diKarimi Azar, presidente dell’associazione giovani iraniani
Subito dopo le elezioni del 12 giugno scorso il mondo intero attraverso internet e mass media è riuscito a vedere una situazione reale che da anni cercava di esternare e di testimoniare le vere aspirazioni democratiche del popolo iraniano. Fino al giorno delle elezioni, il regime dei mullah aveva nascosto sotto le false dimostrazioni democratiche quali le elezioni e la sua vera identità riuscendo perfino ad ingannare la comunità internazionale spacciandosi per una istituzione democratica , legittima e popolare. I giovani iraniani attraverso le manifestazioni di dissenso e di protesta hanno sfidato un regime barbaro e medievale disposto a trascinare il mondo intero in una catastrofica guerra mondiale pur restare in potere.
Un regime che non ha esitato di sparare sulle donne e sugli uomini che erano scesi in piazza per chiedere l’affermazione della legalità e della democrazia . Le immagini degli ultimi istanti del simbolo della resistenza iraniana Neda Agha Soltan testimoniano quanto sia stata vasta e popolare la partecipazione di massa alle manifestazioni di dissenso. Un dissenso che è andato oltre ad ogni ceto sociale. Basta prestare attenzione all’appartenenza sociale delle vittime della repressione. Giovani benestanti con un alto livello di studio con un’ età inferiore all’età della repubblica islamica khomeinista. I giovani e in particolare le ragazze e le donne di ogni età gridavano slogan di libertà e democrazia, due elementi essenziali per la vita di ogni cittadino che desidera vivere tranquillamente. Ma il regime dei mullah essendo fondato su base medievale da questi due concetti ha reagito duramente trascinando nel sangue ogni forma di protesta, ricorrendo all’uso massiccio della violenza e della tortura. Ha subito messo in piedi il centro di raccolta dei detenuti di Kahrizak dove ha sottoposto ai trattamenti più brutali tutte le persone arrestate durante le manifestazioni. In questo centro sono stati violentati ripetutamente tutti i detenuti a prescindere dal sesso. Addirittura è stato ucciso un giovane medico che a causa del suo lavoro fu il testimone di uno di questi casi che riguardava il figlio di un alta autorità del regime.
Ma nonostante tutto ciò la protesta non si è fermata e continua ancora nonostante la dura repressione . Il 7 dicembre scorso gli studenti iraniani in occasione della storica giornata dello studente hanno organizzato delle massicce manifestazioni in tutte le università iraniane a cui hanno aderito anche la popolazione semplice gridando all’unanimità “morte al dittatore, morte a Khamenei”. Anche nei giorni scorsi in occasione della morte del grande Ayattollah Montaseri l’intera popolazione ha voluto dimostrare il suo dissenso verso il capo supremo Ali Khamenei partecipando ai funerali di un uomo religioso che sosteneva “ Khamenei è un oppressore e và cambiato”!
Secondo me le manifestazioni del dissenso popolare andranno avanti in modo organizzato e capillare puntando il dito verso il capo supremo Ali Khamenei e il suo sicario Ahmadinejad. Il regime dei mullah và fermato il prima possibile con un forte sostegno verso il popolo iraniano altrimenti non sarà tardi il giorno in cui l’intero mondo verrà trascinato in una guerra catastrofica, inutile e violenta.
Concludo riportando le parole della nostra presidente del Consiglio Nazionale della resistenza iraniana la signora Maryam Rajavi che durante un suo intervento al Parlamento Europeo ha proposto coraggiosamente la sua terza via : No alla guerra, no alla politica di accondiscendenza si al sostegno al popolo iraniano per un cambiamento democratico.
Il futuro politico dell’Iran appartiene a noi giovani che rappresentiamo la maggioranza della popolazione iraniana e che non chiediamo altro che libertà e democrazia, due elementi che compongono le basi essenziali di un regime democratico, pluralista e popolare dove a prescindere dal sesso, dall’opinione, dalla razza e dall’etnia tutti godono dello stesso diritto : il diritto alla vita!
Chi parla di norme restrittive per internet non sa che cosa sia il web, cioe’ uno strumento di comunicazione.
Se non ci fosse internet, non sapremmo cosa capita in Iran. E’ come se non consentissimo l’uso del telefono perché ci sono le telefonate minatorie. Il nostro è un Paese che non investe nella modernizzazione. I primi soldi cassati in Finanziaria riguardano la banda larga e quando si pensa a censura si parla di Internet.
Censurare il web è sbagliatissimo. Le leggi esistenti già consentono di perseguire i responsabili di reati e la Polizia postale fa un lavoro straordinario. Censurare internet per gli insulti e le istigazioni alla violenza sarebbe una decisione assurda e illiberale. E’ un po’ come se si volesse impedire l’uso del telefono perché ci possono essere telefonate minatorie. Internet è uno strumento di comunicazione e i nostri governanti devono capire che oggi si usa internet come ieri si usava il telefono. Prendiamo esempio dagli Stati Uniti, dalla democrazia americana, da quello che succede in quel Paese che è la grande frontiera della libertà: Obama riceve continuamente intimidazioni inaccettabili su internet, ma a nessuno è mai venuta in mente, neanche per l’anticamera del cervello, l’idea di censurare internet. Quindi, attenzione su questo versante: guai a rispondere con provvedimenti illiberali davanti a sfide che richiedono tolleranza zero verso i colpevoli.
Dopo le polemiche sulla necessità di regolamentare la Rete e in risposta all’intervento del presidente Casini alla Camera, pubblichiamo la lettera di Stefano Quintarelli, uno dei principali esperti italiani in campo di telecomunicazioni che era stato qui intervistato per approfondire il tema della banda larga. Raccogliamo con piacere le sue osservazioni su innovazione e modernizzazione.
