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Gli studi di settori sono un cappio al collo per tante imprese già in crisi, tolgono il respiro, ammazzano le imprese ammalate.
E’ l’ora di abolirli o anche solo sospenderli.
Giusta proposta non servono a niente
La proposta di Pierferdinando Casini di eliminare gli studi di settore è molto apprezzabile in una fase economica recessiva come l’attuale. Questi esosi balzelli su “redditi virtuali” hanno un effetto dannoso ed un costo eccessivo sulle piccole e medie imprese, che sono l’asse portante dell’economia nazionale,che è necessario, invece, sostenere per ridurre il tasso di disoccupazione che è ormai a livelli di guardia in tutto il Sud.
Gli studi di settore hanno criteri cinici. Trattatano le ditte in base ai dei dati statistici senza considerare imprevedibili casi della vita (malattia, secondi lavori ecc). Anche l’elenco fornitori-cleinti che fu, era un aumento di burocrazia e costi.
Forse siamo arrivati oggi a dire che gli studi di settore si sono rivelati un inefficace strumento contro l’evasione fiscale. E per giunta hanno angosciato le aziende. In alcuni casi, a pensarci bene, possono incrementare il bisongo di evasione generale per poter esseri congrui agli studi. Bisogna ripensare la lotta all’evasione in due sensi: 1) l’abbassamento delle tasse; 2) la tracciabilità informatica di tutti i pagamenti
Questo governo di destra stà proseguendo la persecuzione delle partite IVA, iniziata dal centrosinistra. Basta con la demagogia, recuperassero l’evasione fiscale, invece di ammazzare i piccoli imprenditori!
e per fortuna che il governo aveva mantenuto tutte le promesse. Abolire gli studi di settore, come introdurre il quoziente familiare è importantissimo per l’economia del nostro paese e per la tenuta delle famiglie. Spero che il governo mantenga la promessa fatta 2 anni fa di abolire gli studi di settore ed introdurre il quoziente familiare.
come darle torto Presidente?
a proposito segnalo la pagina fan su facebook:
“Studi di settore? E’ l’ora di abolirli!”
http://www.facebook.com/gebuono?ref=name#!/pages/Studi-di-settore-E-lora-di-abolirli/294232994700?ref=mf
Per la tracciabilità dei pagamenti che ho affermato nell’altro post, ovviamente il governo si deve impegnare a togliere il bollo sui conto correnti (circa 30 euro/annui). Quella tasse penalizzano solo i poveri.
Oggi ci sono già banche che offrono conto correnti praticamente a costo zero. Quindi non sarà difficile, anzi sarà una comodità, avere un conto corrente bancario sul quale ricevere i pagamenti dello stipendio.
Come faranno però le nostre persone anziane a fare la spesa al mercato, o a pagare il dentista ecc? Probabilmente il criterio della tracciabilità dovrà essere inserito gradualmente ad iniziare dai pagamenti fra titolati di partita iva, oppure fra azienda e dipendente. Ma riconosco che ci sono dei problemi: fra ditte chi mi garantische che non circoli denaro nero? Forse le banche non dovrebero lasciar prelevare contanti alle ditte.
Non voglio forzare però sul criterio di tracciabilità ma il concetto è questo: se aboliamo giustamente gli studi di settore, dobbiamo pensare a metodi alternativi per arginare l’evasione fiscale. E questo criteri devono contenere anche l’abbassamento della pressione fiscale e la riforma delle pensioni. Cerchiamo insieme di far crescere questa riflessione così importante per il nostro paese. Se le ditte staranno meglio ci sarà anche più occupazione.