Tutti i post della categoria: Riforme

Un consiglio al Cavaliere dimezzato

postato il 31 Agosto 2010

Alla ripresa dei lavori parlamentari Silvio Berlusconi cercherà di rianimare il suo governo e di mettere con le spalle al muro i finiani con i cinque punti programmatici partoriti dal vertice del Pdl di metà agosto. Nelle intenzioni del Premier questi cinque punti (giustizia, mezzogiorno, fisco, federalismo e sicurezza) dovrebbero rappresentare la riscossa di un governo da troppo tempo bloccato da lotte di potere e scandali ed anche l’estremo tentativo di ricompattare la maggioranza per evitare le urne.

Eppure questi cinque punti, sui quali il Cavaliere confida tanto, hanno già il sapore della sconfitta perché sono l’ombra della rivoluzione liberale, di quel grande progetto riformatore più volte propagandato ad ogni consultazione politica. Da anni in prossimità delle elezioni politiche appare un Cavaliere rampante con programmi di rinnovamento epocale che però una volta al governo puntualmente si tramuta in un Cavaliere inesistente che preda di mille problemi politici e giudiziari dimentica sogni e progetti. Ma questi cinque punti, frutto di limature ed equilibrismi, più che un programma innovatore sembrano  “macerie programmatiche” che mal si addicono ad un Cavaliere rampante, piuttosto è il caso di ricorrere nuovamente alla celebre trilogia araldica di Italo Calvino per parlare questa volta di un Cavaliere dimezzato.

Il Premier è dimezzato non solo perché ha perso gran parte del suo lustro ma perché è proprio il suo programma ad essersi rimpicciolito. I più perfidi ricorderanno i 45 punti del programma della “discesa in campo” del 1994 e poi i monumentali 100 punti programmatici del Polo delle Libertà nel 1996 che segnano l’apogeo del programma berlusconiano a cui segue la progressiva diminuzione dei punti: 10 con la Casa delle Libertà nel 2006 e infine 7 con il Popolo delle Libertà nel 2008. Oggi i punti sono solo 5 e il Cavaliere  come il suo programma è ben più che dimezzato. Bisogna capire a questo punto se questi cinque punti sono solo una parte della strategia di Silvio “il temporeggiatore”,  che vuole prendere tempo per mettere al muro Fini ed evitare che il duo Bossi-Tremonti passi all’incasso elettorale, oppure sono il reale tentativo di dare una svolta concreta all’azione governativa e rimettere in moto il Paese.  In quest’ultimo caso un’opposizione responsabile e repubblicana non dovrebbe avere problemi a esaminare senza pregiudizi ed eventualmente votare dei provvedimenti chiari e necessari, tuttavia al momento questa valutazione resta in sospeso perché i cinque punti sono solo dei contenitori vuoti, delle generiche affermazioni programmatiche che Berlusconi deve necessariamente chiarire.

Luogo naturale del chiarimento è il Parlamento davanti al quale il Premier si deve presentare con la sua squadra, e in questo senso è auspicabile che al più presto un ministero chiave come quello dello Sviluppo economico abbia finalmente un titolare, per chiarire a maggioranza e opposizione in cosa consistono i cinque punti programmatici. In questo agosto così politicamente movimentato il Foglio di Giuliano Ferrara ha lanciato la simpatica iniziativa “mozione di settembre” ovvero “gioco di società per evitare un agosto di lavoro al Cav. (e rilanciare il gov.)” con la quale si chiede a lettori più o meno celebri di dare qualche dritta a Berlusconi per il prossimo appuntamento politico. Chissà se il Cavaliere ha letto qualche suggerimento? Nel dubbio si potrebbe provare a dare qualche consiglio e considerato che le grandi riforme sembrano ormai fuori portata si potrebbe tentare di salvare il salvabile, magari trovando anche  il consenso dell’opposizione, portando in Parlamento qualche piccolo ma necessario provvedimento.

Si potrebbe tornare a parlare del più volte promesso quoziente familiare e si potrebbe provare a rimettere in moto l’economia italiana rendendo facile la vita alle imprese e favorendo la creazione di attività con lo snellimento e la semplificazione delle pratiche burocratichel’eliminazione di costi e vincoli amministrativi ingiustificati. E se poi si parlasse di tornare ad investire su istruzione e ricerca e di ripristinare gli stanziamenti per le Forze dell’Ordine?  Ma qui ci stiamo già allontanando dai famigerati cinque punti e non è il caso di andare oltre perché se è vero che Martino per un punto perse la cappa figuriamoci cosa succederà al Cavaliere con cinque.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Federalismo demaniale, lo Stato cede i suoi tesori

postato il 28 Luglio 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”

