Tutti i post della categoria: Politica

Ospite della “Tribuna Elettorale” di Rai Parlamento

postato il 18 Gennaio 2013
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La leggenda del voto (in)utile

postato il 17 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Scavone

Una buona parte dei nostri rappresentanti è solita fare politica tramite annunci, belle parole, promesse e sogni. E questo è sotto gli occhi di tutti, soprattutto nel periodo della campagna elettorale, quando ognuno promette e dice di tutto. Oggi voglio fare una considerazione sul voto utile, espressione che sta occupando a dismisura gli annunci televisivi degli esponenti dei due poli tradizionali. Ci invitano a non disperdere il voto, a indirizzare le nostre scelte verso gli schieramenti maggiori, convinti di avere il mano le formule vincenti e i numeri adatti.

Ma andiamo per ordine. Questa storia del voto utile non è nuova alla politica, l’abbiamo sentita ripetere più volte. Anche nel 2008, quando il bipolarismo sembrava essere un approdo inevitabile e centrosinistra e centrodestra si spendevano in accorati appelli. I fan di questa visione politica sembrarono avere la meglio: gli italiani assegnarono una maggioranza solida ad uno dei due poli e tagliarono fuori le ali più estreme. In realtà, col senno di poi, dobbiamo renderci conto che questo ragionamento fu inutile e controproducente già allora: una maggioranza bulgara con 100 parlamentari di scarto fu vittoriosa alle urne ma sconfitta alla prova dei fatti. Presto si capì che si era parlato più di numeri e di promesse che di programmi e soluzioni e che uno schieramento così eterogeneo non poteva assolvere completamente il suo compito di Governo. Se  però facciamo uno sforzo di memoria – lo so, noi italiani tendiamo a dimenticare, ma spremiamo le meningi! – ricorderemo che sempre nel 2008 il bipolarismo non cannibalizzò tutto lo scenario partitico e politico. Riuscì a superare la soglia di sbarramento oltre ai due poli solo l’Udc che, dopo una legislatura all’opposizione del Governo Prodi e del predellino di Berlusconi, aveva candidato a premier Casini. C’era già allora la convinzione che vincere non significasse arruolarsi in uno dei due grandi schieramenti e nemmeno richiedere un po’ di potere sedendo nel Governo di turno, bensì testimoniare con audacia una posizione autonoma. E il coraggio fu premiato da molti elettori che non si lasciarono incantare dal ritornello del voto utile e fecero una scelta consapevole, prima dei tanti che a poco a poco hanno sconfessato il bipolarismo, abbandonando i partiti-ammucchiata.

Gli esiti della legislatura appena conclusa sono ben chiari, e con essi il dichiarato fallimento della politica bipolare all’italiana. A cosa servirebbe oggi il voto utile? A riproporre in Parlamento gli stessi schieramenti che hanno fallito in passato? Io non ci sto. Perché sono convinto che un’idea vada calibrata non sulle base dei numeri, ma dei contenuti. Servirebbe una campagna elettorale con meno sondaggi e più programmi, che consideri l’elettore non un numero ma un cittadino a cui offrire concrete soluzioni.

Se ci soffermiamo ancora un attimo a ragionare sulla questione del voto utile possiamo renderci conto di altre contraddizioni. Ci invita a votare per i grandi partiti chi intanto mette su coalizioni formate da tanti partitini satelliti. Fa questi appelli chi dice che questo tipo di voto serva agli italiani a sapere la sera stessa delle elezioni chi governerà, ma poi non ha definito con chiarezza un candidato premier. In mezzo a loro c’è anche Vendola, lui che solo nel 2008, escluso dalla coalizione di centro sinistra, diceva: “Dateci un voto meravigliosamente inutile, sono visceralmente stufo di vivere nella società dell’utilitarismo. E poi, a chi chiede un voto utile, risponderei: utile a chi? A cosa?” Registro con sorpresa che il leader di Sel abbia rimangiato questa considerazione e mi permetto di farla mia.

