postato il 26 Ottobre 2009 | in "Ambiente, Spunti di riflessione"

L’Italia raccontata da voi: l’inquinamento in Puglia

Da una finestra di via Regina Margherita, album di Mafe“Riceviamo e pubblichiamo”
Vieni a ballare in Puglia…con la mascherina!
La Regione Puglia, tacco d’Italia, è considerata tra le Regioni più belle e ospitali della nazione. La si attraversa verticalmente, per “lungo”. Dal Gargano a Santa Maria di Leuca, passando dall’appennino dauno, alla Murgia barese, dal mar Jonio al mar Adriatico, dalla Magna Grecia alla Grecìa Salentina, dai Bizantini ai Messapi, Svevi…
Storia, arte, cultura, paesaggi stupendi, riserve naturali, mare e spiagge da fare invidia. Non si può quindi fare a meno di domandarsi come mai la Puglia non è considerata come merita. Facile, perché l’unico primato certificato è quello di essere fra le Regioni più inquinate d’Europa. La canzone di Caparezza, Vieni a ballare in Puglia, purtroppo rivela una realtà tragica, una Regione da bonificare in toto!

I tristi primati ambientali
I nostri primati certificati sono: monossido di carbonio, diossina, amianto, idrocarburi policiclici aromatici, benzene, ossido di azoto. Tutti questi certificati di “qualità” vengono monitorati dall’Arpa che, nel suo ultimo rapporto scientifico, ha evidenziato lo stato critico della situazione ambientale in Puglia, con aumenti significativi oltre i limiti imposti di tutti i fattori inquinanti.
Leggendo questi dati, risulterebbe facile pensare che il Governo dovrebbe adoperarsi per la salvaguardia del territorio e salute dei cittadini, invece NO! Vengono autorizzate nuove emissioni industriali!
Il Ministro Prestigiacomo autorizza la valutazione di impatto ambientale per l’ampliamento della centrale Eni di Taranto: in pratica si passerebbe dalle 87 tonnellate di monossido di carbonio a ben 456 tonnellate.
Anidride carbonica? Più di un milione all’anno di tonnellate, altro che patto di Kyoto!

Taranto e Brindisi, due città che dovevano fare del turismo il loro orgoglio, invece si ritrovano a respirare gas di tutti i tipi: diossina, amianto, carbone.
Gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) sono difficili da analizzare. Occorrerebbe fare delle misurazioni percentuali in modo da valutare in media, centralina per centralina, quanto benzoapirene (elemento cancerogeno presente solo in alcuni IPA) c’è rispetto al totale.
Purtroppo, però, le centraline li rilevano in blocco senza consentire una misurazione: senza questa analisi disaggregata il valore totale degli IPA risulta privo di reale utilità per valutare il rischio cancerogeno.

Eppure abbiamo leggi che condannano questa situazione. L’articolo 635 del Codice Penale, ad esempio, recita: “Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibile cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa con la reclusione fino a un anno o con una multa. La pena aumenta se i danni riguardano opere destinate all’irrigazione o piante di viti, di alberi o arbusti fruttiferi, boschi, selve, foreste, vivai forestali destinati al rimboschimento”.

Cosa succede, invece?
Ad esempio che l’Edipower viene autorizzata a costruire a Brindisi un’altra centrale a ciclo combinato, per 430 megawatt, sommandosi all’attuale centrale a carbone della stessa società da 630 megawatt. Il tutto condito da un metanodotto di 4 chilometri.
Per il sindaco Domenico Mennitti “è tutto sotto controllo”.
Nel frattempo la British Gas si rivolge direttamente a Berlusconi per realizzare illegalmente il rigassificatore. Danni per la salute dei cittadini, danni all’agricoltura, campi abbandonati dove non può essere coltivato più niente, eppure la Puglia poteva essere la prima come produttrice di uva da tavola, pomodori, carciofi brindisini, le classiche cozze tarantine conosciute nel mondo.