Lo Stato ha trasferito una buona fetta del suo demanio alle Regioni, con il plauso della Lega. La lista dei beni ceduti è consultabile da tutti presso il sito dell’Agenzia del demanio e come tutti possono vedere, anche senza alcune perle come gli isolotti della Maddalena, o il museo di Villa Giulia, si tratta di un ricco bottino: 3,6 miliardi di euro. Un bottino che è destinato ad arrichirsi perché sono per ora esclusi dall’elenco i beni di Roma, che saranno oggetto del decreto attuativo del federalismo su Roma Capitale, e sono per ora esclusi i beni delle Regioni a statuto speciale. [Continua a leggere]

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Mai fatto ribaltoni, non entriamo nella maggioranza

postato il 13 Luglio 2010


Governo di larghe intese per fare le riforme

“L’Udc non entrerà in questa maggioranza, sarebbe offensivo moralmente e ridicolo sotto il profilo della convenienza”. Ospite in studio del Tg de La7 Pier Ferdinando Casini spiega che l’entrare “in una maggioranza che sta dimostrando di avere cento voci, nessuna bussola di orientamento” non suscita alcuna tentazione da parte dell’Udc. “Non ci interessa – ribadisce- qualche posto a tavola. L’Udc e’ l’unico partito italiano che non ha mai fatto ribaltoni, Bossi li ha fatti e ha mandato a casa Berlusconi. Io non li ho mai fatti e non intendo cominciare oggi”. [Continua a leggere]

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Le riforme più importanti riguardano l’economia e il lavoro

postato il 3 Luglio 2010

Pier Ferdinando CasiniLe riforme istituzionali meritano senz’altro di essere discusse e realizzate ma di fronte ad una disoccupazione ormai al 9%, che purtroppo continuerà a crescere, con un 17,8% di disoccupati al Sud e il 26,2% dei giovani che non riescono a trovare lavoro, parlare solo di riforme istituzionali sarebbe da irresponsabili.
Le prime e le più importanti riforme da realizzare sono quelle relative all’economia e al lavoro: penso alla previdenza, alla riforma dei servizi pubblici locali, alla riduzione del cuneo fiscale per le imprese e i lavoratori.

Pier Ferdinando

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Accorpare i piccoli comuni. Efficienza Vs campanilismo

postato il 29 Giugno 2010

di Livio Napoleone

La manovra che il ministro Tremonti, non senza polemiche, (talvolta esagerate) ha presentato qualche settimana fa sembrava essere imperniata su una drastica riduzione della spesa pubblica tramite tagli piuttosto pesanti nel settore del pubblico impiego. Molti hanno fatto notare come poco, in realtà, si stia facendo per circoscrivere un grandissimo problema di questo Paese come l’evasione fiscale e come suddetta manovra, necessariamente restrittiva, manchi, tuttavia, di prospettive di crescita, attraverso, investimenti sia pur limitati in settori strategici per l’economia nazionale, in particolare in favore delle piccole e medie imprese, che più hanno subito il fardello della crisi e che da sempre hanno rappresentato il “nocciolo duro” del sistema produttivo italiano. E’ un’altra, però, la questione di grande rilievo che l’esame della manovra ha posto in luce: la necessità impellente di tagliare Enti inutili e dispendiosi quali le Province.

E’ riguardo a questo tema che la linea rigorosa del super-ministro dell’economia ha dimostrato tutte le sue contraddizioni. Prima l’annuncio in pompa magna dell’eliminazione di tutte le province, poi, in seguito alle prime reazioni negative della Lega (ancorata molto più di quel che vuol far credere alle poltrone e alle logiche clientelari) le province da abolire si sono ridotte a una manciata (in base a una discriminazione non fondata su criteri di efficienza, ma di popolazione). Infine, a quanto si apprende dalle ultime indiscrezioni, tali enti non saranno toccati. Allora a questo punto è legittimo porsi una domanda: dov’è la credibilità di un partito come il Pdl che gode ancora del consenso maggioritario degli Italiani? Questa è una domanda cui sarebbe fin troppo semplice dare la seguente risposta: il Pdl non è un partito, ma un gruppo di persone variegate (molte anche perbene) che ha delegato al proprio capo il compito di siglare un patto di sottomissione alla Lega.