Sia chiaro: non sto facendo un elogio alla frammentazione, ma delle considerazioni che sono evidenti già di per sé. Mi piacerebbe che tutti i partiti e le formazioni riflettano attentamente su questo tema e la smettano di fare una campagna vuota. Mettiamo in soffitta questo spauracchio del voto utile, insieme a sondaggi pilotati e previsioni apocalittiche. Il mio voto, come quello di tutti gli italiani, ha un valore immenso, non è un numero. Io il 24 e il 25 febbraio voglio fare una scelta non “utile” (né inutile), ma intelligente.

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Se tornano le tifoserie in politica…

postato il 17 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

La campagna elettorale è iniziata. Ce ne siamo accorti dal fatto che si è quasi smesso di parlare di programmi, dei problemi degli italiani, della crisi. Mentre sempre più spesso si sente parlare di alleanze, schieramenti, “nemici” contro i quali schierarsi. A volte verrebbe da chiedersi se ci aspettano delle elezioni per il rinnovo del Parlamento o una guerra senza esclusione di colpi.

Esattamente ciò che succede da vent’anni.

La cosiddetta “seconda repubblica” è caratterizzata da un siparietto dove le campagne elettorali si svolgono denigrando l’avversario, promettendo tutto e il contrario di tutto pur di raccattare il voto e pianificando ogni singola virgola in base all’ultimo sondaggio. Una volta arrivati all’ambita poltrona, si dovrebbe smettere di farsi la guerra e iniziare a governare seriamente, no? Manco per niente!!! Eh già, perchè 5 anni passano in un baleno (arrivarci poi, alla fine dei 5 anni…), quindi occorre pensare a modificare l’aspetto istituzionale del paese in modo da assicurarsi la vittoria, con leggi elettorali degni dell’enigmista, abolire tutte le tasse abolibili forti dell’eterna riconoscenza degli italiani (e pazienza, se i conti pubblici si sballano irreversibilmente, domani ci penseremo…), modificare qualche legge qua e la per assicurarsi l’eterna immunità da quei cattivoni dei giudici… L’opposizione, nel frattempo, boccia tutto il bocciabile, senza preoccuparsi di spiegare agli italiani il perchè del voto contrario o una soluzione alternativa: una proposta del nemico è da bocciare per definizione, e le soluzioni alternative in guerra non servono a nulla. Oltretutto, l’opposizione non è mica scema, sa che se elimini Road Runner poi Willy il Coyote non se lo fila nessuno, pertanto stanno attenti a non sconfiggere mai definitivamente il nemico, non sia mai che poi si debbano inventare qualcosa da fare.

Negli ultimi 13 mesi però questo incantesimo si è temporaneamente rotto: il governo tecnico ci ha costretto a pensare ai conti pubblici, ad affrontare davvero i problemi del paese e a sciogliere quei troppi nodi che ormai erano arrivati al pettine. Ma una volta sciolti i primi nodi, quando il rischio di diventare un paese normale era troppo forte, ecco che gli eterni Tom e Gerry sono tornati alla ribalta: tolto di mezzo il Professore che ha dimostrato di non saper stare al gioco, si è ripreso a giocare a farsi la guerra, tanto, se siamo durati così vent’anni, possiamo continuare ancora per un bel po’.

Il problema però è che stiamo parlando non dell’ultimo gioco della Playstation, ma dell’Italia. Del nostro presente e futuro. Apriamo gli occhi e pensiamo che il 24 Febbraio 2013 non dobbiamo decidere chi vince fra due squadre di calcio, dobbiamo scegliere chi guiderà il paese. Ora, come tifosi non ci batte nessuno, ma per una volta lasciamo a casa le sciarpe e le bandiere, e portiamo la testa al seggio.