Vi ringrazio per le recenti posizioni che avete preso sul tema della difesa della libertà anche nella sua espressione in rete. A mio avviso state correttamente interpretando l’opportunità di conquistare uno spazio di consenso anche tra chi è propenso, oltre alla tutela del passato, alla salvaguardia dell’innovazione. Innovare significa costruire oggi il futuro di domani. [Continua a leggere]
Con la censura si limita la violenza? Io credo che si limiti solo la libertà!
Il sempre “Verde” Ministro dell’Interno ne spara una delle sue e questa volta ce l’ha con internet. Da fonti più o meno vicine al Viminale arrivano notizie che tutti ci aspettavamo, a breve nasceranno le ronde anche sul web.
Sarcasmi a parte la cosa è molto seria, dopo l’aggressione al Premier ho come l’impressione che una spirale stia risucchiando antiberlusconiani e berlusconiani in una polemica senza fine.
Da una parte chi dice che se l’è cercata, dall’altra si addossa la colpa a chi alza troppo i toni come l’IDV. Chiaramente è un fatto da condannare, un’azione vile commessa da un soggetto a cui manca più di qualche rotella. [Continua a leggere]
Intervento di Pier Ferdinando Casini tratto da ‘Il Sole 24 Ore’
Da tempo la banda larga è considerata un’infrastruttura prioritaria per la crescita e lo sviluppo di un Paese. La rivoluzione digitale ha mutato e sta mutando la società e l’economia, basate oggi sulla conoscenza, la diffusione delle informazioni, lo sviluppo della tecnologia e dei servizi innovativi.
Non può non preoccupare, dunque, in termini di competitività del sistema paese l’arretratezza dei servizi, delle applicazioni, dello sviluppo delle potenzialità legate all’utilizzo della banda larga per imprese, professionisti e famiglie.
Il problema dell’innovazione in Italia è sempre più spesso di attualità, ancor più dopo l’annuncio dello stop ai fondi per la banda larga, stimati in 800 milioni di euro, e parte di un più ampio programma per migliorare le infrastrutture del Paese.
Per chiarire meglio i termini del problema e spiegare quale importante occasione potremmo perdere se non investiamo in maniera concreta, abbiamo intervistato Stefano Quintarelli, uno dei massimi esperti italiani in materia. [Continua a leggere]
Commenti disabilitati su Innovazione, banda larga: intervista a Stefano QuintarelliCondividi con
Ormai quotidianamente si parla di Internet in termini sociali, analizzando i modi in cui ha cambiato il nostro modo di comunicare e di parlare di noi, scoprendo aneddoti curiosi o informandoci contro i pericoli della Rete.
Si parla molto più raramente dell’impatto economico della Rete, uno strumento di cui praticamente nessuna azienda può fare a meno.
Qualche giorno fa al Gartner Symposium, l’evento sull’Information Technology più prestigioso al mondo, il segnale forte per uscire dalla crisi era investire nell’online, introducendo la cultura del web 2.0 in azienda e abbattendo i costi.
Il rilancio, assicurano gli esperti, avverrà in termini di sistema: in alcune stime di quest’anno (e che quindi tengono conto dell’impatto della crisi) l’Unione Europea prevede un milione di posti di lavoro entro il 2015 e una crescita dell’economia di 850 miliardi di euro.
Martedì 20 ottobre si è svolto a Venezia il quarto incontro di Venice Sessions, ciclo di conferenze organizzate da Telecom per parlare del futuro con ospiti italiani e internazionali e per provare a capire quali saranno, come da definizione dell’evento, “le conseguenze del futuro”.
Questa ultima conferenza aveva come tema il futuro dei media nell’era digitale.
Proviamo a individuare alcune tracce tra le più interessanti.
Il futuro dei media nei navigatori del futuro
Il primo relatore dell’incontro è stato Nicola Greco, giovanissimo sviluppatore (e studente di liceo), di appena 16 anni, che ha raccontato il modo in cui utilizza i media digitali e di come i suoi coetanei facciano altrettanto in modo molto meno consapevole.
“Internet è un sistema altamente potenziale” è l’esordio del giovanissimo relatore, che spiega l’importanza che i social network hanno per i giovanissimi perché offrono servizi utili per restare in contatto, comunicare e “raccontarsi”. Il primo posto? La possibilità immediata di mettere foto online.
I giovanissimi, però, usano i social network in modo forse incosciente: “Tutto quello che si scrive resta in modo permanente, non viene cancellato, resta nella memoria della Rete. Questo crea moltissimi problemi di privacy, ma i miei coetanei non ne sono ancora molto consapevoli” ammette Greco.
L’epoca della registrazione
Si dice spesso che se una cosa non esiste se non è presente in Rete. Il tema della permanenza dei contenuti in Rete è sottolineata anche dal filosofo Maurizio Ferraris, autore di un intervento che sottolinea l’esplosione della scrittura, imprevista in questa fase di sviluppo del web.
“Il problema dell’innovazione in Italia è soprattutto politico-culturale. Ed è per questo motivo che sarà molto difficile vincerlo. È questo il sapore che resta in bocca dopo le ultime notizie sui nostri ritardi nella banda larga e i due giorni di convegno di Between a Capri, dove tutto il gotha delle tlc era riunito a discutere dei nostri (e loro) mali. Per chi pensava che il fondo del barile fosse già raggiunto e bene illuminato dall’ultima relazione Agcom, una sorpresa: si può andare più giù. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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