L’attacco di Berlusconi alla magistratura è demenziale. Se si vuole fare una riforma seria della giustizia non si puo’ partire insultando i magistrati. Ancora una volta il premier rischia di andare fuori strada, mentre il tema della riforma della giustizia è importante, forse ineludibile.
Dovremmo discutere con pacatezza, anche sulla separazione delle carriere. Dovremmo accogliere l’invito del capo dello Stato a garantire un rapporto più equilibrato tra le istituzioni del Paese.
La saggezza di Napolitano è infinita, ma si scontra con l’ottusità di chi pensa di ottenere qualche vantaggio dall’inasprimento continuo dei toni verbali e dello scontro, anche morale.
L’accanimento con cui si sono condotte alcune campagne, pronte anche a investire gli affetti più intimi delle persone, non è certo la premessa per un Paese normale e una buona politica.
Allo spazio di approfondimento politico di La7, condotto da Lilli Gruber con la partecipazione di Bruno Manfellotto, si parla di legge elettorale, riforma della giustizia, tenuta della maggioranza ed elezioni anticipate.
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Signor Presidente, questa giornata segna l’epilogo di una stagione caratterizzata dall’odio, dai ricatti, dai dossier, da troppi rancori verso istituzioni e verso uomini colpiti anche nei loro affetti più intimi. Una stagione triste, che speriamo si chiuda oggi, perché ha disgustato gli italiani, alle prese con problemi più seri: disoccupazione, aziende che non riaprono, rifiuti che ricompaiono nelle strade, alluvionati siciliani o terremotati abruzzesi ancora nel dramma, famiglie che vedono assottigliarsi le riserve dei loro risparmi.
Noi continuiamo per la nostra strada, che è quella dell’opposizione repubblicana, che coincide con la strada della responsabilità, che nulla ha a che fare con le strade del trasformismo che a nostro parere sono il cancro della vita democratica. [Continua a leggere]
Con questa campagna acquisti Berlusconi sta sbagliando tutto. Sbaglia quando evoca il numero magico dei 316 voti, che non raggiungerà in Parlamento senza l’apporto dei deputati finiani.
Ma che bisogno ha di 316 voti? I finiani hanno detto che confermano la lealtà verso la maggioranza. Il premier si accontenti quindi dei voti che avrà e cerchi di capire che i nodi sono politici.
Quando un governo che parte con 100 voti di maggioranza è ridotto alla contabilità dopo due anni ha già perso, comunque vadano i conti.
Noi continuiamo nella nostra linea di responsabilità. Siamo stati il partito che ha inventato il legittimo impedimento, siamo il partito che il lodo Alfano costituzionale lo esaminerà con grande costruttività. Non cambiamo posizione se Berlusconi ci porta via un parlamentare o due: l’Udc non è una caserma e se qualcuno ha cambiato idea sulla linea politica è giusto che vada dove ritiene di essere meglio identificato nelle sue idealità politiche.
Noi continuiamo per la nostra strada. Una strada che i fatti dimostrano vincente.
Alla trasmissione di approfondimento politico di Rai 3, condotta da Giovanni Floris, si discute di bipolarismo, del programma di governo e delle difficoltà della maggioranza.
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Quello che è accaduto ieri al peschereccio di Mazara, mitragliato da una motovedetta libica, è un episodio gravissimo e inquietante, una pagina buia della nostra politica estera.
Già il leader maximo della Libia, durante la sua visita a Roma, ha dato uno spettacolo che ha profondamente sconcertato tutti i cittadini italiani. E li ha sconcertati perché è vero che per un Paese come l’Italia sono importanti i rapporti di buon vicinato, ma niente autorizza chi viene da noi a dar vita a sceneggiate squallide che nulla hanno a che fare con il rispetto della dignità nazionale di un Paese in cui si viene in visita di Stato.
Dopo questo danno, ieri è stato il momento delle beffe. Il danno della visita è stato spiegato dagli illustri conoscitori di politica estera come un prezzo minimo da pagare per il nostro Paese per avere il controllo del mare, per avere la collaborazione delle autorità libiche.
Ma quello di ieri è stato un episodio gravissimo, inquietante perché a bordo della motovedetta c’erano militari della Guardia di finanza.
Credo che raramente nella storia ci sia stato un episodio di questo tipo.
Chiediamo a questo punto una discussione in Aula sul trattato con la Libia, che l’Udc non ha votato perché è un trattato che non vede la premessa di un momento di collaborazione e di pacificazione, ma solo un pericoloso cedimento agli umori di un regime.
Infine, rivolgo la solidarietà mia e di tutto il partito a coloro che erano a bordo dell’imbarcazione italiana mitragliata, ai loro familiari, e anche agli uomini della Guardia di Finanza che si sono trovati in una condizione di grande disagio professionale e umano.
Casini, abbiamo visto affluenze, adesioni, amici che sono diventati più amici, c’è un alone positivo, ovviamente. Abbiamo visto anche quali sono gli umori della vostra base, gli umori, gli amori, i disamori. Io sono venuto qui due anni fa, lei aveva appena vinto la gara per la sopravvivenza in una campagna elettorale fortissima se non sbaglio baciata nel finale anche da un lieto evento familiare! Era riuscito però a superare quella che era stata la morsa che le avevano fatto due ex alleati che si erano dimenticati di essere stati alleati. Avete corso da soli, avete vinto. Allora, due anni fa, l’ha pagata essendo l’unico partito, il leader dell’unico partito che è stato all’opposizione dal 2006 al 2008 e poi ha continuato ad essere un partito di opposizione. Io credo che vi abbia fatto bene stare all’opposizione perché ci si rafforza da un punto di vista di coesione politica. Adesso la situazione sta cambiando però tutti si chiedono: dove va questo nuovo partito? Sta lì ad aspettare sulla riva del fiume ma prima o poi dovrà fare delle scelte. E allora di fronte a tutto questo, innanzitutto come ci si pone? Ci si pone nell’idea di dire aspettiamo e vediamo oppure prima di tutto i nostri valori? Oppure ci sono delle pietre angolari che sono la legalità, la giustizia, i valori cristiani, che cosa?
Come prima domanda è uno scibile umano! [Continua a leggere]
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“Il presidente del Consiglio si dimetta e dopo si può aprire nuova stagione politica”. E’ stato questo uno dei passaggi dell’intervista di Enrico Mentana al leader Udc Pier Ferdinando Casini, nella giornata conclusiva della festa del partito a Chianciano.
“Poiché riteniamo che i fatti ci danno ragione – ha spiegato Casini – Berlusconi ne prenda atto, passi dal delirio di autosufficienza al riconoscimento che non ha più una maggioranza e si dimetta. Il giorno dopo si apre un nuova stagione politica ma se il premier, accettando i diktat della Lega limitandosi a fare un bell’elenco di buone intenzioni, noi sulle buone leggi convergiamo, le cattive le contrastiamo, come abbiamo fatto fino a oggi. Abbiamo proposto un governo di responsabilità nazionale ma non siamo ai saldi di fine stagione, non basta che Berlusconi in Parlamento faccia un bel discorso dicendo cose generiche per dire che c’è stata la svolta. Senza dimissioni del governo la politica dell’aggiungi un posto a tavola non interessa a noi né al nuovo polo che si sta creando”.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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