L’amianto, nemico della città di Taranto
Alle grandi industrie si aggiungono, poi, le discariche a cielo aperto, cave con rifiuti pericolosi alla luce del sole, privi di tutte quelle sicurezze e autorizzazioni dovute, Amianto e Eternit che si sprecano, purtroppo Taranto, la mia città, ne è piena testimonianza.
L’amianto rappresenta un pericolo per la salute a causa delle fibre di cui è costituito e che possono essere presenti in ambienti di lavoro e di vita e inalate.
Il rilascio di fibre nell’ambiente può avvenire o in occasione di una loro manipolazione/lavorazione o spontaneamente, come nel caso di materiali friabili, usurati o sottoposti a vibrazioni, correnti d’aria, urti, etc.

L’esposizione a fibre di amianto è associata a malattie dell’apparato respiratorio (asbestosi, carcinoma polmonare) e delle membrane sierose, principalmente la pleura (mesoteliomi). Benché sin dagli anni sessanta si sapesse che le fibre di amianto provocano una forma di cancro, il mesotelioma pleurico (oltre che alla classica asbestosi), molte industrie cercarono di mantenere i propri operai in uno stato di totale ignoranza circa i danni (soprattutto a lungo termine) che le fibre di amianto provocano, al fine di prolungare l’attività dello stabilimento e quindi dei profitti.

Se torniamo al Codice Penale, c’è un altro articolo chiarissimo, il numero 674: “Chiunque getta o versa, in un luogo pubblico transito o in luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda”.

Ovviamente vergognoso sfruttamento dell’ignoranza, fu attuato da tutte le fabbriche, da Nord a Sud, basti pensare a Casale Monferrato(Al) dove ci sono stati milioni di decessi per amianto. Fino al 1994, ricorda il presidente di Assoamianto Sergio Clarelli, la situazione era paradossale, perché la legge 257/1992 riconosceva i rischi per la salute e «metteva al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietando l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto, ma non la loro utilizzazione»!

E il nostro mare?
Non esiste purtroppo solo l’inquinamento industriale, ma anche l’inquinamento urbano che proviene dalle fogne, l’inquinamento agricolo tramite l’uso indiscriminato di fertilizzanti, pesticidi, concimi chimici, infine l’inquinamento termico dovuto all’immissione, nei fiumi e nei torrenti, dell’acqua calda usata per raffreddare gli impianti. Ne sono responsabili le centrali termoelettriche e termonucleari, oppure le industrie siderurgiche. Tutti questi tipi fattori sono responsabili dell’inquinamento Idrico. L’acqua è fondamentale per la vita dell’uomo, inquinarla significa compromettere gravemente la nostra salute.

La carta europea dell’acqua, all’art. 3, afferma che “alterare le qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono”. Inquinare l’acqua, dunque, vuol dire modificarne le caratteristiche qualificative, al punto da renderla inadatta al consumo degli esseri viventi. In pratica siamo alla distruzione totale dell’uomo.

Io Amo la Puglia. La Puglia è la nostra Regione possiamo ancora salvarla. Anche noi cittadini dobbiamo svegliarci e fare il possibile per ridarle dignità, lustro, orgoglio.

di Mimmo d’Amone,
operaio all’Ilva di Taranto

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Luigi Giancipoli
Luigi Giancipoli
14 anni fa

Complimenti per la sua analisi critica, assolutamente ineccepibile. Voglio sperare che il livello di sensibilità dei cittadini di Taranto e provincia di fronte a questi gravi problemi possa salire al massimo grado. Taranto è una camera a gas e la sua rovina, come quella dei tarantini, sembra sempre più “studiata a tavolino” da chi sta dietro le quinte. Non esistono rimedi, in quanto non è ancora stata inventata una tecnologia ad impatto ambientale zero per bloccare le emissioni velenose di industrie devastanti costruite a ridosso della città, che andrebbero chiuse subito e senza esitazione da chi è responsabile della salute pubblica proprio perchè manca questa distanza di sicurezza dal centro abitato. Gli articoli del codice penale che lei cita sono incontrovertibili, per cui i cittadini devono sempre più fortemente premere sulla magistratura, affinchè prenda decisioni definitive che mettano fine a questo clima di oppressione e di violenza.



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