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Le 11 bugie che vi hanno raccontato su Mario Monti

postato il 15 Gennaio 2013

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Ospite del Tg3

postato il 14 Gennaio 2013

Intervistato da Bianca Berlinguer

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Ospite di “in 1/2 ora”

postato il 13 Gennaio 2013

Intervistato da Lucia Annunziata

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Perché Giulia Bongiorno è la candidata giusta per il Lazio

postato il 12 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Si sa: non esiste una ricetta che un partito, o il suo leader, possa adoperare per stabilire con certezza quale sia il candidato migliore da proporre alle elezioni. Tuttavia, dopo anni di esperimenti, di studi approfonditi e di accurati esami,sembra che Berlusconi abbia trovato la tecnica adatta. Infatti, si dice che, preoccupato per le elezioni regionali del Lazio, abbia deciso di utilizzare questa tecnica proprio per la scelta dell’eventuale candidata: dopo la notizia della candidatura della Bongiorno alla Regione Lazio (che guiderà la coalizione di centro), Berlusconi appare indeciso su chi poter candidare in risposta. I nomi sono diversi: Storace, Lorenzin e Matone e, di fronte a questo pluralismo, Berlusconi, dopo giorni di attenta riflessione, pare aver trovato una soluzione: deciderà in base alla bellezza. Infatti, a colloquio con Verdini, sembra che abbia detto: “La Bongiorno non è bella, ma la Matone è brutta, mentre Beatrice…”.

Ebbene, ecco il nuovo accuratissimo metodo per scegliere le candidate migliori per le prossime elezioni: saranno sottoposte ad una giuria preparatissima che, dopo averne esaminato per bene le qualità,sceglierà in base al loro fascino. Alcune indiscrezioni, poi, svelano che il PdL sia deciso a fare le tanto agognate Primarie: si terranno infatti a Salsomaggiore Terme, durante Miss Italia.

Forse siamo rimasti indietro noi che pensavamo si potesse scegliere un candidato in base alle qualità politiche e professionali. Tuttavia, in questo caso, preferisco di gran lunga passare per demodé ed esultare per la candidatura di Giulia Bongiorno che, è bene ricordarlo, non soltanto è un donna, ma è una grande donna. Infatti, oltre ad essere uno dei più importanti avvocati d’Italia, si è messa in luce per una brillante carriera politica che l’ha portata alla presidenza della Commissione Giustizia durante la XVI Legislatura, da cui ha portato avanti numerosissime battaglie per una riforma della Giustizia equa e non personale, per delle regolamentazioni giuste sulle intercettazioni, per evitare la cosiddetta “legge bavaglio”. Inoltre, ha sempre dimostrato un grandissimo impegno in difesa delle donne: dalla strenua opposizione alla decisione di evitare il carcere per i colpevoli di stupri di gruppo, alla partecipazione alla manifestazione “Se non ora, quando?”, fino alla decisione di dare vita , insieme a Michelle Hunziker, alla fondazione onlus “Doppia Difesa” per assistere le donne vittime di discriminazioni, violenze o abusi.

Ebbene, se queste sono le basi di partenza, sono contenta che sia la Bongiorno a provare a costruire il futuro della Regione Lazio. Dopo i recenti scandali, c’è bisogno di una personalità seria e preparata e credo che l’ “avvocato di ferro”, com’è stata soprannominata, sia la persona giusta e che sia “una candidatura di altissimo livello”, come ha sottolineato il leader UdC, Pier Ferdinando Casini.

E dunque, noi demodé non ci affideremo al metodo Berlusconi: spero possa mettersi l’anima in pace se per una volta la politica ha scelto diaffidarsi al curriculum, e non all’aspetto fisico.

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Gettito fiscale trattenuto al Nord? Un’altra bugia

postato il 10 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Vincenzo Massimo Pezzuto

Siamo alle solite. Le solite ed inimitabili trovate populistiche made in Berlusconi, le stesse che hanno dominato la politica degli ultimi venti anni in Italia. Il ritorno dell’alleanza con il carroccio fa partorire un’altra proposta scellerata e priva di fondamenta economiche: trattenere il 75% del gettito fiscale nella macroregione del Nord Italia. Se da un lato la rinata alleanza non ha ancora un candidato Premier certo (forse perché sono parecchi i sostenitori sponda Lega che si vergognano del Cavaliere), dall’altro lato è già in grado di parlare, si fa per dire, di programmi e proposte. Se il buongiorno si vede dal mattino, credo che la coalizione, nata in notturna, sia destinata a brancolare nel buio. Meno male che a fornire uno spiraglio di luce nelle tenebre del populismo ci ha pensato Roberto Occhiuto ad Agorà, programma in onda su Rai3.

