Dazi: «Bruxelles ne esce male. Ora serve una vera unità»
L’approccio remissivo con Trump non funziona. Superare l’unanimità e non si rinunci alla possibilità di tassare i giganti del web

L’intervista di Antonella Coppari pubblicata sul Resto del Carlino
«Dalla trattativa sui dazi l’Europa è uscita abbastanza male». Ne è convinto Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e attualmente senatore eletto nelle liste del Pd. Il suo giudizio è netto: «Oggi abbiamo i dazi al 15% voluti da Donald Trump. Non mi sembra che la vittoria del tycoon alle presidenziali sia stato un grande affare per il vecchio Continente, come invece sosteneva la destra».
Trump ha bullizzato l’Europa perché più abile della presidente Ursula von der Leyen?
«Trump sicuramente ha giocato meglio di von der Leyen, e questo è l’unico punto su cui mi trovo d’accordo con Orban. Non ci è riuscito, però, perché è un negoziatore più bravo ma perché l’Europa non è una vera comunità politica. Trump ha alle sue spalle un solo Paese, mentre von der Leyen rappresenta una congrega di Stati diversi. È vero che la presidente della Commissione Ue aveva una delega a negoziare, però ogni Stato membro ha poi cercato di ottenere piccole agevolazioni, tirando la coperta dalla propria parte».
Come si può attutire il colpo?
«Il danno oramai è fatto. Possiamo solo sperare di attenuarne gli effetti negativi nei capitoli ancora da negoziare. Gli Stati europei devono smetterla di seguire le sirene sovraniste e convincersi che ci salviamo solo stando insieme, con una politica estera e di difesa comune. Soltanto così potremo avere una forza deterrente. Altrimenti, rassegniamoci a essere bullizzati da Putin sul piano militare e da Trump su quello economico».
C’è chi dice che poteva andare peggio.
«È una magra consolazione. Questa vicenda è l’ennesima sveglia che suona; spero che l’ascolteremo e inizieremo a darci da fare, superando regole obsolete come il principio del voto all’unanimità, per arrivare al più presto a un’Europa federale».
Ritiene che tutti gli Stati europei accetteranno l’accordo? Diverse voci critiche si sono levate da vari governi.
«L’unico aspetto per me positivo è che la telenovela sui dazi dovrebbe finalmente placarsi, permettendo all’economia di ritrovare un po’ di serenità. Spero che quando l’accordo sarà portato in Consiglio europeo verrà approvato da tutti. L’alternativa sarebbe il caos totale».
Ma l’Europa è in grado di reggere il peso di oltre 800 miliardi di euro per il piano di riarmo Ue, di 750 miliardi di dollari per acquisti energetici dagli Usa e degli investimenti in ambito Nato?
«Chi ha sottoscritto queste intese probabilmente spera che tra tre anni non ci sia più l’amministrazione Trump e si possa rinegoziare tutto. E questo la dice lunga sul fatto che è un finto accordo».
Quale politica economica dovrebbe attuare Bruxelles ora?
«Non rinunciare alla possibilità di tassare i giganti del web, tanto per cominciare. Ormai è chiaro che l’approccio remissivo con Trump non funziona, così come non funziona l’aspetto politico. Pensare che l’Italia possa mediare con Trump in virtù di una presunta affinità politica tra le due amministrazioni significa sbagliare completamente la valutazione sul presidente americano. È un’illusione che questa trattativa ha infranto: a lui non frega niente di destra o sinistra, gli interessano i soldi».
Il governo italiano, come quello tedesco, ha premuto per un’intesa. La premier Meloni ha preso una cantonata?
«Non esprimo giudizi sul governo, ma se questo è il risultato mi sembra che l’Italia non abbia dimostrato una grande capacità negoziale al pari dell’Europa».
Quali ricadute ci saranno per l’Italia?
«Ci saranno ricadute negative, ovviamente. Per questo, l’economia italiana deve aprirsi a nuovi mercati. Per dire: ha fatto benissimo Giorgia Meloni a vedere il presidente indonesiano, l’Indonesia è un grande mercato».
Secondo alcuni commentatori, già con l’amministrazione Biden gli Stati Uniti avevano deciso di “sottomettere“ l’Europa.
«È una falsità. Biden parlava di Occidente come un’entità coesa, Trump non ne parla più».