La manovra, però, non è ancora stata approvata e allora bisognerebbe fare in modo (come peraltro il gruppo Udc sta facendo con gli emendamenti presentati), di collaborare in maniera costruttiva con il Pdl per riportarlo nel solco della ragionevolezza e spingerlo ad assumere un atteggiamento coraggioso, indispensabile per ridurre gli sprechi e fronteggiare la crisi. Non serve un’ opposizione gridata come quella dell’Idv o sterile come quella del Pd. V’è bisogno al contrario di una opposizione decisa a contrastare ogni forma di deroga al principio del rigore e della legalità (condoni edilizi, sanatorie ecc.), ma allo stesso tempo a favorire l’emergere dell’anima riformista del Pdl, compressa finora dal paradossale burocratismo leghista. Bisogna perseguire l’efficienza come valore di sobrietà e di buon governo ecco, perchè, ritengo assolutamente indispensabile l’accorpamento di tanti Comuni che spesso son distinti, per motivi esclusivamente campanilistici, pur occupando delle aree economicamente e socialmente, molto affini ed essendo situati in un fazzoletto spesso ristretto di territorio. Il riferimento ovviamente, non è legato a situazioni specifiche, ma a tantissime di questo tipo sparse un pò in tutta Italia. Anche se, a dir il vero, vivendo in un Paese (Parabita) in provincia di Lecce, con poco meno di diecimila abitanti, spesso mi chiedo se non sia opportuno accorparlo insieme ad altri Comuni adiacenti per farne una città di dimensioni rispettabili in cui vi possano essere più opportunità per tutti e in particolar modo per i tanti giovani che sempre più di frequente vanno via in cerca di un domani migliore.

Se la Lega ci tiene al federalismo, deve sapere che federalismo significa in primo luogo riduzione di sprechi e di trasferimenti a pioggia, ma significa altresì abolizione delle province accorpamento dei Comuni, autonomia d’imposta con vincoli su un fondo perequativo comune. Ma, soprattutto, il federalismo implica fedeltà assoluta al vincolo di bilancio per tutti gli Enti pubblici locali (art. 31 Cost.), realizzabile solo attraverso quel coraggio riformatore che consenta di aprire al mercato e all’efficienza settori ancora sotto la cappa protettiva e corporativa delle autorità pubbliche centrali e locali e finanziate essenzialmente attraverso il circolo vizioso del ricorso al debito, da scaricare sulle generazioni a venire. Questo coraggio è mancato finora al Governo e a un “partito”, il Pdl, che pure fa nominalmente riferimento al valore della libertà, ma che stenta a praticarlo concretamente con liberalizzazioni e privatizzazioni non più rinviabili, se si vuole garantire un futuro alla nostra finanza pubblica. Non basta sollevare la questione, peraltro infondata, della presunta inadeguatezza dell’art.41 della Costituzione (molto spesso interpretato a proprio piacimento dal legislatore, soprattutto per giustificare con finalità sociali e redistributive operazioni clientelari di trasferimenti pubblici), serve una svolta riformista, che coordini le esigenze centrali e quelle locali, senza mai cedere a posizioni di privilegio.

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Servono tagli e non nuovi ministri

postato il 18 Giugno 2010

casini1L’Italia è in grande difficoltà ma non possiamo illudere la gente dicendo che servono nuovi ministeri o riforme costituzionali impossibili, che richiedono come minimo tre anni di tempo.
Ci vuole invece serietà e determinazione, e tutto questo manca.
Bisogna pensare alle risposte che servono, perché la crisi  c’è oggi, non domani. Bisogna tagliare la spesa pubblica. Tagliamo le Province. Invece, in queste settimane, in Parlamento si è persa ancora l’occasione per fare quello che era possibile.

Pier Ferdinando

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Manovra: irresponsabile negarne l’urgenza, ma servono tagli più incisivi

postato il 17 Giugno 2010


Il disegno di legge sulle intercettazioni, la manovra economica, il futuro della Fiat di Pomigliano.
Sono solo alcuni dei temi affrontati da Pier Ferdinando Casini ospite di ‘Unomattina’.

Intercettazioni. “Siamo tutti spiati noi, io sicuramente sì, lei non lo so, gli italiani penso un po’ meno. Ma al di la’ di quanto siamo spiati io credo sia giusto tutelare la privacy, sia giusto tutelare il diritto di riservatezza degli italiani”. Pier Ferdinando Casini ricorda la strada indicata dal suo partito, quella di porre un ‘tetto’ alle spese per le intercettazioni per limitarne l’attuale abuso e dice: “Dobbiamo fare una legge che, tutelando il diritto alla riservatezza, non impedisca alle indagini delicate di avvalersi di uno strumento fondamentale come le intercettazioni telefoniche perché servono in modo determinante per sconfiggere criminalità e delinquenza”. [Continua a leggere]

