postato il 30 Novembre 2011
Non possiamo correre il rischio di fare sacrifici inutili. L’Italia farà la sua parte, ma l’Europa deve capire che si devono fare delle riforme strutturali per poter andare avanti.
In Europa, abbiamo fatto una cosa straordinaria: abbiamo dato vita ad una moneta unica, divenendo un punto di riferimento per molti. Ma tutto questo non serve se non è accompagnato da riforme strutturali come la fiscalità unica e la riduzione della sovranità nazionale degli Stati. Altrimenti le contraddizioni vengono al pettine perché non si può chiedere di far pagare i nostri debiti agli altri.
I Paesi in cui il livello di vita è più basso non possono pagare il prezzo del nostro vivere al di sopra delle nostre possibilità.
Pier Ferdinando
postato il 28 Novembre 2011
Sembra passato un secolo da quando Silvio Berlusconi, che non aveva digerito il rifiuto dei centristi ad annullarsi nel calderone del Pdl, cercava di intimorire i dirigenti dell’Udc diffondendo sondaggi che davano il partito di Pier Ferdinando Casini sotto la fatidica soglia del 5% e quindi fuori dal Parlamento. Sappiamo tutti che le elezioni politiche del 2008 non andarono così e l’Udc, in barba al bipartitismo di Veltroni e Berlusconi, riuscì a mandare una nutrita pattuglia di deputati alla Camera e tre siciliani al Senato. Ma il 5,6% raccolto in quella tornata elettorale era destinato a crescere come le ragioni dell’Udc che giorno per giorno erano confermate dal progressivo disgregamento del duopolio politico creato da Berlusconi e Veltroni. La crescita dell’Udc in termini di voti ma soprattutto in termini di credibilità politica è stata confermata dalle elezioni europee del 2009 (6,5%) e dalle successive tornate elettorali amministrative che hanno visto l’Udc entrare in molte amministrazioni locali grazie anche ai suoi buoni e spesso determinanti risultati elettorali. Ultimamente sono i sondaggi d’opinione a premiare l’Udc: nel mese di Novembre istituti demoscopici come Lorien, EMG ed Euromedia hanno segnalato l’Unione di Centro sopra il 7%, ma il dato secondo altri istituti è destinato a salire tanto che l’istituto Demopolis fa salire l’asticella a quota 8,2% e Termometro politico per il quotidiano La Stampa segnala un clamoroso 10,4%. Chiaramente questi sono solo sondaggi e, a differenza di altri, la dirigenza dell’Udc li ha guardati con soddisfazione ma senza fare inutili e ridicoli proclami di vittoria. I risultati confortanti di cui ci parlano i sondaggi sono il frutto di una politica di responsabilità e moderazione, che ha fatto percepire agli italiani l’Udc come il partito che ha cuore soltanto il bene dell’Italia e degli italiani, e fanno il paio con l’alto gradimento nel corpo elettole del nuovo esecutivo guidato da Mario Monti . La crescita dell’Udc e l’alta fiducia in Mario Monti sono un segno inequivocabile della volontà degli italiani di voltare pagina e di aprire una stagione dove moderazione e responsabilità siano le protagoniste, indipendentemente dagli attori politici.
Adriano Frinchi
postato il 28 Novembre 2011
Siamo a rischio catastrofe in Europa, non possiamo scherzare con il fuoco. Chi pensava che con un semplice cambio a Palazzo Chigi ci sarebbe stato un miglioramento immediato dell’economia, nutriva un’illusione.
Ora dobbiamo essere seri e appoggiare questo governo, dandogli piena solidarietà. Monti può essere una figura forte, e in grado di spingere la Germania ad avere più coraggio.
Pier Ferdinando
postato il 26 Novembre 2011
Destra, sinistra e centro parole che non significano più nulla
Dal modo di rapportarci al governo Monti sulle questioni economiche e sociali si delineeranno i prossimi schieramenti elettorali.
Destra, sinistra e centro sono parole che non significano più nulla, che non hanno più alcuna rilevanza rispetto ai problemi veri della gente. Dobbiamo misurarci su questioni concrete, come la riforma previdenziale o la flessibilità salariale.
Pier Ferdinando
postato il 25 Novembre 2011
Il presidente del Consiglio Mario Monti, in queste ore, ha fatto qualcosa di più importante rispetto alla trattativa sui sottosegretari. Ha fatto rientrare l’Italia ai vertici nel panorama europeo, dalla porta principale.
Pier Ferdinando
postato il 24 Novembre 2011
Pubblichiamo da ‘Panorama’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Emanuela Fiorentino
Piero Gnudi, Paola Severino, Andrea Riccardi, Lorenzo Ornaghi. E poi ancora Corrado Clini, Roberto Balduzzi… Piace a Pier Ferdinando Casini un governo che qualcuno ha definito un monocolore Dc.