L’esponente centrista ha sottolineato, giustamente, che se anche per assurdo si potesse fare ciò si potesse fare, si creerebbe una voragine tale da richiedere agli italiani il pagamento di 10 volte l’Imu, che il Cavaliere promette di abolire. Berlusconi, come futuro Ministro dell’Economia, dimostra così di essere davvero un buon intenditore in materia finanziaria e di contabilità di Stato. Un vero e proprio premio Nobel! L’Italia non può più sostenere proposte del genere e l’esempio lo abbiamo già avuto e le conseguenze le stiamo attualmente pagando. Un federalismo in salsa leghista approvato in tutta fretta ha solo pasticciato un sistema fiscale già precario. Non è più tempo per slogan irrealizzabili e promesse populistiche. E’ giunto il momento di parlare con dati alla mano e di proporre riforme e idee concrete e fattibili agli elettori, non di arrivare a promettere, per meri fini propagandistici, anche il “mare in Lombardia”.

A voi la scelta se optare per chi vive di contraddizioni, di populismo, di demagogia o per chi ha deciso, in tempi non sospetti, di dire le cose come stanno, di sostenere il taglio della spesa pubblica e delle Province (riforma fatta cadere da altri schieramenti poco responsabili, non certo dall’Unione di Centro).

 

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Valzer padano

postato il 8 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Scavone

Quando un partito rinnova i suoi vertici vantando gloriosamente l’intenzione di cambiare passo, tutto fa ben sperare. E facevano ben sperare anche le intenzioni di Maroni che solo pochi mesi fa agitava scope e rivendicava novità, tutto volenteroso di dare alla Lega un profilo più moderno e, mi permetto, civile. Quando accadono cose di questo genere, ci si aspetta che alle parole seguano i fatti, secondo un filo logico di coerenza e serietà, a maggior ragione se il partito in questione è proprio quello che grida e fa morali in Parlamento e si dichiara limpido e integerrimo. Col passare del tempo però la verità viene sempre a galla e rischiano di  avere ragione coloro che – io in primis,  perdonate se mi schiero in prima fila – da tempo credono di avere gli elementi per dimostrare senza indugio quanta demagogia e quanto populismo di facciata ci sia in espressioni così discutibili di politica.

Mi spiego meglio, lo farò con i fatti. Da un parte mi aiutano i giornali che in questi giorni stanno riportando sempre più insistentemente notizia di altriscandali leghisti collegati ai rimborsi elettorali. Dall’altra mi aiutano le dichiarazioni principali che Maroni ha pronunciato nel corso di quest’ultimo anno di opposizione convintamente antiberlusconiana e antimontiana.

«Noi siamo in opposizione, voi siete in maggioranza. L’alleanza è finita» diceva Maroni all’indomani dell’insediamento del Governo Monti, il 29 Novembre 2011.

«Ora possiamo esprimere il nostro dissenso, in modo anche colorito. In questo senso è divertente. Con Berlusconi abbiamo votato tante cose indigeribili» aggiungeva prima del Natale scorso (22 Dicembre 2011), rinfacciando al Cavaliere anni di provvedimenti “indigeribili”, dimenticando però di fare autocritica sulla propria condotta parlamentare (non erano “coloriti” anche prima?).

I mesi trascorrevano e i leghisti, fermi sulle loro posizioni, si affermavano come i più audaci sostenitori della causa antiberlusconiana. I toni sono tornati insistenti negli ultimi mesi di Governo, quando l’avvicinarsi delleelezioni hanno posto come necessità una decisione più chiara. Niente da fare, i leghisti rimanevano delle stesse convinzioni, demonizzando qualsiasi tipo di accordo, locale e nazionale, con il Pdl.

Mi limito ad un’elencazione, ogni commento è superfluo.

