Tutti i post della categoria: Politica

Berlusconi non ci ascolta, vada avanti da solo

postato il 14 Dicembre 2010

Se si va alle elezioni noi alternativa a Pd e Pdl

Per dar vita a un governo di responsabilità più ampio abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi prima o dopo il voto alla Camera.
Ha ritenuto di non ascoltare il nostro consiglio. Peraltro ha ottenuto la fiducia che voleva per tre voti e ora ha solo il dovere di governare. Se non sarà in grado di farlo si è lasciata aperta solo una strada: costringere irresponsabilmente il Paese alle elezioni.
Sia chiaro che in quel caso siamo pronti a presentare agli italiani una proposta di governo alternativa al Pd e al Pdl.

Pier Ferdinando

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Berlusconi si dimetta prima del voto alla Camera

postato il 13 Dicembre 2010

Se Berlusconi ha a cuore la riunificazione dei moderati, vada a dimettersi prima del voto alla Camera, altrimenti i suoi sono soltanto dei propositi ipocriti. Il suo è stato un discorso ottimo, ma per essere credibile mancava solo un chiarimento: la ragione per cui non si va a dimettere. Si è scatenata una caccia all’ultimo voto, e Berlusconi doveva dire un’ultima frase: ‘Ritenendo inutile una contabilità parlamentare che tutt’al più mi darà un voto di maggioranza, mi vado a dimettere’.

Se lo farà,  avrà la possibilità concreta di fare un appello più ampio, di chiedere un governo di responsabilità, altrimenti si va verso un governo al buio. Il voto in più alla Camera servirà per andare alle elezioni, non certo per governare.

Pier Ferdinando

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Il Premier dia una prova di dignità, si dimetta ora

postato il 12 Dicembre 2010


Berlusconi ha ancora qualche ora per capire dove vuole andare a parare, evitare una ridicola conta parlamentare e dimettersi prima del 14 dicembre. Non si tira a campare mentre il Paese va a fondo.
C’è bisogno di una pacificazione nazionale, di una classe politica che si mette assieme per risolvere i problemi. Non serve una politica che accarezza, ma una politica che dica la verità, servono parole di responsabilità. Serve una politica che sappia parlare, come in Germania, dove nella grande coalizione si sono messe insieme persone che la pensavano diversamente. Il risultato è che la Germania cresce del 5% mentre noi siamo fermi all’1%.

Pier Ferdinando

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È un momento di degrado morale e civile

postato il 11 Dicembre 2010

E’ un momento triste per la vita pubblica del nostro Paese, un momento di degrado morale e civile. La peggiore classe dirigente è quella che non deve risposte alla gente ma voglio dirvi una cosa: in Parlamento non tutti sono in vendita.
Berlusconi è incapace di anteporre gli interessi del Paese ai propri; dovrebbe invece riflettere sul fatto che c’è un’ampia area di moderati delusi dal fatto che in vent’anni le promesse non sono state realizzate, e i problemi del Paese non sono stati risolti.

Pier Ferdinando

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Il nostro programma è la pacificazione nazionale

postato il 11 Dicembre 2010

Il nostro programma è la pacificazione nazionale. Basta con queste risse che vedono tutti contro tutti, siamo in una crisi sociale enorme dove, ad esempio, il 5 per cento della famiglie non riesce a pagare il mutuo,
Chi sta governando ha fallito, si e’ rotta la speranza: fino a ieri i nostri padri speravano che noi stessimo meglio di loro, oggi noi speriamo che i nostri figli riescano a mantenere il livello di vita che abbiamo acquisito noi.
La politica non si può appaltare ai ragionieri, come quando si decide di fare i tagli lineari. La politica deve scegliere dove c’è da investire: scuola, ricerca, università, giovani, famiglia. E scegliere dove c’è datogliere, magari anche tagliando gli enti inutili: cosa che non si riesce a fare perché poi la Lega, una volta arrivata al Governo, si guarda bene dal tagliare una parte di sé.

Pier Ferdinando

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Rifiuto la democrazia bovina, non tutti hanno un prezzo

postato il 11 Dicembre 2010

In principio fu la pecora.  Forse la prima volta che gli animali da allevamento entrarono nel vocabolario della politica italiana fu grazie al missino Teodoro Buontempo che i suoi chiamavano familiarmente “er pecora”. In tempi più recenti si sono fatte strada le capre e i maiali, anzi i porci, grazie a Vittorio Sgarbi e Umberto Bossi, ma nella seconda repubblica a dominare incontrastati sono i bovini.

