postato il 15 Luglio 2009 | in "Scuola e università, Spunti di riflessione"

Dite la vostra: maturità 2009, premiato il merito?

Scuola, foto di Alessio 85Archiviati gli esami di maturità è tempo di un primo resoconto. Le cifre diffuse dal ministero dell’Istruzione parlano chiaro: a guardare il numero dei bocciati, per gli studenti le prove da superare, quest’anno, sono state più dure. Rispetto al 2008 i bocciati sono stati infatti tremila in più, in tanti per il 5 in condotta.

I maturandi che se la sono cavata meglio sono quelli del liceo classico, dove si registra la percentuale più bassa di bocciati (4,8%).
Seguono nella classifica dei virtuosi i ragazzi di scientifico e linguistico. Hanno avuto difficoltà maggiori gli studenti degli istituti professionali: il 23% non ha superato l’esame.
Troppa severità o un ritorno alla scuola del merito? Dite la vostra.

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Niki Bufo
14 anni fa

A mio modo di vedere il degrado in cui è sprofondata la scuola italiana negli ultimi anni obbliga un pò tutti a riprendere il polso della situazione, a partire dai nuclei familiari, che devono sempre essere al primo posto nel ruolo di educatori dei ragazzi. E’ ovvio che anche la scuola in questo ha una funzione determinante, ecco perchè ben venga la severità, ma non solo per presa di posizione. E da una scuola più seria discende senz’altro la premiazione del merito!

Edoardo Marangoni
Edoardo Marangoni
14 anni fa

A mio modesto parere, è difficile dare una valutazione seria ed approfondita basandosi unicamente sui dati relativi alla percentuale dei bocciati. Non mi pare che rispetto all’anno scorso ci sia stato un rinnovo totale degli insegnanti. Non si può riflettere sulla qualità della scuola guardando alla qualità degli studenti. I risultati dipendono dall preparazione degli studenti, non necessariamente e solamente dalla qualità dell’insegnamento.
La scuola dovrebbe essere la palestra della vita, e per lo studio e per essere la prima intensa esperienza di vita sociale. Dovrebbe essere, quindi, una delle prime preoccupazioni, non dico del Governo, ma dello Stato, cioè di tutti.
Sulla Scuola andrebbe fatta una seria riflessione, oltre i colori politici. Non può essere una tematica di una parte piuttosto che di un’altra, ‘costringendo’ il Governo di turno a varare ogni nuova Legislatura un’ennesima Riforma. Lo Stato dovrebbe investire nella Scuola, a meno che decida di avere domani cittadini peggiori di quelli di oggi.
Quanto alla condotta, trovo giusto che sia unita agli altri voti al fine del calcolo della media. Il lascito del ’68, a mio avviso, ha fatto seri danni quanto al rapporto tra alunni(giovani in generale) e insegnanti(adulti in generale), facendo inabissare la soglia minima dovuta di rispetto dei primi verso i secondi.
Il discorso sulla “Questione Scuola”, lo ripeto, è troppo importante perchè venga lasciato all’elaborazione di una sola parte politica. Ed è una questione troppo complessa perchè la si liquidi nel primo anno di ogni Legislatura, avendo come unico scopo quello di far sentire che il Governo è cambiato.
Credo sarebbe il caso – riguardo alla Scuola includendo anche l’Università – di aprire un serio dibattito politico sul tema della Scuola. Non saprei, forse una Commissione “ad hoc”… Ma ciò che conta realmente è che la politica si interessi realmente degli studenti e dell’offerta loro proposta, piuttosto che affacendarsi in rivoluzionarie (sì: lo sventolio dei grembiulini!) Riforme.

