dei nostri interessi nazionali. Per farlo servono strumenti efficaci, risorse umane e finanziarie adeguate per la politica internazionale, uno dei settori più penalizzati dai tagli degli ultimi anni.
Il confronto con i principali partner europei è impietoso sotto tutti gli aspetti. Intanto dal punto di vista dei fondi disponibili. Oggi il bilancio del ministero degli Esteri italiano non supera la modestissima quota dello 0,22% di quello dello Stato. Al netto della cooperazione allo sviluppo, dei trasferimenti al Fondo sociale europeo e dei contributi obbligatori alle organizzazioni internazionali, il bilancio della Farnesina è di soli novecento milioni di Euro. Ne risente l’intera azione internazionale dell’Italia, dalle iniziative di stabilizzazione a quelle di formazione. Il ministero degli Esteri tedesco ha un bilancio pari a due volte e mezzo il nostro, quello francese è il doppio. Lo stesso vale per il personale di tutte le categorie. Il ministero degli Esteri tedesco ha un numero di dipendenti che è circa il doppio del nostro; doppio è anche il numero dei diplomatici. Ancora più ampio il divario con la Francia, che ha un numero di diplomatici triplo rispetto all’Italia, e con il Regno unito, che ne ha il quadruplo.
Negli ultimi anni la Farnesina ha avviato una complessa riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e una seria politica di contenimento dei costi, a cominciare da quelli del personale. Ma a questa razionalizzazione è necessario affiancare un impegno rinnovato per un rafforzamento delle strutture nelle aree geopolitiche più rilevanti, per una più precisa identificazione delle priorità strategiche per il Paese e per cogliere le opportunità, economiche e culturali, che il mondo di oggi offre all’Italia. Solo una politica estera dotata di mezzi idonei può essere autorevole e influente, valorizzare la professionalità dei propri addetti e operare efficacemente al servizio di imprese e cittadini italiani nel mondo. Solo così assicureremo un ruolo propulsivo del Paese, con un contributo alla pace, alla giustizia e al progresso delle nazioni, iscritto fra i fondamenti della nostra Costituzione.

Emma Bonino, già ministro degli Affari esteri
Lucio Caracciolo, direttore di Limes
Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato
Marta Dassù, direttore di Aspenia



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