Da più di vent’anni l’ambito semantico bovino segna la politica italiana: si usano verbi come “mungere” e “foraggiare” e la stessa classe politica si è avviata ad una singolare omologazione con la specie bovina tanto da mutuarne comportamenti come la transumanza. Gli esperti politico-bovini hanno definito transumanza l’abitudine di gruppi di parlamentari  raccolti in gregge-partito che in tempi propizi lasciavano le irte zone dell’opposizione per i pianeggianti pascoli governativi. Come non ricordare le bucoliche transumanze mastelliane? In tempi in cui l’economia trionfa, si è affermato con successo il famigerato mercato delle vacche: prima delle elezioni pastori e allevatori (anche di Montenero di Bisaccia) riempiono le loro stalle di capi pregiatissimi che mandano a pascolare a Montecitorio, e quando i tempi si fanno difficili queste vacche floride diventano oggetto di intensa e provvidenziale compravendita, addirittura alcuni esemplari sono così intelligenti che si offrono da soli al miglior acquirente. Inutile dire che Il Cavaliere in questo campo è davvero esperto, non per niente ad Arcore aveva uno stalliere.

Anche se le battute e le ironie su questa democrazia bovina sono fin troppo facili alla fine resta una certa amarezza davanti a queste giornate convulse dove figure assolutamente mediocri e modeste pretendono, con la compiacenza di tv e giornali, di fare la storia della Repubblica. Ma potevamo aspettarci di meglio da un Parlamento di nominati? Evidentemente no. In questo quadro così desolante spiccano Pierferdinando Casini e i parlamentari dell’Udc. Attenzione non c’è nessuna intenzione di fare una banale peana del leader dell’Udc, ma è un dato di fatto che i presunti “poltronari” dell’Udc, per dirla alla Bossi, siano gli unici che da due legislature se ne stanno tranquillamente all’opposizione di Prodi e Berlusconi senza nessuna intenzione di offrirsi e farsi comprare. Chapeau!

Purtroppo le buone intenzioni di Casini non ci salvano dal generale quadro desolante e così fino al 14 dicembre, e forse fino a quando la politica italiana non cambierà rotta, saremo costretti prima di dormire a continuare a contare le vacche parlamentari al posto delle classiche pecorelle. La democrazia è dunque bovina, ma il popolo è sempre più bue.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Il pallottoliere non risolve i problemi

postato il 10 Dicembre 2010

Per la 38° volta martedì voteremo la sfiducia

Se qualcuno, sottovalutando la gravità del momento, si illude che il pallottoliere serve a risolvere i problemi, è fuori dalla realtà e vive in un altro pianeta. Noi da settimane sollecitiamo con forza il Presidente del Consiglio a guardare in faccia la realtà. Lui, più che la realtà, mi sembra guardi in faccia il pallottoliere. Ma l’Italia ha bisogno di un governo vero, non di tirare a campare.
I cosiddetti due poli hanno dimostrato di non riuscire a governare il Paese.
In questa legislatura noi abbiamo votato 37 volte la sfiducia a Berlusconi. Martedì la voteremo per la 38° volta.

Pier Ferdinando

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Non tutti siamo in vendita

postato il 10 Dicembre 2010

Credo che in questi momenti stiano avvenendo fatti che umiliano fortemente la politica e le istituzioni. E la responsabilità non e’ solo di chi fa questa campagna acquisti, e’ anche e soprattutto di chi si fa acquistare venendo meno ad un dovere che è quello di crearsi un’opinione e di votare nell’interesse dei cittadini. Quando un politico fa una scelta di convenienza, magari perché c’è una sorta di trattativa parallela, quel politico umilia la gente e l’Italia. Ma nel Palazzo non tutti siamo in vendita.