loredana marinozzi
loredana marinozzi
14 anni fa

Non sono più giovane, ma un tempo lo sono stata anch’io; ho studiato (sono laureata) ed ho figli oramai grandi (già laureati o prossimi alla laurea) ciascuno dei quali, pur essendo io una madre lavoratrice, ho seguito quotidianamente fin dal primo giorno di scuola. Quindi parlo con una certa cognizione di causa.
Soprassiedo sul paragone tra come era la scuola ai miei tempi (non sono mica Matusalemme: ho oltrepassato da poco l’età di mezzo!) e come è attualmente: tutti coloro che hanno la mia età ricorderanno sicuramente l’appello quotidiano, le aule molto numerose, il rispetto verso gli insegnanti, il silenzio con cui si lavorava in classe, l’alzarsi in piedi ogni qualvolta entrasse o uscisse un professore, il grembiule anche al liceo, i genitori che temevano quasi l’incontro con i docenti ai colloqui. Mi sono resa conto che i tempi erano cambiati quando ha iniziato a frequentare la scuola il mio primo figlio: i bambini della sua età conoscevano pochissimo le buone maniere, erano turbolenti, portavano poco rispetto agli adulti, le classi erano poco numerose per far lavorare al meglio i poveri insegnanti e per far sì che gli stessi potessero ottenere un minimo di disciplina, le madri mettevano bocca in tutto quanto fosse di competenza dei docenti ed anzi, apertamente, erano sempre contro gli stessi a favore dei loro figli. Una volta, ricordo, mi sono lamentata con i genitori della classe di uno dei miei figli poichè un’insegnante, giovane (ma questa non è una scusante), si era presentata a far lezione in pantaloncini corti. Nessuno, oltre me, ebbe qualcosa da obiettare, neppure colui che una volta si chiamava Preside, ed oggi è diventato il Dirigente Scolastico.
Un’altra volta, in occasione di uno dei primi cineforum in luogo di assemblea studenti, mi lamentai poiché il film proiettato non mi pareva proprio adatto a dei ragazzi quindicenni; mi rivolsi alla segretaria (oggi divenuta Direttore Servizi Generali ed Amministrativi), ma mi sentii rispondere che la Scuola non rispondeva delle scelte fatte dagli studenti! Ma bene! Mi sono anche lamentata, occasionalmente, di certi insegnanti i quali, in classe, facevano più che altro politica: mi fu risposto che i tempi erano cambiati. Altra considerazione: uno dei miei figli ha avuto occasione di frequentare la scuola all’estero per diversi mesi: quando è tornato qua in Italia, quasi non si ritrovava per l’arretratezza del nostro sistema scolastico e dei nostri programmi. Non voglio dilungarmi oltre: io credo sia arrivato il momento di cambiare la nostra scuola, investendoci parecchie risorse, ma privilegiando finalmente il merito, sempre assicurando benefici anche ai meno abbienti, purché meritevoli.

Marta Romano
Marta Romano
14 anni fa

Secondo me, l’aumento di severità è stato un bene per la scuola Italiana per evitare di sprofondare in un baratro di maleducazione e ignoranza. La scuola è il luogo dove un individuo si forma e questa ha la responsabilità di educarlo.
Come un genitore però, non bisogna essere soltanto severi, bisogna essere soprattutto GIUSTI e, per questo, penso che bisogni insistere sul tema della meritocrazia, ancora oggi troppo sottovalutato da molti insegnanti.
Nonostante ciò, continuo ad affermare che trovo abbastanza positiva questa inversione di tendenza, per il bene di noi alunni, per il bene di noi giovani, per il bene del nostro Stato, perchè così si spera che la classe dirigente del futuro sia formata da ragazzi educati e preparati.
Marta

