postato il 29 Ottobre 2012 | in "Elezioni, In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

La vera partita da vincere comincia adesso

di Giuseppe Portonera

Qualche mese fa, su questo sito, pubblicai un articolo, descrivendo quello che – a parer mio – serviva davvero alla Sicilia per uscire dal pantano in cui anni e anni di cattiva gestione delle risorse l’avevano cacciata. Non era ancora certo che saremmo tornati alle urne, ma concludendo il pezzo osservavo che: “in un momento di stringente crisi come questo, i rubinetti sono destinati a chiudersi, bruscamente. Questo vuol dire che se arriveremo impreparati a quel momento, continuando magari allegramente a spartire posti e incarichi di sottogoverno, il default sarà assicurato. La scelta sta a noi. Diciamo basta alla Sicilia-Crono che divora i suoi figli e agli interventi palliativi per pony: diamo avvio a una seria cura da cavallo, per rimettere in sesto la nostra terra”. Il “mio” programma minimo di buon governo constava di pochi ma fermi punti: in primis, una gestione migliore dei fondi pubblici (che passa, inevitabilmente, per un taglio netto alla spesa pubblica); in secundis, la richiesta alla politica di decidersi, una volta per tutte, a fare il proprio mestiere, che non è quello di essere onnipresente e invadente, ma di lasciare libero campo d’azione all’iniziativa privata dei cittadini siciliani.

Ieri, nella mia Sicilia, si è votato per il rinnovo dell’Assemblea Regionale e per l’elezione diretta del Presidente della Regione. Dai risultati dello scrutinio – che, mentre scrivo, non è ancora concluso: un abbraccio fortissimo agli organi a questo proposti, per la loro celerità – si profila una vittoria, netta, del candidato Rosario Crocetta, sostenuto da un’alleanza di centrosinistra (riformista) tra Pd e Udc (salutateci anche gli amici di SEL e IDV). Prima notazione: è una vittoria “netta”, per una serie di ragioni che elencherò in seguito, ma non è di certo “totale”. Crocetta ha vinto superando di poco il 30%, non avrà una maggioranza solida all’ARS e il dato altissimo dell’astensionismo è comunque una sconfitta, per tutti. Perché, allora, ritengo la sua una vittoria “netta”? Primo, per il profilo personale del candidato: Crocetta è stato un sindaco amato e discusso e ha unito e diviso con la sua ferma e coraggiosa battaglia per la legalità. Secondo, per le modalità con cui questa vittoria è stata conseguita: Crocetta, e i partiti che lo hanno sostenuto, hanno giocato tutto in rimonta, affrontando un candidato di centrodestra dato per vincente sin dall’inizio della campagna elettorale e smontando un blocco politico ritenuto, fino a qualche tempo fa, solidissimo. Terzo, perché – fidatevi, è così – Crocetta ha vinto la sfida con Grillo (ci perdonerà Giancarlo Cancelleri, che ci è parso tuttalpiù un semplice avatar): l’affermazione del M5S c’è stata, innegabile, ma il suo candidato presidente è arrivato terzo e gli elettori siciliani hanno preferito un ex sindaco che gira la Sicilia a spiegare il proprio programma sui palchi a uno che attraversa lo stretto a nuoto e catalizza tutta l’attenzione esclusivamente su di sé (non è un caso, infatti, che l’exploit del M5S sia conciso con il tracollo del PDL: finite le prebende, il richiamo dei caudilli si fa irresistibile). Quarto, perché gli artefici di questa vittoria siamo anche e soprattutto noi, che abbiamo fatto una grande scelta di responsabilità (rinunciando a presentare un nostro candidato e stringendo un’alleanza di buon senso) e che per questo siamo stati premiati dall’elettorato: chi di voi avrebbe scommesso i suoi two cents sul fatto che l’Udc, il partito dato per scomparso dopo la scissione dell’ottobre di due anni fa, oggi avrebbe riconfermato i suoi voti e sarebbe diventato forza di governo?

Concediamocelo: quello di oggi è stato un piccolo capolavoro politico. Sarebbe potuto venire meglio, sicuramente. Ma siamo soddisfatti di quanto abbiamo fatto, anche perché siamo consapevoli che la vera partita comincia adesso. E, per quanto ci riguarda, comincia dal programma minimo di cui sopra: la Rivoluzione, che faceva da leitmotiv alla nostra campagna elettorale, dovrà essere vera, dirompente, liberatoria. Dovrà essere una Rivoluzione del merito e della legalità, della bellezza e della libertà, dell’impegno e del lavoro. Solo così, solo liberando e riformando in profondità la nostra Regione, potremo dirci veramente soddisfatti e vincenti.

1 Comment
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
enzo prati
enzo prati
11 anni fa

speriamo tu abbia ragione e che lo capiscano anche gli italiani, fino ad oggi sembrano gradire di più i giochi del colosseo! Così si va nel baratro e poi chi si salva più.



Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram