Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

In attesa di un lieto fine per Rossella Urru

postato il 22 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

C’era una volta Rossella. Rossella è una ragazza nata a Samugheo, un paese dell’Oristanese, 29 anni fa. In un tempo dove chi vuole avere successo spesso sceglie facili compromessi, lei sceglie la via dell’impegno sociale nel Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli, e va nei campi profughi in Algeria, offrendo il suo tempo di giovane donna per aiutare donne e bambini a superare le enormi difficoltà quotidiane in un luogo che offre poco più di niente.

Il 23 Ottobre 2011 Rossella viene rapita, insieme ad altri due volontari spagnoli, da un gruppo armato vicino ad Al Qaeda. Da allora sono passati 120 giorni e di Rossella non si sa nulla. Ma soprattutto, non si dice nulla. Non se ne parla. Fino a quando un’altra donna, un’altra sarda, sceglie di utilizzare lo spazio concessole su un grande palcoscenico per ricordare all’Italia che Rossella è ancora li, prigioniera, in chissà quale condizioni di vita, chissà se ancora in vita, e che ha diritto di tornare a casa per riabbracciare la sua famiglia.

Quella di Rossella non è una favola, purtroppo. E’ la triste realtà. C’è davvero una giovane di cui dovremmo essere fieri e che invece soffre prigioniera in mani straniere senza che la stampa se ne occupi. C’è davvero una famiglia in ansia, che è stata rassicurata dal Capo dello Stato sulle buone condizioni di salute della loro figlia, ma che smaniano dalla voglia di riabbracciarla.

Rimaniamo in attesa di un lieto fine per la storia di Rossella, sperando che siano le donne come lei a dominare le pagine dei nostri giornali.

Commenti disabilitati su In attesa di un lieto fine per Rossella Urru

Addio a Dulbecco, spirito umile e ironico

postato il 20 Febbraio 2012

di Jakob Panzeri

E’ morto Renato Dulbecco, aveva 98 anni. Compagno di università di Rita Levi Montalcini, ricevette il Premio Nobel nel 1975. Celebri i suoi studi sui virus batteriofagi e i meccanismi di riparazione del Dna. Isolò il primo virus mutante della poliomelite, scoprì il meccanismo di azione delle cellule tumorali , fu una delle menti del Progetto Genoma Umano. Uno scienziato gentiluomo che faceva il pendolare tra Milano e la California, uno spirito umile e ironico che non disdegnò nemmeno il palco di Sanremo.

Un gigante ci ha lasciato, che continui ancora a illuminare dall’alto la ricerca e la medicina italiana.

 

Commenti disabilitati su Addio a Dulbecco, spirito umile e ironico

L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia

postato il 18 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Si è svolto mercoledì, nella “Sala della Lupa” della Camera, il convegno “L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia”, organizzato dal presidente della Commissione giustizia Giulia Bongiorno e da Roberto Rao.
Il convegno, che aveva per tema le donne, l’importanza che assumono nella società odierna e il loro ruolo in Italia e nel mondo intero, ha offerto degli interessanti spunti di riflessione.
Naturalmente, come solitamente accade in convegni di questo tipo, si é partiti dall’amara constatazione di quanto debole sia, ancora oggi,in Italia, il binomio donne-politica. E’ proprio per questo che dovremmo assumere come esempio quello della Liberia, primo Paese africano ad avere come Presidente una donna, da cui arrivano grandi segnali di una vera e propria rivoluzione sociale, che porta alla ribalta il genere femminile, che assume sempre maggiore importanza, occupa posizioni di sempre maggiore rilievo. Questo, probabilmente, come ha rilevato Carmen Lasorella, che ha intervistato la leader liberiana , premio nobel per la pace, perché il Governo africano ha puntato tutte le sue forze sull’istruzione e sulla cultura, come mezzi per rendere la Liberia uno stato realmente democratico. D’altronde, la democrazia è realizzata in pieno quando ogni uomo e ogni donna hanno uguali possibilità di raggiungere uno stesso traguardo, ed è forse ciò che oggi, in Italia, manca, e per cui i partiti politici hanno il dovere di lottare.
La politica deve avere il coraggio di aprirsi alle donne riavvicinare questi due mondi così distanti tra di loro, ed annullare ogni tipo di discriminazione di genere.
Ed è vero quanto ha detto la Bongiorno: non si può esultare per il fatto che nel Governo Monti ci siano tre donne ad occupare ministeri importanti, dimenticando che questa non è che l’ennesima sconfitta della politica. Purtroppo, soltanto in un governo “tecnico” si é pronti a dare incarichi così significativi alle donne, al contrario di quanto accade in un ordinario governo “politico”.
La speranza, emersa dalle parole di tutti quanti sono intervenuti al convegno, è quello che davvero qualcosa possa cambiare, sperando che incontri come questi possano essere uno stimolo, per spronare i partiti ad osare di più, a candidare più donne, se meritevoli.
La questione è prettamente politica e, come ha sottolineato il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, una prima soluzione può essere quella di lavorare davvero per cambiare questa legge elettorale, per scegliere con coscienza e libertà, e magari portare in Parlamento tante donne, senza ricorrere neanche alle cosiddette “quote rosa”.
L’importante per un partito, come credo, è basare sempre la propria politica sul principio di meritocrazia: perché l’importante non è essere uomo o donna, ma essere bravi.

