postato il 6 Giugno 2013 | in "Ambiente, Economia"

Ilva, Parlamento chiamato a un attento esame. Lettera al direttore Roberto Napoletano, pubblicata sul Sole24Ore.

Caro Direttore,

sarebbe fatale se le imprese estere che sono presenti in Italia o che potrebbero investire nel nostro Paese avessero da temere da una forma non chiara di intervento dello Stato che limiti la libertà economica. Il provvedimento del governo su Ilva rappresenta un “brutto precedente” come denunciato ieri da queste colonne? Una ipotesi simile non può neppure essere presa in considerazione. L’interesse nazionale è una categoria politica che stenta ad affermarsi nel dibattito ma non può sfuggire a nessuno che abbia ruoli nelle istituzioni repubblicane. Il compito del governo non è quello di intromettersi in un procedimento giudiziario (ancora nella fase delle indagini preliminari). Piuttosto, l’esecutivo deve garantire che i soggetti economici operanti in Italia corrispondano ai loro doveri senza che vengano calpestati i loro diritti. In questo senso, i contenuti del decreto legge varato dal governo dovranno essere esaminati con particolare attenzione dal Parlamento. Va sventato il rischio dell’esproprio di fatto e anche quello della manleva per decreto. Soprattutto è doveroso per il legislatore evitare che per inseguire un presunto beneficio sul presente si determini un danno sicuro per il futuro. Chi potrebbe garantire che un domani, con motivazioni ambientali non supportate neppure da una sentenza, si determini un vulnus così grave del principio della libertà di impresa? La tutela dell’ambiente e della salute è un valore sul quale non si discute, ma non si può accettare che questi valori siano utilizzati come un grimaldello per minare la capacità produttiva del Paese.
Le imprese estere, così come quelle italiane, è giusto che sappiano che il governo – nel rispetto delle leggi – non è disponibile a vedere compromesso il suo Pil ed il suo tesoro che deriva dall’essere fra le prime potenze manifatturiere in Europa. È stata la linea del governo Monti (sostenuta a larghissima maggioranza dal Parlamento) e deve essere la linea del governo Letta, senza ingenerare equivoci di sorta. Chi investe da noi può avere consapevolezza che non resterà in mezzo al guado e che la difesa e la promozione dell’interesse nazionale passa anche dal riconoscimento dei settori economici strategici, come è appunto lo stabilimento Ilva di Taranto.
Il decreto deve essere oggetto di una riflessione critica e non escludo che il Parlamento possa intervenire con una indagine conoscitiva ad hoc su quanto accaduto a Taranto.
Intanto, è fondamentale che il nostro Paese ponga, anche e soprattutto in sede europea, il tema di una più efficace ed armonica regolamentazione degli aspetti ambientali e sanitari nell’ambito delle attività produttive. Il principio che deve essere chiaro è doppio: senza imprese non può esserci nè sviluppo nè occupazione e, allo stesso modo, Italia e Ue non possono competere sui mercati globali se non scommettendo sulla sostenibilità. Ilva deve essere, in questo senso, l’occasione di un bel precedente. Oggi può sembrare una illusione ma dobbiamo crederci e riuscirci.

Pier Ferdinando Casini, presidente Commissione Affari esteri – Senato

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