postato il 25 Settembre 2011 | in "Cultura, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Più veloci della luce e delle polemiche

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Faster than light, più veloce della luce. La comunità scientifica internazionale è sospesa tra incredulità ed entusiasmo. Ci vorranno mesi probabilmente per avere conferma del risultato da parte di altri esperimenti, e almeno un anno per studiare l’effetto su altre particelle dotate di massa, come l’elettrone. Ma una cosa è certa. Se davvero questo evento sarà confermato, ci troveremmo in una nuova stagione della fisica, paragonabile alla straordinaria avventura di inizio Novecento, che portò allo sviluppo della meccanica quantistica e alla teoria della relatività. Ma se allora protagonisti di questa rivoluzione furono individualità geniali, anticonformisti giganti della scienza come Max Planck ed Albert Einstein, ora si tratta di un vero e proprio lavoro di squadra che ha coinvolto circa 160 fisici, ingegneri, tecnici di 31 istituzioni e 11 paese diversi coordinati da Antonio Ereditato, ricercatore napoletano alla guida dell’Istituto di Fisica delle particelle dell’Università di Berna. Questo progetto, denominato “Opera” ha visto l’Italia svolgere una parte da leone, con la mobilitazione di nove centri universitari, da Padova a Bari passando per Bologna a Roma e il sostegno economico di 45 milioni di euro del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Ma la scossa parte in profondità, a circa 1800 metri sotto Campo Imperatore, nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, intuizione del noto fisico Antonino Zichichi che li volle nel 1982. Un vero terremoto, che potrebbe rivelarsi la scoperta del secolo. La velocità della luce nel vuoto è infatti il massimo valore per trasmettere segnali ed è considerato un vero e proprio limite universale. La cosiddetta “Relatività ristretta” che Einstein sviluppò partendo dalla relatività galileiana ha come base fondamentale il fatto che non deve esistere alcuna particella che possa viaggiare a velocità superiore a quella della luce, che è di circa un miliardo di chilometri l’ora. Eppure, neutrini che scorrono sotto la superficie terrestre tra i laboratori europei del CERN, a Ginevra, e i Laboratori nazionali del Gran Sasso sono un po’ più veloci della luce.

Nel percorso tra il CERN e il Gran Sasso, circa 732 km, se viaggiasse nel vuoto la luce impiegherebbe circa 2,4 millesimi di secondo. I neutrini inviati da Ginevra ci mettono un po’ meno. La differenza è di appena 60 nanosecondi (un nanosecondo è un miliardesimo di secondo) : poco in assoluto ma una differenza significativa se si pensa che oggi esistono orologi con precisione molto più accurata e che l’incertezza sulla distanza misurata con il GPS non è più di 20 centimetri. Già da tre anni circa erano noti questi risultati ma, con la cautela tipica del metodo scientifico, si è prima cercato di verificare accuratamente i risultati considerando anche eventuali errori dovuti alla strumentazione se non addirittura al terremoto dell’Aquila. Lunedì sarà un giovane ricercatore italiano dal nome ancora poco conosciuto, Pasquale Migliozzi, ad esporre agli occhi e alle orecchie del mondo questa importante scoperta avvenuto per caso, o per serendipità come dicono gli addetti ai lavori. Questa rivelazione avviene pochi giorni dopo che l’European Physical Society ha assegnato i suoi riconoscimenti, considerati inferiori solo ai Nobel, a cinque fisici italiani tra cui il presidente del Centro Nazionale di Ricerca Luciano Maiani. La fisica italiana è sul tetto del mondo. Dobbiamo essere fieri dei giovani e anche dei meno giovani, come il celebre Antonino Zichichi, che si sono resi protagonisti del progetto Opera. Giovani che rappresentano davvero l’Italia migliore. “Chi ha raggiunto lo stadio di non meravigliarsi più di nulla dimostra semplicemente di aver perduto l’arte del ragionare e del riflettere”. Queste parole di Max Planck celebrano a mio parere il vero senso della scienza: una continua lotta, una continua scoperta in un mondo immenso, misterioso, magnifico, un universo dalle mille forze, mille amori e profondità. Dedicare la propria vita alla ricerca è una scelta ardua sorretta dalla passione dove spesso si rimane soli e privi di considerazione , di fondi e di sostegni, ma se non si demorde mai si può giungere a risultati straordinari. Onore davvero alla fisica italiana e ai suoi giovani, onore anche al nostro Ministero dell’Università e della Ricerca nonostante la brutta gaffe del ponte sotterraneo apparsa in un comunicato… ma oggi non vogliamo fare polemica, oggi si deve imbandire il vitello grasso per festeggiare i fisici italiani simbolo di un’Italia migliore augurandoci che aprano una nuova stagione nella fisica e anche una nuova stagione sulla considerazione e l’economia della ricerca italiana.

PER APPROFONDIRE:

Per i meno esperti: una spiegazione semplice e divulgativa di Antonino Zichichi

Per gli appassionati e gli studiosi, il paper della scoperta

Per i curiosi, un consiglio di lettura sul mondo delle scienze

“Solo lo stupore conosce, l’avventura della ricerca scientifica” di Marco Bersanelli e Mario Gargantini

 



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