Commenti disabilitati su L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia

Con l’umiltà degli sportivi…

postato il 15 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Da sportiva agonista, è innegabile mi sia rimasto un pò di amaro in bocca per la mancata candidatura della città di Roma alle Olimpiadi del 2020, evento che avrebbe coinvolto attivamente  tutto il mondo sportivo nazionale.

Proprio perchè sportiva, però, sono pienamente consapevole del fatto che, quando si pianifica una competizione, bisogna allenarsi duramente per riuscire ad arrivare ad essa in condizione fisica ottimale. E l’Italia, attualmente, non è ancora allenata a sufficienza, nè è in grado di investire risorse in un evento di tale costo e spessore. Considerazione, questa, valida soprattutto in questo periodo di lunga convalescenza del Paese dallo stress agonistico derivato da allenamenti sbagliati ed eccessivi, gestiti da allenatori un pò folli.

Il Premier Monti, rinunciando a fissare la lettera di garanzia richiesta dal Cio per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, ha compiuto un atto di grande umiltà e rispetto verso il Paese. Ha rinunciato all’apparenza, all’evento immagine, nel rispetto di una linea di Governo dove, in primo piano, si pongono riconoscimenti al merito i cittadini e i loro sacrifici, necessari affinchè avvenga la riscossa di un Paese sottoposto, nel giro dei prossimi vent’anni, ad un’operazione di rientro dal debito.

Le immagini di una Grecia devastata, alla quale ha contribuito anche l’organizzazione delle Olimpiadi di Atene del 2004, non fanno che aprire gli occhi ai cittadini sognatori: una presa di coscienza collettiva verso la valorizzazione di una decisione definita sobria e responsabile.

Il resto, lo dicono i numeri: l’evento avrebbe richiesto delle spese complessive pari a 380 milioni di Euro (120 dei quali presi da fondi statali) finalizzati a completare il maxiprogetto (lasciato in stato latente da anni) della città dello Sport a Tor Vergata. La commissione di valutazione economica Fortis a gennaio aveva stimato in 4,7 miliardi la spesa pubblica netta per le Olimpiadi e in 4,6 la compensazione derivante dal maggior gettito erariale. La spesa complessiva stimata per Roma 2020 sarebbe stata di 9,8 miliardi.

Troppo rischioso, insomma, non ne valeva la pena. Noi, da sportivi, ci alleniamo ancora, tenendoci pronti per la prossima occasione, ringraziando il saggio allenatore…

Commenti disabilitati su Con l’umiltà degli sportivi…

La necessaria riforma dell’art. 49 della Costituzione

postato il 6 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Davanti alla penosa vicenda dell’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi ci sono due reazioni deprecabili tanto quanto il reato commesso: la prima è liquidare la vicenda con un tristemente famoso “è un mariuolo isolato” e continuare a far finta di niente, la seconda è buttarla nella solita cagnara populista con tanto di Banda Bassotti di contorno come fa il Fatto Quotidiano. Minimizzare e abbandonarsi  al furor giacobino sono due reazioni opposte ma che hanno il medesimo risultato: non cambiare niente. Il recente passato ne è una testimonianza: tanto baccano all’indomani di Tangentopoli e poi, fatto passare un po’ di tempo, si è tornati a rubare meglio e più di prima.