Ahmed Aly
14 anni fa

La scuola è stata da tempo svuotata di tutti i contenuti,ridotta a una Cenerentola rigirata come un pedalino e in crisi perenne perchè più che educare diseduca. Innanzi tutto studiare è diventato un optional e ho l’impressione che si stia facendo di tutto per creare un popolo d’ignoranti buono da soggiogare e governare. Ricordo tempo fa quando l’allora ministressa Moratti, riformando l’Università, aveva dato ad intendere che per chi s’impegnava laureandosi in tre anni, le porte del lavoro si sarebbero spalancate,poichè la bravura era considerata un ottimo biglietto da visita per qualsiasi azienda dove un giiovane avrebbe potuto collocarsi. Balle. Non solo chi si è laureato è rimasto a spasso, ma pur terminando i due anni di specializzazione l’unico lavoro trovato è stato quello di sguattero in qualche ristorante o come commesso utilizzato per lavare i vetri e a terra, prima di iniziare le vendite. Storie di ordinaria follia. Come folle è stata l’indagine a Crotone per aggiudicazione illecita di una gara per materiale scolastico ad opera di un massone che per far lavorare l’impresa del figlio aveva l’avallo di sorelle e fratelli dirigenti scolastici, che invece di organizzare la scuola e tutelarla da qualsiasi atto d’illegalità la utilizzavano per i loro loschi traffici. Inoltre la scuola è diventata un affare per dividersi orari o presentare progetti che grazie all’individuazione del canale giusto portano soldi all’insegnante favorito di turno. Che poi siano validi o meno non ha importanza,l’importante è dividersi le misere spoglie di un settore che crea i presupposti per uomini del domani pronti a vendersi per un piatto di lenticchie. Per i più aristocratici coloro che saranno la classe dirigente ci sono le scuole private dove con una retta non accessibile a tutti si privilegiano i propri rampolli. E gli altri? Anche se sei bravo ti acchiappi al tram perchè senza soldi non vai da nessuna parte e se sei il figlio di un imbianchino tutt’alpiù ti viene data la possibilità di diventare proprietario del secchio e del pennello di tuo padre. Per concludere andasse a vedere la Gelmini cosa succede per l’ammissione al test di medicina.Altro che bravura e scuola da riformare. Certo si riforma per i privilegiati non per i meritevoli

Niccolò Susini
Niccolò Susini
14 anni fa

Purtroppo i risultati negativi, ottenuti in ambito scolastico dagli studenti italiani derivano da una scarsa preparazione, da una qualità dell’insegnamento a volte pessima e dall’educazione dei genitori, non in grado molto spesso di influire sui figli sia per quanto riguarda l’andamento a scuola sia nel modo di rapportarsi con le altre persone nella vita di tutti i giorni. Sono d’accordo che il voto in condotta vada a far media con le altre materie scolastiche. Mi auguro che questo porti ad una maggiore civilizzazione e responsabilità degli studenti. Giusto insistere sulla questione della meritocrazia e sul premiare gli studenti meritevoli. Il Governo e lo Stato devono investire e lavorare maggiormente sul tema scuola e Univeristà, estramente importante. Dobbiamo tutelare le nuove generazioni.

giovanni pelliccia
giovanni pelliccia
14 anni fa

La formazione è il motore di un paese. La severità è importante nelle scuole, soprattutto perchè negli ultimi anni la scuola ha perso molto il suo senso istituzionale, dove i professori venivano denunciati se alzavano anche solo un po la voce sugli alunni.
Il dialogo ed il modo di educare “morbido” non dev’essere confuso con “debolezza”.

Questo purtroppo oggi accade ed è bene che si eserciti nella formazione dell’individuo una scala di piccola severità e rispetto.

La scuola deve essere severa nei suoi contenuti ma al tempo stesso deve permettere ai suoi frequentatori di amare le materie di studio.

Un sano rigore oggi deve ritornare, senza esagerare.

Oggi abbiamo una scuola che deve ritornare al merito, al dialogo, all’educazione, all’etica anche sui contenuti, per me va bene cosi, ma oggi è anche una scuola piu’ povera di operatori grazie ai tagli del governo.

In conclusione, un governo che taglia sulla formazione è un governo che non ha a cuore la crescita di un paese.

L’ignoranza è un male che permette di controllare le masse, ma l’ignoranza genera sempre intolleranza.

nicola sirchia
nicola sirchia
14 anni fa

io penso che l’aumento della severità deve essere direttamnete proporzionale con il livello di preparazione che si offre agli studenti.
Da giovane vicino a ragazzi che si sono diplomati questo anno, ho riscontrato che ad aumentere è stata la sola severità e non la preparazione, questo ha provocato inevitabilmente il calo delle medie scolastiche ,ma anche una stagnazione della cultura che rimane sempre bassa.
Penso quindi che prima di aumentar la severità contro gli studenti,si dovrebbe attuare una politica che aumenti il livello culturale di questi studenti, sostituendo anche gli stessi professori che spesso sono inadatti al compito che devono svolgere. C’è bisogno di educatori che siano essi stessi educati, spiriti superiori, aristocratici, comprovati a ogni istante, comprovati dalla parola e dal silenzio, culture divenute mature, dolci – non dei tangheri addottrinati che il liceo e l’università offrono oggi alla gioventù come fossero “balie di grado superiore”. (Friedrich Nietzsche da Il crepuscolo degli idoli)