Pier Ferdinando

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L’Italia non ha bisogno di un governo che tiri a campare

postato il 7 Dicembre 2010

Non è il 14 dicembre il d-day della politica italiana ma il 16, quando si riuniranno i ministri dell’Ecofin. Sarà quella la prova del nove per l’Italia, perché chi parteciperà dovrà dire come stanno le cose e cosa si intende fare.
In qualunque modo andrà, anche se Berlusconi dovesse avere una fiducia di 2 o 3 voti, è chiaro che non potrà andare avanti.
Se battibecchiamo su un voto in più o in meno le distanze tra politica e cittadini aumentano. L’Italia non potrà essere governata da un governo che tiri a campare. Credo che difficilmente Berlusconi dimostra consapevolezza del fatto che il Paese ha bisogno di un altro governo, ma forse dovrebbe fare un po’ di autocritica.
E’ stato in politica per 14 anni in tanti ruoli e non mi sembra un reato che chi è all’opposizione, o chi è stato espulso dal presidente del Consiglio, chieda di cambiare: hanno cambiato la Thatcher e Blair, che erano campioni del mondo in confronto a Berlusconi.

Pier Ferdinando

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La sindrome del bunker

postato il 7 Dicembre 2010

E’ innegabile che stiamo assistendo alla fine di una lunga stagione politica segnata dalla figura di Silvio Berlusconi, e ogni tramonto acquista connotazioni particolari a secondo dei comportamenti di chi, nel bene e nel male, si avvia ad uscire di scena. Ci sono tramonti che sono delle onorevoli uscite di scena: uomini e donne che hanno servito il proprio paese che ad un certo punto intuiscono di aver concluso il proprio ciclo, e dopo aver dato il proprio contributo decidono di lasciare ad altri il compito gravoso di reggere le sorti della nazione. Penso in questo caso a politici del calibro di Winston Churchill, Margaret Thatcher o Josè Maria Aznar, ma penso anche a casi particolari come quello del dittatore spagnolo Francisco Franco che, al crepuscolo del franchismo, e della sua vita prese tutte le misure per favorire una transizione il più possibile indolore della Spagna verso un cambio di regime  riconsegnando la Spagna alla casa reale spagnola.

Ma ci sono anche stagioni politiche che non vogliono finire, ci sono uomini che non accettando la fine del proprio potere si abbarbicano alla loro poltrona costi quel che costi. Queste situazioni sono sempre drammatiche perché quasi sempre comportano dei fenomeni aberranti della normale dialettica politica e segnano delle profonde e feroci divisioni. I regimi totalitari che hanno funestato l’Europa del ‘900 sono degli esempi drammatici di queste agonie dei potenti, di questi crepuscoli degli dei, basti pensare a Hitler nel suo bunker o alla vicenda di  Nicolae Ceausescu in Romania.

Queste dinamiche deleterie sono state innescate proprio dall’atteggiamento di Silvio Berlusconi che rifiutandosi di riconoscere i problemi politici presenti all’interno della compagine governativa e della sua coalizione, e soprattutto rifiutando incredibilmente  l’idea di un dissenso politico interno al suo partito, ha preferito al dialogo e alla mediazione uno scontro aperto, un regolamento di conti che ricorda tanto il “muoia Sansone con tutti i filistei”. Così Berlusconi in vista dello scontro finale si è fatto prendere da una specie di “sindrome del bunker”: asserragliato a Palazzo Chigi programma vendette e brandisce l’arma del voto anticipato per spaventare gli assedianti sicuro di un consenso spropositato.

Questa sindrome del bunker di Berlusconi non è alimentata solamente dallo smisurato ego del Cavaliere ma anche dall’azione di pretoriani e fedelissimi che, tolti di mezzo i più saggi consiglieri del Premier, quotidianamente si preoccupano di surriscaldare il clima e di fare del voto di fiducia del 14 dicembre una specie di giorno del giudizio, una epica battaglia tra le forze del bene e del male. In questo contesto vanno inserite le parole di fuoco di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, le liste di proscrizione di Libero, gli sproloqui sui traditori e il consueto mercato delle vacche, tutta la letteratura tipica della fine di un regime che è destinata purtroppo a crescere dopo un eventuale voto di sfiducia e in vista di un feroce scontro elettorale.

Le tinte di questo tramonto politico sono già fin troppo fosche ed è naturale chiedersi se è giusto in questo frangente così delicato della politica e dell’economia gettare l’Italia nel caos politico, nella spirale di fango e meschinità che si staglia minacciosa all’orizzonte. Berlusconi è ancora in tempo per uscire dal suo bunker e affrontare con buon senso i nodi politici irrisolti e avviare una stagione nuova, ma se così non sarà dovrà rassegnarsi ad un oscuro epilogo per lui e per il Paese perché dai bunker della storia nessuno, né uomini né nazioni, ne sono usciti indenni.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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