postato il 2 Luglio 2011 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

L’insostenibile leggerezza di Nichi

“Nichi, ma che stai a di’?” era l’esilarante rubrica quotidiana sul nonsense poetico di Nichi Vendola che appariva sul blog di Claudio Cerasa e sulle pagine de “Il Foglio”, oggi è la domanda che i più attenti osservatori pongono al Presidente della regione Puglia quando, abbandonati i temi aulici della poesia e della fantasia, si cimenta con l’attualità politica e i problemi scottanti del Paese.

Gli ultimi mesi sono stati particolarmente interessanti da questo punto di vista, forse per il maggior impegno profuso dal leader di Sinistra ecologia e libertà nella scalata alla leadership del centrosinistra che lo portano spesso a distinguo e ad arditi sorpassi in curva. Ma i sorpassi in curva, si sa, sono pericolosi e si rischia di andare rovinosamente a sbattere  come è accaduto al povero Vendola che all’indomani della storica vittoria di Pisapia alle elezioni amministrative milanesi ha voluto mettere il cappello sull’impresa dell’avvocato riformista, sul quale aveva puntato fin dall’inizio, con un comizio fiume sulla Milano espugnata, sulla pornografia del potere e sulla necessità di abbracciare i rom e tutti i credenti di altre religioni. Giuliano Pisapia che aveva vinto con una campagna dai toni moderati e fatta di proposte concrete liquidò il furor vendoliano con una ramanzina da maestro Perboni: «A Nichi Vendola voglio bene. Ma quando va in una città che non conosce dovrebbe ascoltare più che parlare».

La consultazione referendaria su nucleare, acqua e legittimo impedimento è stata l’altra tigre da cavalcare e considerato che Antonio Di Pietro si poteva attestare la paternità della consultazione e dunque della vittoria, Vendola si è gettato anima e corpo nella campagna referendaria e si è particolarmente esposto per i referendum sull’acqua additando la sua Puglia come modello di gestione pubblica. Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi dice un detto popolare, Nichi Vendola però sembra essersi dimenticato non solo il coperchio, ma anche la pentola e soprattutto dell’acqua della pentola, perché nonostante la schiacciante vittoria del Sì al secondo quesito dei referendum, in Puglia le tariffe dell’acqua non scenderanno di un centesimo, nemmeno di quel 7% di remunerazione del capitale investito che è stato abrogato.

Davanti alla palese contraddizione tra quanto sostenuto durante la campagna per il Sì e le scelte di governo regionale l’immaginifico Nichi non ha trovato metafore adatte e si è lasciato andare ad un pragmatico «è indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia». Anche in questa occasione qualcuno più attento, che aveva ascoltato il Vendola referendario, ha azzardato un “Nichi, ma che stai a di’?” chiedendo perché non avesse detto prima queste cose ai pugliesi. Il governatore pugliese con piglio berlusconiano ha risposto con un lapidario «nessuno me le ha chieste». Se le acrobazie vendoliane strappano ai più qualche amaro sorriso, dalle parti del centrosinistra fanno arrabbiare parecchio tanto che un autorevole blogger sentenzia: «anche stavolta nel centrosinistra c’è chi pensa di vincere le elezioni raccontando balle demagogiche ai suoi elettori, promettendo cose che non potrà e non vorrà mantenere e che provocheranno il ritorno dei movimenti dei delusi, dei siete-come-Berlusconi, delle manifestazioni contro il Governo organizzate dai partiti di Governo, eccetera eccetera».

L’insostenibile leggerezza di Nichi non si è fermata al referendum ma si è fatta risentire nei giorni scorsi, complice la sovraesposizione dei suoi concorrenti per la leadership dell’opposizione, quando in occasione degli scontri per la realizzazione della Tav Vendola è salito sulle barricate evocando il governo dei carri armati e dipingendo l’Italia come il Cile di Pinochet. Vano il tentativo di Casini o di Chiamparino di spiegare a Vendola che se vuole governare questo Paese non può fomentare le proteste ma deve prendere posizione, fare delle scelte chiare e soprattutto dare delle soluzioni. Il viaggio nella leggerezza di Vendola al momento finisce qua, ma è probabile che la fabbrica di Nichi produrrà altro materiale magari per una nuova rubrica di Cerasa o per un nuovo sketch di Checco Zalone, di certo non produrrà un programma di governo e un progetto di crescita del Paese, e di questo ne deve tenere particolarmente conto il Partito Democratico che se vuole costruire veramente l’alternativa riformista a Berlusconi non può perdere tempo dietro a chi propone solo mille distinguo e balle demagogiche.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi



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