postato il 11 Maggio 2012 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

Dai comuni, insieme per la casa dei moderati

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

Da Nord a Sud nove milioni di italiani sono stati chiamati a scegliere il loro sindaco e i loro amministratori. Un nuovo test elettorale che ha visto i partiti tradizionali soffrire e l’antipolitica esplodere: i grillini hanno eletto il loro primo sindaco, a Sarego in provincia di Vicenza (terra padana), e vanno al ballottaggio a Parma, città non esattamente marginale. Le formazioni di sempre non interpretano più i bisogni della gente e sono soprattutto i moderati a pagare il conto: per Pierferdinando Casini si trovano sotto un cumulo di macerie. Sottoscrivo.

A questo punto non si può far altro che ricostruire. Siamo italiani, sappiamo come ci si rimbocca le maniche: facciamolo noi per primi. Gli spunti per ripartire, se guardiamo ai risultati del nostro simbolo, ci sono: Agrigento, Cuneo, Genova, L’Aquila, Lucca. Sono capoluoghi dove l’UDC è riuscita a raccogliere i numeri tali da essere protagonista al ballottaggio, sono località dove l’unione con liste civiche dinamiche e vitali ha portato alla costruzione di una coalizione forte e capace di arrivare prima. Il quadro generale è sconfortante specialmente per il PDL, che si inabissa nei risultati delle amministrative: in tanti casi abbandona la doppia cifra, in tantissimi non arriva al ballottaggio. Il diretto concorrente, il PD, può sorridere timidamente: non ha aumentato i voti e in comuni da sempre roccaforti del centrosinistra è costretto ad affrontare il secondo turno. È un momento critico per la politica e chi se ne avvantaggia è il movimentismo che parte dal basso, con un leader, che più che un segretario è un guru, che mena fendenti a destra e a manca contro partiti e istituzioni.

Il popolo dei moderati oggi si trova in mezzo al guado, incerto sui passi da fare per arrivare a riva. Bisogna ripensare il nostro cammino e interrogarci se così come ci presentiamo ora siamo in grado di interpretare il bisogno di cambiamento, di rinnovamento, di rottura o di rigenerazione che dir si voglia. Il terzo polo ha espresso un’idea di collocazione geografica della nostra proposta politica, ma ha perso troppo tempo:  l’Unione di Centro ora è pronta ad aggregare uomini e donne liberi, uomini e donne di buona volontà, personalità esterne alla politica ma impegnate nel governo locale, come le tante liste civiche che ci hanno accompagnato in questa esperienza elettorale, per mettere le fondamenta per una vera casa dei moderati. E lo possiamo fare da soli, senza forni o convergenze, perché “a forza di parlare di alleanze abbiamo smesso di fare politica”.



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