Non so se queste persone vengano dall’esperienza democristiana, ma certo il mondo cattolico svolge una funzione aggregante. In questi anni la Chiesa è stata una ricchezza per la nazione. Ma quando sento che c’è l’idea di rifare la Dc… La Dc è stata una casa troppo grande per farne una caricatura. Non voglio una simile Dc.
Perché un manager come Corrado Passera secondo lei ha deciso di lasciare un posto sicuro e uno stipendio strabiliante per fare il ministro? Che cosa ha in mente?
La politica è come quando ci si innamora di una donna, è una chiamata. Se uno deve spiegare perché è innamorato, magari di una donna brutta, non lo sa. Persone che hanno vissuto agiatezze economiche sentono una chiamata forte all’impegno pubblico; che le competenze concorrano a superare la crisi della politica è un fatto positivo.
E se Passera tra un anno e mezzo le rubasse la scena?
Me lo auguro, e questo vale per Passera e per tanti altri. Il politico che ha paura della concorrenza ha già perso.
Lei pensa che ministri e sottosegretari debbano dire apertamente che non si candideranno alle prossime elezioni?
Non mi piace questa autodifesa della politica. Le elezioni sono un evento democratico, perché escludere chi vuole entrare in campo? Noi politici dobbiamo proteggerci? Non mi piace… Faceva bene il presidente Mario Monti a volere i politici, ma in questo caso i partiti non li hanno voluti.
Passera, insieme con Riccardi e Ornaghi, ha partecipato al Forum di Todi. Possono essere loro il nocciolo duro del nuovo partito cattolico?
Loro e altri, che tutti si impegnino a spingere! Spingiamo e smettiamola di evocare demiurghi. [Continua a leggere]
postato il 23 Novembre 2011
Sono d’accordo con le parole di Napolitano: quello della cittadinanza ai figli degli immigrati è un tema molto serio, che affrontai già da presidente della Camera dicendo che era necessario arrivare allo ius soli.
Quanto all’atteggiamento della Lega, non è tempo di barricate. Mi auguro che, come dichiarato all’atto della fiducia al governo Monti, il Carroccio assuma un atteggiamento costruttivo e sieda attorno a un tavolo a discutere, tenendo in considerazione che l’integrazione va di pari passo con la sicurezza.
Pier Ferdinando
postato il 22 Novembre 2011
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
L’era Zapatero si chiude con una storica debacle socialista e un ex premier fischiato anche all’uscita del seggio. Sembrano lontanissimi i fasti dell’effimero boom economico e gli encomi per l’enfant prodige del socialismo spagnolo, il popolo spagnolo stremato e preoccupato dalla crisi economica ha deciso di consegnare le chiavi della Moncloa al popolare Mariano Rajoy che dopo tre tentativi falliti riesce a conquistare il governo. Ma la svolta degli spagnoli non deve stupire, non è un banale cambio della guardia o un’alternanza costruita solamente sul fallimento socialista. C’è in realtà un sottile filo rosso che lega la schiacciante maggioranza ottenuta dal Partido Popular e l’alto gradimento che in questi giorni i sondaggi registrano il governo di Mario Monti e per i partiti centristi, Udc in testa. La gente, a Madrid come a Roma, ha percepito la gravità del momento e ha preferito dare fiducia a chi, rifuggendo ogni forma di populismo, preferisce affrontare con coraggio la dura realtà. Mario Monti non ha dietro di sé un mandato elettorale come Mariano Rajoy, ma è arrivato a Palazzo Chigi con il consenso determinante delle forze moderate, che percependo la difficile congiuntura politico-economica hanno spinto per affidare ad una compagine governativa di alto profilo supportata da una vasta maggioranza parlamentare le sorti del Paese. La vittoria elettorale dei popolari spagnoli e la fiducia degli italiani nel governo Monti sono due dati che devono far pensare e che indicano chiaramente una certa propensione dell’opinione pubblica europea ad affidare la grave responsabilità di tirare il vecchio continente fuori dalle secche della crisi alle forze moderate. In Italia dove i moderati patiscono una dolorosa scomposizione politica, è necessario ritrovare le ragioni di una unità per tradurre lo spirito e le idealità che hanno consentito la formazione del governo Monti in una proposta politica permanente capace di misurarsi nelle urne. Non si tratta banalmente di tirare per la giacca Monti e i suoi ministri, bensì di concretizzare lo spirito di responsabilità e di coesione in un progetto politico di ampio respiro. I moderati italiani sono chiamati a dare una risposta politica, sono chiamati in altri termini a cogliere nella difficoltà della crisi, l’opportunità di avere un nuovo ruolo sulla scena politica italiana ed europea.
postato il 21 Novembre 2011
Se la tassazione sulle rendite e sui grandi patrimoni serve a compensare una minor pressione fiscale sui lavoratori, sulle famiglie e sulle aziende, noi siamo d’accordo: può essere una strada opportuna.
Pier Ferdinando
postato il 21 Novembre 2011
La natura del governo è tecnica e presumibilmente saranno tecnici anche i sottosegretari e i viceministri: il metodo Monti ha funzionato, perché cambiarlo?
Pier Ferdinando