«Qualcuno dice che la grande ammucchiata Bersani-Vendola-Casini farà tornare la Lega alleata di Berlusconi. Ma chi l’ha detto? Ma chi lo vuole?»
(2 Agosto 2012)

«La Lega con Berlusconi come nel ’94? E’ una cosa che mi pare di aver già visto qualche anno fa: un deja vu. Noi siamo per il cambiamento, per il nuovo e guardiamo al futuro»
(28 Agosto 2012)

«Le nostre condizioni non cambiano: la Lega Nord non può fare alleanze con chi sostiene Monti. Siamo noi l’opposizione vera»
(18 Settembre 2012)

«La Lega Nord non farà alleanze per le prossime elezioni politiche con forze che abbiano sostenuto il governo Monti»
(30 Novembre 2012)

«La minaccia di far cadere le giunte di Veneto e Piemonte? Una barzelletta. Possibile sostegno della Lega a Monti. Idem. Ma chi è questo B?»
(13 Dicembre 2012)

«Berlusconi ha deciso di occupare tutti gli spazi televisivi. Non so quanto gli renda, perché poi la gente inizia a dirsi stufa, perché ripete le stesse cose e non credo che gli porterà più consensi»
(20 Dicembre 2012)

Siamo arrivati ai  giorni nostri e la situazione è completamente ribaltata. La sirena elettorale è suonata anche a Via Bellerio, unita al timore di un insuccesso e all’ambizione malcelata di voler a tutti i costi la poltrona di Governo anche in Lombardia. Non l’avevate previsto? Io sì. Un partito che per anni si presenta alle elezioni col totem del federalismo e una volta seduto al Governo puntualmente non agisce è un partito su cui avere sospetti. Si potrà dire: ma l’antiberlusconismo è rimasto saldo, infatti hanno chiesto che il Cavaliere non sia il candidato a Palazzo Chigi. Mi permetto di notare che in ogni caso l’alleanza c’è, così come il rientro in una coalizione guidata storicamente da Berlusconi. E poi, gli stessi strali erano lanciati anche quando Berlusconi era ancora nell’ombra, non candidato, e c’era Alfano a rappresentare il Pdl.

Scusate se sono sembrato di parte, ma era inevitabile. Però, in conclusione, un elogio lo faccio: oggi apprezzo di più la Lega e ammiro i leghisti. Non ho mai visto nessuno così abile a rimangiarsi in breve tempo fiumi di parole.

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Casini: «Senza la maggioranza alla Camera e al Senato no a Bersani premier»

postato il 2 Gennaio 2013

Pubblichiamo da ‘Avvenire’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini

di Arturo Celletti

«Oggi questo Paese non ha bisogno di moderazione. Ha bisogno di una vera rivoluzione. Di riforme limpide, cristalline, capaci di mettere in discussione interessi consolidati e di aprire la strada a una vera concorrenza e a un vero dinamismo nell’economia italiana». Pier Ferdinando Casini parte da qui per lanciare la sfida a Pier Luigi Bersani e al Pd. «Se essere progressisti significa non fermarsi davanti ai poteri costituiti bene, noi lo siamo, è la nostra strada. L’abbiamo percorsa durante questi ultimi 13 mesi di governo Monti e su questa vogliamo continuare», ripete il leader dell’Udc. Che affonda il colpo contro l’avversario: «Gli italiani pagano di più luce, gas, acqua rispetto ai cittadini europei perché il sistema è ingessato. Dal sistema di potere delle Regioni rosse e da quello della Lega al Nord».
Bersani dirà che anche lui ha sostenuto il governo Monti…
Bersani però ha Vendola come principale alleato. E Vendola si presenta davanti alla Cassazione a depositare le firme per abrogare le modifiche all’articolo 18, va in Val di Susa dichiarando guerra alla Tav, alza la voce e frena sulle liberalizzazioni, pretende che la riforma previdenziale venga smantellata. Le minacce del capo di Sel non possono essere derubricate come mosse folcloristiche. Perché non lo sono e perché vanno oltre i confini di Sel: c’è una parte importante del Pd che è su questa stessa linea.

Bersani saprà reagire?
Ha un compito proibitivo. Tenere la barra dritta e resistere al richiamo della foresta sarà terribilmente complicato. [Continua a leggere]

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