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Riforma della previdenza per affrontare il tema della famiglia

postato il 9 Giugno 2010


Il tema del riequilibrio generazionale è fondamentale. Dall’inizio di questa legislatura, a costo di perdere voti, abbiamo posto il problema semplice, chiaro, che lo stato non riesce a mantenere per 25-30 anni la gente in pensione, perché l’età della vita si è allungata e questo vale per le donne e per gli uomini.
Siamo disponibili ad accettare la sfida dell’Unione europea, esattamente come accettiamo in proiezione futura una sfida nell’ambito dell’allungamento del settore privato dell’età pensionabile. [Continua a leggere]

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In pensione più tardi ma con la possibilità di essere buone madri

postato il 6 Giugno 2010

madre_lavoratrice di Adriano Frinchi

Nel dibattito sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne sono sicuramente di rilievo le proposte dell’Udc che per bocca di Casini e Buttiglione si è dichiarata a favore dell’equiparazione dell’età pensionabile di uomini e donne, come chiesto dall’Unione europea, ma contemporaneamente ha posto il problema importante della tutela del lavoro familiare della donna, soprattutto in quanto madre.
Nello specifico l’Udc pur riconoscendo necessario e giusto l’adeguamento chiesto dall’Europa ha però proposto di concedere alle donne due anni di permesso con contribuzione figurativa per ogni figlio, da utilizzare quando la donna ritenga più opportuno, alla fine della carriera o in un momento importante della vita familiare.
La posizione dell’Udc è assolutamente interessante perché va a toccare un problema che a suo tempo evidenziò molto bene la storica Lucetta Scaraffia: le donne che lavorano “hanno conquistato la possibilità di fare tutto quello che fanno gli uomini, ma hanno perso il diritto di vedere valorizzata e protetta la maternità “. L’età pensionabile più bassa non risolveva questo problema perché di fatto più che agevolare le madri, agevolava le nonne che avevano tempo per occuparsi di tante cose, magari anche dei nipotini, ma non certo dei figli che ormai erano ampiamente autonomi e non più bisognosi di amorevoli cure.
Ecco che la proposta dell’Udc si configura come un reale aiuto alle donne che insieme alla dignità di lavoratrici vogliono salvaguardare anche la loro dignità di madri, infatti verrebbe data la possibilità alle lavoratrici che vanno in pensione a 65 anni di usufruire di una specie di congedo familiare, da uno a tre anni. La lavoratrice a questo punto potrebbe autonomamente decidere il momento più opportuno della sua vita lavorativa per avvalersi di questo diritto: nel corso della vita lavorativa, potendo così dedicarsi serenamente ai primi e fondamentali anni di vita della prole oppure alla fine di questa in una sorta di meritato riposo dalle fatiche del doppio ruolo di mamma e di lavoratrice.
La materia è sicuramente complessa e una riforma efficace merita un’analisi attenta dei tanti fattori che entrano in gioco, tuttavia sembra importante sottolineare il principio della tutela della donna non solo nel ruolo di lavoratrice ma anche nel suo preziosissimo compito di madre. A tal proposito vale la pena di ricordare le parole di John Bowlby, psicanalista britannico padre della teoria dell’attaccamento: “Le forze dell’uomo e della donna impegnate nella produzione dei beni materiali contano come attivo in tutti i nostri indici economici. Le forze dell’uomo e della donna dedicate alla produzione, nella propria casa, di bimbi sani, felici e fiduciosi in se stessi non contano. Abbiamo creato un mondo a rovescio”.

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Casini incontra gli studenti della Rui

postato il 4 Giugno 2010

Casini al Rui“La politica deve rinnovarsi e avere il coraggio di scelte impopolari”

Rinnovamento della classe dirigente, legge elettorale, riforme istituzionali, disegno di legge sulle intercettazioni, manovra economica. E ancora, giovani, lavoro, riforma della scuola e dell’università. Sono alcuni dei temi affrontati da Pier Ferdinando Casini nell’incontro con gli studenti della Rui, la residenza universitaria internazionale di Roma in via Sierra Nevada, nel quartiere Eur.

Ad accogliere il leader dell’Udc una cinquantina di studenti di diverse facoltà. Prima un pranzo nella mensa della residenza, poi un colloquio informale nel soggiorno, dove gli studenti hanno potuto porre i loro interrogativi su temi di strettissima attualità.

I giovani. “Abbiamo tanti giovani che fanno cose straordinarie, che sono impegnati ad esempio nel volontariato, nella ricerca. Ne abbiamo pochi in politica. Il problema è la selezione: dobbiamo innestare criteri di meritocrazia nella selezione della classe politica”. La perdita di peso del Parlamento è anche figlia del meccanismo di selezione attuale perché, spiega Casini, “quando non bisogna più cercare il consenso della gente, ma di un leader, si è di fronte a una distorsione”. Di qui la necessità di un ritorno alle preferenze, in mancanza delle quali sono preferibili i collegi uninominali. [Continua a leggere]

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