«Galletti sarebbe eletto sindaco. Proprio per questo il Pd non lo candiderà»
I dem preferiscono rischiare di perdere con un candidato ‘targato’ che vincere con un esterno alla tradizione della casa
L’intervista di Luca Orsi pubblicata sul Resto del Carlino di Bologna
Prima si schermisce: «Sono un libero battitore, ormai fuori dai giochi». Di elezioni per il sindaco 2021 – e delle manovre più o meno sotterranee in seno al Pd, con le prime schermaglie fra aspiranti candidati – Pier Ferdinando Casini non vorrebbe parlare: «Sono un senatore della città, non entro in queste logiche. Ma… se parlo dico quello che penso, perché non debbo più fare carriera». E allora? «Il dibattito non è cominciato bene».
Senatore, cosa non le piace?
«L’analisi è autoreferenziale, tutta nel reticolo del Pd».
La vittoria alle regionali ha ridato fiducia ai dem.
«Ma c’era Stefano Bonaccini. Un governatore che poi, in piena pandemia è riuscito, come forse solo Zaia e De Luca, ma molto meglio di loro, a dare buona prova di sé in un momento drammatico».
Per Palazzo d’Accursio è tutto ancora da decidere.
«Vedo un po’ troppa tranquillità, come se fosse una sfida senza storia, da amministrare come un problema interno del Pd. Ma qui non c’è Bonaccini».
Non crede che sia possibile trovare un Bonaccini?
«Al momento mi pare che ci si stia limitando a ‘pesare’ questo o quell’assessore, a dialogare a sinistra, a verificare le Sardine… È vero che c’è il tentativo, da parte di alcuni, di correggere il tiro. E fanno bene, perché se la premessa è questa, si rischia la catastrofe».
Non è un po’ troppo pessimista?
«Ricordo che Bonaccini è stato votato da una marea di elettori moderati, che nello scontro con Salvini e la Borgonzoni si sono sentiti rassicurati».
L’anno prossimo, alle elezioni per il sindaco, che scenario prevede?
«Temo che il centrodestra cambierà schema. Che le rivendicazioni dei partiti lasceranno il posto a un candidato pescato nel bacino civico della città. Se così sarà… allacciamoci le cinture di sicurezza».
Il Pd come dovrebbe muoversi?
«Dovrebbe partire dalla sua esperienza amministrativa e da un mandato che Merola sta gestendo con equilibrio e serietà, per arrivare fuori dal suo reticolato. Se no, regaliamo alla destra i moderati».
Fra i dem circola però il nome di Gianluca Galletti. Non certo una figura nella tradizione della sinistra. Che ne pensa?
«Galletti non farà mai il sindaco di Bologna».
Prego?
«Se il Pd lo candidasse, Galletti sarebbe eletto sicuramente. Ed è un rischio che nel Pd non si vuole correre».
È difficile da comprendere.
«È semplice: preferiscono rischiare di perdere, con un candidato targato, che vincere con un candidato non targato, esterno alla tradizione della ‘casa’, che pure è stato in governi di centrosinistra».
Forse non sono convinti che Galletti sarebbe la scelta vincente?
«Galletti candidato per il centrosinistra prenderebbe metà dei voti al centrodestra, più quelli del centrosinistra. E perderebbe qualcosa a sinistra. Una sfida senza possibilità per gli altri».
Su Galletti, però, dirigenti dem hanno speso parole di stima. Non la convincono?
«Dopo quarant’anni di politica so distinguere la cortesia dalla sostanza. A parole dicono ‘bravo, bravo’, ma la loro apertura alla società civile si ferma all’interno del Pd. Poi, per carità, è legittimo che facciano ciò che ritengono meglio».
Intanto, si parla di primarie per la scelta del candidato.
«Primarie o non primarie, il problema è la sostanza. A volte si fanno processi elettorali per legittimare nomi scelti dal vertice».
Crede sarebbe utile replicare lo ‘schema Bonaccini’, con un’ampia coalizione?
«Sono convinto che sia utile che la città faccia una scelta omogenea con quella della Regione. Le premesse per fare un’ampia coalizione ci sarebbero».
In questo caso, rimarrebbe pessimista?
«Mah, vedremo… È giusto mettere alla prova le persone che ragionano».
Pier, la classe non è acqua. Hai chiaramente evidenziato la tara ereditaria del PD che non vede mai e non accetta, nella sostanza, chi opera e pensa al di fuori del suo recinto politico e culturale. Le convergenze delle altre forze politiche sono viste solo in funzione della loro strategia e del loro predominio. Le alleanze sono viste solo come ammasso nel loro recinto.