Nuova spinta per il ruolo dei cattolici, Zuppi con la politica non farà da spettatore
L’intervista pubblicata su Il Messaggero a cura di Alberto Gentili
Pier Ferdinando Casini risponde al telefono dal treno che lo sta portando a Bologna. «Voglio essere presente, domani pomeriggio, alla processione in piazza con la Madonna di San Luca e il nuovo presidente dei vescovi italiani. Un’occasione assolutamente da non mancare».
Sembra entusiasta della scelta di Papa Bergoglio di puntare su Zuppi.
«Lo sono. Con la nomina di Zuppi si è saldata la volontà del Pontefice e dei vescovi italiani. Nella figura di Zuppi si realizza una sintesi: non c’è un’imposizione da parte del Papa, ma la condivisione di una personalità che per il suo equilibrio può veramente dare una spinta alla Conferenza episcopale italiana».
La Cei aveva bisogno di questa spinta?
«Direi proprio di sì. Non c’è dubbio che dall’epoca della presidenza Ruini si è registrato un certo calo di attenzione, una certa afonia della Cei. Oggi invece c’è bisogno di rilanciare il ruolo dei cattolici italiani. E Zuppi è la persona giusta».
Perché?
«Conosco Zuppi dai tempi di Sant’Egidio, ma era una frequentazione superficiale. Poi, da quando è diventato arcivescovo di Bologna, l’ho conosciuto meglio e l’ho studiato di più. La cosa che mi ha colpito è che ha idee radicate: è molto impegnato sui temi dell’accoglienza e del dialogo inter religioso e allo stesso tempo è un uomo che abbraccia tutti, rispetta profondamente le idee di tutti e non prevarica nessuno. Ma c’è una cosa in assoluto che mi colpisce di più».
Quale?
«La capacità di Zuppi di ascoltare tutti. Non c’è dubbio che Papa Bergoglio abbia un grande carisma, un grande prestigio, però in alcuni momenti appare anche un po’ divisivo. Tant’è, che ci sono alcune componenti del mondo cattolico che, pur rispettando profondamente il Pontefice, non ne sono entusiaste. Ebbene Zuppi, che chiaramente è molto aderente al messaggio di Bergoglio, sa rivolgersi e coinvolgere tutti. E’ decisamente molto inclusivo. Un merito grandissimo che gli permetterà di parlare ai cattolici italiani a 360° e di rilanciare la Chiesa italiana accettando i contributi di tutti. Ciò è molto importante perché un pastore deve portarsi dietro tutto il suo gregge, non solo una parte. Inoltre in un momento di necessario rilancio, Zuppi ha la caratteristica di un ecumenismo non proclamato, ma vissuto».
Come cambierà la Cei?
«Zuppi è un presenzialista, uno che c’è e si fa sentire. E’ una personalità dinamica. Inevitabilmente tutto ciò porterà maggiore impulso alla Conferenza episcopale che tornerà a farsi sentire e avrà un nuovo protagonismo, anche grazie a un’interlocuzione più serrata con la politica. Naturalmente sempre nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, Zuppi non si sottrarrà neppure a un’interlocuzione sui singoli provvedimenti legislativi. Non si tornerà di certo ai temi eticamente sensibili che sono stati la priorità in altre stagioni della vita della Chiesa italiana, ma Zuppi non sarà uno spettatore nel rapporto con la politica. Credetemi. Si siederà al centro del villaggio, non certo sugli spalti».
Il nuovo presidente della Cei è descritto come un prete di strada, un sacerdote vicino agli emarginati e ai poveri. Condivide questo identikit?
«Fino a un certo punto. A mio giudizio questa descrizione è limitativa: il prete di strada di solito si considera sensibile a certe tematiche, ma estraneo ad altre. Non è il profilo di Zuppi che è un prete di strada nel senso che è una persona semplice, non è formale e sa bene che la priorità della Chiesa sono i poveri e gli emarginati. Ma, allo stesso tempo, Zuppi sa benissimo che la Chiesa non è una grande Ong ma una costruzione basata su una precisa scelta di fede: non basta per essere cattolici aiutare i più deboli e compiere opere di solidarietà, ci sono valori ben definiti. Inoltre Zuppi è un uomo raffinato, intelligente e dotato di furbizia politica. Il che non guasta per la guida della Cei».
C’è chi dice che Zuppi sappia conquistare i cuori alla fede. E’ così?
«Sì. L’ho visto accanto ai fedeli e ho assistito a come ha accompagnato con grande amore alcune persone fino alla fine. Zuppi è molto buono, il che non vuole dire che sia un sempliciotto. Anzi. E sono certo che alla guida della Cei non avrà un messaggio monocorde di semplice attenzione agli ultimi. Sarebbe banale. Ma saprà affrontare temi alti ed eticamente sensibili mostrando capacità anche di negoziatore, come fece in Mozambico».
Per Delrio, emiliano come lei, Zuppi rappresenta una Chiesa rispettosa delle diversità. Condivide?
«Totalmente. Rispettoso delle diversità significa che Zuppi non ci proporrà una minestra precotta, ma che la cucinerà assieme ai cattolici italiani. E una delle peculiarità sarà l’attenzione al dialogo inter religioso: cosa non da poco in una fase di guerra».