Il Cavaliere graffia ancora. Prossimo passo, pace con Alfano
Non è più tempo di risentimenti
L’intervista di Ugo Magri a Pier Ferdinando Casini pubblicata su La Stampa
Berlusconi che scarica la destra: cosa fa venire in mente a un moderato come lei, Casini?
«Che la tigre magari non è più quella di trent’anni fa, però sa ancora graffiare. E soprattutto va nella direzione giusta».
Partiamo dalla tigre: come mai improvvisamente s’è risvegliata?
«Ma è ovvio. Salvini e la Meloni applaudono le esternazioni di magistrati come Davigo, svillaneggiano l’azienda di Berlusconi, sostengono che lui s’è venduto a Renzi per salvare le tivù, come possono poi pretendere che lui si accodi? Forse avevano fatto i conti con la sua caricatura. Invece con questa mossa Silvio ha dimostrato di essere lucido e ancora in campo».
In campo per cosa? Per riproporre se stesso come ai vecchi tempi?
«No, qui non si tratta di riprodurre le ricette del passato, perché quel passato non esiste più. Viviamo momenti difficili. Se pensiamo a ciò che succede nel Mediterraneo, alle guerre che ci mandano ogni mese migliaia di rifugiati, alle barriere che l’Austria vuole rialzare ai nostri confini, al rischio che l’Italia si trasformi in un gigantesco “hot spot” per gli immigrati, una cosa appare chiara: se l’Europa ha un torto è che non si fa rispettare abbastanza. E se la Merkel non piace, allora per l’Italia sono mille volte peggio i populisti nazionalisti che vogliono prenderne il posto».
Stavamo parlando dell’appoggio di Berlusconi a Marchini e lei tira fuori la Merkel. Perché?
«Perché i moderati non si possono più nascondere. Se ancora pensano che, per resistere, debbono inseguire o scimmiottare i populisti, vuol dire che faranno la fine dei socialisti e dei popolari austriaci i quali, sommati insieme, si sono fermati al 22 per cento. Invece con la scelta di Berlusconi a Roma c’è la possibilità di far pesare la differenza abissale che esiste tra moderazione e populismo. Cioè una questione che va oltre i destini personali di Marchini, di Bertolaso, di Casini. Qui si sta decidendo una certa idea della politica e dell’Italia».
Salvini e i Cinquestelle però insinuano che, in questo modo, Berlusconi fa un regalo a Renzi.
«È esattamente l’opposto. Se i moderati italiani non rialzeranno la testa, quella sarà la volta che Renzi si approprierà definitivamente dei loro elettori. Non si fa alcun favore al premier, lo si fa all’Italia che ha bisogno di ragionevolezza e buonsenso».
Davvero crede che quest’area moderata possa rimettersi insieme?
«Certo, è un cammino pieno di incognite. Ma con la candidatura di Parisi a Milano, e con quella di Marchini a Roma, incomincia una stagione in cui i moderati la smettono di demonizzarsi reciprocamente. E’ più facile alle elezioni amministrative perché una parte collabora con Renzi, un’altra è all’opposizione. Però non credo che Berlusconi voglia stare nella politica italiana per favorire la vittoria dei Cinquestelle. Se non ricordo male, la firma sotto il patto del Nazareno ce l’aveva messa Berlusconi, mica Alfano».
Ha ottima memoria. Ma quelli che lei vorrebbe rivedere insieme hanno passato gli ultimi anni a litigare…
«Oggi i risentimenti sono un lusso che non ci possiamo permettere. C’è un’emergenza che riguarda i nostri figli e il futuro dell’Italia. Davanti a una simile situazione, che Alfano e Berlusconi non si parlino è una cosa fuori dal mondo e anche poco credibile, perché dopo essere stati insieme tutta la vita non è che improvvisamente possono pensarla all’opposto».
Lei ha buoni rapporti con entrambi. Tenterà di farli dialogare?
«Io il mio percorso l’ho fatto, non vivo né di rimpianti né di rivalse. Per cui posso impegnarmi perché tra tutti i moderati si riallacci un filo»