Il

sergio
sergio
14 anni fa

Non so se la Gelmini stia facendo davvero il meglio per l’Istituzione Scuola Pubblica, io sarò pure di parte ma questa pseudo-riforma mi sembra tanto uno spot elettorale, e nasconda solo un taglio di mezzi e risorse umane alla Scuola Pubblica per favorire quella privata dell’Onnipotente, magari sta già mettendo su una sua scuola privata gestita a mo di azienda da qualche suo figliolo. Una cosa è certa la Scuola Pubblica deve riappropriarsi di quel rispetto dovutogli e che aveva un tempo. Iniziando da Noi genitori che non dobbiamo esser gli avvocati dei nostri figli, ma dobbiamo bacchettarli se un docente si lamenta di questi o prende dei provvedimenti meritati. E poi anche i nostri politici la devono smettere di affosare la classe docente, riducendoli a pezzenti con uno stipendio poco dignitoso, facendoli passare per dei miserabili davanti agli aocchi degli studenti. E poi basta ad una scuola da sei politico, chi merita va avanti negli studi, chi non ha voglia o non ha le capacità cambi strada, impari un mestiere. Comunque basta con questo permissivismo dilagante, uno Stato serio deve essere Autoritario quando ci vuole. Però vi prego di non farvi buttare il fumo negli occhi col grembiule o il cinque in condotta, sono solo azioni per far felice il popolino.

sergio COSTANZO

italomariofabbri
italomariofabbri
14 anni fa

La scuola sembra regredire.
Il numero esagerato di voti negativi in condotta e il crescente numero di bocciati sono due elementi inquietanti.
Sono il sintomo del malessere vissuto dai ragazzi nelle scuole dove non si trovano bene e non sono stimolati nell’apprendimento.
Purtroppo la scuola ha smesso da tempo di fare sperimentazione e arriva un potente di turno che impone le sue idee quasi dittatorialmente per decreto.
La scuola non si riforma in un anno ne tantomeno si butta via ma lo Stato ha il dovere di cercare vie nuove.
Sperimentare di continuo nuove soluzioni avanzate selezionando opportunamente gli addetti alla sperimentazione per evitare che gli studenti coinvolti diventino cavie di un meccanismo deviato.
Lo Stato non può cambiare tutto in un momento altrimenti riempiamo le sale degli psicologi e psichiatri di malati anzichè le aziende di lavoratori sani e ben formati.
Bisogna andare piano e avere pazienza e discutere e proporre nuove idee.
l’Università inoltre non può continuare a pensare di essere erede del sapere ma deve dimostrare di essere in grado di produrre nuova conoscenza.
Non possiamo considerare ne la scuola superiore ne l’Università un bacino di voti o un parcheggio o un serbatoio di posti di lavoro ma dobbiamo avere il coraggio di introdurre una certa dinamicità nel meccanismo della carriera meritocratica dei docenti e dobbiamo mettere in primo piano la qualità dell’insegnamento e della ricerca.
Come possiamo pensare di competere a livello europeo senza selezionare? Ma allo stesso tempo come possiamo pensare di competere formando “nerds” che pensano solo al lavoro o allo studio?
Dobbiamo sviluppare un nuovo concetto di scuola che garantisca la crescita umana dell’individuo ma non dimentichi l’importanza della formazione professionale e sopratutto non possiamo rinunciare al FEEDBACK. Cioè lo Stato e i politici non possono scaricare sulla scuola le proprie idee “tout cour” ma devono obbligatoriamente verificarle con un feedback sul risultato. In Italia purtroppo si sono visti dittatori, napoleoni e riformatori di tutti i tipi che hanno rovesciato le proprie idee sulle strutture senza verificare se erano adeguate; bene questo non è più possibile, ci vuole un feedback da parte di genitori, aziende, studenti per capire se il modello adottato va bene o meno.



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