postato il 31 Gennaio 2022 | in "Politica, Rassegna stampa"

Casini e la telefonata con Mattarella «Presidente, non la invidio davvero»

Salvini? Non ho niente contro di lui. La sua una scelta politica, lo comprendo perfettamente. Voglia di centro? Ho già dato, ci sono nuovi protagonisti. Come dicono gli inglesi “non è la mia tazza di tè”

 

L’intervista di Valerio Baroncini pubblicata sul Resto del Carlino

Fratello (parola mantra), dove sei? Pier Ferdinando Casini ha dodici chilometri nelle gambe, macinati a Villa Borghese. Allenamento che spiana poi la strada per un pranzo di famiglia, nella campagna romana, sul piatto salsicce: «Sto un po’ con le mie figlie, sono sereno e tranquillo», dice spalancando un sorriso il senatore di Bologna ‘quasi’ presidente della Repubblica prima della svolta del Mattarella bis. Poi, nella domenica versione day after, ecco una telefonata a riavvolgere il nastro del romanzo Quirinale. Proprio con il capo dello Stato.

Presidente Casini, cosa vi siete detti con Mattarella?
«Ho appena messo giù. È stato molto affettuoso. Io gli ho detto che tutto è bene quel che finisce bene, che abbiamo trovato la soluzione migliore. Ma gli ho pure detto che è l’unica persona che non invidio nemmeno un po’, a gestire questa situazione uno rischia di rovinarsi la vita… Poi ora deve rivedere tutti i suoi programmi, lo capisco bene».

La sua voce non è quella di uno sconfitto.
«Allora, io sono un positivo di natura, che difficilmente si spiace delle cose, anche quando non raggiungo i miei obiettivi. Ma sono contento e soddisfatto perché non pensavo di ricevere delle attestazioni di affetto così forti».

Da chi?
«Prima di tutto dai figli (quattro, tre femmine e un maschio, ndr)».

Come hanno tifato per lei?
«Con tutti ci siamo mandati messaggi almeno due, tre volte al giorno. Mi hanno scritto cose bellissime»

Ne racconti una?
«Francesco mi ha scritto così: “Come mi hai insegnato, la cosa importante è rispettare tutte le persone, anche le più umili. Hai vinto senza vincere, sei il mio eroe“»

E poi?

«Fantastiche e bellissime parole anche dagli amici di Bologna. Il sindaco Matteo Lepore mi ha scritto, è stato carino. E poi tutti i colleghi parlamentari: alcuni mi hanno dato una mano enorme, ad esempio la senatrice di Forza Italia, Anna Maria Bernini, con cui non avevo un rapporto molto profondo: ha fatto una battaglia grande, generosa. Penso poi a Romano Prodi, mi ha scritto un messaggio: “Sei un signore“».

E gli amici di sempre?
«Li ho sentiti meno, hanno avuto più ritrosia a chiamare, ma sapevano che ero travolto di telefonate. Giancarlo Tesini, tre volte ministro Dc, mi ha telefonato, era emozionato e commosso. E poi mi sono sentito con Gian Luca Galletti, Gianluigi Magri, Piero Gnudi (ex componenti di governo, ndr), ma anche il direttore della Confcommercio di Bologna, Giancarlo Tonelli, ed Egle, la vedova di Giorgio Guazzaloca. Sono tantissimi, li ringrazio tutti».

E Matteo Salvini?
«Beh, mi ha bocciato, ma io non ho niente contro di lui. Comunque lo capisco: non mi doveva niente, la sua è stata una scelta politica e per questo non ho malanimo. Lo comprendo perfettamente: Mattarella è Mattarella».

E le notti come sono andate?
«Male la terzultima, sapete perché. Bene la penultima, ero convinto di essere fuori. Molto male l’ultima, mi hanno obbligato a tenere il telefono aperto, non ho chiuso occhio. Ho recuperato sabato pomeriggio. Oggi tutto perfetto, peccato solo non giochi il Bologna…».

E politicamente? Qual è la lezione?
«Questa esperienza non mi ha insegnato niente che non sapessi: i valori li ho chiari da tempo, ma mi ha dato grande soddisfazione l’affetto che ho avvertito sabato, con l’applauso dei colleghi stretti attorno a me. Non è stato il momento più importante della mia carriera politica: in quell’aula avevo ricevuto da presidente della Camera Giovanni Paolo II. Ma è stato forse il momento più gratificante».

Un esempio concreto?
«Uno dei capi del Movimento 5 Stelle mi ha scritto in un sms bellissimo di aver capito l’altro giorno “quanto in questi anni i loro pregiudizi fossero sbagliati“».

Il Parlamento esce con una ritrovata voglia di centro?
«Può darsi, ma, come dicono gli inglesi, It’s not my cup of tea: Non è la mia tazza di tè. Ho già dato, ci sono nuovi protagonisti, non voglio essere parte di questo, ma voglio rappresentare il valore della politica e del Parlamento».

Cosa ci vuole dire, senatore?
«Nulla, solo che devo riposarmi e pensare. E poi tornare a Bologna».

Cosa farà?
«Vado a trovare la mamma. Poi al santuario di San Luca a ringraziare la Madonnina».

E con il cardinale di Bologna Matteo Zuppi si è sentito?
«Sì, mi ha scritto. Gli ho risposto che a me è andata male… Speriamo vada bene a lui!».

 



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