Cosa fare per evitare nuovi casi Lusi? E’ sufficiente intervenire nuovamente sul finanziamento pubblico ai partiti? E’ importante dire subito che non bastano piccole modifiche o soluzioni provvisorie, ma oggi più che mai occorre affrontare il problema della regolamentazione giuridica dei partiti. Per far ciò occorre mettere mano all’articolo 49 della Costituzione che risente ormai del mutato quadro storico-politico; in altri termini è necessario salvare i partiti o meglio restituirgli dignità. Restituire dignità ai partiti significa ridare a questi quel ruolo di raccordo fra i cittadini e le istituzioni, che è fondamentale in una democrazia pluralista e che, proprio per questo motivo, non può più essere sottratto ad una regolazione dei partiti in forme autenticamente democratiche ed aperte al controllo dell’opinione pubblica e della legge. I partiti devono rinunciare ad una parte del loro arbitrio, subordinandosi a regole certe e trasparenti, devono altresì tornare a svolgere la loro funzione nella democrazia italiana, ritornando ad essere autenticamente soggetti democratici subordinati a regole certe e trasparenti mediante la pubblicità dei loro statuti e soprattutto  dando reale potere ai loro iscritti ed elettori. Una operazione di questo genere oltre che necessaria è richiesta dall’Europa, infatti il diritto comunitario prevede che un partito politico a livello europeo per accedere ai finanziamenti debba avere personalità giuridica nello Stato membro in cui ha sede.

Già don Luigi Sturzo che della lotta alla partitocrazia, una delle tre «malebestie» che già allora inquinavano la democrazia italiana con lo statalismo e l’abuso del denaro pubblico, ne aveva fatto una battaglia e propose nel 1958 un disegno di legge per dare ai partiti, allora come oggi mere associazioni di fatto, una personalità giuridica attraverso il deposito dello statuto alla cancelleria del tribunale civile del luogo in cui hanno sede legale, ed obbligarli  ogni anno a presentare alla stessa il rendiconto delle entrate e delle uscite. Altra regolamentazione prevista da Sturzo era la rendicontazione delle spese elettorali dei candidati davanti al tribunale.

Ma non è necessario andare al 1958 per trovare qualche buona soluzione ai problemi della partitocrazia senza partiti, sarebbe sufficiente riprendere in mano, anche semplicemente per aprire un ragionamento, sul ddl n. 2416 presentato dal senatore Gianpiero D’Alia e dal senatore Marco Follini nell’ottobre 2010. Il disegno di legge del presidente del gruppo Udc-Autonomie e del senatore del Pd è articolato in 10 articoli che qualificano i partiti come associazioni riconosciute con personalità giuridica, definiscono i requisiti di “democraticità” e modalità per essere riconosciuti, stabiliscono non solo un tetto alle spese elettorali e la nominatività dei titoli appartenenti al partito ma anche una commissione ad hoc presso il Ministero dell’interno per il controllo di tali spese, con la possibilita` di controllare e di conoscere i bilanci dei partiti politici e le spese sostenute. C’è dunque abbastanza materiale per ragionare, per discutere ma soprattutto per intervenire in questa materia delicata non solo per evitare altri casi Lusi, ma anche per salvare i partiti. E i partiti si salvano soltanto se si rivitalizza il rapporto fra cittadini e partiti.

Commenti disabilitati su La necessaria riforma dell’art. 49 della Costituzione

#nevearoma

postato il 5 Febbraio 2012

“Damose da fa’ e volemose bene, semo romani!”.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su #nevearoma

Quella violenza inflitta due volte

postato il 4 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

La corte di Cassazione ieri ha sentenziato che gli indagati per stupro eseguito in gruppo possono beneficiare di misure cautelari alternative alla detenzione. Questo in barba alla legge di contrasto alla violenza sessuale approvata dal Parlamento nel 2009, la quale sanciva chiaramente che per i rei di violenza sessuale l’unica misura cautelare applicabile è il carcere. Già per la Corte Costituzionale tale norma contrastava con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Tale interpretazione è stata recepita dai giudici della Corte di Cassazione nel caso balzato alla ribalta in questi giorni.

Unanime il coro di critiche verso una decisione definita “lacerante” a sinistra e “impossibile da condividere” a destra; la Cassazione si è difesa precisando che era l’unica interpretazione possibile verso la sentenza della Consulta, perché  in alternativa si sarebbe dovuto sollevare una questione di incostituzionalità, la quale avrebbe portato alla scarcerazione degli imputati per decorrenza dei termini.

Questo è ciò che dice la legge. Ciò che dicono i giudici. Ma può un paese civile fermarsi dietro sterili interpretazioni di norme e ignorare ciò che realmente è la tragedia dello stupro? La violenza sulle donne è un dramma che in italia si ripete ogni giorno. Una donna vittima di violenza subisce una ferita che nessuno di noi può lontanamente immaginare. Una donna vittima di violenza deve superare enormi resistenze per denunciare i propri aggressori: c’è la vergogna, la paura di far sapere a tutti cosa si è state costrette a subire, il terrore di ritorsioni da parte dei parenti degli aguzzini o da loro stessi, se lasciati in libertà. Il rimorso e il senso di colpa di essere state loro, in qualche modo, responsabili di ciò che si è subito, come se se lo fossero meritate in qualche assurdo modo. Ecco, pensate a quelle donne che, nonostante tutto, trovano il coraggio di denunciare, e sanno che i loro aguzzini sono liberi, una volta ricevuta la notifica della denuncia, di tornare da loro e farle pagare quel gesto di coraggio. Come reagireste? Parlereste ancora di principio di uguaglianza? E loro, non hanno diritto di tornare a essere uguali alle altre donne, senza doversi guardare le spalle di continuo? Il principio di libertà personale non varrebbe anche per loro, non più libere di condurre una vita normale, ammesso che trovino la forza di tornare a vivere? E per quanto riguarda la funzione della pena? La pena che si porteranno dentro per tutta la loro vita che funzione avrà?

Io mi auguro che un giorno le mie figlie vivranno in un paese che mette al centro la persona, e le restituisca davvero il diritto alla giustizia che, spesso, resta solo sulla carta. Altrimenti le donne continueranno a subire violenza due volte: la prima dai loro aggressori, la seconda dallo Stato.

Commenti disabilitati su Quella violenza inflitta due volte

La Transumanza della Pace per far tornare a vivere Srebrenica

postato il 1 Febbraio 2012

di Jakob Panzeri

“Sono più di dieci anni che giro attorno a Srebrenica, umanamente e professionalmente e in questi anni ho incontrato decine, centinaia di persone che si propongono spesso come volontari “per fare qualcosa lì, a Srebrenica… dove vai sempre…”, ma tre anni fa sull’Altopiano di Asiago in provincia di Vicenza, ho conosciuto un volontario speciale, un montanaro di razza: Gianbattista Rigoni Stern, detto Gianni. Gli ho raccontato della “mia” Srebrenica e dei suoi dintorni e ho intuito che potevamo ideare e progettare qualcosa di utile e originale insieme”. (Roberta Biagiarelli)

Srebrenica è “la splendente”, un piccolo gioiello che brillava tra i Monti Balcani basata su una florida agricoltura, sull’estrazione di piombo e salgemma ma anche su uno stabilimento termale che attirava frequentatori da tutta l’ex-Jugoslavia. Oggi di tutto questo non resta più niente. La splendente è stata macchiata nell’estate del 1995 dal sangue di migliaia di musulmani bosniaci massacrati dalle truppe serbe del generale Ratko Mladic. Ed è difficile ricominciare quando senti ancora nelle narici l’odore della tua casa bruciata, riempita di copertoni e accesa da bombe a mano. Un passato terribilmente vicino che ha cancellato gli uomini ma anche le loro storie e tradizioni. Qui non ci sono padri che insegnano ai figli le tradizioni più semplici che hanno appreso dai nonni, come mungere una mucca per sostenere la fragile agricoltura montana. Ed ecco allora la “Transumanza della Pace”, una realtà che vide protagonista la Provincia di Trento che ha donato 48 manze di razza Rendena.
Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’intervento di Roberta Biagiarelli, un’autrice e regista indipendente fortemente impegnata nel sociale e a Gianni Rigoni Stern che si è occupato di istituire corsi per far rifiorire la tradizione agricola.
Grazie per averci ricordato, in tempi della crisi, la cultura della condivisione e della solidarietà che è il vero nucleo della nostra società, del nostro umano stare insieme.

Per approfondire.

Commenti disabilitati su La Transumanza della Pace per far tornare a vivere Srebrenica


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram